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Carlo I Stuart: morte di un tiranno?

2. Eikon Basilike, l’autoritratto del re

Poco dopo l’esecuzione del re52, inizia a circolare in Inghilterra un testo de- stinato ad avere uno straordinario successo, l’Eikon Basilike: the Portraiture of His Sacred Majesty in His Solitudes and Sufferings. Questo scritto costi- tuisce il testamento spirituale di Carlo I Stuart, un vero e proprio ritratto del re – Eikon Basilike significa appunto ‘icona del sovrano’. Questo scritto si !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

50 Cfr. State Trials, vol. IV, p. 1018, dove John Cook considera l’atto del regicidio «the

most comprehensive, impartial, and glorious piece of justice, that ever was acted and exe- cuted upon the theatre of England»; trad. it: «il più completo, imparziale e glorioso atto di giustizia che sia mai stato compiuto ed eseguito nel teatro d’Inghilterra».

51 Cfr. S.R. GARDINER, The Constitutional Documents of the Puritan Revolution, cit., p.

377; p. 379.

52 Gli interpreti sono divisi sulla questione: alcuni autori sostengono che l’Eikon Basilike

sia comparso qualche giorno dopo l’esecuzione del sovrano; altri ritengono che copie del testo venissero distribuite già il giorno stesso dell’esecuzione. Tra i sostenitori della prima tesi si veda, ad esempio, C. HILL, Milton and the English Revolution, Faber and Faber, Londra 1977, p. 172; a sostenere la seconda opzione è, tra gli altri, E. SKERPAN, Eikon

Basilike and the Rhetoric of Self-Representation, in The Royal Image. Representations of Charles I, a cura di T.N. Corns, CUP, Cambridge 1999, p. 122.

presenta al pubblico come redatto dal sovrano durante la fase del processo. I problemi di attribuzione dello scritto, su cui i critici si sono spesso interro- gati, peraltro senza giungere ad un parere unanime, non hanno riguardato i lettori inglesi del tempo, convinti che l’autore fosse proprio il loro sovrano. Di sicuro oggi sappiamo che una parte fondamentale, se non l’intero, del lavoro di scrittura e di preparazione del manoscritto per la stampa è stata svolta da John Gauden, vescovo di Exeter e poi di Worcester e deciso soste- nitore della fazione monarchica53.

L’Eikon Basilike costituisce un testo difficile da collocare all’interno di un unico genere letterario, poiché rappresenta una vera e propria commi- stione di generi. Strutturato in 28 capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad un episodio specifico della guerra civile inglese descritto dalla prospettiva di Carlo I, l’Eikon Basilike, noto anche come King’s Book, il Libro del re, con- tiene elementi caratteristici di vari generi letterari. Esso è un’apologia, un mémoir politico e un’autobiografia spirituale. Si tratta, in primo luogo, di un testo politico, perché in esso vengono tracciati e analizzati gli eventi che hanno condotto alle guerre civili inglesi, a partire dalla convocazione del Lungo Parlamento nel novembre del 1640 fino all’imprigionamento del re nel castello di Carisbrook verso la fine del 1647. Il Libro del re si qualifica, inoltre, come testo apologetico, poiché gli avvenimenti descritti vengono narrati con il preciso intento di difendere le scelte effettuate dal sovrano nel- le intricate e complesse vicende degli scontri civili. Ciascun capitolo, dopo l’esposizione degli eventi secondo le impressioni del re, si conclude con una preghiera e un’invocazione a Dio54. Il contenuto di quest’opera non è il re- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

53 L’intricata questione dell’attribuzione è affrontata, tra gli altri, da H.R. TREVOR-

ROPER, ‘Eikon Basilike’: the Problem of the King’s Book, in ID., Historical Essays, Macmillan, New York 1957, pp. 211-20. Più recentemente, alcuni studiosi tendono a risol- vere la controversia circa l’attribuzione testuale dell’Eikon Basilike, sostenendo che esso costituisca il prodotto di una cooperazione editoriale. Cfr. ‘Eikon Basilike’, with selections

from ‘Eikonoklastes’, a cura di J. Daems e H.F. Nelson, Broadview Press, Petersborough

2006, p. 21.

54 Diversi studiosi hanno messo in evidenza una forte somiglianza tra le preghiere contenu-

soconto storico degli eventi, ma la narrazione dei fatti secondo la personale percezione del re e la sua meditazione su di essi55. Talvolta, durante l’esposizione, fatti scomodi o episodi imbarazzanti per il sovrano vengono filtrati o rielaborati.

