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EFFETTUATE DA L CRICO (1830) E C CHIMENTON (1937)

Lorenzo Crico, Lettera XII, Al chiarissimo Signor Emmanuele Cicogna, in Venezia. Treviso, li 30 ottobre 1830

(Si descrive una piccola tavola attribuita a' Vivarini esistente nella chiesa parrocchiale di S. Trovaso distretto di Treviso, nonché una tavola del Cima da Conegliano ed una del Carpaccio esistenti nella chiesa parrocchiale di Noale)

Le sono gratissimo ch'ella m'abbia dato amichevole eccitamento di recarmi a vedere la bella tavoletta esistente nella chiesa parrocchiale di S.Trovaso comunemente attribuita a' Vivarini, e sono lietissimo di averla veduta, ivi accolto con somma gentilezza dall'ottima zio di lei, arciprete Gio. Battista Bortolucci , tanto benemerito nel generale restauro, che si fece a quella chiesa, dove con recenti pitture si distinse il valoroso giovine CRrer alunno dell'imperial regia accademia di Venezia. E ricorre alla mente in veggendo codest'antica tavoletta quell'aurea simplicità del quattrocento, quando la scuola murante se stava si educando quella figlia avvenente, che poteva chiamarsi pulchra matre filia pulchrior, vo' dire la scuola veneziana, di cui Tiziano, dopo Giorgione divenne il principe.

Conservasi tradizione nel villaggio di S.Trovaso che l'altare ligneo, in cui é collocata cotesta tavola, sia opra d'un Vivarino intagliatore fratello del pittore che ivi dipinse: ma l'architettura dell'altare annuncia troppo chiaramente un'opera del 1600, e malamente si attribuisce questo lavoro ad uno de' Vivarini, che fiorirono più ne un secolo innanzi. Forse l'ancona antica, prima dell'erezione di questo altare, potrebb'essere stata lavoro d'un Vivarini intagliatore, e quindi essersi conservata una tal tradizione.

Ma lasciando di parlare della scultura in legno dell'altare che tutta volta non è cosa spregevole, io non cessai buona pezza d'ammirare cotesto dipinto, il quale, comeché di tenutissima composizione, dappoi che due sole non grandi figure formano il quadro senza accessorii, se non se un lucido campo d'aria, un piano erboso e qualche verde fronzuta pianta nel suo lontano, tuttavia tal candore spirano coteste figure de' due santi, che proprio leggesi in volto ad essi la storia della loro brevissima vita: in effetto colsero la palma del martirio sul fiore degli anni. I loro volti ancora imberbi mostrano grande freschezza di carni con biondi ricciuti capelli, e coperti di ricche vesti. Veggonsi vicini e stanti; vicini perchè uniti i loro animi dal solo amore di Gesù Cristo. Oh! Come traluce la nobiltà del loro lignaggio, ma più assai il nobilissimo loro disinteresse, o meglio dire la carità evangelica, per cui, dispensate ai poveri le loro ricchezze e fatti liberti i loro servi, non attendevano che alla perfezione cristiana in faccia alla stessa crudele gentilitá. Occupa la destra del quadro Gervasio coperto di veste rosea e sopravveste di color verde carico, con rosse calze dalle anche all'estremo piede, tenendo nella sinistra la palma del suo martirio, mentre accosta la destra al suo petto, come in assicurazione dell'intera sua fede e della sua lealtá. Rispondente a cotesto nobilissimo sentimento è la sua fisionomia dolce ed ingenua,

ma insiememente ripiena di quella fermezza, per cui cadde morto sotto i colpi di verga di ferro e sugli occhi dell'intrepido fratel suo Protasio. Questi con una faccia, sulla quale apparisce l'ilaritá ed un'anima intemerata, occupa la sinistra del quadro, tenente una spada colla punta confitta in terra, sulla cui elsa appoggia la mano sinistra, mentre colla destra afferra la palma del suo martirio, ch'egli sostenne sotto un colpo di quella spada tagliente, che egli troncó di netto la testa dal busto. É coperto di una veste color celestini con sopravveste di porpora e calze verdi dalle anche al piede e questo armato di sprone di ferro. Quanta purità di stile e quanta semplicità di composizione non dimostra questo quadro! Io ritornava assai volte percorrendo la sua breve estensione, e comeché il diligente restauratore abbia forse rammorbidito alcun poco l'impatto della angeliche faccie dei due santi fratelli, le mani ricordano la misura lunghetta anziché no, che davasi loro a quel tempo.

(La lettera continua con la descrizione di due dipinti uno di Cima da Conegliano e l'altro di Carpaccio presso la pieve di Noale)

C. Chimenton, S. Trovaso sul Terraglio. Pala dei Titolari dei Santi Mm.

Gervasio e Protasio, in "Avvenire d'Italia, 1 luglio 1937

Anche la piccola chiesa di S.Trovaso sul Terraglio è ricca di opere artistiche

preziose. di buon gusto la pala rappresentante la Madonna del Rosario del Carrer; la pala rappresentante S. Valentino, di autore ignoto, il lacunare dipinto dal Carrer è rappresentante il martirio dei patroni della Chiesa, i Santi Gervasio e Protasio; la lunetta sovrastante la porta principale d'ingresso , un basso rilievo in marmo rappresentante un angelo a mezzo busto. Nella sagrestia si conservano due quadri, attribuiti a G.B. Carrer; uno di questi che rappresenta S. Giovanni Battista, si

conservava un giorno nel vecchio oratorio di casa nob. fam. Albrizzi, demolito nella sistemazione della villa, oggi conosciuta con il nome di villa Franchetti; l'altro, che rappresenta S.Antonio di Padova, si conservava nel bellissimo oratorio ricco di marmi ma poi caduto in tale abbandono da essere sospeso e profanato di proprietà della nobile famiglia Querini. Ma l'opera più interessante di tutte e di una finezza e di una delicatezza ammirabile, è la pala dei Titolari.

