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NOI EI PAESI ARABI Irene Cablati

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1977 (pagine 59-65)

Sono trascorsi tre anni dalla stesura del program-ma d'azione per instaurare un nuovo ordine internazio-nale varato dalle Nazioni Unite. L'argomento non ha perso di at-tualità, è ancora oggetto di discussione ma sono pochi gli ottimisti che intrave-dono uno sbocco reale delle formula-zioni adottate dall'assemblea generale dell'ONU.

Il continuo aggravarsi degli squilibri economici nei paesi in via di sviluppo (pvs), la frattura sempre più profonda tra questi paesi e le nazioni industrializ-zate aveva stimolato la stesura del pro-gramma. Gli intenti miravano essenzial-mente a creare un nuovo sistema inter-nazionale eliminando le diseguaglianze. Gli impegni erano quelli di intervenire sul sistema dei prezzi regolando i rap-porti commerciali, le condizioni di mer-cato ed il sistema monetario; di inter-venire a favore dello sviluppo reale dei paesi più poveri; di instaurare un rap-porto di collaborazione per il trasferi-mento di risorse, tecnologie, mezzi fi-nanziari. Il tutto schematizzato nella « Carta dei diritti e doveri economici degli stati » approvata successivamente. Ci si è accorti ben presto quanto diffi-cile fosse il cammino verso la realizza-zione di questo programma. L'esempio più evidente proviene da Parigi dove il « dialogo Nord-Sud » pare essersi are-nato a pochi mesi dalla sua apertura. A Rimini si è tenuto, nel mese di set-tembre, un convegno sui rapporti tra i paesi della Comunità Economica Euro-pea e i paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo. Anche qui si è parlato di nuovo ordine internazionale, anche qui l'ottimismo è stato scarso. « Nord e Sud — ha affermato Sartaj Aziz, presidente dell'Associazione internazionale per lo sviluppo — guardano attraverso obiet-tivi diversi di uno stesso telescopio ». È mutato in questi anni l'atteggiamento dei pvs che non cercano più aiuti sotto forma di quasi « elemosina » ma si bat-tono per un ruolo attivo, di partecipa-zione alle decisioni. La situapartecipa-zione non è peraltro sostanzialmente diversa ed an-che la partecipazione di quei paesi alle decisioni è ancora troppo spesso soltan-to nominale.

L'attuale ordine internazionale vede an-cora due blocchi contrapposti. Da una parte i pvs dall'altra le nazioni industria-lizzate. I primi ricevono soltanto una frazione del credito creato dal sistema monetario internazionale (il 4 % delle riserve dal 1970 al 1974). La maggior parte di essi è ancora legata all'occiden-te, non riesce ad aumentare il proprio campo di influenza, i termini di scam-bio continuano a peggiorare.

I paesi industrializzati lottano contro i problemi inflazionistici, la stagnazione, la disoccupazione, l'instabilità moneta-ria e spesso sono incapaci di controllare i fermenti sociali derivanti dall'instabi-lità economica.

« Le nazioni occidentali — ribadisce Aziz — sottolineano sempre più frequen-temente la necessità di liberalizzare i mercati ma ciò avviene soltanto finché tale operazione è per loro conveniente. II libero afflusso di forza lavoro, capita-le e merci trova parecchi ostacoli. Per esempio, la tecnologia di cui i pvs han-no tanto bisoghan-no viene venduta a caro prezzo sia in termini economici che po-litici ».

