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PALA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

7 FONTE BATTESIMALE

45. PALA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

Datazione: 1833 Autore: G. B. Carrer Materiale: Tela

Tecnica: Pittura ad olio Misura: cm 172,5 x 92 Collocazione: cappella destra

Restauro: Settembre 2012, Nuova Alleanza

La pala fu eseguita dal pittore Giambattista Carrer nel 1833, come denunciato dalla firma e dalla data apposta dallo stesso artista sotto la cornice dorata del quadro e riscoperta durante l’ultimo restauro del 2012.

L’opera rientra nell’ aggiornamento stilistico della pieve di Santrovaso avviato, già nel 1826, dal parroco Bortolucci e del nobile conte Carlo Albrizzi.

La pala, come nel caso di quella di San Valentino, è realizzata per sostituire un’ opera settecentesca, di autore ignoto, che rappresentava la Madonna del Rosario, Santa Lucia e Apollonia.

Il pittore, uniformandosi allo schema belliniano che apprese nello studio accademico, propone la tradizionale iconografia del culto del rosario affermatasi nel Seicento. Egli crea una composizione con la Madonna, al centro sopra delle nubi nere, che regge con il braccio il bambino e compie il gesto di donare a san Domenico la corona dei misteri mentre e dalla parte opposta sta santa Rosa da Lima in preghiera.

L’opera, tra le prime compiute dal pittore dopo la formazione veneziana, presenta alcune costanti pittoriche delle opere del Carrer, già evidenziate in questo studio: la cura nella resa dei volti (si presti attenzione a quello di San Domenico), l’attenzione alle pieghe delle vesti e la stesura del colore. Non mancano dei particolari, qui ancora nella fase embrionale, che l’artista propone anche nelle sue opere successive: si veda ad esempio il gradino su cui è abbandonato il giglio, citato nella pala di San Gaetano Thiene di Ponzano Veneto, l’accostamento del giallo, espressione della gloria divina, con la coltre di nubi nere visto nel lacunare dell’Immacolata a Le Grazie.

La parte più curata appare il San Domenico, ritenuto un ritratto del parroco Bortolucci (Vedovato 2012). Il santo, vestito con il classico abito domenicano, tonaca bianca e cappa nera, ha i capelli a tonsura e appare con un volto, forse rosso per l’emozione, ma sicuramente rapito dal gesto della Madonna la quale le dona la corona del santo Rosario, pratica che l’ordine dei domenicani diffonderà poi a tutto il mondo. Sul gradino rosso è appoggiato il giglio e, da dietro un globo azzurro, fa capolino un cane, con muso nero e cresta bianca sul naso, il quale tiene in bocca una fiaccola accesa a memoria dell’ardore delle prediche domenicane. Entrambe i simboli alludono a San Domenico e alla sua vita, in particolare il cane si riallaccia ad una leggenda secondo cui la madre del santo avesse sentito abbaiare nella sua pancia mentre custodiva nel grembo Domenico, lo stesso animale ricorda a tutti i fratelli dell’ordine del santo che essi sono domini canes, cioè cani, fedeli al Signore.

Alla sinistra si trova Santa Rosa da Lima, domenicana peruviana, che è associata al culto del Rosario per il nome che porta oltre per il suo tradizionale attributo: una corona di rose portata in capo, allusione a quella del rosario, a cui è aggiunto il giglio, tradizionale attributo di purezza.

Sopra ad una coltre di nubi neri, illuminata dalla luce divina alle sue spalle, vi è la Vergine Maria, con tradizionale veste rossa e mantello blu. Ella abbraccia il bambino benedicente, seduto su di una nuvola retta da due volti di cherubini; dalla parte opposta sta un angelo che porta con se, a fatica, una croce lignea, allusione alla futura morte di Cristo.

La pala del Rosario, come quella di San Valentino e Antonio, nonostante sia realizzata nei primi anni Trenta dell’Ottocento, non compare nell’ampia descrizione della chiesa che il parroco Bortolucci scrive nel 1835 in occasione della visita pastorale. Il prelato con orgoglio mostra tutte le operazioni di restauro che egli, con il sostegno dell’Albrizzi, fece eseguire in quegli anni, ma non parla delle due pale di Carrer che, a quella data, erano sicuramente già state eseguite, ma probabilmente giunsero nella pieve di Santrovaso solo dopo tale evento, sul finire degli anni Trenta. Per quanto riguarda la pala della Madonna, oltre alla data del 1833 riscoperta nel recente restauro, vi sono due importanti citazioni che ne certificano la sua esecuzione in quell’anno, ma che contemporaneamente allontanano l’idea diffusa che vuole che l’opera fosse di committenza della chiesa di Santrovaso. La tela venne realizzata da

