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3.4) LE OPERE PERDUTE DEL CARRER

Il catalogo delle opere di Carrer, così esiguo per le tele conosciute, va integrato dalla descrizione di quadri di cui oggi non si conosce l’ubicazione ma di cui è noto il soggetto grazie alle descrizione della critica ottocentesca.

Alcune di queste tele sappiamo essere andate distrutte dalla guerra, ma molte sono da ritenersi disperse in qualche collezione privata .

Seguendo la scia tracciata da pittori a lui contemporanei come Matteini, Grigoletti e Momenti, anche il nostro pittore intraprese, con fortuna, la pratica della pittura di ritratto esponendo numerosi esempi in Accademia nel corso degli anni.214

Oggi non si hanno informazioni dirette sui ritratti del Carrer; Draghi certifica l’esecuzione di tali opere per alcuni dei suoi nobili committenti, ma non riporta con esattezza i soggetti di tali quadri. Dal confronto con i volti delle sue opere sacre, ancor oggi conosciute, si possono desumere alcuni dettagli della sua ritrattistica: la fedele caratterizzazione delle facce, l’attenzione alla resa degli sguardi e la ricerca di un’introspezione psicologica per creare un ritratto che testimoniasse l’animo della persona dipinta così da essere testimonianza somigliantissima al vero.215

Tra le opere di sicuro pregio artistico vi è la Carità, tela di soggetto allegorico che nell’Ottocento è celebrata da tutti come quella migliore composta da Carrer su commissione della famiglia Guizzetti. Il successo di questo quadro spinge il pittore a realizzarne una copia per Antonio Angeloni-Barbiani.

214 Per la ritrattistica dei pittori sopra citati si veda S. Marinelli, 2003, pp. 543 – 573. Per il dato dei ritratti esposti in accademia si veda Appendice, Elenco delle opere esposte…

215 F. Draghi, op. cit, 1868, pp. 10 -11. Sono citati ritratti per la famiglia Guizzetti, per Antonio Angeloni–Barbiani (non per la famiglia Albrizzi). Sullo stile dei suoi ritratti si possono trovare dei cenni in F. Zanotto, in “Il Gondoliere”, 20 agosto 1836; Pubblica mostra della I.R. Accademia di

Belle Arti, in “Gazzetta Privilegiata di Venezia”, 19 agosto 1836. L’unico ritratto di cui si conosce con

precisione il soggetto è quello di Giambattista Bortolucci nel 1831, ma oggi perduto. Sulla pratica da ritrattista si sofferma Tonini, op.cit, p.692, aggiungendo la Famiglia Albrizzi ai nobili committenti ritratti e anche R. Binotto, 1997,idem.

Di quest’opera e della sua replica non si conosce oggi l’ubicazione; nonostante ciò, attraverso la descrizione fatta dalla critica ottocentesca, possiamo capire come dovesse apparire ai loro committenti.216

La tela presentava una donna seduta su di un masso, in un ameno paesaggio collinare; presso di lei stanno tre bambini: uno lo allattava al seno, un altro si poggiava sulle sue ginocchia e il terzo stava in piedi sul masso dove ella sedeva.217 Nella stessa categoria di soggetti allegorici si inserisce il quadro della Malinconia che si sapeva distinguere per la squisitezza di carni ed il bello e natural piegheggiare realizzato per Girolamo Sugana assieme ad una Vergine col Bambino e San

Giovannino di cui è lodata la ragionata morbidezza e il castigato disegno.218

Tra le opere di soggetto sacro sono molte quelle di cui oggi non si ha notizia a partire dalle tele che richiesero i Guizzetti, tra cui un Riposo della Sacra Famiglia in Egitto e le opere commissionate dalla nobile famiglia Albrizzi. 219 Questi ultimi richiesero a Carrer la pala di San Valentino e Antonio da Padova (fig.34) e il lacunare con Il

Martirio dei SS. Gervasio e Protasio (fig.35) opere che adornavano la chiesa di

Santrovaso almeno fino alla sua chiusura per inagibilità nel 1978, il cui soggetto oggi è noto solo per mezzo di alcune fotografie.

A queste opere vanno aggiunti altri due teleri provenienti dall’ex oratorio Albrizzi e presenti nella pieve nel 1930 quando li vide il vescovo Longhin in una visita pastorale. Questi raffiguravano la Resurrezione di Cristo e il Giovanni Battista, opere ritenute dal pittore Antonio Beni tele di mano di Carrer.220

216 F. Zanotto, 1936; Pubblica mostra....,20 agosto 1936; si veda anche F. Nani Mocenigo, 1898, p.2. L’esistenza di due copie de La Carità ci è testimoniata da F. Draghi (1868, p.10) in cui si specifica che il pittore si ispirò ad un sonetto del poeta fiorentino Vincenzo Filicaja intitolato Qual madre i figli con

pietoso affetto. Una specifica viene fatta dal Bragadin sottolineando che nel 1842 una copia della

Carità stava presso la casa dell’Angeloni, mentre un’altra era nello studio del pittore (forse non ancora donata ai Guizzetti.) G. Passeri Bragadin, in Gazzetta privilegiata di Venezia, 14 aprile 1842

217 La descrizione è tratta dagli stessi articoli citati nella nota precedente Cfr. Appendice, Elenco di

alcuni articolo di periodici veneziani dell’ottocento in cui sono descritte opere di G.B. Carrer.