La crisi del petrolio ha portato alla ri-balta del sistema economico internazio-nale i paesi produttori di petrolio. Que-sti ci tengono a sottolineare che il pe-trolio non è che una parvenza di ric-chezza e che l'immagine di un'Europa ridotta in ginocchio a causa dell'aumen-to del prezzo del greggio appare piutdell'aumen-to- piutto-sto anacronistica. « Per fare un'analisi corretta della situazione — dicono gli arabi — occorre distinguere fra i paesi che hanno redditi superiori ai fabbiso-gni e paesi in cui i fabbisofabbiso-gni superano largamente le disponibilità. Chi ha ri-sorse, e tra queste il petrolio, le deve utilizzare per il proprio sviluppo ». I programmi di sviluppo sono ambizio-si e ambizio-si scontrano continuamente con la realtà interna: mancano infrastrutture, personale qualificato, le spese per

attrez-zare lo sviluppo industriale sono ecces-sive e mancano opportunità di mercato. L'accusa che viene rivolta più spesso ai paesi occidentali è di preoccuparsi ec-cessivamente degli andamenti economi-ci di breve periodo senza guardare più in là nel futuro, dove si concentrano maggiormente, invece, le preoccupazioni dei paesi non industrializzati.

Jan Tinbergen, premio Nobel per l'eco-nomia nel 1969, fa notare il fatto che un mondo suddiviso atomisticamente in 150 nazioni tra loro interdipendenti non è ottimale.

« Le decisioni importanti — dice l'eco-nomista — devono essere prese necessa-riamente da un numero limitato di part-ners ». E suggerisce la creazione di uni-tà regionali (come la Lega araba e l'U-nione europea occidentale) che scambi-no fra di loro le risorse di cui dispon-gono. Ma è facile intravedere già all'in-terno di queste associazioni tutti gli osta-coli di carattere prioritariamente politi-co che ne minacciano la stessa esistenza o la rendono vana.

Un altro fattore di rilevante importanza di cui si dovrebbe tener conto nel con-trapporre paesi diversi o nel tentativo di unificarli è quello culturale. Troppo spesso differenze antropologiche, stori-che e sociali, vengono ignorate con la conseguenza di compiere gravi errori di valutazione o di imporre modelli di vi-ta, tramite lo sviluppo economico, che sono completamente estranei alla realtà locale.

IL DIALOGO EURO-ARABO

Su queste premesse si è avviato a Ri-mini il convegno sulle relazioni euro-arabe. Il dialogo ha avuto origine nel

1973. L'inizio ha ricevuto lo stimolo da considerazioni politiche sulla

neces-sità di fare del Mediterraneo il centro che raccoglie interessi comuni ai paesi che vi si affacciano.

I Paesi della Comunità delinearono la propria posizione sulla questione pale-stinese, punto focale per instaurare re-lazioni più approfondite in futuro, af-fermando il rispetto della sovranità, del-l'integrità territoriale e dell'indipenden-za degli stati mediorientali e riconoscen-do al popolo palestinese il diritto della sua identità nazionale.

II dialogo è proseguito per tappe a Pa-rigi, nel '74, al Cairo, Roma e Abu Dha-bi, nel '75, nel Lussemburgo nel '76 e, ultimamente a Tunisi nel febbraio del '77.

Nel frattempo si sono instaurati rappor-ti commerciali ed economici sempre più stretti. In questi anni la CEE ha siglato accordi con circa la metà dei paesi ara-bi appartenenti alla Lega che compren-dono i tre quarti dell'intera popolazio-ne araba. I più rilevanti sono quelli con-clusi nel '76 con i Paesi del Maghreb (Algeria, Marocco e Tunisia) i quali comprendono anche accordi di coopera-zione seguendo lo spirito della conven-zione di Lomè (firmata il 1° aprile del '76, tra la CEE e i paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico — ACP — compren-de: 1° la cooperazione commerciale: libero accesso dei prodotti ACP al mer-cato comunitario; 2° la stabilizzazione dei prezzi di esportazione; 3° la coope-razione industriale, tecnica e finanziaria) per una durata di tempo illimitata. Si prevede la libera introduzione di beni in-dustriali nella CEE, ad eccezione dei pro-dotti petroliferi e del sughero, ed un regi-me di privilegio per i prodotti agricoli). Successivamente, nel '77 la Comunità ha siglato altri accordi simili al prece-dente con Egitto, Giordania, Siria, Li-bano. Come ha fatto notare Cristopher MacRae, direttore generale per lo svi-luppo della comunità europea, a Bru-xelles, tra il 1970 ed il 1976 le relazio-ni fra i nove e i Paesi della Lega Ara-ba (Algeria, Bahrein, Egitto, Iraq, Gior-dania, Kuwait, Libano, Libia, Maurita-nia, Marocco, Oman, Qatar, Arabia Sau-dita, Somalia, Sudan, Siria, Tunisia, Emirati, Yemen, Repubblica Araba, Aden) si sono evoluti considerevol-mente.

