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3.2) LA FORMAZIONE DEL CARRER: MAESTRI E INFLUENZE ARTISTICHE

La principale formazione artistica di Giambattista Carrer avviene nell’ Accademia di Venezia. La nuova organizzazione di questo ente, comune agli istituti di Milano e di Bologna, è voluta nel febbraio del 1807 dal Viceré d’Italia Eugenio Napoleone di Beauharnais.165 Per tale decreto, l’antica Veneta Accademia di Pittura, fondata nel 1750, diviene Accademia Reale di Belle Arti affidata al nobile presidente Leopoldo Cicognara e trova la sua nuova sede presso la chiesa e la soppressa scuola di Santa Maria della Carità, dove si trovano tutt’oggi le Gallerie dell’Accademia.166

In questa occasione la cattedra di Pittura è affidata a Teodoro Matteini che da quando si era trasferito in laguna, aveva sempre sostenuto l’ambiente artistico locale.167 Sotto la direzione del pittore pistoiese, e dopo le novità portate dalla rifondazione dell’Accademia voluta dai francesi, la scuola di pittura assume un nuovo volto. Sono previsti dei corsi graduali, dai più elementari ai più avanzati. I primi lavori si compiono con disegni di alcuni particolari di esemplari greci o tratti da stampe di opere degli antichi maestri tra cui c’era la Trasfigurazione del Raffaello. Successivamente si passava al disegno integrale di statue di antichi e di moderni. Temprati dalla cultura classica, gli allievi sono ammessi alla scuola di nudo e ricevono le istruzioni per l’invenzioni e il colorito, integrate dal diretto contatto con il professore.168 Matteini insegna elementi di figura e disegno dal nudo realizzando

165 EugenioNapoleone di Beauharnais, figliastro di Napoleone Bonaparte, fu eletto Viceré d’Italia nel 1805, assumendo anche il titolo di Principe di Venezia. Grande enciclopedia universale Atlantica, Milano, 1990 , v. XII, a. v. Napoleone.

166 E.Bassi, L’Accademia di Belle Arti di Venezia nel suo bicentenario (1750-1950), Venezia 1950, p.13. Guida per la Reale Accademia di Belle Arti in Venezia, Venezia 1828, p.2

167

E. Bassi, idem. L. Cicognara, Sull’origine dell’accademia, in “La Letteratura italiana. Storia e testi, v. LXXIII, Milano 1998, pp. 221-225. Le cattedre dell’Accademia vengono affidate nel novembre del 1807 a: Giannantonio Selva per l’architettura, Galgano Cipriani per l’incisione, Angelo Pizzi per la scultura e Ferdinando Albertolli per l’ornato. (Ibidem). Per la Pittura fu eletto Teodoro Matteini. Egli nasce a Pistoia nel 1754, si forma alla scuola del Batoni a Roma dove si avvicinò alla maniera neoclassica. Fu attivo a Firenze, Milano e infine a Venezia dove, preceduto dalla fama e sostenuto dal nobile Alvise Pisani, ottenne la cattedra di Pittura. Il presidente dell’Accademia Cicognara lo voleva allontanare affidandogli le classi inferiori ma fu costretto a tenerlo come professore di riferimento della scuola nonostante le lamentele presentate al governo di Venezia. Si seppe distinguere per le sue virtù umane e artistiche e per la sua comprensione verso i suoi allievi Cfr. C.Sant, in Dizionario bibliografico degli artisti, La pittura nel Veneto, L’ottocento, v. II, pp. 758 – 761.

anche opere che servono da supporto e d’esempio per le classi degli studi più avanzati di invenzione e di colorito.169

Egli si mostra come un maestro integerrimo, dall’efficace insegnamento tanto da riuscire a formare pittori valorosi come Francesco Hayez, Odorico Politi, Lodovico Lipparini, Michelangelo Grigoletti e il nostro Giambattista Carrer.170

Dopo l’abbandono del pittore pistoiese, la cattedra di pittura passa a uno dei suo migliori allievi: Odorico Politi che seguirà Carrer negli ultimi suoi anni di studi all’Accademia di Venezia tra il 1830 e il 1832. Il nostro pittore ormai maturato negli studi nel campo dell’invenzione e del colorito, trova nel nuovo maestro una guida che gli infonde una viva ammirazione per quelli che furono i grandi veneziani del Cinquecento come Tintoretto, Carpaccio, Cima da Conegliano e i Bellini.171

Nel corso degli anni accademici, Carrer sa mostrarsi amatore degli antichi e della

loro semplicità su cui si forma nei primi anni di studi, attraverso la copia dall’antico,

elaborando poi un’accuratezza nel disegno nella classe del disegno dal nudo, per poi maturare uno stile proprio che si esprime per mezzo di un attenta invenzione e figurazione arricchita dal bel colorito dei maestri veneti del Cinquecento.172Terminati gli studi, egli continua su questa scia, rinnovando l’interesse per i grandi pittori veneti e italiani del XVI secolo, partecipando alla grande operazione di restauro presso la Pinacoteca Scarpa di Motta di Livenza, ma sapendo guardare anche alle

169

Per la figura di Matteini e la sua attività veneziana si veda anche G. Pavanello, Venezia: dall’età

neoclassica alla “scuola del vero”, in “La pittura del Veneto, L’Ottocento, pp. 13 – 18.