Carrer come proprio esercizio dell’arte pittorica e, solo dopo l’esposizione in accademia, trovò nel Bortolucci e in Carlo Albrizzi, acquirenti interessati al quadro ivi presentato. Il 10 agosto del 1833 la pala fu esposta, assieme a tre ritratti, all’I.R. Accademia di Venezia presso la sala seconda e fu cosi descritta: “Pala d’altare del

sig. Carrer rappresentante la Beata Vergine che dà il rosario a San Domenico e Santa Rosa.” (Gazzetta privilegiata di Venezia, 10 agosto 1833). Qualche giorno più

tardi, il 18 agosto, il parroco Bortolucci scrive al nipote Emanuele Cicogna perché egli possa acquisire informazioni su questa pala e manifestare il suo e l’altrui parere; dato che certifica l’interessamento per il futuro acquisto in favore della pieve di Santrovaso.

Dal punto di vista della trattatistica dedicata alla pieve di Santrovaso, il quadro con la

Madonna del Rosario ha avuto sempre un posto di rilievo già a partire dalle visite

pastorali di metà Ottocento che celebrano la bellezza delle opere di Carrer ivi presenti (Visitationum 1857 e 1867). La tela con la Madonna del Rosario è ricordata nei testi di Fapanni (1862 e 1863) mentre non ne fa alcuna menzione Agnoletti (1897) e nemmeno Zangrando (1919) che parla di un quadro della Madonna di autore ignoto e che, in un documento d’archivio, egli nomina come pala del Carmelo (1948). Chimenton (1937) ne celebra la bella fattura, e sulla stessa scia si pone Bortoletto (1985) e Pavan (1997); negli anni di chiusura è ricordata presso la casa canonica (1981), un ampia descrizione ne da Possamai (2010) mettendola il relazione con il lacunare dell’Immacolata Concezione che si trova nel Santurario della Madonna delle Grazie, presso Santrovaso ponendosi sulla stessa scia di Tonini (2003) che, nella sua biografia dedicata al pittore trevigiano, ebbe modo di legare le due opere per alcune affinità compositive.

Il restauro del settembre 2012 ha dato nuovo impulso per lo studio della pala: Bon (2012) ne parla ricordando l’antica committenza degli Albrizzi, Vedovato richiama l’attenzione di Carrer nella resa attenta nella composizione che si inserisce nella iconografia tradizionale del Rosario avanzando l’ipotesi del ritratto di Bortolucci come San Domenico, dato forse errato visto che il quadro probabilmente non nasce da una committenza diretta ma da un acquisto successivo alla sua realizzazione. Infine Possamai (ics), in uno studio in corso di pubblicazione, dopo la scoperta della firma, la inserisce nell’iter pittorico di Carrer, evidenziandone la pregevole

composizione frutto dell’esperienza accademica e dei collegamenti con alcune opere dipinte negli anni successivi.

BIBLIOGRAFIA:

Gazzetta Ufficiale di Venezia, 10 agosto 1833; B.M. Correr, Epistolario Cicogna, Bortolucci, 18 agosto 1833; A.C.TV., Visitationum 17 settembre 1857, b. 66; B.C.TV., F.S. Fapanni, ms 1361, 1862, f. 249; F. S. Fapanni, 1863, p. XXVIII ; A.C.TV, Visitationum, 12 marzo 1867, b. 69 ; C. Agnoletti, 1897, p. 532 ; A.C.TV., L.Zangrando, Memorie storiche, pro manoscritto 1919, v. I, a.v. Ecclesia S.

Gervasii et Protasii super Terraleum, A.C.TV., Parrocchia di Santrovaso, cartella n. 218/a, b.5, elenco

delle cose d’arte; C. Chimenton in “Avvenire d’Italia”, 1 luglio 1937; A.P. Santrovaso, documenti vescovili, Visita pastorale di Mons. Antonio Mistrorigo, 1981; D. Bortoletto; 1985, p. 19 ; G. Pavan, 1997, p. 12 ; C. Tonini, 2003, p. 682; A.P.Santrovaso, chiesa vecchia, Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, alcuni cenni storici e artistici (depliant informativo) giugno 2007; A.P. Santrovaso, Catalogo

Fotografico delle cose di interesse artistico, 2008, p. 3; E. Possami, 2010, p. 20 – 21; R. Bon, in

“Tribuna di Treviso”, 6 ottobre 2012 ; A. Vedovato, E. Possamai, Ricollocazione della pala della Madonna del Rosario restaurata; E. Possamai, La pala del Carrer a Santrovaso, in corso di stampa.