La ricchezza.

Le esportazioni della Cee verso quei paesi sono aumentate del 3 8 5 % mentre le importazioni sono aumentate del 246 per cento. La CEE ha esportato più nei paesi arabi che in USA e Giappone in-sieme. Nel '75 i paesi arabi hanno espor-tato nella CEE di una volta e mezza in più di quanto abbiano venduto agli USA, Giappone ed Europa orientale in-sieme. D'altra parte, lo stesso MacRae sottolinea che tra i paesi industrializza-ti nei confronindustrializza-ti dei paesi arabi si sono formati due blocchi. Da una parte USA, Giappone e Germania che aumentano sempre più la loro influenza. Dall'altra Gran Bretagna, Francia ed Italia che, relativamente ai primi perdono conti-nuamente terreno. La Francia, in parti-colare, che una volta era la principale partner dei paesi arabi, ora risente mag-giormente di tale arretramento. Il miglioramento di queste tendenze re-gressive è minacciato da due pericoli. Da una parte le velleità protezionistiche dei paesi occidentali. L'altro motivo vie-ne spiegato dalla Monthly Economie Letter, della City Bank di New York (lu-glio 1977) che afferma che l'incremento delle importazioni da parte dei paesi ara-bi suara-birà un rallentamento sia per un processo di saturazione, sia perché i paesi dell'OPEC (esclusi l'Arabia Saudi-ta, il Kuwait e gli Emirati) da quest'an-no incominceranquest'an-no a risentire di un

cer-to peggioramencer-to delle proprie bilance dei pagamenti.

« Tutto ciò — nota un esperto della Camera di commercio Italo-Araba — comporterà una fase di sviluppo meno impetuosa nelle relazioni commerciali fra le due aree, e si tradurrà in una accentuata concorrenza dei paesi indu-strializzati sui mercati arabi ».

Il futuro delle relazioni euroarabe sarà quindi condizionato non più dalla ne-cessità soltanto, ma anche da altri fat-tori, non ultimi quelli politici. A que-sto proposito è utile sottolineare che l'at-teggiamento dei Nove nei confronti della crisi mediorientale sarà uno dei momen-ti decisivi per una collaborazione che abbia basi più ampie, presupposti più profondi e maggior concretezza.

IL PONTE ITALIA

L'Italia, ponte naturale di congiunzio-ne fra Europa e Paesi arabi, si propocongiunzio-ne come tale anche a livello di scambi eco-nomici fra le due sponde del Mediter-raneo. Non è ancora del tutto chiaro co-me questo progetto sia realizzabile pra-ticamente anche perché non è ancora stato espresso un parere definitivo da parte degli altri membri della comunità

Il dialogo euro-arabo: le tappe.

6 n o v e m b r e 1973. I Ministri degli affari e s t e r i dei Nove a f f e r m a n o c h e la Comunità è de-c i s a , nel quadro di una impostazione globale ed equilibrata, a negoziare accordi con i paesi delle c o s t e meridionali ed orientali del Me-d i t e r r a n e o .

26-28 n o v e m b r e 1973. Algeri, la c o n f e r e n z a araba al v e r t i c e m e t t e in rilievo, in una di-chiarazione rivolta all'Europa occidentale, c h e « l'Europa è legata ai paesi arabi, a t t r a v e r s o il M e d i t e r r a n e o , da affinità di civiltà e da i n t e r e s s i vitali c h e p o s s o n o svilupparsi solo nel q u a d r o di una c o o p e r a z i o n e fiduciosa e m u t u a l m e n t e benefica ».