218 G. Passeri Bragadin, 1942; D. Pulissi, Rivista critica sulla pubblica Esposizione di Belle Arti, in “Il Vaglio, 22 agosto 1846, n.34, p.266. F. Draghi, 1868, p.10

219 F. Draghi, idem. L’opera per i Guizzetti potrebbe essere quelle esposta accademia nel 1830 sotto il nome di Riposo in Egitto. Cfr. Elenco delle opere esposte nelle sale della I.R.Accademia di Belle Arti

di Venezia, in Gazzetta privilegiata di Venezia, 14 agosto 1830. Per gli Albrizzi Il Draghi ricorda solo l’Immacolata Concezione di Maria (F. Draghi, 1847; Idem, 1868, p.11)

220 Le opere del Carrer commissionate dall’Albrizzi, oggi conosciute solo per foto, saranno trattate in un apposita voce di catalogo. La Resurrezione e il Giovanni Battista sono teleri elencati nei beni della pieve di Santrovaso in occasione della visita pastorale del 1930, ma non più citati in quella successiva. A.C.TV., Visitationum, Santrovaso 30 gennaio 1930, b. 105. Risultano come provenienti dall’ex oratorio Albrizzi, sotto forma di dono dei Franchetti, ma andarono persi o venduti all’inizio degli anni

Molto interesse nella critica ottocentesca ha saputo destare la pala commissionata da Francesco Davanzo destinata alla chiesa di San Romano a Ponte di Piave. Essa raffigurava il Redentore tra i Santi Romano e Tommaso di Canterbury ed è realizzata intorno al 1847. L’opera è andata persa causa i bombardamenti della prima guerra mondiale che distrussero l’antica pieve; nonostante questo increscioso fatto la pala è ancor oggi ricordata come una delle migliori opere realizzate da Carrer.221 Assieme a questa tela il Draghi parla anche di una Vergine del Rosario tra i Santi Antonio e

Luigi Gonzaga commisionata dalla famiglia Petich e lodata per il castigato

disegno.222

Stessa sorte della pala di San Romano toccò a quella della chiesa di Zenson di Piave, realizzata intorno agli Trenta dell’ottocento per l’altare maggiore della pieve e raffigurante il patrono San Benedetto, ritenuta opera bellissima e molto lodata.223 Infine, tra le opere di incerta committenza e datazione, è da segnale la Parabola del

buon Samaritano apparsa nell’esposizione annuale dell’Accademia nel 1845 e

descritta in maniera dettagliata da Pulissi che riserva al pittore qualche aspra critica. Il telero, uno dei pochi a fine storico, rappresenta un uomo spogliato, nascosto tra gli arbusti, assistito dal Buon Samaritano che si occupa di curargli le ferite versandogli una mistura di vino e olio; nello sfondo gli altri due protagonisti della Parabola, un sacerdote e un levita, si allontanano assieme verso la città.224

A conclusione di questa breve disamina dedicata alle opere del perdute di Carrer o di incerta la collocazione si ricordano: la pala del Rosario che ornava il secondo altare,

cornu epistolae, della parrocchiale di Monigo venduta intorno agli anni Sessanta del

Novecento e il telero della Vergine realizzato nel 1850 per il sig. Giandomenici di cui oggi non si conosce l’ubicazione.

Quaranta. Delle opere del Carrer di Santrovaso è ricordata dalla critica recente la pala della Madonna

del Rosario e il lacunare con il Martirio dei Santi Gervasio e Protasio. Cfr. C. Tonini, 2003, idem.

221 Cfr. F. Draghi, 1847. Per la descrizione critica si rimanda all’appendice per l’articolo completo. Si veda anche Idem, 1868, p.11. Un’ulteriore interessamento si ha nel primo dopo guerra quando si descrivono le opere andate perse nell’evento bellico C. Chimenton, Perdite e risarcimenti artistici

nelle chiese del lungo Piave, Treviso 1934, p.406 ; A. Moschetti, I danni ai monumenti e alle opere d'arte delle Venezie nella guerra mondiale 1915-1918, Venezia 1929, p.379. Infine ne fanno memoria

scritti recenti C. Tonini, 2003, idem, R. Binotto, 1997, idem. 222 F. Draghi, 1847, idem. C. Tonini, 2003, idem.

223

C. Chimenton, 1934, p.515; A. Moschetti, 1929, p.293; A.G. Longhin, Le chiese della mia diocesi

martoriate, Venezia 1919, p.42 ; Cfr. C.Tonini, 2003, idem

224 D. Pulissi, Rivista Critica sulla pubblica esposizione di belle arti, in “Il Vaglio , 22 agosto 1845; si veda in Appendice per l’articolo completo. Carrer trasse l’episodio dal Vangelo di Luca 11, 29-37.