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7 FONTE BATTESIMALE

64. MESSALE ROMANO

Datazione: 1807

Autore: Simone Occhi, Venezia Materiale: Libro a stampa, pp. 468 Misura: cm 33 x 24 x 6

Include: incisioni, testi in musica e a aggiunte al rito di metà XIX secolo Collocazione: Archivio parrocchiale

Il messale in lingua latina, secondo il rito romano preconciliare, presenta ancora gli originali segnali in stoffa rossa ed è completo di copertina decorata da una cornice e da una croce centrale entrambe a matassa. Presenta lettere di capoverso entro una sorta di cornice architettonica animata da decorazioni, ha alcune pagine che riportano il testo e la musica gregoriana, scritta su tetragramma e con grafia antica formata da neumi e impiegata per le messe solenni cantate. Il messale è arricchito da alcune nobili incisioni in corrispondenza delle maggiori festività; stando alla collezione presente presso l’archivio parrocchiale, è il più antico testo liturgico conservato a Santrovaso.

Le incisioni sono firmate con la seguente dicitura: “De Carolo Bevilacqua inv. Et del.; Petrus Scataglia direx” e rappresentano i seguenti soggetti:

Ultima Cena copertina interna

Annunciazione p. 1

Natività p. 15

65. MESSALE ROMANO

Datazione: 1834

Autore: Tipografia Seminario (PD) Materiale: Libro a stampa, pp.460 Misura: cm 38 x 27

Include: Incisioni, testi in musica e aggiunte al rito di inizio XX secolo Collocazione: Archivio parrocchia

Il messale in lingua latina, secondo il rito romano preconciliare, presenta ancora gli originali segnali in stoffa verde e segnalibro in tessuto rosso ed è completo di copertina decorata da cornice a stampa con motivi vegetali che corre lungo i lati. Su questi sono inseriti quattro borchiature a fiore angolari, il messale conserva parte dell’originale doppia chiusura a gancio anch’essa impreziosita da motivi vegetali. Al suo interno vi sono lettere di inizio paragrafo scritte in inchiostro rosso e incluse in una cornice a medaglioni con motivi vegetali o geometrici; presenta alcune pagine per il canto nella forma gregoriana di alcune parti della messa, scritte su tetragramma e con neumi secondo la grafia antica. Nelle pagine che introducono alle festività maggiori vi sono preziose incisioni firmate e tratte da un iconografia ben affermata. Il messale viene richiesto dal parroco GiamBattista Bortolucci a Emanuele Cicogna in una lettere del marzo 1834 e lo ricevette il 15 aprile ringraziando in questo modo il nipote: “Mi hai preso per un pontefice? Tutti i parroci inarcano le ciglia per tal meraviglia. È un messale troppo prezioso che mi troverai presto fallito. È il più bello che si conserva nelle chiese di Treviso”. Orgoglioso di questo dono, né fece mostra al vescovo durante la visita pastorale del 1835. All’incipit è riportata tale dedica:

In Honorem – Dei et Virginia ma tris – Ad usum – Templi. SS. Gerv. Et. Prot. – prope Tarvisium – Io. Baptistae. Bortolucci. – Parocho. Benemer. – Emanuel. Ciconia.

Nepos – D. D. D. – A . MDCCCXXXIIII.

Le incisioni rappresentano i seguenti soggetti:

Crocifissione p.199 firmata: Ignatius de Columbis del. et inc. Patavini an .1823 Annunciazione p.323 firmata: Suor Isabella Piccini scolpì

Resurrezione p.207 firmata: Ignatius de Columbis del. et inc. Patavini an .1824

BIBLIOGRAFIA :

B.M.Correr, Epistolario Cicogna, Bortolucci, 21 marzo 1834; Idem, Epistolario Cicogna, Bortolucci 15 aprile 1834; A.C.TV., Visitationum 14 ottobre 1835 b. 60.

66. MESSALE ROMANO

Datazione: 1843

Autore: Stamperia patriarcale di Venezia Materiale: Libro a stampa, pp. 440 Lingua: Latina

Misure: cm 34,5 x 26

Include: Incisioni,testi in musica e aggiunte al rito di fine XIX secolo Collocazione: Archivio parrocchiale

Il messale in latino, secondo il rito romano preconciliare, è mancante di parte della copertina, ma presenta ancora gli originali segnali in stoffa. Al suo interno vi sono lettere di inizio paragrafo scritte in inchiostro rosso incluse in una cornice a medaglioni; presenta alcune pagine, o singole righe, per il canto nella forma gregoriana di alcune parti della messa, scritto su tetragramma e con le neumi secondo la grafia antica. Nelle pagine che introducono alle festività maggiori vi sono preziose incisioni che, seguendo la tradizionale iconografia cristiana, presentano un’elaborata immagine legata alla festa ad essa collegata. Il messale qui in esame fu probabilmente donato in occasione della visita del patriarca Monico alla chiesa di Santrovaso il 6 ottobre 1844 (Cicogna ms. 567) e fa parte di quei “doni” di cui parla il parroco Bortolucci nella lettera del 30 ottobre 1844.

