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EFFETTO LIVELLATORE DEI RISCHI

Nel documento UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PALERMO (pagine 27-34)

3 GLOBALIZZAZIONE DEI RISCHI

3.2. EFFETTO LIVELLATORE DEI RISCHI

Ma questo risvolto “classista” della società dei rischi è solo uno degli aspetti sociali del processo di modernizzazione in atto.

E’ innegabile infatti come i rischi - oltre a rinsaldare le differenze di classe – possano sortire anche l’effetto opposto e cioè dispiegare un innegabile effetto livellatore delle differenze sociali e di classe.

Per rendersene conto basta soffermarsi su un dato elementare: tra i maggiori pericoli cui il mondo contemporaneo è esposto vi sono l’inquinamento dell’aria e delle acque. Ora, è evidente a tutti come l’acqua e l’aria inquinata siano bevute e respirate da tutti. Quale sarebbe in questo caso la soluzione, forse non bere e non respirare?

In sintesi: i rischi per un verso esaltano le differenze di classe, per l’altro dispiegano obiettivamente un effetto livellatore. In essi perciò è insita una tendenza immanente alla globalizzazione.

Principale motore di ciò è quello che possiamo definire come effetto boomerang, che introduce una plateale contraddizione nella società dei rischi il cui potenziale politico è esplosivo: prima o poi, i rischi ricadono anche su chi li ha prodotti e ne ha tratto profitto.

Per illustrare l’effetto boomerang possiamo riprendere l’esempio sopra utilizzato a proposito del concetto di sistema:

l’uso massiccio dei fertilizzanti in agricoltura ha portato dapprima a una crescita della produttività dei suoli che si è ovviamente tradotta in un aumento degli utili, ma ecco che, per innalzare ancora di più il livello di produttività, è stato rafforzato l’impiego dei fertilizzanti, con la conseguenza questa volta invece di ridurre la fertilità del suolo: l’utile per ettaro è cresciuto, ma non con la rapidità con cu isi è intensificato il ricorso a fertilizzanti e pesticidi. Risultato: inquinamento del suolo, perdita di fertilità, minore produttività, minore reddito per gli agricoltori. Responsabili e vittime finiscono per coincidere

Quanto or ora esposto, ci porta a comprendere come l’effetto boomerang non sia limitato soltanto alle conseguenze di tipo sociale e, per così dire ideale, ma scende anche sul piano di

concretissimi effetti economici: “l’effetto boomerang non è detto che si manifesti solo direttamente, come una minaccia per la vita; può prodursi anche indirettamente, tramite il denaro, la proprietà, la legittimazione. (…) . La moria dei boschi non si limita a far scomparire intere specie di uccelli. Fa diminuire anche il valore economico delle proprietà terriere. Dove si costruisce o si progetta la costruzione di una centrale atomica o di una centrale a carbone, calano i prezzi dei terreni. (…): la proprietà viene svalutata, ciò a cui assistiamo è una forma strisciante di espropriazione ecologica13”. Quindi chi è esposto a rischi non solo subisce un danno alla propria persona, ma anche al suo patrimonio!

Concetto questo interessante, anche per l’elemento di contraddizione che inserisce : il progresso produttivo e industriale porta innegabili vantaggi economici ai suoi attori e beneficiari; ma costoro non possono illudersi di non pagare il prezzo dei rischi da loro messi in circolazione. E si tratta non solo di un prezzo “ideale” ma di un concreto prezzo economico, che porta a un livellamento non solo per quanto riguarda

13 BECK, cit. , 50.

l’esposizione ai rischi, ma anche i contraccolpi economici. Forse il tanto temuto “pericolo comunista” si sta realizzando attraverso i pericoli innescati dal processo – tutto capitalista – di produzione industriale?

La condizione di globalità dei rischi si può osservare anche con riguardo ad altri due aspetti.

3.3. MONDIALIZZAZIONE DEI RISCHI E NUOVE DISEGUALIANZE

In primo luogo, nella società dei rischi, l’effetto livellatore già descritto fa si che a una classe di coinvolti dal rischio non si contrapponga una classe di non coinvolti, bensì una classe di non ancora coinvolti.

