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Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1977

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(1)

9-IOCROflflCHE

rEConomiCHE

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI TORINO - Spedizione in aob. postale (IV gr.)/70 - 2° semestre

: -i ., , ; ì . « fi-is.

a SULL'ISTITUZIONE DI UNA CITTADINANZA EUROPEA • ANALISI E IDEE PER SISTEMARE UN'AREA DI TORINO A

(2)

Sognando

California...

Li chiamano i 'nuovi pionieri".

Loro'.'Gli imprenditori'.' Gente che va nella direzione

che si è scelta.

Noi. "La Cassa di Risparmio di Torino". Gente che

crede in chi va e fornisce i mezzi.

• APERTURA DI CREDITO / C MUTUI CHIROGRAFARI E • FIN D ATA - SOCI ETÀ DI SERVIZI PRESTITI CHIROGRAFARIE FONDIARI (SETTORE IMMOBILIARE/ CAMBIARI/CASTELLETTO CLEASING MOBILIARE E INFORMATICA/LEASING) • FINANZIAMENTI A MEDIO IMMOBILIARE ^SERVIZIO REUTER (PER LA

TERMINE (MEDIO CREDITO • FACTORING CONOSCENZA ISTANTANEA PIEMONTESE) ^SERVIZIO ESTERO DELLE QUOTAZIONI DEI CAMBI • FINANZIAMENTI AGEVOLATI • SERVIZIO BORSA NEL MONDO)

PER L'ARTIGIANATO E L'AGRICOLTURA

Gente che insieme crea, conquista, espande,

migliora la qualità della vita.

CASSA DI RISPARMIO

DI TORINO

200Sportelli in Piemonte e Valle d'Aosta.

(3)

Sul problema energia

si deve far luce subito.

- T,

Pernon fare

salti nel buio dopo.

La civiltà attuale,

a Ovest come

a Est, ha dimostrato

di scegliere un certo modello di sviluppo:

potenziamento dell'industrializzazione per migliorare

le condizioni di vita, per mantenere i livelli di

occupazione. Più semplicemente: per avere un futuro.

Questo programma richiede sempre più energia.

Ma quale energia? Oggi, le analisi più approfondite

rivalutano tutte le forme possibili, confermando che

non esiste una soluzione unica al problema posto

dalla "crisi del petrolio". All'aumento della richiesta

energetica, si dovrà dunque far fronte con un

sistema articolato di proposte alternative al petrolio:

oltre alla combustione di carbone e gas,

all'impiego di combustibile nucleare, all'utilizzazione

delle fonti geotermica e idroelettrica, occorrerà

puntare alla realizzazione di programmi di

"risparmio energetico" e ricorrere al contributo

delle altre fonti

rinnovabili (energia

solare, eolica, ecc.).

E' l'atteggiamento più realistico di fronte alla nuova

realtà. La Fiat ha sempre dedicato un'attenzione seria

e concreta al problema energia e - impegnando

al massimo le proprie sinergie-è in grado di

sviluppare Sistemi per la produzione e l'utilizzazione

più razionale dell'energia. In tali campi opera, sia

con le aziende del Settore Energia (Fiat

Termomeccanica-nucleare e Turbogas, Fiat Aviazione

e società collegate), sia con quelle di altri Settori:

Ingegneria Civile e Territorio (Impresit, Fiat

Engineering), Componenti (SEPA, Gilardini),

Siderurgia-Teksid, e con la costante attività del Centro

Ricerche Fiat. E' una struttura che permette

di affrontare le esigenze attuali e future di sviluppo

energetico del nostro Paese e di aprire nuove

possibilità all'esportazione.

(4)

CENTRO REGIONALE PER IL COMMERCIO ESTERO

DEL PIEMONTE

Costituito dalle Camere di Commercio del Piemonte in collaborazione con le associazioni

degli imprenditori piemontesi

IL CENTRO REGIONALE

PER IL C O M M E R C I O

ESTERO

è stato costituito per aiutare gli operatori a risolvere TUTTI i problemi connessi all'esportazione: commerciali, doganali, valutari, assicurativi, giuridici, finanziari, ecc.

L'assistenza è fornita sia con iniziative generali di INFORMAZIONE E FORMAZIONE, sia con iniziative specifiche di CONSULENZA e PROMOTION.

A) I n f o r m a z i o n e

Il Centro intende sopperire alla sempre maggiore necessità di informazioni da parte delle aziende su normativa italiana, normativa estera, notizie commerciali tramite:

• Pubblicazioni periodiche.

• Comunicazioni scritte agli utenti secondo necessità ed esigenze espresse e registrate in apposito schedario.

• Riunioni su temi generali o specifici (incontri su normativa italiana,

giornate di incontri con esperti di Paesi esteri, presentazione di studi di mercato, ecc.).

B) F o r m a z i o n e

Per consentire il costante aggiornamento professionale dei funzionari, il Centro organizza: • Corsi di prima formazione per un approccio

ai problemi dell'esportazione.

• Corsi di formazione per funzionari di azienda addetti all'export.

• Giornate di studio su temi specifici (finanziamento ed assicurazione del credito all'esportazione, disposizioni valutarie, sistemi di distribuzione diretta o tramite agenti e concessionari, ecc.).

C) C o n s u l e n z a

Per risolvere i problemi specifici delle aziende nel corso delle singole operazioni con l'estero, il Centro offre:

• Consulenza Marketing

(ricerche di nominativi, studi di mercato, dati economici e statistici, norme valutarie, problemi finanziari ed assicurativi).

• Consulenza doganale

(legislazione doganale, regime delle importazioni ed esportazioni, procedure semplificate,

documenti amministrativi, normativa CEE ecc.). • Consulenza contrattuale e giuridica

(contratti con agenti e concessionari stranieri, licenze di brevetto e know-how, arbitrato internazionale, modelli di contratti in più lingue).

D) P r o m o t i o n

Per fornire una valida guida per la penetrazione nel mercato estero ritenuto più conveniente per un dato prodotto, il Centro mette a disposizione la sua organizzazione per: • Missioni di operatori italiani all'estero. • Visite di operatori esteri in Italia.

• Partecipazioni a mostre e fiere specializzate. • Attività di pubblicità all'estero sui vari canali di informazione, anche tramite inviti in Italia a giornalisti stranieri.

C E N T R O R E G I O N A L E

(5)

9 ' I O C R O n n C H E

" E c o n o m i C H E

RIVISTA DELLA C A M E R A DI C O M M E R C I O INDUSTRIA A R T I G I A N A T O E A G R I C O L T U R A DI T O R I N O S O M M A R I O 3 R i s a n a m e n t o u r b a n i s t i c o nella T o r i n o d e l ' 7 0 0 C o s t a n z a R o g g e r o B a r d e l l i 1 7 S u l l ' i s t i t u z i o n e di u n a c i t t a d i n a n z a e u r o p e a G i o r g i o C a n s a c c h i 2 5 C o n t r i b u t o per u n a p i ù r e d d i t i z i a c o n i g l i c o l t u r a M a r c e l l o B i a n c h i - G i o r g i o M a s o e r o 3 1 G l i o r a f i t o r i n e s i nel t e m p o P i e r a C o n d u l m e r 3 9 A n a l i s i e i d e e per s i s t e m a r e u n ' a r e a d i T o r i n o a v e r d e p u b b l i c o C a r l o B u f f a d i P e r r e r o - M a r i s a M a f f i o l i 5 5 N o i e i p a e s i arabi I r e n e C a b i a t i 6 1 T r a s p o r t i : f o r t e la c o n c o r r e n z a d e i paesi d e l l ' e s t C o s t a n z a C o s t a n t i n o 6 9 A p r o p o s i t o delle a n t e n n e t e l e v i s i v e p r i v a t e C l a u d i o A . M o s s e t t i 7 3 Il P i e m o n t e nelle f o t o g r a f i e d i c e n t ' a n n i fa G i o r g i o E. C o l o m b o 8 1 La p r i m a f e r r o v i a n e g l i stati s a r d i G i o v a n n i B r o g i a t o 9 3 Il latte a l i m e n t o s o v r a n o E m a n u e l e B a t t i s t e l l i 9 7 Idee per v i v e r e all'aria a p e r t a A l b e r t o V i g n a 1 0 0 Tra i l i b r i

1 0 7 D a l l e r i v i s t e

In c o p e r t i n a :

Bernardo Bellotto,

Veduta di Torino dal iato del bastion verde, del giardino reale e del tipico garrittone, 1745. (Galleria Sabauda).

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono.

Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: E n r i c o Salza

Giunta: Domenico Appendino, Mario Catella, Giuseppe Cinotto, Renzo Gandini, Franco

Gheddo, Enrico Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Zattoni.