In questo testo sono di primaria importanza i riferimenti alla sfera re- ligiosa e in particolare i richiami scritturali. In una presentazione vivida e drammatica Carlo I è descritto con i connotati di un martire cristiano. Le sofferenze e i patimenti che Carlo I è costretto a sopportare connotano l’immagine del sovrano lungo tutto il corso dell’opera56. Benché si mostri come un servo sofferente e un martire paziente, confinato alla sopportazione in solitudine, il sovrano non vuole perdere la dignità57. Si dipinge come un re cristiano, a cui si convengono desideri sobri e moderati, e preferisce esse- re un buon cristiano prima ancora di essere un buon re. A differenza dei suoi avversari, che agiscono trascinati da passioni o pregiudizi e sono condotti unicamente dal loro volere, Carlo I vuole agire in modo equilibrato, facendo corretto uso della ragione ed evitando di lasciarsi offuscare dalle passioni. Soprattutto verso la conclusione dello scritto, nel capitolo finale contenente le meditazioni sulla morte, viene in luce il confronto tra Carlo I e Cristo crocifisso58. In questo senso, la morte violenta, barbara e improvvisa a cui è !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

nione anglicana. Si veda, ad esempio, E. SKERPAN, ‘Eikon Basilike’ and the Rhetoric of

Self-Representation, cit., p. 130 e sgg.

55 Questa idea è espressa da T. CORNS, Lovelace, Herrick and the Eikon Basilike, in ID.,

Uncloistered Virtue. English Political Literature, 1640-1660, Clarendon Press, Oxford

1992, p. 86 e da K. SHARPE, The King’s Writ: Royal Authors and Royal Authority in Ear-

ly Modern England, in Culture and Politics in Early Stuart England, a cura di K. Sharpe e

P. Lake, Macmillan, Londra 1994, p. 136.

56 L’insistenza sulla sofferenza è testimoniata anche dall’iniziale scelta del titolo dell’opera

Suspiria regalia (I sospiri del re), poi cambiato in Eikon Basilike. In quel giro d’anni si

crea, intorno alla figura di Carlo I, un vero e proprio culto di re-martire; per un bel volume dedicato all’argomento si veda A. LACEY, The Cult of King Charles the Martyr, The Boy- dell Press, Woodbridge 2003.

57 Spunti interessanti sono contenuti in R. WILCHER, What was the King’s Book for? The

Evolution of ‘Eikon Basilike’, «The Yearbook of English Studies», XXI, 1991, pp. 218-28.

58 L’immagine di Carlo I come imitatore di Cristo è rafforzata dal discorso pronunciato dal

sovrano sul patibolo, in cui il re, al pari di Cristo, accorda il perdono ai responsabili della sua morte. Su questo punto cfr. C. HOLMES, Why was Charles I executed?, Hambledon Continuum, Londra 2006, p. 93.

sottoposto il sovrano è simile alla fine che ha dovuto sopportare Cristo. I nemici del re, in modo analogo a coloro che crocifissero Cristo, vogliono far apparire la morte del monarca come un atto di somma giustizia59. A conva- lidare questa vicinanza tra Carlo I e Cristo contribuisce in maniera singolare il frontespizio del King’s Book (Fig. 1), un’incisione realizzata da William Marshall, nel quale il monarca viene raffigurato in ginocchio, in atto di rac- coglimento, con lo sguardo rivolto verso il Cielo.

Fig. 1. Frontespizio dell’Eikon Basilike, realizzato dall’incisore William Marshall.

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59 Eikon Basilike, cap. XXVIII, p. 197. Più avanti, gli stessi difensori monarchici insiste-

ranno sulla comparazione tra la tragedia di Carlo e la tragedia di Cristo. A questo proposito, cfr. N.K. MAGUIRE, The Theatrical Mask/Masque of Politics: the Case of Charles I, «Journal of British Studies», XXVIII, 1989, 1, p. 14.

Nel frontespizio si ritrova una forte insistenza sulla corona, simbolo del potere regale60. Re Carlo non indossa la corona terrena, che giace inuti- lizzata a terra, ma tiene tra le mani la corona di spine, che simboleggia la grazia e rimanda allusivamente a Cristo, e simultaneamente contempla la corona celeste.

L’immagine che affiora da questo scritto è quella di un monarca saldo e deciso che, pur ammettendo le proprie debolezze, sostiene la verità dei principi religiosi a cui si appella e dei motivi politici che hanno determinato le sue scelte. Nel Libro del re Carlo I non perde occasione di dare voce alla sua innocenza politica e morale di fronte al brutale martirio che gli hanno riservato i suoi sudditi, che si sono mostrati sleali nei suoi confronti. Nell’Eikon Basilike il re si sforza costantemente di instaurare una comuni- cazione profonda con Dio. La coscienza di Carlo I è assoluta protagonista; il sovrano intende rivolgersi, in primo luogo, a Dio e a lui solo rendere conto delle proprie scelte e azioni61. Inascoltato dalla Corte Suprema di Giustizia, Carlo I si appella ora al tribunale divino. Attraverso l’esposizione dei fatti, potrà mettersi a nudo e rendere la propria coscienza pienamente visibile an- che agli occhi dei sudditi. L’operazione di disvelamento che il sovrano rea- lizza serve a fare chiarezza sul ruolo che ha giocato in alcuni degli episodi cruciali delle guerre civili inglesi.

