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LE VARIABILI DELLA PRODUZIONE INTENSIVA

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1977 (pagine 31-34)

PER UNA PIÙ' REDDITIZIA CONIGLICOLTURA

LE VARIABILI DELLA PRODUZIONE INTENSIVA

Come in ogni altra attività zootecnica, anche nell'allevamento del coniglio il ri-sultato globale della produzione scatu-risce dalla combinazione di singoli grup-pi di fattori, che molto sinteticamente possiamo raggruppare in: animali, ciclo di produzione, habitat.

Animali. A fronte delle

numerosissi-me razze attualnumerosissi-mente allevate in tutto il mondo, solamente due hanno consenti-to di introdurre una vera e propria rivo-luzione nell'allevamento di questo ani-male: la Bianca di Nuova Zelanda (fo-to 1) e la California (fo(fo-to 2); completa-mente albina la prima, bianca con estre-mità nere la seconda. Messe a punto ne-gli Stati Uniti in tempi relativamente recenti, queste razze — dotate di rusti-cità e di eccellente conformazione da carne, grazie ad un migliorato rapporto fra l'anteriore ed il posteriore — rapi-damente si diffusero nell'Europa medi-terranea e promossero il decollo dell'al-levamento da artigianale ad industriale,

con conseguente impiego di ingenti capi-tali e di personale qualificato.

Man mano che le tecniche dell'alleva-mento intensivo progredirono, per meri-to soprattutmeri-to di studiosi ed operameri-tori europei, sopraggiunsero nuovi atouts nelle mani degli allevatori: si tratta di riproduttori ibridi- la loro creazione è stata un vero e proprio capolavoro di pazienza da parte dei genetisti. Negli ibridi femminili, o parents femmine, sono state condensate ed armonizzate quelle possibilità di enorme riproducibi-lità della specie che, la storia insegna, hanno ripetutamente terrorizzato gli agricoltori di certe grandi isole, le quali sono divenute d'un tratto il paradiso dei conigli servatici. Per avere un'idea più precisa in merito alle possibilità di que-sto animale converrà richiamare breve-mente l'attenzione sugli aspetti della pre-cocità sessuale, della rapidità del ciclo riproduttivo e della fertilità.

La coniglia, ingravidata a 120 giorni di età, partorisce dopo 31 giorni. Successi-vamente, essa appare fisiologicamente pronta ad iniziare una nuova gestazione già fin dalle prime ore dopo il parto e, al limite, può fornire una nidiata di 8-10 coniglietti ogni 32 giorni; è superata solo dalla lepre, che può contenere due tipi di feti: quelli quasi maturi e quelli concepiti a seguito di un nuovo

accop-piamento all'antivigilia del parto (super-fetazione). Tutto ciò va ricondotto a quel fenomeno biologico definito « ovu-lazione indotta »: la coniglia presenta dei cicli più o meno frequenti di accetta-zione del maschio, non assimilabili però ai periodi estrali delle altre specie per-ché lo scoppio del follicolo avviene solo a seguito dello stimolo dell'accoppia-mento. Di qui si comprende come la fertilità sia elevata in questa specie: me-die superiori al 7 5 % sono abbastanza comuni. Il tasso di accettazione del ma-schio è prerogativa individuale e d / o etni-ca; esso diminuisce comunque in estate, in concomitanza con l'inizio della muta e con l'abbreviarsi del periodo di illumi-nazione diurna: tant'è che allungando, con illuminazione artificiale, detto perio-do, risulta agevole limitarne l'incidenza sul parametro in parola. Parimenti effi-cace risulta ogni mezzo atto ad abbassa-re la temperatura ambientale in questo periodo.

Ciclo di produzione. Nell'ambito di un

allevamento si susseguono, con cadenza settimanale, i cicli dei riproduttori nel reparto maternità ed i cicli dei coni-glietti (svezzati attorno al mese di età) nel reparto ingrasso.

Gli eventi che coinvolgono i riproduttori possono schematicamente rappresentarsi

come nella figura sotto pubblicata, quan-do si precisi che la diagnosi di gravidan-za è effettuata per palpazione dell'addo-me a 10-14 giorni dall'accoppiadell'addo-mento, l'allattamento dura 4 settimane, il riac-coppiamento in ritmo semi-intensivo si compie a l O giorni dal parto ed in ritmo intensivo dal secondo giorno con riguar-do però al numero dei piccoli a balia. Un maschio è sufficiente a servire 8-10 fem-mine. Il risultato produttivo del reparto maternità è determinato sostanzialmente dalle performances delle singole ripro-duttrici (produttività numerica '), non-ché dalla quota di rimonta delle mede-sime2. Per semplicità, converrà riferire la produzione in coniglietti svezzati al numero di gabbie-fattrici disponibili nel-l'allevamento. Nella tabella I riportiamo alcuni valori dei parametri numerici e ponderali rilevati presso un moderno allevamento di ibridi.

