I PRINCIPALI NODI TEORICI
DALLE CERTEZZE ALLA CRISI
4.1. LA SPIEGAZIONE CAUSALE DI EVENTI NELL’EPISTEMOLOGIA CONTEMPORANEA
4.1. LA SPIEGAZIONE CAUSALE DI EVENTI NELL’EPISTEMOLOGIA CONTEMPORANEA
Si è poc’anzi accennato al metodo di spiegazione causale di tipo nomologico – deduttivo, individuato come quel modello di causalità tradizionalmente impiegato nel diritto penale. E’
arrivato il momento di illustrare i fondamenti epistemologici di tale modello per poter successivamente anche spiegarne la crisi.
Conviene precisare come il modello in esame sia stato elaborato nella cornice di una precisa filosofia della scienza: il neopositivismo, altrimenti detto positivismo logico o empirismo logico.
Secondo la concezione neoempirista “ la spiegazione di un evento singolo consiste in una deduzione logica in cui figurino fra le premesse almeno una legge universale (che è invalso l’uso di chiamare legge di copertura) e un certo numero di premesse
fattuali ( che descrivono quelle che solitamente vengono dette
“condizioni iniziali” e “condizioni di contorno”), tali che la legge (o le leggi) in premessa si applichi a tali premesse fattuali e, dopo un numero finito di deduzioni logiche ( …), conduca come conclusione all’enunciato che descrive, ( …), l’evento singolo.
Tale enunciato E costituisce l’explanandum, mentre l’explanans è costituito dall’insieme delle leggi di copertura L e dall’insieme delle condizioni iniziali e al contorno C [tali che]:
L & C implica E.
Possiamo notare:
a) la legge o le leggi di copertura debbono essere universali;
b) le condizioni iniziali e al contorno sono fattuali e contingenti;
c) l’implicazione logico – deduttiva è necessaria40”.
Occorre illustrare le caratteristiche di un rapporto causale così ridescritto secondo il modello nomologico – deduttivo:
40 EVANDRO AGAZZI, La spiegazione causale di eventi individuali (o singoli), in RIDDP, Giuffrè, Milano, 1999, 396 – 397.
innanzitutto si tratta di un rapporto connotato da regolarità, cui fa da stretto corollario anche la caratteristica della necessità.
Tali due attributi derivano dal carattere universale delle leggi di copertura impiegate come premesse – e non da qualche proprietà essenziale insita negli enti osservati – e dalla deduzione logica che conduce dalle premesse alla conclusione.
Appare però evidente come dietro questa richiesta di universalità delle leggi di copertura impiegate si celi in un certo modo una aspirazione alla necessità della spiegazione causale non dissimile da quella che nel passato animava filosofi come ARISTOTELE – con il suo concetto di causa efficiente – o KANT, il quale a tal proposito si riferiva a una necessarietà della causa, sebbene relativizzata al contesto epistemico.
Nella epistemologia neopositivista “ il ruolo della necessità viene interamente scaricato sul requisito dell’universalità: proprio perché si ritiene che una legge universale esprima un nesso causale ( quindi necessario) tra fenomeni, ha senso ritenere che questo nesso continui a valere anche quando la legge si applica alle condizioni espresse in C e
pertanto dia luogo ad un nesso non puramente “logico”, ma anche “causale” 41”.
Ma proprio il voler risolvere la necessità nel requisito dell’universalità espone il modello ad un vero e proprio fianco scoperto. Si è osservato come la necessità della spiegazione derivi dall’essere inclusa nella universalità della legge – naturale – di copertura. Ma è proprio il concetto di universalità a creare incertezze, illustrabili con un esempio: “ se stabilisco con assoluta certezza che tutte le monete contenute ora nel mio borsellino sono pezzi da 100 lire, posso correttamente dedurre che, se estraggo una moneta dal borsellino, questa sarà un pezzo da 100 lire; ma chi vorrà sostenere che la “causa” del suo essere una moneta da 100 lire è il fatto di essere stata estratta dal mio borsellino? In altri termini, come distinguere una universalità nomica [ il fatto che la moneta sia da 100 lire perché proviene dal borsellino], da una pura universalità statistica [ tutte le monete di quel borsellino sono da 100 lire] ?42”.
41 AGAZZI, cit. , 398.
42 AGAZZI, cit. , 398.
E’ di tutta evidenza però che molto raramente sono disponibili leggi universali per la spiegazione di fenomeni. Per la verità anzi, la maggior parte delle leggi disponibili nel mondo delle scienze naturali sono leggi statistiche, esprimenti cioè solo delle probabilità più o meno elevate che a un dato evento di tipo A ne segua un altro di tipo B.
Tale evenienza era stata già presa in considerazione dai neopositivisti, i quali avevano concluso che, applicando tali leggi, non era possibile dedurre logicamente con assoluta certezza il presentarsi dell’evento E, ma ciò non infirmava assolutamente la necessità logica della conseguenza E in quanto, trattandosi di una legge probabilistica, anche il non presentarsi di E era una conseguenza deducibile dalla premessa che, per l’appunto, non consente di stabilire che, data la legge probabilistica in premessa, se ne deduce sempre E, ma solo che, posta la suddetta legge, E si deduce soltanto con una certa probabilità.