170 Cfr. E. Bassi, 1950, p.14. C. Tonini, idem. Francesco Hayez nasce a Venezia nel 1791, fu il protetto di Canova. Fu abile ritrattista, formatosi nel neoclassicismo divenne uno rappresentanti del romanticismo italiano. Lodovico Lipparini (1800-1856) genero di Matteini, dopo la formazione accademica, fu attivo nelle maggiori città italiane approdando in Emilia dove conobbe il Correggio. Dal 1846 sostituì Politi alla cattedra di Pittura a Venezia. Cfr. V. Gransinigh, Dizionario bibliografico degli artisti, La pittura nel Veneto, l’ottocento, p. 748

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Odorico Politi (1785-1846) apprese l’arte pittorica prima a Venezia e poi a Roma dove sentì la nostalgia del Tiziano e del colore veneto tanto da tornare in patria prima in Friuli e poi di nuovo in laguna. Anche lui, come Matteini, fu abile ritrattista. Nell’accademia Venezia continuò a studiare strappando consensi, vincendo premi in gara con Hayez, fino a divenire aiuto professore del Matteini per poi sostituirlo definitivamente tra il 1830-31. V. Gransinigh, Dizionario bibliografico degli artisti in Pittura nel Veneto. L’ottocento, p. 794, E. Bassi, 1950. pp. 14 e 60.

172 Tali commenti sono tratti da alcuni articoli critici riportati per in intero in Appendice, Elenco di

alcuni articoli di periodici veneziani dell’ottocento in cui sono descritte opere di G.B. Carrer.. Il Gondoliere, Venezia 20 agosto 1836, p. 268 e Idem, Venezia 26 agosto 1840, p. 273. È inoltre

specificato che il Carrer sapea disegnare con stile puro, e che fece tesoro della semplicità di comporre

del Cima, della leggiadra distribuzione delle figure di Giovanni Bellini (F. Draghi, 1868. pp. 8 – 9);

nuove soluzione che elaborano pittori vicini a lui come Michelangelo Grigoletti di cui sa apprezzare i graziosi chiaroscuri e l’attenzione alla resa dei volti.173

Carrer, sull’esempio del collega e dei suo maestri, segue la strada del ritratto, realizzando opere per i suoi numerosi committenti e le loro famiglie sapendo distinguersi per la perfetta rassomiglianza e il tono robusto dei volti e della tinta.174 Tra le sue opere del pittore vi sono molti ritratti esposti in Accademia o documentati dalla critica ottocentesca, ma di questi non si conosce ne l’ubicazione ne il soggetto; lo stesso discorso vale per i due pale con tema allegorico.

Mi riferisco a La Carità, più volte lodata dalla critica ottocentesca di cui, lo stesso autore realizza due copie nel corso della sua vita (una per i Guizzetti e una per Antonio Barbiani , e una Malinconia per il nobile trevifiano Girolamo Sugana.175 Carrer si dedicò con fortuna alll’arte di sacra, realizzando molte pale d’altare su committenza diretta delle singole chiese o di nobili che detenevano su di esse alcuni interessi. L’esiguo corpus di opere di Carrer conosciute oggi è formato da queste tele di soggetto religioso collocate in alcune pievi del trevigiano a cui si aggiungono opere disperse e di cui si hanno scarse le notizie Di queste pale è apprezzata la cura formale nella composizione e nel disegno, il bel colorito, il sentimento con il quale egli dipinge e l’attenzione ai testi sacri per la resa dei dettagli di questi quadri.176

173 R. Binotto, idem; Michelangelo Grigoletti (1801-1870) collega di Carrer, come lui godette di una pensione imperiale che lo sostenne agli studi nell’Accademia di Venezia. Fu un importate ritrattista di nobili dell’entroterra veneto e del pordenonense e dal 1848 fu maestro nella classe di elementi di figura. V. Gransinigh, op.cit., p. 742 - 743). Fu vicino a Carrer, elaborando soluzione figurative e di colorito molto simili sia nel campo del ritratto che nella pittura sacra. Per le opere di Grigoletti nel trevigiano si veda E. Manzato, La provincia di Treviso, in “Pittura del Veneto, L’Ottocento”, v. I p.188 Tra gli amici e colleghi influenti di Carrer sono citati oltre a Grigoletti anche lo scultore Pietro Zandomeneghi e il pittore Leonardo Gavagnin. F. Draghi, 1868, p.10

174 Il Gondoliere, Venezia 20 agosto 1836, p.268. Filippo Draghi (1868 p.13) ci riferisce che il pittore amava infondere ai suoi ritratti il carattere morale lor proprio, mostrando quanto ei valesse in questo

genere. In Accademia sono documentati molti ritratti esposti da Carrer, di cui purtroppo non si

conosce il soggetto, è da ritenersi un abile ritrattista seguendo l’esempio tracciato dai maestri. Per la ritrattistica in Accademia e per i pittori a cui Carrer guarda si veda S. Marinelli, Il Ritratto

ottocentesco nel veneto. La Ricerca dell’identità, in “La pittura del Veneto, l’Ottocento, p. 543 – 573.

175 G. Passeri Bragadin, 1842, idem. 176

Per il commento sullo stile delle opere di Carrer si veda F. Nani Mocenigo, 1898 , p.2; Per le opere esposte dal Carrer in Accademia si veda Appendice, Elenco delle opere di G.B. Carrer esposte nelle

pubbliche mostre dell’I.R.Accademia. Le opere conosciute oggi sono meno di una decina e saranno

3.3) LE PALE D’ALTARE DI CARRER PRESENTI OGGI IN