Le incisioni rappresentano i seguenti soggetti:

Annunciazione (non firmata) p.1 Natività di nostro Signore p. 15

Epifania p. 29 Crocifissione p. 189

Resurrezione p. 197 Ascensione p. 213

Assunzione di Maria p. 387 Santi e Beati (non firmata) p. 429 Fatta eccezione per quelle indicate, le incisioni risultano tutte firmate: A. Nani Inc.

BIBLIOGRAFIA

67. MESSALE ROMANO

Datazione: 1856

Autore: A. Tommasi Filippi, Venezia Materiale: Libro a stampa, pp. 488 Misure: cm 32 x 25 x 7

Include: incisioni, testi in musica e aggiunte al rito di fine XIX secolo Collocazione: Archivio parrocchiale

Il messale in lingua latina, secondo il rito romano preconciliare, presenta ancora gli originali segnali in stoffa verde ed è completo di copertina decorata da una cornice a matassa con croce centrale in rilievo. Presenta lettere di capoverso più semplici rispetto agli esempi precedenti, testi con musica gregoriana e alcune incisioni nelle pagine in prossimità delle maggiori feste cristiane. Per fornire una visione più completa alla collezione dell’archivio parrocchiale di Santrovaso si menzionano alcuni messali in lingua latina di fine XIX secolo tra cui uno del 1867 (Bassano, A. Roberti) e altri della prima metà del XX secolo (del 1904, 1920 , 1937 per citarne alcuni) a cui vanno aggiunti alcuni libri di particolari ritualità che non presentano, rispetto agli esempi precedenti, incisioni al loro interno.

Le incisioni rappresentano i seguenti soggetti:

Sacra conversazione tra Gesù e Santi copertina interna Firmata: Gio Buttazzon inc.

Annunciazione p. 1 Firmata: Gio Buttazzon inc.

Natività di Nostro Signore p. 13 Firmata: Gio Buttazzon inc.

Cristo morto in croce p. 203 Firmata: G. Zuliani inc.

Resurrezione p. 213 Firmata: G. Zuliani inc.

68. INGINOCCHIATOIO

Datazione: XVIII secolo Autore: Manifattura Veneta Materiale: legno

Tecnica: intaglio

Misura: cm 90 x 70 x 35 Collocazione: Casa Canonica

L’inginocchiatoio è un antico oggetto di manifattura veneta che, secondo alcuni esperti, è databile al Settecento. È un opera caratterizzata da un gioco di creste che né anima il profilo; poggia su due piedi sagomati con bordino impreziosito da intaglio con motivi vegetali che si ripete nella cornice superiore del gradino.

L’alzata è arricchita centralmente da un intaglio a racemi che creano una voluta centrale con dentro una conchiglia. Le misure ridotte e la preziosità dell’intaglio suggeriscono un uso nobile del manufatto come, ad esempio, nell’occasione di visite vescovili come fu impiegato in recenti episodi.

69. CROCE PROCESSIONALE

Datazione: Fine XVI – Inizio XVII secolo Autore: Manifattura Veneta

Materiale: Legno tempera

Tecnica: pittura, doratura, scultura Misura: cm 111 x 69

Iscrizione: INRI su cartiglio Collocazione: Casa Canonica Restauro: 1997

La croce latina è formata da due listelli di legno scuro ben rifinito. In alto, entro un cartiglio che pare mosso dal vento, vi è scritto , in lettere capitali, il titolo: INRI. Il corpo del Cristo, realizzato a tuttotondo, è inchiodato alla croce; è vestito dal solo bermuda bianco, mosso a creare un gradevole gioco di pieghe. Gesù, dipinto con una tenue tempera rosa, appare ancora pieno di forze, il suo volto rivela la sua sofferenza ma è in vita e solleva lo sguardo al cielo per chiedere pietà a Dio secondo il passo evangelico (LC 22, 46) ma è anche consapevole del suo gesto e del suo sacrificio per l’umanità e non versa alcuna goccia di sangue secondo l’iconografia seicentesca (Vedovato 1997). Un crocefisso per l’altareto da orare nella sagrestia è richiesto nella visita pastorale del 1593 e compare negli inventari del Seicento. Il manufatto è così descritto nel 1625 “parva crucem picta e inauratam” dato che testimonia una presenza di doratura che nobilitava la croce ma, che nel corso degli anni, è andata persa e solo parzialmente restituita dal restauro del 1997. Recentemente è stato descritto in occasione del suo restauro, presentato in occasione della riapertura della pieve (Vedovato 1997) è ricordato nel catalogo fotografico dei beni (2008) e da Possamai (2010) .

BIBLIOGRAFIA:

A.C.TV., Visitationum 19 settembre 1593, b. 9; Idem, 21 maggio 1625; A.P. Santrovaso, A. Vedovato, Il restauro dell’antico Crocefisso, in Comunità Parrocchiale, dicembre 1997; E. Possamai, 2010, p. 9.