Direttore responsabile: G i a n c a r l o Biraghi Vice direttore: F r a n c o A l u n n o

Redattore capo: B r u n o C e r r a t o Impaginazione: S t u d i o S o g n o

(6)

C a m e r a d i C o m m e r c i o I n d u s t r i a A r t i g i a n a t o e A g r i c o l t u r a e U f f i c i o P r o v i n c i a l e I n d u s t r i a C o m m e r c i o e A r t i g i a n a t o

Sede: Palazzo degli Affari

Via S. Francesco da Paola, 24

Corrispondenza : 10123 Torino

Via S. Francesco da Paola, 24 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi : Camcomm Torino. Telefoni: 57161 (10 linee). Telex: 23247 CCIAA Torino. C/c postale: 2/26170. Servizio Cassa:

Cassa di Risparmio di Torino. Sede Centrale - C/c 53.

B o r s a V a l o r i 10123 Torino

Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi : Borsa. Telefoni: Uffici 54.77.04 Comitato Borsa 54.77.43 Ispettorato Tesoro 54.77.03. B o r s a M e r c i 10123 Torino Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi : Borsa Mercf

Via Andrea Doria, 15.

Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

G a b i n e t t o C h i m i c o M e r c e o l o g i c o

(presso la Borsa Merci) 10123 Torino

(7)

RISANAMENTO URBANISTICO

NELLA TORINO DEL'700

Costanza Roggero Bordelli

La settecentesca ristrutturazione della Contrada di porta Palazzo, l'attuale via Milano, è intervento significativo a scala urbana ed a scala edilizia. Viene per lo più letto dalla critica come una delle tante grandi riplasmazioni allora effettuate entro la città vecchia '. Ma se rappresenta unitamente ai processi di modifica relativi alle attuali via Corte d'Appello, via Garibaldi e via e piazza Palazzo di Città2 un chiaro esempio di

questo tipo di operazione, destinato a mutare la fisionomia di quello che già allora era il nucleo centrale di Torino, esso deve essere visto ancor più come conclusione del processo di formazione della città durante il Sei-Settecento: ele-mento caratterizzante di una fase sto-rica di transizione, di consolidamento istituzionale del regno sabaudo. Il taglio della contrada non è, come quello della via Nuova o come la via di Po, un epi-sodio innovativo atto a celebrare, oltre che ad esprimere, le nuove fortune del-lo Stato: fu intervento operato su « edi-lizia preesistente », in corrispondenza di un'arteria che già aveva una configura-zione precisa in proprie funzioni urbane. Leggere contemporaneamente questi tre aspetti, senza privilegiarne alcuno, co-me troppo spesso si è fatto, è modo per cogliere come si sia consolidato, attra-verso un processo di trasformazione e non di evoluzione, uno degli assi fon-damentali della città, elemento impor-tante a sua volta nella definizione urba-na e sociale del « centro storico » di To-rino.

Lungo la via di porta Palazzo risulta-vano costruite, all'inizio del Settecento, la chiesa di San Domenico e la chiesa di San Paolo, più comunemente chia-mata di Santa Croce 3, due fulcri

urba-ni, su un tronco stradale relativamente corto, conchiuso da un lato dal Palaz-zo e dalla torre Comunale e dall'altro dalla porta e dalla contigua chiesetta di San Michele 4: quest'ultima fu

abbat-tuta, mentre le precedenti chiese diven-nero forti elementi condizionatori del progetto juvarriano. Complessivamente si affacciavano sulla strada sei isolati, compresi quelli includenti i citati mo-numenti, all'interno dei quali avevano trovato sede attività prevalentemente mercantili.

Il motivo specifico per cui si decise di intervenire su questo settore urbano, vincolato com'era dalla rigidità dei mo-numenti, dalla tortuosità del tracciato stradale e dallo stesso impianto medie-vale degli edifici, consisteva nel fatto che tra i due « poli » costituiti dalla tor-re del Comune e dalla porta Vittoria, assunta a fulcro di traffico già all'inizio del secolo 5, quest'arteria rappresentava

l'asse di sviluppo urbano nella direzio-ne nord della città e del suo sistema viario.

L'organizzazione urbana medievale ave-va privilegiato l'unione tra strada ed at-tività, senza preoccupazioni per le gran-di strutture gran-di un traffico che non si era ancora affermato come elemento pre-ponderante, mentre l'eccezionalità dei monumenti disposti nel tessuto in con-formità con l'andamento irregolare del-la via, avevano indotto un disegno di prospettive brevi anche nella fase ma-nierista e barocca.

All'epoca dell'intervento di Filippo Ju-varra6 la Contrada di porta Palazzo

co-stituiva tradizionalmente una via com-merciale di traffico sia urbano sia extra-urbano. La città infatti, aveva consoli-dato il proprio luogo di scambi in pros-simità della porta Vittoria e della piaz-za delle Erbe davanti al Palazzo Comu-nale, luoghi ove si svolgeva il mercato ortofrutticolo. Del resto la stessa topo-nomastica antica indicava in questo sen-so la caratterizzazione dei quartieri adiacenti, segnalandone la funzione sta-bile e tradizionale di luogo di scambio. Al di là della porta, a ventaglio verso la campagna, si diramavano i collega-menti viari con settori produttivi speci-fici, quali la zona dei Molassi, il Borgo Dora con le filande e la fabbrica delle polveri da sparo e le zone agricole ca-ratterizzate a loro volta da colture for-temente concentrate, quali gli orti del Fiandra. Tale percorso presentava an-che funzioni militari in quanto le zone del Vercellese e dell'entroterra padano costituivano tradizionalmente il territo-rio agricolo cispadano da proteggere. L'intervento di Vittorio Amedeo II, le-gato anche alle conseguenze della pace di Utrecht (1713), e nell'ottica tradizio-nale della politica urbana perseguita dai Savoia, era volto a concludere il

di-segno di una città che per successive integrazioni attraverso ampliamenti so-stenuti da assi fondamentali7 era stata

prefigurata come tipica città « a man-dorla », incernierata sulla Cittadella. Per esigenze essenzialmente militari Vit-torio Amedeo II, agli inizi del regno, aveva potenziato le strutture difensive ordinando la costruzione di un nuovo tratto di fortificazioni a ponente, verso la porta Susina. La nuova cerchia di fortificazioni, progettata da Michelange-lo Garove nei primi anni del Settecen-to 8, aveva disegnato in maniera

conclu-siva il perimetro della città ed ingloba-to entro le mura una zona libera suffi-cientemente vasta da permettervi un'ul-teriore espansione edilizia.

Dopo le vittorie militari e dopo Utrecht, tuttavia, la città fortezza « doveva » an-che essere trasformata per assumere una diversa fisionomia urbana come riflesso della trasformazione delle funzioni ur-bane che in essa avevano luogo. Il che doveva avvenire, non solo attraverso episodi architettonici isolati, ma secon-do un disegno che legasse anche le zone di recente acquisizione, in un'unica vi-sione centripeta focalizzata sulla zona di comando: la piazza del Castello, luo-go della centralità politica, e la piazza delle Erbe, luogo della centralità ammi-nistrativa, polarizzavano le principali arterie di comunicazione che insisteva-no sulle porte.

La città fu ampliata adottando come fondamentale il criterio dell'annessione e della integrazione al nucleo antico preesistente e non quello di un sempli-ce ampliamento verso l'esterno: il che ci induce a definire quella trama viaria come un sistema interno di « assi urba-ni » e non di « direttrici » d'espansione. Rimaneva — centrale — da risolvere il problema relativo alla destinazione dei terreni compresi tra la porta Susina e le antiche mura medievali, terreni'che erano stati utilizzati durante l'assedio come piazza d'Armi e per i quali l'ar-chitetto regio Garove, già nel 1712, ave-va progettato un piano di ampliamento indicante oltre la rete viaria, un linea-m e l o di lottizzazione9.

(8)

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.!,-Torino alla fine del Settecento: .!,-Torino in pianta Dimostrativa / con numeri quadro complessivo dell'assetto edilizio. indicanti tutti i proprietari delle case / della distribuzione della proprietà Distinzione delle Chiese con lettere e dell'organizzazione morfologica alfabetiche / e descrizione delle « per assi » focalizzata sui luoghi di contrade piazze e Luoghi / principali /

(9)

rono con la ripresa delle attività edili-zie ed urbanistiche interrotte, l'anno precedente, anche a seguito della pre-matura scomparsa dell'architetto Garo-ve, che l'aveva preceduto nella carica. Juvarra prosegui lo studio del piano: il terzo organico ampliamento di Tori-no fu decretato nel 1715 e si iniziò con la costruzione dei Quartieri Militari, dallo stesso Juvarra progettati all'im-bocco della via del Carmine. La strada allora detta « di porta Susina» e la piaz-za Susina, quali asse e nodo focale del nuovo ingrandimento, costituivano un insieme urbano di peso scenografico, emblematico per chi entrava in città dalla grande strada di Francia attraver-so la porta Susina 10.