Nel 1791, nella relazione sulla visita pastorale, si cenno un pò vago a questa pala, ma al contrario un cenno esplicito delle due statue che fiancheggiano il ciborio: " altare majus; sub titolo SS. Gervasii te Protasii; altare ad parietem, lignum inauratum, cum pala dipinta, mensa marmorea; adsunt bina simulacra marmorea, a percelebri

Marchiori de Treviso sculpta, qui duos expresserat angelos in actu adorationis". Un cenno preciso all'opera del Divarini nella relazione sulla visita pastorale del 1875: " sull'altare maggiore si ha da ammirare un prezioso dipinto in tavola, di non grandi proporzioni coi SS. Gervasio e Protasio titolari, due sole figure, d'una semplicità e purezza di stile ammirabili, attribuito ad uno dei Divarini, pittori muranesi. Prezioso dipinto. Il Fapanni lo elogia ed encomia senza restrizioni. Il Crico poi dichiara di non essersi stancato di ammirare a lungo l'arte dell'artista che rappresentò al vivo e in forma delicata il carattere e il genere del martirio dei due santi: " I loro volti ancora imberbi mostrano grande freschezza di carni con biondi ricciuti capelli, e coperti di ricche vesti... Occupa la destra del quadro Gervasio coperto di veste rosea e sopravveste di color verde carico, con rosse calze dalle anche all'estremo piede,

tenendo nella sinistra la palma del suo martirio, mentre accosta la destra al suo petto, come in assicurazione dell'intera sua fede e della sua lealtá. Rispondente a cotesto nobilissimo sentimento è la sua fisionomia dolce ed ingenua, ma insiememente ripiena di quella fermezza, per cui cadde morto sotto i colpi di verga di ferro e sugli occhi dell'intrepido fratel suo Protasio. Questi con una faccia, sulla quale apparisce l'ilaritá ed un'anima intemerata, occupa la sinistra del quadro, tenente una spada colla punta confitta in terra, sulla cui elsa appoggia la mano sinistra, mentre colla destra afferra la palma del suo martirio... É coperto di una veste color celestini con

sopravveste di porpora e calze verdi dalle anche al piede e questo armato di sprone di ferro. Quanta purità di stile e quanta semplicità di composizione non dimostra questo quadro!".

Lo stesso Crico riconosce che la pala artistica subì qualche ritocco eseguito, forse, non troppo felicemente, dichiara però che restano vivi e sicuri tutti i caratteri dell'epoca e della scuola. Ma chi ne fu l'autore? Fu sempre attribuita ad uno dei Vivarini. Di quest'opera non fanno menzione il Ridolfi e il Lanzi. Dai documenti raccolti dall'archivio parrocchiale di San Trovaso come da quelli consultati

dall'archivio di curia, non si possono ricavare conclusioni definitive. Nel 1902, in un documento rilasciato dal direttore dell'ufficio centrale dei monumenti del Veneto si dice che la pala è attribuita alla scuola del Vivarini e che è visibile la data in cui l'opera fu compiuta: " anno 1540"; Si riconoscere che lo stato di conservazione è cattivo con una spaccatura verticale nella tavola. L'ufficio regionale aveva preso l'iniziativa delle riparazioni occorrenti, e incaricato il pittore Gaetano Pasetti di fare un preventivo; ma non si poter fare ancora nulla per difetto di concorso degli interessati, e non essendovi, dall'altra parte, segni di progressivo deperimento del dipinto.

Quando il 7 novembre 1917 dopo la rotta di Caporetto, il quadro, attribuito alla scuola dei Vivarini, si dovette asportare, l'ispettore delle belle arti di Venezia

dichiarò, Nel documento rilasciato al parroco, che la palla è attribuita ad Antonio da Murano.

Il 3 luglio 1919, il sopraintendente alle gallerie di Venezia professore Fogolari, informava il parroco di Santrovaso, don Antonio Fasan, che il dipinto di Andrea da Murano si trovava ancora a Roma, ma che quanto prima sarebbe stato restituito. La restituzione si effettuò il 24 luglio 1920: nella relazione che fu stesa tra gli altri dal Cavaliere Adolfo Mardegan, rappresentante la commissione trevigiana per la conservazione dei monumenti, si ripete che quadro si crede opera di Antonio da Murano, ma più probabilmente del Vivarini della stessa scuola, fatto verso il 1540. In conclusione la pala, rappresentante i santi martiri Gervasio e Protasio, esistente nella parrocchiale di Santrovaso, è opera classica preziosa e interessante, attribuita alla scuola di Murano, probabilmente è opera di un Vivarini. Più di così non

possiamo dire: la questione non fu decisa da persone competenti e coscienziose, noi non abbiamo pretesa di pronunciare l'ultima parola. La parola che possiamo

aggiungere è questa: si continui a custodire compassione un'opera che rende ricca una chiesa povera. Qualora le condizioni lo permetteranno, in pieno accordo con il rigoroso controllo della soprintendenza alle belle arti, si procuri di attuare il restauro che fu indicato fin dal 1902.

DICHIARAZIONE SULLE CAMPANE ESISTENTI