Il ciclo d'ingrasso inizia con lo svezza-mento, quando i coniglietti pesano 550-650 grammi ciascuno, e termina quando hanno raggiunto la maturità commercia-le, cioè 2200-2400 grammi per capo, a seconda dei mercati: la sua durata me-dia si dimostra variabile nel corso del-l'anno. Da novembre a maggio gli accre-scimenti sono elevati e possono supe-rare i 40 grammi al giorno: pertanto la vendita potrà compiersi a 70 giorni di età; nei mesi più caldi la maturità com-merciale slitta di almeno 7-10 giorni, a seconda dei sistemi adottati per il con-dizionamento passivo od attivo dell'am-biente di allevamento. Va notato comun-que che un coniglietto su cincomun-que si ac-cresce, per cause puramente naturali, meno rapidamente (con una settimana di ritardo o più) rispetto alla media di ceppo.

La mortalità in ingrasso cresce con la durata del ciclo medesimo: mediamen-te, fino a 77 giorni di età, è inferiore al 5 % .

Quale durata va attribuita al ciclo di produzione di un intero stock di ripro-duttori? Vi sono allevamenti che perdu-rano diversi anni senza mai avere effet-tuato un vuoto sanitario; assai più nu-merosi sono, però, quegli allevamenti nei quali, a distanza di 2-3 anni dall'im-pianto, si assiste ad un progressivo ed a volte repentino peggioramento dello

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to di salute dei riproduttori e dei coni-glietti. Un fattore fondamentale è costi-tuito dal tipo di riproduttori che si im-piegano: con le razze pure il ciclo tende a protrarsi; con i riproduttori ibridi, in-vece, rischia di affievolirsi secondo la curva di esaurimento dei riproduttori. In ogni modo, anche con ibridi, la du-rata del ciclo produttivo può essere pro-lungata oltre la vita media economica degli stessi riproduttori (acquistati e sfruttati intensivamente): infatti, un si-stema di auto-rinnovamento, per una ge-nerazione aggiuntiva, può essere attuato a partire dai cosiddetti « maschi d'atti-tudine materna », capaci cioè di fornire

S o p r a :

Quasi liberi.

In b a s s o :

Ingabbiati in un allevamento intensivo.

femmine con qualità genetiche ancora omogenee ed elevate.

Habitat. Uno dei cardini

dell'allevamen-to intensivo è precisamente quello di concentrare un gran numero di fattrici in un solo locale: ognuna deve posse-dere un suo proprio territorio da segna-re e difendesegna-re, cioè una gabbia-madsegna-re, possibilmente asportabile, con una zona-alimentazione ed una zona-nido, per una superficie totale di 0,35-0,40 m2. La scelta delle dimensioni delle sale par-to o maternità è subordinata alle possi-bilità di sfruttamento di locali preesi-stenti oppure, ove ciò sia impossibile o antieconomico, alla dimensione totale dell'allevamento. Dovendo impiantare ex novo l'allevamento converrà tendere senz'altro verso un tipo modulare com-prendente sale parto di 200-250 madri ed ingrassi corrispondenti, separati o di-sposti in testata: ciò consente di razio-nalizzare il lavoro a livello di unità so-pra il migliaio di fattrici e di economiz-zare sulle spese d'impianto.

Per ogni coniglia si deve poter disporre di altrettanta superficie — annessa o in altro locale — ove effettuare l'ingrasso della nidiata; quest'ultima superficie sarà maggiore se si prevedono celle singole.

Occorre tener presente che una fem-mina e relativi coniglietti all'ingrasso emettono (nel corso di 24 ore) 0,4 kg di feci e 0,8 litri d'urina. Vi sono sistemi che prevedono l'evacuazione continua di feci ed urine: i migliori sono quelli che impiegano un tapis roulant a larga ban-da, senza scivoli né piani inclinati, e consentono di recuperare le feci cosid-dette dure già parzialmente essiccate. Al-tri sistemi impiegano raschiatori che scorrono entro apposite fosse con fondo perfettamente livellato; ma i risultati so-vente non sono cosi buoni, come par-rebbe a prima vista: in confronto, è me-glio la lettiera permanente che consente financo un recupero di calore all'am-biente tramite le fermentazioni ed an-nulla il rischio dei raffreddamenti ven-trali indotti sull'animale indifeso da una continua evaporazione sulla superficie liscia e bagnata delle predette fosse di raccolta.

I materiali oggi prevalentemente

impie-gati nella costruzione delle gabbie sono quelli metallici: lamiere e reti di ferro zincato. Particolare attenzione va posta nelle dimensioni della rete di appoggio: il diametro dei fili non dovrebbe scen-dere sotto i 2 mm; cosi pure, la maglia rettangolare di 13 X 75 mm consente una certa souplesse all'appoggio. Taluni allevatori preferiscono ancora i listelli di materia plastica, nell'intento soprattutto di evitare la formazione di piaghe agli arti nei riproduttori: è questo, infatti, un vecchio problema che si risolve in parte con il miglioramento delle tecniche di alimentazione e precipuamente con l'adozione di riproduttori geneticamente resistenti.