15 d i c e m b r e 1973. C o p e n a g h e n , i capi di Sta-to e di Governo « c o n f e r m a n o l'importanza d e l l ' a p e r t u r a dei negoziati con i paesi pro-duttori di petrolio su un regime globale com-p r e n d e n t e u n ' e s t e s a c o o com-p e r a z i o n e com-per lo svi-luppo di questi p a e s i , per investimenti indu-striali e per la stabilità di approvvigiona-m e n t o dei paesi approvvigiona-m e approvvigiona-m b r i in energia a prezzi ragionevoli ».

31 luglio 1974. Parigi, colloqui a livello mini-s t e r i a l e con l'intervento del P r e mini-s i d e n t e del-la C o m m i s s i o n e CEE. Si d e c i s e di c r e a r e una c o m m i s s i o n e g e n e r a l e euro-araba e alcune c o m m i s s i o n i di lavoro.

10-14 giugno 1975. Il Cairo, prima riunione di e s p e r t i della d e l e g a z i o n e e u r o p e a . Nel c o r s o di q u e s t a riunione è s t a t o d e c i s o c h e il

dia-logo d e v e p e r m e t t e r e di stabilire una coope-razione nei settori: agricoltura e sviluppo ru-rale; industrializzazione; i n f r a s t r u t t u r e di ba-s e ; c o o p e r a z l o n e finanziaria; c o m m e r c i o ; coo-perazione scientifica e tecnologica; affari cul-turali, sociali e problemi della mano d ' o p e r a . 22-24 luglio 1975. Roma, s e c o n d a riunione a livello di e s p e r t i : s e t t e gruppi di lavoro inco-minciano l ' e s a m e dei settori di c o o p e r a z i o n e concordati al Cairo. Si elaborano precisi pro-grammi di lavoro.

22-27 n o v e m b r e 1975. Abu Dhabi, terza riu-nione. È c o n c l u s a la p a r t e preparatoria. Si d e c i d e di c o n v o c a r e la C o m m i s s i o n e gene-rale.

18-20 maggio 1976. Lussemburgo, la Commis-sione g e n e r a l e , organo di c o o r d i n a m e n t o e di impulso del dialogo euro-arabo, si riunisce. Argomenti dei lavori: dichiarazioni politiche, questioni generali c o n n e s s e al dialogo, esa-m e delle questioni p r e s e n t a t e dal gruppo di e s p e r t i , settori prioritari per una c o o p e r a z i o n e c o n c r e t a .

12 f e b b r a i o 1977. Tunisi, s e c o n d a riunione della c o m m i s s i o n e . Vengono stabilite le di-rettive per i s e g u e n t i settori di collaborazio-ne: attività finanziaria, t r a s f e r i m e n t o di tec-nologie, c o o p e r a z i o n e c o m m e r c i a l e , investi-menti, lavoro, progetti agricoli, c o o p e r a z i o n e culturale.

Fonte. Ufficio per l'Italia della c o m m i s s i o n e CEE.

europea né sono ancora state delineate con precisione le linee su cui si intende concretizzare tale proposta.

Le premesse da parte italiana non man-cano. Le esportazioni italiane sui mer-cati mediorientali sono salite percen-tualmente dal 6 % del '73 al 13% del '76, con un ulteriore progresso nei pri-mi mesi del '77.

Gli operatori sono vivamente interessa-ti alle possibilità di penetrare maggior-mente quei mercati ma, soprattutto per i minori, sussistono difficoltà notevoli anche perché il terreno da battere appa-re per molti del tutto nuovo.

Gli esempi più evidenti della aumentata influenza italiana nei paesi arabi pro-vengono dall'Algeria dove tre grandi af-fari hanno occupato per molto tempo le pagine dei giornali per il clamore ed il lavorio che li hanno preceduti: l'accor-do Fiat, il gasl'accor-dotto Eni e lo stabilimento Pirelli connesso al primo.