Alla connotazione monumentale del nuovo quartiere e dell'asse urbano con-tribuì lo stesso Juvarra localizzandovi la chiesa del Carmine, il palazzo Mar-tini di Cigala, il progetto per la Curia Massima. Per un migliore collegamento con il nucleo centrale della città si pre-vide il prolungamento dell'asse di pe-netrazione di via del Carmine con un decreto (1729) di « drizzamento » della Contrada di porta Susina 11.

Al contempo si completò il disegno glo-bale della zona riorganizzando l'ultimo settore, quello verso nord, della città. L'antico asse di via Porta Palatina, che faceva capo alla porta omonima, ri-sultava troppo eccentrico rispetto alla nuova situazione urbana: occorreva un altro « asse » a saldare, quasi in analo-gia al nuovo ampliamento, il settore an-tico della città al centro polian-tico-ammi- politico-ammi-nistrativo. Anche questo incarico venne affidato allo Juvarra il quale elaborò un piano che, tenendo conto delle preesi-stenze già accennate, prevedeva un pro-cesso di razionalizzazione e di integra-zione degli interventi nell'intero settore. Ma a questo progetto di programma-zione dello sviluppo urbano si venne sovrapponendo una complessa operazio-ne di carattere edilizio che si inoperazio-nestava su di un riassetto di tipo patrimoniale conseguente agli scompensi economici di un secolo di guerre sul territorio. Questo complesso fenomeno di muta-zione della tipologia edilizia nella città avvenne cronologicamente secondo fasi successive. L'esame della normativa

Filippo Juvarra, P e n s i e r o per i Quartieri Militari di Torino, (Torino, Museo Civico). Soluzione per un problema edilizio ed urbano, il complesso dei Quartieri Militari

supera // significato derivante dalla destinazione degli edifici per assumere quello di « luogo di accesso » alla città.

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Filippo Juvarra, Progetto per i Quartieri Militari (Archivio Storico della Città di Torino). Costante assunzione dei portico

come elemento tipologico degli ingressi alla città.

adottata e la lettura critica dei singoli progetti di ristrutturazione degli edifici, come quello esaminato dalla casa Bar-beris nell'Isola S. Gabriele, permette di verificare come il previsto interven-to sia stainterven-to realizzainterven-to in due precisi mo-menti, secondo differenziate modalità d'attuazione. Esse infatti, da un lato, ri-flettevano senz'ombra di dubbio una di-versa politica, o modo di gestire la cit-tà da parte del potere assoluto, dall'al-tro si ricollegavano ad un discorso di ri-qualificazione della rendita.

Nel Regio Biglietto del 29 aprile 1729, inviato dalla Venaria al Conte Ceveris di Burolo, Vicario della Città, Vittorio Amedeo II espressamente chiariva quali

Inizialmente prevista solo a decoro delia piazzetta, la teoria di portici è stata realizzata anche sul fronte dell'attuale via dei Carmine.

erano le « ... presenti intenzioni in ordi-ne alla compra delle Case ordi-necessarie all'ampliazione della Contrada qual ten-de da Porta Palazzo alla nuova Chiesa Magistrale dei SS.ti Maurizio e Lazzaro, e successivamente quanto debba prati-carsi nel caso di riparazioni o riedifica-zioni delle case, che sono da detta Chie-sa sin'alla Torre, il simile per quelle della Contrada che tende da Porta Su-sina e viene ad incontrarsi nella sudetta da Porta Palazzo alla Torre... » n.

(10)

W k

Filippo Juvarra, Pensiero per ia piazza Vittoria, ora delia Repubblica, di Torino (Torino, Museo Civico).

il progetto dell'architetto Juvarra, in un primo tempo limitatamente agli edifici laterali alla Basilica Magistrale dell'Or-dine dei S.S. Maurizio e Lazzaro, riser-vandosi in seguito di far concorrere nel la spesa le Regie Finanze. Provvedeva inoltre a che, in caso di riparazioni o riedificazioni delle case lungo tutta la via, si osservasse la « linearità » pre-scritta da detto disegno (e ciò valeva an-che per la via di porta Susina), ordinan-do nei suddetti casi: « ... di pagare ai proprietari delle Medesime li siti che si dismetteranno per il pubblico servizio a prezzo di perizia... » 13.

A distanza di pochi giorni, tali norme vennero puntualmente codificate nel « Manifesto » del Vicario di Torino, Marc'Antonio Ceveris, in cui erano in-dicate le finalità complessive dell'ope-razione: « Essendo mente precisa di S.S.R.M., che venghi formata una

Piaz-za d'Armi avanti la Porta Palazzo di questa Città, ed ampliata per maggior commodo del traffico giornaliero, la con-trada, che da detta porta tende alla nuova Chiesa Magistrale... ».

In termini estremamente dettagliati no-tificava inoltre a « ... tutti li proprietari e possessori presenti ed in avvenire...» i vincoli cui avrebbero dovuto attener-si, in quanto « ... si dovrà oltre la Linea-rità suddetta per anco osservare nelle Ricostruzioni, o Riparazioni delle Case di detta Contrada una stessa Elevazio-ne, e Continuazione di CornisoElevazio-ne, o Gussazza, ... lasciando però in libertà li Proprietarj circa le Facciate di farle fare, o ricostruer con quella Struttura, e Modello di Finestre, e altro, che me-glio li parerà, purché sieno tutte regola-te ad una medesima Elevazione... » 14.

È stato notato 15 come non emergessero

in forma perentoria e diretta i tempi di esecuzione dei lavori, a differenza di quanto era esplicitato nei decreti secen-teschi che avevano regolamentato il ta-glio della via Nuova e la costruzione della via di Po.

Se è pur vero che ciò valeva per quelle che avrebbero dovuto essere le iniziati-ve dei privati, non era in realtà appli-cabile a quell'operazione di « sventra-mento » e di riorganizzazione degli spa-zi destinati a formare la nuova piazza d'Armi. Dalla serie di « Instruzioni » depositate negli archiviI 6, sappiamo

che, negli anni immediatamente succes-sivi, si lavorava alacremente alla edifi-cazione sia delle due ali porticate sim-metriche che definivano il disegno del-la piazza di porta Padel-lazzo, sia a queldel-la degli edifici coerenti la Basilica Magi-strale nel tratto finale della via, rispet-tivamente di proprietà della Città di Torino nell'Isola S. Ignazio e dell'Or-dine della Sacra Religione dei S.S. Mau-rizio e Lazzaro nell'Isola di Santa Cro-ce. Questi edifici infatti si potevano dire realizzati nel 1732, come attesta un do-cumento relativo alla vendita della Casa Canibus, di proprietà del R. Ospedale di Carità alla Città di Torino 17, in cui

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so-Filippo Juvarra. P e n s i e r o per ia facciata della Piazza di Porta Vittoria

(Torino, Museo Civico).

spensione dei lavori, una pausa della durata di venticinque anni; le motiva-zioni di tale sospensione sono comune-mente attribuite dalla critica storica al-la scarsa iniziativa dei privati, in quanto nessuno si decideva ad intervenire sulla sua proprietà.

Intercorse un lungo arco di tempo tra la generale pianificazione juvarriana e l'organica realizzazione edilizia. Se il completo rettilineamento della Contrada di porta Palazzo non fu realizzato in tempi brevi, mi pare che si possa legit-timamente avanzare l'ipotesi per cui obiettivo primario di Vittorio Ame-deo II era essenzialmente la riorganiz-zazione del tratto terminale della via e la formazione di una piazza d'ingresso alla città con funzione di rappresen-tanza. Del resto ciò era congruente ad una lettura aulica dell'assolutismo, tipi-ca ancora del primo ventennio del Set-tecento, che tentava di trasmettere,

at-traverso le stesse tipologie urbane, con-tenuti funzionali alla ideologia.

Primo atto indicativo della volontà di modificare questo settore di città era stato l'inaugurazione della nuova porta Vittoria nel 1701 18, in relazione

all'am-pliamento occidentale, sulla cerniera di saldatura dell'anello fortificatorio: non « monumentale » come quella del Gua-rini, essa avvalorava ulteriormente il si-gnificato simbolico che dai tempi più remoti le Porte, come luogo d'accesso alla città, ricoprivano.