La zona di optimum termico si colloca attorno ai 15-18°C. È pertanto evidente la necessità di condizionare l'ambiente, impiegando materiali fortemente coi-benti che servano soprattutto ad isolare l'interno, specie dagli effetti dell'irrag-giamento solare, e ricorrendo a semplici ma efficaci accorgimenti tecnici, quali la giusta esposizione e la creazione di zo-ne d'ombra. In inverno, il riscaldamento dell'ambiente va visto in funzione della necessità di garantire i 28°C con almeno l'80% di igrometria a livello dei coni-glietti nei primissimi giorni di vita. Un punto basilare per la buona riuscita dell'allevamento è la ventilazione: biso-gna evitare assolutamente che gli animali possano venire investiti da correnti di aria. Diversi sistemi, basati su principi statici e dinamici, sono stati proposti e diffusi. La ventilazione statica si rivela critica quando il capannone supera i 7 metri di larghezza. La ventilazione in de-pressione è efficace per fornire i tre ri-cambi orari prescritti, ma deve essere ben registrata nella fase di ricambio del-l'aria: dall'alto oppure dai lati, attraver-so bocchette regolabili, per fuoriuscire sempre dal basso. Ma u n vero e proprio trattamento dell'aria è consentito solo con il sistema di ventilazione in surpres-sione, mediante il quale l'immissione del-l'aria si compie dall'alto e l'estrusione di quella viziata avviene passivamente attraverso fori grigliati applicati ai lati del capannone, oppure attivamente at-traverso un collettore di aspirazione: in ogni caso il sistema d'immissione non de-ve imprimere all'aria, che inde-veste le

gab-bie, una velocità superiore a 20 c m / s in inverno e a 50 c m / s in estate, pena ral-lentamenti nell'accrescimento e compar-sa di sindromi respiratorie a carico degli animali ricoverati.

L'isolamento fisico dell'allevamento dalle fonti di rumore è un fattore altret-tanto importante: animale timido per natura, il coniglio deve poter compiere nella massima tranquillità tutte le sue funzioni fisiologiche ed in particolare l'auto-coprofagia, pratica che consiste nell'immediata reingestione — prevalen-temente nelle ore matutine — di un par-ticolare tipo di feci molli, di provenien-za cecale, ricche di aminoacidi essen-ziali.

L'illuminazione gioca un ruolo impor-tante sulla riproduzione dei conigli: si è provato che un'illuminazione di 16 ore per giorno consente di ottenere u n mas-simo di produzione dalle femmine, re-golare lungo tutto l'anno; i maschi sem-bra gradiscano un po' meno l'illumina-zione, ma il loro ardore sessuale e la loro fertilità non paiono diminuire se sottoposti allo stesso ritmo luminoso del-le femmine. La regolazione dell'illumi-nazione è un mezzo di fondamentale ef-ficacia per fare procedere a pieno ritmo l'allevamento proprio quando, sul finire dell'autunno, i prezzi tendono a salire, a motivo della caduta di offerta della produzione tradizionale e per la difficol-tà di trasporto dei conigli vivi d'impor-tazione.

Due questioni di habitat sono dibattute per quanto riguarda i locali d'ingras-so: le dimensioni delle gabbie e l'il-luminazione. In Italia, salvo qualche eccezione, si tende a collocare i conigli in gabbie di dimensioni ridotte, capaci al massimo di contenere una coppia, quando la maturità commerciale è vi-cina. In Francia, invece, l'ingrasso avvie-ne per lotti di 8-10 conigli, secondo il peso, avendosi logicamente un maggiore numero di animali per unità di superfi-cie. La scelta di molti allevatori italiani — che si sono fabbricati le gabbie in proprio — è stata orientata verso il si-stema di ingrasso in colonie; ma non è infrequente la contemporanea adozione dei due tipi di gabbie — per eseguire un « finissaggio » — laddove il mercato richiede conigli pesanti più di 2,4 kg.

Mattatoio specializzato:

particolare della catena di macellazione.

Si può verificare che il sistema d'ingras-so in colonie abbia un altro pregio: quello di consentire una intercambiabi-lità fra i reparti, per cui il numero di fattrici può essere aumentato in qualche misura quando se ne presenti l'oppor-tunità; inoltre, questo sistema può con-tribuire da un lato a diminuire la mor-talità e dall'altro a limitare i consumi (autorazionamento) migliorando, nel complesso, l'indice di consumo. Certa-mente, però, la vendita va effettuata senza indugiare troppo al di là dell'80° giorno di vita.

Per l'illuminazione pare ormai accertato che una semi-oscurità permanente, al-l'infuori dei tempi delle normali opera-zioni, favorisca il comportamento ali-mentare, la tranquillità e l'accrescimen-to dei giovani all'ingrasso.

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1977 (pagine 31-34)