Ma più che verso tali accordi, regolati probabilmente da ragioni politiche più che strettamente economiche, si vuole porre l'accento sulla volontà di decine di piccole e medie imprese che vorrebbero rivolgersi agli arabi ma non possono far-lo per diversi motivi, primo fra tutti la scarsa conoscenza dei mercati e delle norme che regolano transazioni, investi-menti ecc. Il più grosso handicap è co-stituito dall'isolamento da cui deriva la necessità di cooperare tramite consorzi. I vantaggi che ne derivano riguardano costi minori in seguito alla creazione di infrastrutture comuni per l'assistenza, in più la possibilità di approfondire la co-noscenza sui codici dei paesi ospitanti. In Francia è già stato deciso di creare un'agenzia a tale proposito, su proposta della Unione d'azione internazionale del-le piccodel-le e medie industrie per assiste-re agli adeassiste-renti, riuniti in consorzi ed indirizzarli verso il pvs.

Alcune imprese romagnole si sono orga-nizzate pressoché nello stesso modo ag-giungendo alla fase dello scambio, la collaborazione industriale, la formazio-ne dei lavoratori e la gestioformazio-ne finanzia-ria in comune. Una indagine svolta pres-so questi operatori ha permespres-so di sin-tetizzare i vantaggi e gli svantaggi del-l'operazione. Tra i primi, prezzi com-petitivi per sfruttare l'ampio potenziale

Tabella 1. Commercio estero dei Paesi CEE (milioni di dollari)

Esp. t o t . Esp. P.A. Imp. tot. Imp. da P.A.

V.A. % V.A. % V.A. % V.A. %

1972 1975 1976 155.065 297.748 327.601 100% 100% 100% 5.030 3,24% 18.886 6,34% 21.227 6,47% 154.740 301.196 344.605 100% 100% 100% 10.638 30.707 35.322 6,87% 10,19% 10,24%

Commercio estero dei i Paesi Arabi * (milioni di dollari)

Esp. tot. Esp. v e r s o CEE Imp. tot. Imp. da CEE

V.A. % V.A. % V.A. % V.A. %

1972 1975 18.018 71.310 100% 100% 27.914 39,14% 9.221 51,17% 10.765 44.221 100% 100% 19.017 4.593 42,66% 43,00%

Forte- Direction of trade IMF.

Tabella 2. C o m m e r c i o e s t e r o d e l l a CEE c o n i Paesi A r a b i ( m i l i o n i di d o l l a r i )

1972 1975 1976

Paesi Paesi

Exp. Imp. S a l d o Exp. Imp. S a l d o Exp. Imp. S a l d o

Italia 934 2.122 - 1.188 3.570 7.223 — 3.653 3.722 7.539 - 3.817 Francia 1.591 2.565 - 974 5.473 7.928 - 2.455 5.357 9.725 — 4.368 G e r m a n i a 920 1.902 - 982 4.600 5.689 - 1.089 5.804 6.748 - 944 Inghilterra 979 1.810 - 831 3.179 4.868 — 1.689 3.687 5.068 — 1.381 O l a n d a 258 1.367 - 1.109 915 2.589 - 1.674 1.169 3.577 — 2.408 Benelux 257 655 - 398 836 1.898 — 1.062 1.072 2.217 - 1.145 D a n i m a r c a 85 167 - 82 274 356 - 82 327 345 - 18 Irlanda 6 50 - 44 39 156 — 117 89 103 - 14 Totale CEE 5.030 10.638 - 5.608 18.886 30.707 - 11.821 21.227 35.322 - 14.095 F o n t e . Direction of t r a d e IMF.