In questo senso il progetto juvarriano proponeva una soluzione urbanistica tale da rispondere alla duplice esigenza di connotazione monumentale ed insie-me preinsie-messa per una successiva rior-ganizzazione fondiaria: il tratto termi-nale, ormai ristrutturato, della vecchia via e le due nuove ali aperte fronteg-gianti la nuova piazza d'Armi, « ricrea-rono » un nuovo asse urbano in colle-gamento con la porta. Questa architet-tura monumentale divenne chiara rap-presentazione di valori ideali ed asso-luti; ma non innescò ancora un processo di riqualificazione globale della zona in quanto costituiva una soluzione proget-tuale che, intenzionalmente, non veniva a confronto con la struttura produttiva di quel settore di città.

Furono invece i provvedimenti emanati negli anni successivi a riproporre la questione, e la riproposero in termini conflittuali con quelle che storicamente erano venute definendosi come la desti-nazione e il valore d'uso della zona. La normativa favori infatti i grossi ope-ratori economici (tra cui la stessa Città di Torino, l'Ordine di S. Domenico e quello della Sacra Religione dei S. S. Maurizio e Lazzaro oltreché i privati), i quali individuarono nell'edilizia nuove forme di investimento di capitali. Tale processo caratterizzante anche la secon-da fase d'attuazione dell'intervento, ope-rò un radicale mutamento del regime di proprietà. Questo appare tuttavia non fenomeno di margine, limitato al settore urbano considerato, ma un fe-nomeno che interessò globalmente tutta la città, riscontrabile in corrispondenza delle ristrutturazioni settecentesche. Nel caso specifico l'estensione alla Contrada di porta Palazzo della normativa

riguar-dante il rettilineamento di via di Dora Grossa spezzò definitivamente quel rap-porto di antica origine medievale che legava il proprietario alla casa e alla bot-tega, e produsse come effetto ulteriore la graduale scomparsa della piccola pro-prietà a vantaggio degli operatori eco-nomici più rilevanti.

Le Lettere Patenti, emanate da Carlo Emanuele III in data 8 ottobre 1755 accordavano a quanti erano intenzionati a « . . . fabbricare, secondo i detti dise-gni, case nelle sovranominate due con-trade (di porta Palazzo e porta Susina), gli stessi privilegi, esenzioni e preroga-tive... » che con l'Editto del 27 giugno

1736 20 erano stati ratificati per gli

in-terventi relativi alla via Dora Grossa, in quanto, sottolineava il testo della leg-ge, avevano « ... le dette provvidenze già in gran parte prodotto l'effetto da noi desiderato... ».

È sufficiente richiamare alcuni articoli dell'Editto del 1736 per coglierne le caratteristiche: « Quelli che hanno del-le case nella suddetta contrada, se non eleggeranno di fabricare, avranno l'ob-bligazione di venderle a chi vorrà fab-bricare... » [art. 3] ; « Ed ove siano più li concorrenti per la medesima fabrica fra li proprietarj stessi delle case, o fra altri, saranno preferiti quelli, li quali si esibiranno di fabbricare in maggiore estensione... » [art. 6 ] . E al fine di dare a chiunque aspirasse a fabbricare « ... una giusta facilità e quiete... » si dichiaravano « ...le case... vendute per l'accennato fine... libere da ogni vinco-lo... di fideicommisso o di primogeni-tura, di censo o d'ipoteca generale o speziale, qualunque ella sia ed essere possa... » [art. 8].

Se quest'ultima norma era importante in quanto eliminava d'autorità i vincoli giuridici che potevano costituire una remora od un impedimento alla vendita dei lotti, gli articoli 3 e 6 precedente-mente citati, indicavano la volontà im-plicita alla legge di avviare un processo di ristrutturazione edilizia legata a ren-dite di posizione.

(12)

ricer-La « pianificazione » di Filippo Juvarra. Progetto del rettilineamento della Contrada di Porta Palazzo. 1729 (Archivio Storico della Città di Torino).

Filippo Juvarra, Progetto del rettilineamento della Contrada di Porta Palazzo.

Stralcio. Il progetto juvarriano e l'impatto con e dall'Ordine H tessuto preesistente.

La realizzazione edilizia fu attuata dalla Città di della Sacra Religione dei S.S. Maurizio Torino nel settore a ponente (isola S. Ignazio) e Lazzaro nei settore a levante

(13)

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Nuova rettificazione, approvata dal

Congresso degli Edili in data 8 maggio 1778,

dell'attuale via Corte d'Appello. Il disegno è copia del « Piano per la

nuova livellazione della Contrada »,

firmato da P. F. Rocca il 28I4[1778 (Arch. priv.).

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t e n d e n t e da P o r t a Pallazzo al P a l l a z z o di Città, T o r i n o li 1 7 m a g g i o 1 7 8 5

(Archivio privato).

Il disegno è copia dell'originale progetto di ristrutturazione della facciata

dell'intero lato a levante dell'isolato; fu presentato al Congresso degli Edili per l'approvazione di modifiche ai poggioli.

care forme di investimento alternative ai proventi fissi della terra.

L'edilizia divenne una delle forme pri-vilegiate di impiego dei capitali: l'im-possibilità di reperire in città nuove zo-ne di espansiozo-ne all'interno della cinta fortificata era una garanzia per il man-tenimento del valore del suolo, soprat-tutto in un periodo di costante e pro-gressivo aumento della popolazione ur-bana. Da analizzare, ancora, in questa direzione è la variazione della compo-sizione sociale della domanda di abita-zioni.

D'altra parte la zona da noi considera-ta, proprio per la sua connotazione an-cora legata a strutture di origine medie-vale, si prestava ad operazioni di sfrut-tamento intensivo degli spazi e di in-cremento della densità abitativa. Ma non erano i bottegai o i piccoli proprietari in grado di affrontare il costo economi-co di una simile operazione, destinata invece ad incentivare l'iniziativa di

quanti erano dotati di capitali reperiti al di fuori del processo produttivo edi-le: non solo la nuova nobiltà cui si è accennato, ma pure le istituzioni reli-giose ed i ricchi borghesi, che erano particolarmente interessati, in quegli an-ni di costante incremento demografico e di crisi di alloggi, agli investimenti in case di affìtto tali da offrire sicuro red-dito 22.

Attraverso la documentazione iconogra-fica ed archivistica è possibile, pur ri-conoscendo dei margini di approssima-zione, la verifica di quanto si è detto. Verso la fine del secolo XVIII, quando ormai la rettificazione della via di porta Palazzo poteva dirsi conclusa23, il

(14)

del-l'Ordine dei P.P. di S. Domenico quel-lo dell'Isola S. Domenico2 4.

A livello di indicazioni generali, pur riconoscendo i limiti di una radicaliz-zazione che risulta riduttiva rispetto alla varietà e complessità del fenomeno, si può sostenere che, se in via Dora Gros-sa la struttura mercantile aveva assunto forme dirette in quanto i commercianti che svolgevano la loro attività al piano terreno possedevano i propri magazzini e la propria abitazione al piano supe-riore, lungo la Contrada di porta Palaz-zo tutte le attività commerciali rimaste erano inserite in un rapporto di dipen-denza da una proprietà immobiliare che veniva generando nuovi rapporti nella gestione d'uso dei fabbricati.

D'altra parte ciò veniva chiarito anche dalle norme che regolavano l'attuazione del progetto. Infatti, al di là del pro-blema relativo alla rettifica ed all'allar-gamento della sezione stradale, la nor-mativa prevedeva essenzialmente la ri-costruzione delle facciate degli edifici, senza che ad essa dovessero necessaria-mente corrispondere più organiche ri-strutturazioni di ordine tipologico e di-stributivo nelle maniche di fabbrica pro-spettanti le strade.

Ma proprio questa possibilità di inter-vento, su di un tessuto preesistente e consolidato, se pur sostanzialmente diso-mogeneo, significò per gli operatori, ti-tolari di grosse proprietà, l'occasione per una ulteriore fase speculativa. L'opera di riplasmazione, come si legge anche nei documenti iconografici proposti a lato di queste note, fu realizzata non solo in termini di « quinta » scenografi-ca, ma soprattutto di estrema razionaliz-zazione e di utilizzo intensivo del ter-reno lungo tutta la fascia coerente il fronte su via degli isolati.

In tal senso, integrativa alla tradizio-nale lettura della fenomenologia urbana ed edilizia « per isolato », si viene pro-ponendo, quale problema aperto, un nuovo modo di interpretare tali struttu-re attraverso l'individuazione di quella che si può definire una « tipologia di bordo », tesa ad evidenziare il grado della dinamica conflittuale ai vari livelli e relativa ai grandi processi di ristrut-turazione urbana nella Torino della se-conda metà del Settecento.