Ecco farsi strada a questo punto la differenza tra probabilità statistica o frequentista – che riguarda tipi di eventi e non già eventi singoli – e la probabilità logica – che invece riguarda eventi concreti e soprattutto singoli.
“Quando si dice che la legge iniziale ha solo un carattere probabilistico si intende (…) che essa mostra una certa regolarità statistica di tipo frequentista fra il presentarsi di un evento di tipo A e uno di tipo B. Che significato ha dunque asserire, poi, che tale legge, (…), non implica necessariamente, ma solo con un certo grado di probabilità l’evento E?
Evidentemente si tratta di un altro tipo di probabilità, detto talvolta probabilità logica, che equivale in sostanza a un grado di attesa o un grado di fiducia nel verificarsi di E43”.
Come ricordato poco sopra, nel pensiero neopositivista la presenza di leggi statistiche a carattere frequentista non smentisce la necessità insita nel modello di spiegazione causale nomologico – deduttivo. Il valore necessario della conseguenza contenuta nella premessa però è direttamente proporzionale alla probabilità insita nella legge statistica: più elevata è questa, maggiore sarà il carattere necessario della conseguenza E tratta a partire dalle premesse C ed L.
La spiegazione di eventi singoli quindi in presenza di leggi statistiche conserva il carattere di necessità solo se elevata è la
43 AGAZZI, cit. , 400.
fiducia insita nella legge: “ (…) quando siamo di fronte all’evento E che si è prodotto, (…), non siamo in grado di attribuirgli come causa quella che la legge statistica prevederebbe, se non con un grado di fiducia proporzionale alla probabilità insita nella legge di copertura. Ecco perché, soprattutto quando lo schema nomologico – deduttivo viene applicato alla ricerca delle cause dell’evento singolo, gli autori che trattano questo tema sono concordi dell’esigere che la probabilità frequentista espressa dalla legge di copertura sia molto prossima a 1, ossia alla certezza44”.
Da qui discendono logicamente due perplessità:
1. se il neopositivismo soddisfa l’esigenza di necessità della spiegazione causale appoggiandosi all’universalità della stessa – che non ammette eccezioni – la presenza di leggi statistiche – che di eccezioni sono piene – non soddisfa più l’esigenza di necessità della spiegazione, dal momento che nessuna legge statistica è priva di eccezioni e anche leggi vicinissime all’universalità – che cioè esprimono frequenze vicine a 1
44 AGAZZI, cit. , 401.
– ammetteranno pur sempre un’eccezione, per quanto remota.
2. “Perfino una elevata probabilità statistica,
“interpretata” come sintomo di una dipendenza causale, non garantisce l’imputazione causale dell’evento singolo.
Ad esempio, si considera statisticamente provato che il fumo può “produrre” il cancro al polmone, tuttavia non soltanto ci sono accaniti fumatori che non contraggono il cancro al polmone, ma ci sono anche molte persone che contraggono tale cancro senza avere mai fumato45”.
Ma, verrebbe da domandarsi, se le leggi statistiche sono così inefficaci nel fornire una spiegazione di eventi singoli, perché le si continua a utilizzare?
Le leggi statistiche sono in grado di fornire fondamentali risposte quanto alla indicazione dei rischi: le correlazioni statistiche che associano eventi di tipo A alle cause di eventi di tipo B sono preziose poiché consentono di adottare una ragionevole prevenzione dei pericoli. Se risulta statisticamente che l’incidenza del cancro ai polmoni nei fumatori è superiore
45 AGAZZI, cit. , 402.
alla media della popolazione, sarà ragionevole sostenere che – pur non essendo il fumo la condicio sine qua non – dell’evento tumore, una riduzione del numero dei fumatori consentirà di diminuire notevolmente le probabilità che quella popolazione sia esposta al rischio di tumori ai polmoni. In altri termini, una legge statistica da sola, può non dire che A provoca B con una certezza tale da poter fare discendere la necessità logica che dall’antecedente A derivi il susseguente B, ma può aiutare a indirizzare le scelte pratiche di ognuno.
Nondimeno resta insoluto il problema del contributo che le leggi scientifiche apportano alla finalità conoscitiva dell’evento singolo. “ Se un malato presenta certi sintomi di tipo B, e questi sono correlati con frequenza molto prossima ad 1 a fattori di tipo A, è immediato puntare su A come causa di B ed eliminare A per far scomparire B. Ma se la correlazione è solo “abbastanza elevata”ciò non è gia più garantito46”.
Ci si trova di fronte a una vera e propria impasse causata dal modello nomologico – deduttivo; ritorna ad affacciarsi il
46 AGAZZI, cit. , 403.
baratro della crisi (irrisolvibile?) della razionalità scientifica.
Dove potere quindi volgere lo sguardo?
4.2. CRISI DELLA RAZIONALITA’ SCIENTIFICA E