esistente; rete di amicizie, utili soprat-tutto per ricevere informazioni sui con-tratti; un nuovo modo di fare affari con l'allestimento di servizi comuni, quali trasporti di prodotti omogenei, marchi di garanzia controllata contro le impre-se pirata; entrare direttamente nella ge-stione dei lavori; snellire le procedure burocratiche. Gli svantaggi: le necessa-rie informazioni tutti gli operatori vor-rebbero riceverle direttamente, mentre L ' I C E è considerato inutile e la S O P R O -MER è vista con perplessità per non aver compiuto alcun coordinamento; ca-renza di appoggio politico da parte del-le autorità governative; attività frustran-te delle missioni misfrustran-te formafrustran-te da buro-crati, a detta degli operatori, interessati soltanto a viaggiare; assenza di consu-lenti italiani nei grandi organismi eco-nomici internazionali, soprattutto nella banca mondiale; carenze e ritardi nelle strutture universitarie inadatte a forma-re i quadri sia per le lingue stranieforma-re sia per la professionalità richiesta: crescen-te carenza di operai specializzati; trat-tative troppo lunghe, acquisti frammen-tari, intermediazioni sfavorevoli alle pic-cole imprese, legislazioni difficoltose, più alto coefficiente di rischio con le impre-se italiane. « Il fatto più rilevante emer-so dall'inchiesta — dice il prof. Gian-paolo Casadio dell'Università di Bolo-gna — è che l'Italia in questi tre anni ha acquisito una posizione di rilievo co-me esportatrice di tecnologie interco-medie. Ma la posizione di rilievo acquisita non è assolutamente sicura per l'instabilità

T a b e l l a 3. D i s t r i b u z i o n e p e r c e n t u a l e p e r c i a s c u n Paese s u l t o t a l e d e l l e i m p o r t a z i o n i e e s p o r t a z i o n i d e i 6 m a g g i o r i Paesi i n d u s t r i a l i z z a t i c o n i Paesi A r a b i Esportazioni Importazioni 1972 1976 1972 1976 Italia 14,55 11,85 19,27 13,38 Francia 24,78 17,06 23,30 17,26 Inghilterra 15,25 11,74 16,44 8,99 Sub-Totale 54,58 40,65 59,01 39,64 G e r m a n i a 14,33 18,49 17,27 11,98 Sub-Totale Paesi e u r o p e i 68,91 59,14 76,28 51,62 Stati Uniti 18,43 22,76 5,84 22,98 G i a p p o n e 12,63 18,06 17,85 25,38 Sub-Totale 31,06 40,82 23,69 48,36 Totale 100,00 100,00 100,00 100,00

Fonte. Direction of t r a d e IMF.

dei mercati medio-orientali e la concor-renza, per cui è ormai necessario coor-dinare le risorse esistenti per un nuovo modo di operare ».

L'Italia si offre anche per la preparazio-ne dei quadri in loco. Paolo Emilio Bas-si del Servizio cooperazione tecnica ha delineato il piano di intervento su tre direzioni fra loro complementari. L'U-niversità per la quale occorrerebbe indi-viduare un modello strutturale rapporta-to alla specifica situazione del Paese che sia capace di riscattarne la qualità

cul-turale e civile. La creazione di aree per la ricerca e di centri per i servizi tecno-logici collegando entrambi con il mondo della produzione. Bassi ha portato l'e-sempio della facoltà di urbanistica all'U-niversità del Cairo, diretta per ora da docenti italiani, coadiuvati da neolaurea-ti egiziani e finalizzata all'organizzazio-ne e pianificazioall'organizzazio-ne del territorio. Le proposte per aiutare gli operatori ed allargare il campo di influenza italiano non mancano. A Rimini il prof. An-dreatta ha proposto la creazione di una

Tabella 4. D i s t r i b u z i o n e p e r c e n t u a l e p e r c i a s c u n Paese s u l t o t a l e d e l l e i m p o r t a z i o n i e

e s p o r t a z i o n i della CEE c o n i Paesi A r a b i Tabella 5. I m p e g n i f i n a n z i a r i i t a l i a n i v e r s o I Paesi A r a b i m e d i t e r r a n e i al 30 g i u g n o 1977