F a c c i a t a della C a s a Barberis v e r s o Piazza d ' E r b e , C a n t o n e S.t Gabriele, T o r i n o li 7 luglio 1 7 8 5

(Archivio privato). Copia del disegno originale dell'arch. L. Bo (1778). con progetto di modifica de! torrione. 'orine te y. /u^ù / / t f .

(15)

A lato:

D i s e g n o d e l l e C a s e v e c c h i e p a r t e riffatte e p a r t e d a riffarsi d e ' S.r C.te D'Agliè, G a y e B a r b e r i s i n t e r n e e d e s t e r n e

(Archivio privato).

La ristrutturazione edilizia intensiva dei tardo Settecento, sulla attuale via Milano, a confronto con la tipologia preesistente. Si noti la pianta di Casa Barberis prima della ristrutturazione.

In b a s s o a sinistra:

Il disegno è « Copia 11 dell'originale progetto di ristrutturazione della Casa Barberis firmato ii 25 agosto 1778 dall'arch. L. Bo

(Archivio privato).

Al nuovo dimensionamento dell'edificio sui due fronti di via Milano e via Corte d'Appello, corrisponde un notevole incremento della densità edilizia nelle maniche

di fabbrica prospettanti le strade.

S o p r a :

Casa Barberis: Cabreo del progetto di ristrutturazione dell'edificio.

(16)

N O T E

1 Per i riferimenti bibliografici ed archivistici

utili alla comprensione del fenomeno delle retti-ficazioni settecentesche nella « città quadrata » rimando alle note successive relative al testo. Risultano in ogni modo tuttora essenziali le indicazioni specifiche che, oltreché nel corpus delle « Guide » e delle « Descrizioni » di Tori-no, si ritrovano negli studi che affrontano il più ampio discorso dello sviluppo urbanistico del-la città. Ricordiamo in particodel-lare: CAMILLO BOGGIO, LO sviluppo edilizio di Torino

dall'asse-dio del 7706 alla Rivoluzione francese, in « Atti

della Società degli Ingegneri e degli Architetti

i n T o r i n o » , T o r i n o , 1 9 0 8 , a . X L I 1 , n . 3; MARIO

PASSANTI, Lo sviluppo urbanistico di Torino dalla

fondazione all'Unità d'Italia, Venezia, 1NU, 1966.

Fondamentale, anche per la ricchezza della docu-mentazione, è la organica ricerca sul tessuto ba-rocco della città, condotta sotto la direzione di Augusto Cavallari Murat, dall'IsTiTUTo DI

AR-CHITETTURA TECNICA DEL POLITECNICO DI TORINO,

Forma Urbana ed Architettura nella Torino Ba-rocca (dalle premesse classiche alle conclusioni neoclassiche), Torino, U T E T , 1968, due volumi

in tre tomi; per l'argomento da noi considerato

c f r . : PAOLO SCARZELLA, Le grandi riplasmazioni

settecentesche entro la Città Vecchia: via di Por-ta Palazzo (via Milano), via del Senato (via Cor-te di Appello), via Dora Grossa (via Garibaldi) e piazza delle Erbe (piazza Palazzo di Città),

v o l u m e I , t o m o 2 , p p . 1 2 7 6 - 1 3 1 0 .

2 La denominazione settecentesca dei luoghi

dif-feriva dalla toponomastica attuale: via Garibaldi si chiamava allora « Contrada di Dora Grossa »; piazza Palazzo di Città « piazza delle Erbe »; piazza Savoia «piazza S u s i n a » ; via Corte d'Ap-pello « via delle Paté » (solo in epoca ottocen-tesca modificato in « via del Senato »): va nota-to che l'intero « asse » costituinota-to da detta via e dalla via del Carmine veniva sovente definito « Contrada di Porta Susina ». Per via Milano la critica storica riporta una duplice denominazio-ne: « Contrada d'Italia » e « Contrada di Porta Palazzo ». Tenderei a preferire questa seconda denominazione, più rispondente alla perifrasi: « Contrada qual tende da Porta Palazzo alla Torre della città », con cui la via è indicata nei documenti dell'epoca: la prima mi pare infatti la traduzione, estesa cronologicamente, di quello che in realtà era l'appellativo « rue d'Italie » da-to in periodo francese e napoleonico.

3 Chiesa parrocchiale fin dai primi anni del

se-colo XIII e priorato dipendente dalla badia di San Solutore, San Paolo era stata concessa, già nel 1572, alla antica confraternita di Santa Cro-ce, la quale aveva atteso a continue opere di restauro ed alla stessa ricostruzione della chiesa su disegno di Antonio Bettino nel 1679 (cfr.:

LUCIANO T A M B U R I N I , Le Chiese di Torino, T o r i -n o , L e B o u q u i -n i s t e , 1 9 6 8 ) . M a il 2 8 S e t t e m b r e

1728 la confraternita dovette abbandonare la chiesa, che fu dichiarata Basilica Magistrale del-l'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro. In merito a quest'ultima vicenda, in cui si esplica con chiarezza l'uso del potere assoluto, è significa-tivo leggere quanto scrive il Cibrario: « (...) Quando Emmanuele Filiberto restaurò l'ordine di San Maurizio nobilitato ed arricchito coll'unione di quello di San Lazzaro, ebbe in animo di co-struire la chiesa d'esso ordine nel castello di Torino. Ma non diè esecuzione a quel disegno... Nel 1728 Vittorio Amedeo II si risolvette di dar finalmente a quell'illustre milizia una chiesa che le appartenesse, e fosse capo d'ordine; e rivolse il pensiero alla chiesa di San Paolo, chiamata più comunemente di Santa Croce, sia perché attigua allo spedale Mauriziano, sia perché

ri-Casa Barberis: pianta del primo piano di cantine (Infernotti).

Casa Barberis: pianta del piano delle Botteghe.

Casa Barberis: pianta degli ammezzati (Mezzane/li).

(17)

Casa Barberis: pianta dei Terzo piano. Casa Barberis: pianta del Quarto piano.

A d e s t r a :

Casa Barberis: pianta delle soffitte (Soffiette e Solari morti).

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S o p r a :

Il sistema delle « Ritane » sostituito dal criterio del muro in comunione.

P i a n t a r e g o l a r e delle R i t a n e c o m m u n i tra gli III.mi Sig.ri C o n t e d'Agliè, C o n t e G a y , e Sig.r Barberis, T o r i n o li 1 7 8 b r e 1 7 7 2 ,

firmata dall'arch. Paolo Francesco Rocca (Archivio privato).

ii " * 1

(18)

-fatta di nuovo con molta eleganza. M a invece di trattarne l'acquisto colla confraternita che la possedeva d a oltre un secolo e mezzo, che l'avea costrutta, conservata ed ornata, u s a n d o q u e ' ter-mini assoluti che gli erano cosi connaturali, e quel rigor di legge fiscale per cui erasi segnalato otto anni p r i m a , sostenne che la cessione fatta dall'abate di San Solutore senza consenso del sovrano era nulla; e obbligò la confraternita a dismetter la chiesa, p r o m e t t e n d o solo benigni

ri-g u a r d i p e ' m i ri-g l i o r a m e n t i . » (LUIGI CIBRARIO,

Sto-ria di Torino, voi. II, Torino, Alessandro

Fon-tana, 1846; edizione anastatica, Torino, Bottega d'Erasmo, 1963, p p . 337-338).

4 Fonti bibliografiche descrivono la chiesa di

San Michele come una delle più antiche del quartiere. Era u n priorato, con annesso conven-to, dipendente dalla badia di San Michele delle Chiuse. Essa dava il n o m e alla postierla, o por-ta di San Michele, chiamapor-ta in seguito porpor-ta Palazzo n u o v a ed infine porta Vittoria, in omag-gio a Vittorio A m e d e o I (1630-1637). Cfr.: CE-SARE BIANCHI, Porta Palazzo e il Baldn, Torino, Editrice Piemonte in bancarella, 1975, p p . 93-95.

5 Per cogliere come si venne progressivamente

affermando la priorità di questa arteria rispetto all'antico « c a r d o » che insisteva, a nord, sulla

P o r t a P a l a t i n a , c f r . : GOFFREDO BENDINELLI, La

Porta Palatina - monumento capitale di romanità in Piemonte, in « Torino », Torino, 1935, a. XV,

n. 1, pp. 7-24. La ricostruzione del Palazzo di Città ad opera del L a n f r a n c h i (1659) e l'inau-gurazione della nuova porta Vittoria il 4 No-vembre 1701, definirono ulteriormente questo asse u r b a n o . Nel senso di sintesi e conclusione delle m u t a t e esigenze della viabilità va pure letta la cessione formale alla Città di T o r i n o della porta Palazzo vecchia da parte di Vittorio Amedeo II (20 maggio 1724).