“La diffusione inflazionaria delle malattie fa sì che chi oggi dispone ancora di un cospicuo capitale in termini di salute e benessere fisico domani possa ritrovarsi tra gli assistiti delle casse mutue, e dopodomani tra i paria: gli invalidi e i malati cronici. (…): una condizione priva di rischi si può trasformare

dall’oggi al domani in un coinvolgimento irreversibile14”.

Nessuno può considerarsi al riparo!

In secondo luogo, gli attori dei processi tecnologici e industriali produttori dei rischi possono essere tentati, per tentare di difendersi – quanto meno nel breve periodo - dall’effetto boomerang di trasferire altrove tali processi, nell’illusione di mettersi così al riparo dai pericoli che essi, novelli Frankenstein, hanno incautamente innescato.

E ciò puntualmente avviene: con il trasferimento nei paesi in via di sviluppo dei processi produttivi più inquinanti e pericolosi si pongono le premesse per il crearsi di nuove disegualianze internazionali15. Ciò è comprensibile solo se poniamo attenzione a quella circostanza che poc’anzi avevamo definito come la premessa legittimante di tutta la modernità industriale: più tecnologia per alimentare lo sviluppo della produzione industriale attraverso cui sconfiggere la miseria senza curarsi del costo in termini di rischi e pericoli, almeno

14 BECK, cit. , 52.

15 “il proletariato della società globale del rischio risiede sotto le ciminiere, vicino alle raffinerie e alle fabbriche chimiche dei centri industriali del terzo mondo”, BECK, cit. , 54.

finché il livello di povertà risulta intollerabile. Tale premessa, in via di superamento nei paesi occidentali, continua tutt’oggi a essere una triste realtà per gran parte degli Stati e per le loro popolazioni, per le quali “le complesse strutture degli impianti chimici, (…), sono simboli di successo conquistati a caro prezzo.

La minaccia di morte che essi contengono rimane invece invisibile16”.

Fino a quando per questi paese la minaccia visibile della morte per fame sarà più evidente della minaccia invisibile di morte per avvelenamento, nulla potrà arrestare la loro corsa all’emulazione di un modello di sviluppo industriale senza freni che l’occidente ha inventato e trasferito in tutto i mondo.

Questa condizione offre una invitante occasione al management delle imprese occidentali: trasferire nel terzo mondo le produzioni più rischiose consente loro di acquisire una patina di irreprensibilità in casa propria.

E’ sufficiente a tale scopo delocalizzare qualche impianto produttivo pericoloso in paesi in cui la concorrenza della miseria è talmente intensa da vincere sulle paure e sui timori per

16 BECK, cit. , 55.

l’ambiente e per le persone derivanti dalle produzioni medesime;

in cui l’”ingenuità industriale” della popolazione è tale da consentire alle direzioni d’industria di emanare regolamenti di sicurezza che essi sanno già in anticipo che non verranno mai applicati, perché non potranno mai essere applicati. In questo modo dicevamo, il management acquisisce una veste di irreprensibilità ambientale che consente ad esso di scaricare ogni responsabilità in caso di morti e incidenti ai limiti culturali della popolazione interessata.

Ma anche questo processo di esportazione del rischio altro non è che un vano e illusorio tentativo di ripararsi dall’effetto boomerang. Spesso si dimentica infatti, il carattere planetario che oggi ha assunto la società mondiale: le fortissime diseguaglianze internazionali e le interconnessioni nel mercato mondiale portano davanti alla porta di casa dei ricchi le tragedie dei sobborghi dei paesi poveri: “l’effetto boomerang finisce con l’investire proprio quei paesi ricchi che si sono liberati dai rischi trasferendoli altrove, ma poi importano a basso prezzo prodotti alimentari. Veicolati da frutta, chicchi di cacao,

mangimi, foglie di tè, i pesticidi fanno ritorno nelle loro patrie altamente industrializzate17”.

E il cerchio della globalizzazione dei rischi della civiltà così si chiude.

Nel documento UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PALERMO (pagine 27-34)