Esportazioni Importazioni Impegni finanziari (miliardi di lire) Paesi 1972. (%) 1975 ( % ) 1976 ( % ) 1972 ( % ) 1975 ( % ) 1976 ( % ) Paesi arabi A s s u n t i In e s s e r e di garanzia P r o m e s s e Italia Francia Germania Inghilterra Altri paesi 18,56 31,63 18,29 19,46 12,06 18,90 28,97 24,35 16,83 10,95 17.53 25,23 27,34 17,36 12.54 19,94 24,11 17,87 17,01 21,07 23,52 25,81 18,52 15,85 16,30 21,34 27,53 19,10 14,34 17,69 M a r o c c o Algeria Tunisia Libia RAE Siria Libano 145 1.180 186 362 224 64 4,3 133 1.056 108 200 83 22 0,8 616 192 25 CEE 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 M a r o c c o Algeria Tunisia Libia RAE Siria Libano 145 1.180 186 362 224 64 4,3 133 1.056 108 200 83 22 0,8 616 192 25

Banca d'Oltremare che finanzi le inizia-tive. Il prof. Grassani del Centro Studi doganali a Genova avanza altri suggeri-menti. Tra questi, la creazione di con-sorzi regionali all'esportazione sostenuti dall'ente Regione; la creazione di socie-tà miste (italo-arabe, italo-tunisine, ita-io-marocchine, ecc.) per iniziative comu-ni prefissate nel tempo, nei mezzi teccomu-ni- tecni-ci e finanziari. Si potrebbe in tal modo andare oltre la semplice offerta di merci e tecnologia separate, ma proporre strut-ture operative concrete. Non sarebbero società multinazionali perché si dovreb-bero sciogliere al momento della con-clusione del contratto e, precedentemen-te, condividerebbero le responsabilità ed i rischi con il paese ospitante nel senso che questo dovrebbe partecipare ed ave-re un ruolo attivo nella società.

L'ultima proposta del docente riguarda la apertura di una università tecnologica euro-araba.

Tra le esigenze maggiori espresse dagli operatori anche quella di riformare il sistema burocratico che regola il com-mercio estero. C'è chi penserebbe di uni-ficare i diversi uffici che dipendono da altrettanti differenti ministeri per poi de-centrarli regionalmente. Ma queste rifor-me richiedono tempo e difficilrifor-mente sarà possibile intervenire con celerità per snellire la pesante e disorganizzata strut-tura burocratica.

I rapporti fra Italia e Paesi arabi sono tornati alla ribalta il 15 ottobre in un seminario di studi, a Bologna, organiz-zato in occasione del Salone dell'edili-zia. Qui, il dott. Corno, della direzione del Banco di Roma ha annunciato la creazione di una banca internazionale mista che comprende oltre al Banco di Roma, la C O M I T , LIMI, l'Agenzia Mo-netaria Saudita SAMA e che opererà in campo finanziario. Un centinaio di im-prenditori, non soltanto del settore edi-le, hanno seguito i lavori e nei loro terventi hanno fatto capire di essere in-teressati a concretizzare incontri con operatori o rappresentanti di governo arabi. Sollecitano per i prossimi saloni la realizzazione di tali propositi. A conclusione del dibattito è stata an-nunciata la creazione di un comitato scientifico Italo-euro-afro-arabo, che fa capo al Centro di studi Pio Manzu, a cui

hanno già aderito Abdulla Saudi, presi-dente della Lybian Arab Foreign Bank, il ministro Ossola, il premio Nobel per l'Economia Tinbergen ed il preside del-la Facoltà di economia a Beirut prof. Makdisi.

Il comitato sarà appoggiato da una com-missione di studio che seguirà la con-giuntura in Medio Oriente ed una com-missione di imprenditori appartenenti a diversi settori. Le commissioni costitui-ranno un gruppo di pressione verso i centri decisionali italo-arabi.

TRASPORTI:

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1977 (pagine 59-65)