6 Si veda il progetto autografo dell'architetto

Fi-lippo Juvarra per il rettilineamento della contrada di porta Palazzo, che riporta, in basso a sinistra la seguente leggenda: il presente disegno

continen-te la Piazza d'Armi alla Porta Palazzo all'allar-gam.to / della Contrada, che da d.a. Porta Pa-lazzo va à terminare alla Torre con la Lineaz.ne/ d'essa Contrada fa à retta linea sovra la pianta di tutte la case che devono demolirsi / in parte per lasciar sito alla d.a. Contrada, e di quelle, che devono avanzarsi per la / formazione di d.a. linea colorita di negro, è stato formato d'ordine di S.M., e dalla / medema approvato e per la identità del medemo disegno, oltre la seguente / soscriz.ne da Noi fatta per ordine della M. S. si siamo parim.te soscritti in ognuno / delli nove fogli che lo compongono. Torino li 3 Maggio 1729 (Archivio Storico della Città di Torino,

Carte Sciolte, 1550).

Come risulta da un attento esame del disegno, ancor più evidente nel particolare relativo al trat-to finale della via, quello di Filippo Juvarra non f u solo un progetto di ristrutturazione m a u n a vera e propria ipotesi urbanistica. Alla struttura preesistente egli guardò per giungere ad u n a n u o v a e diversa definizione degli spazi u r b a n i , che razionalizzò in un r a p p o r t o rigidamente geo-metrico nel complesso f o r m a t o dalla piazza, dalla piazzetta e dall'intermedio tronco di via. Il suo intervento prevedeva la demolizione di nume-rosi edifici, compresa la chiesa ottagonale di San Michele, m a assumeva, nel c o n t e m p o , come modulo di progetto, il f r o n t e obliquo della chie-sa di Santa Croce.

Per la lettura dei nuovi rapporti spaziali, cfr.:

MARIO PASSANTI, op. cit., p . 3 2 . A l fine d i

leg-gere il disegno juvarriano n o n solo in un'ottica progettuale m a nel q u a d r o complessivo della

pro-b l e m a t i c a s t o r i c a , c f r . : ANDREINA GRISERI, Le

metamorfosi del Barocco, Torino, Einaudi, 1967

in particolare il capitolo XII e le relative indi-cazioni bibliografiche, nonché gli « Atti del Con-vegno Internazionale promosso dall'Accademia delle Scienze di T o r i n o », Guarino Guarini e

l'in-ternazionalità del Barocco, 2 voli., T o r i n o 1970.

In sede bibliografica inoltre si veda, quale re-gesto di base c o m m e n t a t o del corpus dei disegni

j u v a r r i a n i : L . ROVERE, V . VIALE, A . E .

BRINCK-MANN, Filippo Juvarra, a cura della Città di To-rino, Milano, O . Z u c c h i , 1937.

Per i contributi recenti cfr. o r a l'opera di SAL-VATORE BOSCARINO, Juvarra architetto, R o m a , Of-ficina, 1973.

7 I tre ampliamenti di Torino, decretati nel 1620,

1673 e 1715, sebbene attuati in epoche succes-sive, sono da leggersi come fasi intermedie di u n

u n i c o p r o g e t t o . C f r . : VERA COMOLI MANDRACCI,

Note sulla urbanistica barocca di Torino, in «

Stu-di Piemontesi », Torino, 1974, voi. I l i , fase. 2.

8 La data della costruzione del n u o v o tratto delle

fortificazioni viene indicata da FRANCESCO

LUDO-VICO SOLERI, Diario manoscritto dal 1682 al 1721,

manoscritto alla Biblioteca Reale di Torino, il quale precisa che: « (...) le muraglie del n u o v o in-grandimento sono state principiate nell'anno 1702 ».

Per un'attenta e d o c u m e n t a t a lettura dei citati progetti di Michelangelo Garove, alla luce del dibattito critico in corso sul loro significato e

s u i t e m p i d i a t t u a z i o n e , c f r . : GIOVANNI FANTINO,

La strada reale di Rivoli nell'ampliamento occi-dentale di Torino, in « Cronache Economiche »,

1976, n. 9-10, pp. 3-14.

9 C f r . , a l r i g u a r d o : GIOVANNI FANTINO, op. cit.,

p p . 10 e sgg. il quale attribuisce il disegno del nuovo ampliamento al Garove, n o t a n d o come il p i a n o fosse stato concepito prima dell'arrivo a Torino dello Juvarra. Ciò va posto in relazione

c o n l ' i p o t e s i a v a n z a t a d a SALVATORE BOSCARINO,

op. cit., p. 266, di u n a partecipazione al progetto

di « architetti militari », in considerazione del-l'importanza difensiva della zona.

10 Cfr.: L'ampliamento occidentale prossimo alla

Porta Susina, i n : ISTITUTO DI ARCHITETTURA

TEC-NICA DEL POLITECNICO DI TORINO, Forma Urbana

e Architettura nella Torino Barocca, cit., voi. I,

t o m o 2, pp. 1240-1263.

11 In assenza di a p p r o f o n d i m e n t i specifici

sul-l'argomento, si p r o p o n g o n o alcune note, aperte alla possibilità di successive indagini, per stori-cizzare la complessa fase attuativa della rettifi-cazione della Contrada di Porta Susina. Sull'ap-plicazione del Decreto relativo al « drizzamen-to » della Contrada (R. Biglietdrizzamen-to del 29 aprile 1729), il dibattito era ancora aperto alla fine del Settecento. Di fatto, la ristrutturazione di via Do-ra Grossa (Editto del 27 giugno 1736) e l'impor-tanza assunta ai vari livelli da tale operazione, avevano in certo m o d o risposto alla iniziale ne-cessità di saldare, a livello u r b a n o , il n u o v o am-pliamento al nucleo centrale.

La questione venne ripresa in concomitanza con quella che si vedrà essere la fase esecutiva della rettificazione della via di Porta Palazzo. Infatti il proprietario della casa situata nell'Isola San Gabriele, alla confluenza delle due vie, n o n po-tendo esimersi dal realizzare le previste opere di ricostruzione su e n t r a m b i i fronti, presentò un ricorso in cui sosteneva che l'arretramento su d u e f r o n t i avrebbe costituito u n a eccessiva ri-duzione delle sue proprietà. Il Congresso degli Edili stabili', con Verbale del 22 m a r z o 1778, di « (...) diminuire di once 4r la larghezza di detta Contrada..., e ridurla a soli trab. 3, da vivo a vivo di muraglia, avuto altresì riguardo all'al-tezza delle Fabbriche che resta fissata dall'alall'al-tezza già prescritta dall'allineamento di P. Palazzo (...) ». Cfr.: Registro dei Verbali del Congresso

degli Edili, Archivio Storico della Città di

Tori-no, Collezione X, voi. 1.

S o p r a :

ir Dimostrazione delle canne de'

fornelli nella muraglia divisoria »: prospetto e sezione (Archivio privato).

Nella pagina a destra, al centro:

« Dimostrazione delle canne de' fornelli nella muraglia divisoria col Sig. Conte d'Agliè »: H disegno indica con diverso colore « ... li fornelli ed indinaz.ne canne de' medesmi con li sfondati da lasciarsi per H lavelli ... a norma della distribuzione fatta dal Sig.r Gaietti Arch.to nella pianta di cadun piano » (Archivio privato).

Nella pagina a destra, in alto:

Profilo dell'Isola S. Gabriele alla metà dell'Ottocento: non è ancora realizzato il completo allineamento del fronte su via Corte d'Appello.

Figura regolare della Casa propria del M. III.e Sig. Carlo Barberis situata nella Sezione della Dora Isola N. 18

(19)

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Venne pertanto approvato, in data 8 maggio '778, un « Piano per la nuova livellazione della i contrada », firmato dall'architetto P. F. Rocca: a

detto Piano si riferisce il disegno allegato, in cui è indicata: la situazione di fatto antecedente | la ristrutturazione; con linea più scura

contras-segnata dalle lettere A, B, C, D il n u o v o limite d'allineamento stabilito nel 1778; con tratto più chiaro, quello previsto dalle R. Patenti del 1755. Secondo q u a n t o già era stato ratificato dal Con-ì gresso degli Edili, in data 11 luglio 1774, il

provvedimento veniva esteso alle quattro Isole di S. Massimo, S. Eufrasia, S. Obertino e S. Ga-briele, « (...) f e r m o restando l'antico allineamen-to dell'Isola S. Francesco Zaverio e quello di

S. Genoveffa di trab. 3,3.6 sino alla piazza Su-sina già principiato (...) », (si allude con ciò al lungo iter della ricostruzione dell'attuale Palazzo di Corte d'Appello cui contribuirono F. Juvarra (1719), B. Alfieri (1748), il Michela, che si con-cluse solo nel 1838).

