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lo, 2012), “interpretata” dalla gio vane poetessa Antonina La Menza.

L’immagine di copertina del libro

Consonante zoppa di Robba Maria

Luisa, nonché gli altri disegni ben ap- propriati, palesemente rappresentano, con i loro elementi chiave ciò che que- ste preziose pagine partoriranno, un fotogramma di vecchi ricordi, che ri- portano alla famiglia, un mondo con i confini delineati, ma ricco di forti le- gami e memorie, queste voluttuose so- no accarezzate con indugi languidi, quando un pretesto apparentemente irrilevante o banale, come l’attesa di un fiore dalla terra, sprigiona emozioni di forte moralità, serbate dal cuore e dai sensi. Ma l’imponente finestra, inco- raggia verso nuovi orizzonti, per spez- zare la monotonia dei nostri gesti, che può cristallizzare la nostra immagina- zione e proprio ciò suggerisce un para- gone con L’infinito di Leopardi, baste- rebbe che ogni uomo aprisse la finestra

della propria anima al mondo per sod- disfare la sete d’infinito, e come in Leopardi scatta il meccanismo immagi- nativo, anche in Calogero Cangelosi (il poeta randagio), una volta scostata la tendina, perché altrimenti questo mon- do sarà sempre opaco, in cui schiere di

pescecani / s’arrampicano nel mio cer- vello / per rubarmi la gioia di vivere

(p.61). Cangelosi è capace di captare i colori della natura, di suggestionarci con i suoi versi colorati e caldi, capace di mostrare anche la piattezza di un mondo assorbito dalla superficialità e dalla “distrattezza”.

Leggo nei versi del poeta un au- gurio a lasciarci stupire dalla meravi- gliosa natura, tema molto presente, punto di riferimento della sua vita, pa- ragonabile all’Arcadia di Virgilio: un paesaggio fittizio che molto spesso consola il poeta dal dolore. L’imma- gine di un locus amoenus, in cui donne e vecchiette cantano le loro pene e ab- bandoni, recuperando il codice bucoli- co di Virgilio. La natura narra il tempo passato pietre scavate nel tempo / rac-

contano storie / antiche (p.7), i fiumi... regalano al cuore di chi sogna, / poe- sie inattese (p.15) La sola natura forse

può essere la nostra via d’uscita da questo mondo in cui” un uomo / in cit-

tà senza nome / stanco di niente e di tutto… sa di non essere/un uomo (p.

21), l’uomo in città sembra essere as- suefatto, la vita corre e scorre proprio come il fiume e la corrente fa scivolare tutti i nostri riflessi che avevamo so- gnato contemplando la natura”sempre

le stesse cose. / La vita si veste uguale … convinti che il cuore / va riempito ogni giorno / di nuove emozioni.. età dei giorni da inventare (p. 60), gene-

razione apatica, il cuore svuotato, noi soli a volte seduti al tavolo, rovinati dalla frenesia delle lancette, si vive al minuto e senza perché, la poesia di Cangelosi caldeggia la ricerca del bel- lo, del nuovo, sperare senza mai met- tersi in stand by, credere che ci sia un mondo più buono in cui i sorrisi di

pietra.. si sciolgono in sorrisi sinceri e

ci riempiono di stupore, perché così come può farlo la natura anche gli uomini possono stupirsi di loro stessi.

Percepisco in questo carme una voglia di avvicinarsi sempre più all’es- sere natura, prendere il buono che c’è in questa, un invito ad essere più al- truisti quando si legge ho ricevuto

strette di mani..: alcune sincere (p.68).

Non possiamo permettere che la nostra sia un’esistenza desolata, ma così co- me il fiore ha una propria identità ed è capace di sorridere, anche noi dob- biamo elargire sorrisi, appare chiaro il rischio in cui si rincorre: essere turisti distratti di un mondo insignificante

mezze luci / illuminano / solo vite a metà (p.73). Se solo ritrovassimo in

noi quel fanciullino soffocato dall’im- pazienza di crescere velocemente, in- somma avere tutti un po’ l’innocenza dei bambini, emozionarsi ed emozio- nare per le piccole cose, dunque la so- brietà di un saluto, un fiore curato, ma ciò che appare è una bellezza ormai sfigurata dalla stanchezza, zoppa, in

cui anche i sentimenti sono volubili il cuore paragonato ad un motore spento

da anni (p.57). Noi fragili, dobbiamo

imparare a vincere le lotte quotidiane e restare secolari come quegli alberi so- pravvissuti alle guerre che hanno nu- trito le terre assetate di tutto. In questi versi viene mostrata l’altra faccia della medaglia, una natura che può anche essere cattiva con noi tra risa che il

vento / confonde / con rumore di ca- scate (p.19), il cielo .. si veste di nubi

(p. 33), il vento furioso / porta via

ogni cosa (p. 31), La pioggia… fa quasi paura (p.38).

Questa eco costante nei versi del poeta alla natura, mi porta ad accostar- li alla poesia Correspondances di Baudelaire, in cui nella prima strofa:

La Nature est un temple où de vivants piliers Laissent parfois sortir de con- fuses paroles, i pilastri che diventano

viventi, emanano parole confuse, sono protesi in un continuo suggerimento di misteriosi messaggi che l’uomo co- mune non riesce a comprendere. Così il poeta cerca di farsi interprete, la na- tura così come nella poesia francese anche in Cangelosi si carica di molti elementi, ritroviamo un forte dualismo le spighe, le rose, i fiumi, i tulipani, il vento, la neve e il sole, una gallina

svolazza terra ed erba (p. 44), ma a

queste immagini che profumano di fresie, ci sono anche altre forme con- torte, dal silenzio di una pineta, si pas- sa ad un sonatore di tromba o al por-

tone che ruggisce, il rumore lontano d’un aereo, insomma un’altra realtà

parallela che conduce l’anima a forti stati di sospensione, nel vuoto del cuo-

re. Proprio l’autore che ha vissuto in

campagna ora chiede alla / vita-città /

scintille (pag. 46). Amante della vita il

poeta, scrive due lettere allo stesso amico, un inno alla vita, al non arren- dersi mai, al non voltarsi mai indietro perché è un giorno la vita, Un giorno

per sconfiggere il tempo.

Il poeta consapevole che le favole non esistono più, cerca di credere an- cora in un mondo più buono, anche se lui, forse non sa se canterà più per gli altri, ma conoscendolo pensiamo di sì e al contrario di ciò che scriveva Bau- delaire nella sua opera “l’Albatros”, “ses ailes de géant l’empechent de marcher”, egli è sicuro che le sue ali non strisceranno mai, perché non le abbandona “comme des avirons”, lui sì che è Le Roi de l’Azur ! E anche se nessuno più ascolta la voce dei poeti “et s'en va, chanter inutile, / Par la por- te de la cité!” (Hugo), nella preghiera a Maria dice: madre / di una so-

la/scintilla / bisogna / l’anima mia

(pag. 75). Cangelosi ha trovato con la poesia il modo per ridare dolcezza e musicalità alla durezza del cuore degli uomini, i suoi versi sono semi piantati in un mondo gravato ma che germo- gliano auguri di un mondo genuino, ba- luardo contro il pericolo dei costumi smodati! Alienandosi in viaggio peren- ne tra il passato, il presente e l’immagine del futuro, in questa dimen- sione, capace di portarsi con sé, i lega- mi più forti, i sentimenti più veri, la

semplicità di un mondo rurale. Vi la- scio alla lettura di questo piccolo gran- de messaggio concludendo con una fra- se di Flaubert “Non leggete, come fan- no i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere”. (Antonina La Menza)