7 FONTE BATTESIMALE
77. RELIQUARIO A TABELLA
Datazione: XIX secolo, prima metà Autore: Manifattura Veneta
Materiale: Metallo
Tecnica: Fusione, cesellatura, doratura Misura: cm 32,8 x 14 x 10
Collocazione: Casa Canonica
Il reliquario poggia su di un gradino modanato e con cornice incisa con motivo a treccia. La base, probabilmente novecentesca, termina con motivo a balaustro e si raccorda, tramite rocchetto con modanatura incisa, al fusto piriforme con parte inferiore decorata a buccia d’arancia. Un ulteriore rocchetto raccorda la base al ricettacolo con luce ovale decorata da motivi vegetali e foglie disposte a volute, con fiore centrale e testa di cherubino. Al centro vi è una specchiatura modanata con vetro che chiude il contenitore dove porre la reliquia. Il manufatto è arricchito da una croce apicale raggiata con pietra incastonata al centro. Il reliquario è ancora in uso per esporre all’adorazione le sante reliquie in occasione di alcune feste solenni. È ricordato tra le opere della fabbriceria negli anni Trenta dell’Ottocento e successivamente nell’inventario del 1875, steso in occasione della visita pastorale.
BIBLIOGRAFIA:
A. P. Santrovaso, documenti di Fabbriceria, prima metà Ottocento; A.C.TV., Visitationum 3 giugno 1875, b.69.
78. OSTENSORIO
Datazione: 1940
Autore: Scuola Beato Angelico Materiale: Metallo
Tecnica: incisione, scultura, duratura, sbalzo Misura: cm 71 x 36 x 29
Collocazione: Casa Canonica
L’ostensorio, del tipo raggiato, è opera della scuola d’oreficeria Beato Angelico di Milano e fu acquistata dalla parrocchia di Santrovaso nel 1940 con i soldi di alcuni ex voto, come testimoniato in un documento dell’archivio diocesano. La base poggia su di un gradino polilobato e modanato; tre costoloni con motivo vegetale a foglia di palma la dividono in tre falde con decorazione a sbalzo che imita dei tralci di vite, uva e spighe di grano. Al centro di tali spazi vi sono applicate tre figure di santi realizzati a tuttotondo tra cui si nota Maria con il bambino. La base,tramite rocchetto modanato e inciso, si unisce al nodo con base descritta da teste di cherubini ed è arricchito da angeli oranti in rilievo separati tra loro da foglie di palma; un rocchetto superiore e una sottile lamina di metallo unisce la struttura sottostante alla corona centrale attorniata da raggi dorati. La teca circolare ha inserti di pietre preziose e otto teste di cherubini disposte lungo il profilo; questa è in vetro trasparente, ha coperchio retrostante con apertura ad occhiello. Un listello in metallo scuro, decorato da un motivo a tralci di vite, unisce il corpo dell’ostensorio alla crocetta apicale; i bracci sono arricchiti da spighe di grano e, al centro, vi è incastonata una pietra di ametista. All’interno della teca vi è una lunetta, reggi ostia, sul cui corpo sono incise delle teste di cherubini.
BIBLIOGRAFIA:
A.C.TV., Parrocchia di Santrovaso, cartella 218/a, b. 5, doc. 22 giugno 1940; L. Zangrando, Elenco
delle chiese e degli edifici ecclesiastici. Inventari delle opere d’arte, dei vasi sacri e degli arredi,
79. OSTENSORIO (detto del Risorto)
Datazione: XVIII secolo, metà Autore: Manifattura Veneta Materiale: argento, metallo
Tecnica: Fusione, cesellatura, sbalzo Misura: cm 53,3 x 31 x 15
Punzoni: quattro, sull’orlo della base Collocazione: Casa Canonica
L’ostensorio, del tipo raggiato, compare tra i beni della pieve di Santrovaso a partire dal 1757 (Visitationum). L’opera, attraverso alcuni confronti, è avvicinabile dei calici conservati nel tesoro del Santo di Padova di cui quest’opera ripropone, in maniera molto chiara, la decorazione del piede realizzata a sbalzo e con cui condivide la datazione alla metà del XVIII secolo (Cfr. AA.VV., Basilica del Santo. Le oreficerie; Sagrestia n. cat. 17 – 18 ).
Sulla base piatta circolare, impreziosita da motivo vegetale, si imposta un gradino a coppa rovesciata decorato a sbalzo e con pietre di ametista incassate. Questo elemento presenta un motivo a foglie larghe che accompagna i tre putti i quali recano in mano le cosiddette arma Christi: uno gioca con i dadi e le lance, un altro abbraccia la colonna della flagellazione e impugna con la mano sinistra i flagelli, mentre il terzo ha saldamente in mano una scala e la spugna.
Tale decorazione a sbalzo è la medesima dei calici del Santo di Padova (sagrestia n. cat. 17 e 18) e suggerisce la realizzazione in ambito veneto-padovano intorno alla metà del Settecento. Come gli esempi patavini, anche nell’ostensorio di Santrovaso doveva recare almeno la punzonatura della Repubblica di Venezia all’interno del piede, ma i restauri e le diverse indorature effettuate nel corso dei secoli rendono difficile oggi la lettura dei quattro punzoni presenti sull’orlo della base.
Un rocchetto a disco con motivo vegetale anticipa il nodo principale a sezione triangolare decorato da volute a racemi e da teste di cherubino angolari, simile agli esempi patavini (Idem, Sagrestia, n.cat.25); un ulteriore rocchetto a disco modanato, introduce ad un secondo nodo globulare descritto da foglie di acanto.
Il ricettacolo ha una teca a luce circolare, in vetro, con sportello ad impugnatura ad occhiello, e presenta una raggiera in parte lanceolata e bagnata d’oro. Il reggicorona è impreziosito da due teste di cherubino paffute che si ripetono alle estremità della teca in alternanza ad un motivo di foglie, tralci di vite (con uva colorata in viola) e spighe di grano dorate. La sommità dell’ostensorio presenta due ulteriori teste di cherubino che servono da base alla preziosa statua in argento, realizzata a tuttotondo, raffigurante il Cristo Risorto. Questi reca in mano una sorta di pastorale a forma di croce ove sventola lo stendardo dorato della resurrezione. È vestito con un semplice bermuda e con una fascia di stoffa svolazzante nel retro; con la mano destra compie un nobile gesto paragonabile a quello del Giudizio universale di Michelangelo. Il suo volto è molto caratterizzato, con un’attenta resa all’intaglio dei capelli, degli occhi e della barba, mentre nel retro, applicata alla testa, si vede una raggiera dorata. La nobiltà e preziosità dell’opera suggerisce un’ingente spesa che fu sostenuta, con ogni probabilità, dalle offerte dei fedeli giunte in occasione di alcune indulgenze concesse dai papi a favore della chiesa di Santrovaso intorno alla metà del Settecento. L’opera oggi in disuso, poiché è impiegato l’ostensorio della scuola del Beato Angelico, non ha avuto nel corso degli anni alcun interessamento da parte degli studi sull’oreficeria sacra, come non è stata ricordata nei recenti studi sulla pieve di Santrovaso, mentre è sempre ricordato tra i beni preziosi della chiesa nei documenti della visite pastorali dell’Ottocento e del Novecento.