L'importanza attribuita alla esecuzione dell'alli-n e a m e dell'alli-n t o dell'alli-nel primo tratto della via di porta Su-sina, e precisamente al f r o n t e sud dell'Isola S. Gabriele, va letta anche alla luce del dibat-tito allora in corso relativo alla ricostruzione di una n u o v a torre della Città sull'angolo delle at-tuali Piazza Palazzo di Città e via Corte d'Ap-pello, realizzata solo nella fabbrica del « mas-siccio », approvata il 4 maggio 1788.

L'allineamento completo della contrada non ven-ne c o m u n q u e attuato: ancora alla metà dell'Ot-tocento non era stato modificato il fronte su via del palazzo Falletti di Barolo.

12 Archivio Storico della Città di Torino, Carte

Sciolte, 1549.

13 Archivio Storico della Città di Torino,

Vica-riato, voi. 752, p. 15. Per ogni riferimento alla legislazione ed alla normativa considerata, cfr.:

ONORATO DUBOIN, Raccolta per ordine di materie

delle Leggi, Editti, Patenti..., Torino, 1818-1869.

14 Manifesto dell'Officio del Vicariato di Torino,

con cui prescrive le norme da osservarsi dalli Proprietari delle case della contrada, che da Por-ta Palazzo tende all'antica Torre, nella circo-stanza della ristaurazione delle loro case, per il rettilineo, ed ampliazione di d.a. contrada secon-do il piano approvato da S.M., firmato da M. A.

Ceveris Burolo, « i n Torino il 4 maggio 1729 » (Archivio Storico della Città di Torino, Carte Sciolte, 1551).

Il criterio del « decoro » edilizio ed u r b a n o era forse la sola motivazione che emergeva, in un provvedimento cosi articolato e complesso, per motivare l'iniziativa. Ogni intervento di ripristi-no degli edifici era infatti subordinato alla rico-struzione delle facciate: specificava infatti l'ar-ticolo 2 di detto Manifesto che nessun proprie-tario poteva « (...) in occasione di costruzioni di nuove fabbriche, o ricostruzioni, farle stabilire,

né permetter che venghino stabilite, ed imbian-chite interiormente, che p r i m a non sieno fatte stabilire ed imbianchire esteriormente, parimente sotto la pena suddetta estensiva anche in odio de' mastri, che presteranno la loro opera (...) ».

1 5 C f r . PAOLO SCARZELLA, Le grandi

riplasmazio-ni settecentesche..., cit., p. 1279.

16 Archivio Storico della Città di Torino,

Scrit-ture Private, a n n o 1731-1732, voi. 8; in partico-lare si veda la Instruzione a capii che si deve

oservare per la nova fabricha della Piazza di Porta Palazzo in quest'anno: 1731, pp. 34-35,

firmata dallo Juvarra e controfirmata da Carlo Francesco Polaro e Carlo Francesco Bettino in data 6 maggio 1731. Va evidenziata, a garanzia di fedeltà nell'esecuzione dell'opera, la presenza dei d u e capimastri che compaiono in successive relazioni ed estimi. Cfr.: Lista dei lavori

ese-guiti, e fatti eseguire dalli Capi Mastri Polaro e Bettino, attorno alla fabbrica della Città sita a Porta Palazzo, quali lavori non doveano com-prendersi con quelli fatti a misura (Archivio

Sto-rico della Città di Torino, Carte Sciolte, 4263. Fascicolo manoscritto in data 6-25 giugno 1735). L'interesse per la lettura di queste « Instruzioni » deriva non solo dal loro valore documentario, in q u a n t o sono minuziose e dettagliate descrizioni di particolari tecnici e costruttivi, ma anche dal-la loro matrice illuministica, evidente nell'atteg-giamento didattico dell'architetto allorché comu-nica le proprie idee per l'esecuzione.

17 Archivio Storico della Città di Torino, Carte

Sciolte, 4260. Si tratta di un estratto relativo alla vendita fatta dal R. Ospedale della Carità alla Città di Torino della casa Canibus, sita alla con-fluenza delle attuali via Milano e via S. Chiara-Che i lavori nelle due Isole S. Ignazio e "Santa Croce procedessero in parallelo, dimostra la re-ciproca estensibilità delle norme d'attuazione. Data comunque al 1733 la Conlaudazione della

fabbrica fatta erigere dalla Sacra Religione dei S.S. Maurizio e Lazzaro presso la porta Vittoria

(Archivio dell'Ordine Mauriziano, Torino, sez. Case in Torino, mazzo V, 128).

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porticate previste dal progetto juvarriano furono allora realizzate.

18 Notizia della inaugurazione della porta è fiata

da F. L. SOLERI, op. cit., il quale scrive « il 4 9mbre 1701. Si è chiusa la Porta Vecchia detta di Porta Palazzo di muraglia, et si è aperta l'altra fatta di nuovo detta anche porta Palazzo 0 sia Vittoria ». Una ipotesi di ricostruzione è

a v a n z a t a d a C E S A R E B I A N C H I , op. cit., p p . 2 4 - 2 5 ,

sulla base di inediti disegni dell'architetto Pie-tro Battaglia relativi al raddoppio della porta, eseguito nel 1788. Alla sua eventuale connotazio-ne monumentale si legava il « Pensiero » juvar-riano per la Porta Vittoria con arco trionfale.

19 Archivio Storico della Città di Torino,

Vica-riato, voi. 752, p. 48.

2 0 C f r . ONORATO DUBOIN, op. cit., t o m o 13, v o l u

-me VII, p. 959.

21 Creata di fatto d'autorità da Vittorio

Ame-deo II, la classe dei « n u o v i nobili», differen-ziata dall'aristocrazia, era sostanzialmente una nobiltà di censo, composta da quanti borghesi, avvocati, medici o mercanti avevano tratto van-taggio dall'Editto sulla avocazione dei feudi, promulgato il 7 gennaio 1720, il quale, avocati al demanio i feudi non avvalorati da acquisto legittimo, li aveva posti in vendita legati a titolo nobiliare.

2 2 C f r . PAOLO SCARZELLA, Le grandi

riplasmazio-ni settecentesche..., cit., p. 1286.

23 Se, come si è cercato di documentare, i tempi

di attuazione del progetto juvarriano furono bre-vi per quanto riguardava l'Isola S. Ignazio e l'Isola Santa Croce, il completo allineamento del-la via di porta Padel-lazzo potè dirsi concluso solo nell'ultimo ventennio del secolo XVIII. Per motivi contingenti, a seguito dell'incendio che aveva distrutto nel dicembre 1765 la cappella del Rosario in San Domenico e parte della casa attigua, si provvide a ricostruire il fronte della chiesa sulla via, arretrando la navata orientale di circa quattro metri e ricostruendo l'edificio adiacente secondo quanto previsto dal progetto. Nell'Isola S. Gabriele, da vari documenti che ho consultato, si evidenzia che già nel 1773 il Conte S. Martino d'Aglié aveva iniziato le opere di demolizione, precedentemente approvate (si veda l'illustrazione relativa al progetto di rico-struzione). Ma rallentarono i lavori di riedifica-zione i disaccordi sorti tra i proprietari di tutti 1 lotti confinanti, sul problema delle nuove mu-raglie comuni di sostegno che si sarebbero do-vute costruire sul sito delle ritane. Risulta co-munque, dagli Atti di lite avanti la Delegazione

di Dora Grossa tra il Sig. C.te Massimo d'Aglié, il Sig. C.te Gay di Quarto ed il Sig. Franc.co Bernard. Barberis per fatto di muraglie divisorie tra le loro case e pozzomorto Isola S. Gabriele

(1772-1780), che F. B. Barberis si era impegnato, fin dal 9 ottobre 1772, a riedificare «(...) i tre corpi di casa da esso posseduti in questa Città, in anni sei, cioè al San Michele dell'anno 1778, e proseguiva tale ricostruzione fino al compi-mento di essi corpi di casa (...) ». Il progetto fu eseguito dall'architetto Lodovico Bo, nel 1778, come dimostra la Pianta del Sito che tiene in

Torino il Sig.r Fran.co Barberis in attiguità del Palazzo di Città, con distribuzione de' membri esistenti nel medemo pella fabbricazione da farsi nelli anni 1778 e 1779, Torino li 5 gennaio 1779.

Detto disegno, firmato dall'arch. Giovanni Fran-cesco Anselmi riporta, in basso a sinistra, la se-guente annotazione: « Rilevato dall'Originale Sot-toscritto Lodovico Bo Archit.o M.re ed Estimato-re Gen.le, in data delli 25 agosto 1778. Quale concorda in fede ». Prova della conclusa ristrut-turazione è il cabreo del progettò eseguito dal-l'architetto L. Bo della casa Barberis (1778), co-munque utilizzato, a dimostrazione dell'assetto

dell'edificio, in sede di accordo tra le parti nel 1787. Cfr.: Pianta, (...)ni, Facciate, Prospetto^ e

Livellazione della Casa del Sig. Barberis in Piaz-za d'Erbe, fascicolo rilegato, s.d. (Archivio

pri-vato).

Mentre per l'Isola San Gabriele questa docu-mentazione inedita permette di ricostruire atten-tamente il processo di trasformazione, per l'Isola S. Rosa, ristrutturata nel 1786, ci riferiamo alla iconografia reperibile presso l'Archivio Storico della Città di Torino; si veda inoltre: ISTITUTO

DI A R C H I T E T T U R A T E C N I C A DEL P O L I T E C N I C O DI T O

-RINO, cit., p a s s i m e p p . 1361 e sgg.

24 Complesso ma significativo in proposito f u

l'iter delle variazioni di proprietà verificatosi nelle altre due Isole S. Rosa e S. Gabriele, in cui si venne determinando un analogo fenomeno di concentrazione di proprietà (di proposito non si considera l'Isola S. Bonaventura, troppo com-promessa dalla ristrutturazione alfieriana di piaz-za delle Erbe).

Nell'Isola S. Rosa, al 1785, epoca della presen-tazione dei progetti di ricostruzione del fronte dell'isolato, il Marchese Faussone di Montaldo aveva rilevato la contigua casa del Sig. Gior-dano, il Sig. Morel quella del Sig. Velasco, mentre risultavano proprietari degli altri lotti il Conte Giusiana di Primej, i Sig. Bair e Sof-fietto, il Sig. Cavaliere Morozzo. A ristruttura-zione avvenuta, nel 1796 intatta rimaneva la proprietà del Conte Giusiana di Primej, mentre unico proprietario degli altri lotti sul fronte della via era il Marchese Faussone di Montaldo; permaneva invece il frazionamento di proprietà nei lotti non prospicienti la Contrada di porta Palazzo.

Nell'Isola S. Gabriele il Conte S. Martino d'Aglié manteneva i lotti già di sua proprietà su di un lungo tratto del fronte della via di porta Pa-lazzo, fino alla confluenza con l'attuale via San Domenico. Proprietario del rimanente lotto risul-tava il Sig. Francesco Barberis, il quale, aveva rilevato, il 25 marzo 1775 (al fine di dare « (...) maggior corpo di casa dal medemo posseduta ») la proprietà del Sig. Ignazio Gianolio « (...) com-posta di camere numero diciassette, un camerino, un Torione, una bottega con retrobottega, e cin-que erotte, e due crottini... coerenti a levante la contrada che tende porta Palazzo, a mezzogiorno detto Sig. Barberis, a ponente il Sig. Conte e Commendatore Gay (...) ». Cfr.: Vendita fatta

dal Sig.r Ignazio Gianolio a favore del Sig. Fran-cesco Bernardino Barberis, in data 25 marzo 1772

(documento appartenente ad Archivio privato). Per un quadro dell'organizzazione catastale, sul finire del secolo XVIII, si veda la mappa:

To-rino in pianta Dimostrativa / con numeri indi-canti tutti i proprietari delle case / Distinzione delle Chiese con lettere alfabetiche e descrizione delle contrade piazze e Luoghi principali / Nel 1796 (Archivio Storico della Città di Torino,

Disegni 64-2-18). È possibile l'individuazione dei passaggi di proprietà operando anche un con-fronto con l'iconografia precedente, in particolare con il Piano delle Contrade che principiando per

una parte da quella di Dora Grossa si propen-dono sino alle Carceri delle Torri e per altra parte dalla Piazza di S.o Giovanni sino alla Contrada che dalla pubblica Torre della Città tende sino alla Porta Palazzo inclusivam.e colla Divisione delle Case dei Sig. Proprietari confron-tanti, in data 28 agosto 1785 (Archivio Storico

della Città di Torino, rot. 12 B), oltreché con i rilievi delle Isole indicanti i progetti di allinea-mento con. relative indicazioni di proprietà, de-positate presso l'Archivio Storico della Città di Torino. Al proposito si veda infine lo Stato degli

Abitanti in fine dell'anno 1794, (Archivio

(21)

SULL'ISTITUZIONE

DI UNA CITTADINANZA

EUROPEA

Giorgio Cansacchi

1. Il Presidente del Consiglio dei Mini-stri italiano, Giulio Andreotti, in occa-sione del vertice dei Capi di Stato e di governo tenutosi a Parigi, nell'ambito delle Comunità Economiche Europee, dal 19 al 20 ottobre 1972, propose l'isti-tuzione di una « cittadinanza europea » da attribuirsi, in aggiunta alla cittadi-nanza nazionale originaria, ai cittadini dei nove Stati membri delle Comunità. Le parole allora pronunciate dal Ca-po del governo italiano furono queste: « potremmo fin d'ora decidere l'istitu-zione di una cittadinanza europea che si aggiungerebbe alla cittadinanza di cui ciascuno degli abitanti dei nostri Paesi già gode; il che dovrebbe consentire ai cittadini della Comunità, dopo un certo periodo di permanenza in uno dei no-stri Paesi, il godimento di alcuni diritti politici, come quello di partecipare alle elezioni comunali ».

Questa proposta non venne riportata nel comunicato finale della seduta forse perché non tutti i Capi di governo pre-senti al convegno erano consenzienti al-la medesima od almeno preparati ad esa-minarne il contenuto; essa, tuttavia, eb-be larghissimo rilievo non soltanto nel-l'ambiente comunitario, ma anche nella stampa di tutti i Paesi membri. In un successivo vertice dei Capi di Stato e di governo, sempre tenutosi nell'ambito CEE, dal 19 al 10 dicembre 1974, pur non accennandosi ad una « cittadinanza europea », si deliberò l'istituzione di un gruppo di lavoro, in seno alla Commis-sione delle Comunità, con l'incarico « di studiare le condizioni ed i termini di tempo entro cui potrebbero essere rico-nosciuti diritti speciali ai cittadini dei nove Stati membri, in quanto membri della Comunità ». Questa enunciazione appare nel punto 11 del comunicato fi-nale del suddetto vertice ed ha avuto per etichetta « attribuzione di diritti speciali ai cittadini degli Stati comunitari ». Un gruppo di lavoro, composto da esper-ti, appositamente istituito dalla Commis-sione CEE, terminò il suo rapporto che, fatto proprio dalla Commissione, venne da questa presentato al Consiglio dei Mi-nistri delle Comunità il 3 luglio 1975. La Commissione auspicava che i diritti speciali da attribuirsi ai cittadini degli Stati membri consistessero in alcuni

di-ritti civili e politici e principalmente nel diritto di voto, nel diritto all'eleggibilità e nel diritto a partecipare alle pubbliche funzioni nell'ambito delle istituzioni lo-cali, essenzialmente dei Comuni, condi-zionandone, però, l'esercizio ad una pro-lungata residenza dell'elettore nella cir-coscrizione elettorale. La Commissione proponeva al Consiglio di affidare ad un gruppo di alti funzionari degli Stati membri il relativo problema, in quanto questo avrebbe implicato conseguenze di notevole rilievo negli ordinamenti sta-tuali degli Stati membri, anche di ordi-ne costituzionale; chiedeva pure che, per assicurare la continuità dei lavori e la loro coerenza con le realizzazioni già effettuate dalle Comunità e con i Trat-tati comunitari, la presidenza del grup-po e la segreteria fossero affidate alla Commissione. Senonché il Consiglio dei Ministri della CEE nella sua risoluzione del 9 febbraio 1976, pur prendendo vi-sione della summenzionata proposta del-la Commissione, non ne esaminò e tan-to meno ne discusse il contenutan-to, limi-tandosi — nel tracciare in generale un programma d'azione in favore dei lavo-ratori immigrati e dei loro famigliari — ad auspicare che venissero accelerati gli studi relativi all'attribuzione di diritti speciali ai cittadini degli Stati membri. In conclusione si ebbe una risposta de-ludente, per non dire negativa, alla det-tagliata proposta della Commissione, giacché, sotto il velame del linguaggio diplomatico, il Consiglio, in pratica, rin-viava sine die ogni decisione sulla pos-sibilità di conferire diritti politici « lo-cali » ai cittadini degli Stati membri, i quali, per essere distinti dai cittadini de-gli Stati non membri, possono chiamar-si « stranieri comunitari ».

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