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Tra alcuni dei nuclei tematici più interessanti affrontati nel Libro del re spiccano la vicenda dei tumulti del gennaio 1642 e le tensioni nel rapporto tra re e Parlamento nei mesi precedenti lo scoppio della prima guerra civile !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

60 Si è parlato a questo proposito di «incarnational text». Cfr. Introduzione a ‘Eikon Basili-

ke’, with selections from ‘Eikonoklastes’, cit., p. 16. L’immagine di Carlo I raffigurata nel

frontespizio sarà integrata nelle edizioni successive da una spiegazione dell’emblema.

61 Sulla centralità della coscienza negli scritti di Carlo I, cfr. K. SHARPE, Private Con-

science and Public Duty in the Writings of Charles I, «The Historical Journal», XL, 1997,

(febbraio-agosto 1642). Nel capitolo quarto dell’Eikon Basilike Carlo I ra- giona dei tumulti popolari scoppiati nel mese di gennaio 1642 a Westmin- ster e a Londra, in seguito alla presentazione di petizioni al re e al Parlamen- to. Questi tumulti sorprendono il sovrano come un vero terremoto che scuo- te terribilmente lo stato fin dalle sue fondamenta62. I tumulti sono compiuti da una massa indisciplinata e rozza, istigata da abili demagoghi che alimen- tano e mantengono vivo il fuoco della rivolta. Il popolo, insensibile e irri- spettoso di qualsivoglia regola o principio di buon senso, agisce con una crudeltà barbarica, gettando così in rovina lo stato e la Chiesa. In un passo decisivo del capitolo, il sovrano riflette sugli obiettivi che il popolo in rivol- ta punta ad ottenere. Il popolo ritiene che le Camere debbano essere purgate e che i membri parlamentari indegni debbano essere esonerati dal loro inca- rico. Questo è il tenore delle prevaricazioni a cui il popolo dà voce63. Il po- polo ribelle viene condannato anche per i mezzi impiegati per far valere le proprie ragioni, mezzi che sono giudicati illegittimi e irreligiosi. Una volta tracciato il quadro entro cui si inseriscono i tumulti, l’autore passa a spiega- re il comportamento che ha preferito mantenere per fronteggiare questi di- sordini. Allo scoppio dei tumulti Carlo I decide di ritirarsi a Hampton Court; eppure, il suo gesto non va interpretato come un atto di viltà, quanto piutto- sto come una strategia pensata per dare completo sfogo alla furia popolare,

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62 Eikon Basilike, cap. IV, p. 60.

63 Prevaricazioni che, stando al giudizio del sovrano, vanno a danno del governo civile ed

ecclesiatico. Cfr. Eikon Basilike, cap. IV, p. 61: «All obstructions in Parliament (that is, all freedom of differing in Votes, and debating matters with reason and candour) must be taken away with these Tumults: By these must the Houses be purged, and all rotten Members (as they pleased to count them) cast out: By these the obstinacy of men resolved to discharge their Consciences must be subdued, by these all factious, seditious, and schismatical pro- posals against Government Ecclesiastical or Civil, must be backed and abetted, till they prevailed»; trad. it.: «Tutti gli ostacoli in Parlamento (cioè, tutta la libertà di dissentire nei voti, e di dibattere le questioni con ragione e onestà) devono essere spazzate via con questi tumulti; con questi le Camere devono essere purgate e tutti i membri marci (come ad essi piace definirli) espulsi; con questi tumulti l’ostinazione degli uomini decisi a scaricarsi la loro coscienza deve essere controllata, con questi tumulti tutte le proposte faziose, sediziose e scismatiche contro il governo ecclesiastico o civile, devono essere sostenute e favorite, fino a quando essi non prevarranno».

lasciar fare al terremoto il proprio corso64. Dal suo punto di vista, opporre

una resistenza attiva ai tumulti sarebbe stato un gesto non di sano coraggio, bensì di eccessiva temerarietà e avrebbe potuto provocare danni addirittura maggiori. Il re conclude le sue riflessioni confessando di non comprendere l’utilità delle sollevazioni popolari, che non fanno altro che causare la rovi- na dello stato, trasformando l’ordine del regno in una confusione ingestibi- le65.

Un altro nodo centrale dell’Eikon Basilike è quello che riguarda il ruo- lo del re nel suo rapporto con il Parlamento. Questo tema è sviluppato con un’attenzione particolare nei capitoli X e XI dello scritto. Nel capitolo X Carlo I affronta lo spinoso problema della Militia Ordinance, mentre nel capitolo XI tratta della delicata questione delle Nineteen Propositions, due importanti episodi antecedenti lo scoppio della prima guerra civile inglese.

Partiamo dal primo punto. A seguito del tentato arresto di cinque membri del Parlamento, ordinato dal sovrano nel gennaio 1642, entrambe le Camere, sentendosi minacciate dagli eccessivi poteri regali, votano nel mese di febbraio per attribuire al Parlamento il controllo della milizia66. Nel commentare questo decreto, Carlo I insiste soprattutto sulla debolezza e sul- la precarietà della sua posizione. Il re si sente attaccato in maniera improv- visa e inaspettata, e afferma di essere impreparato a combattere per mante- nere intatte le prerogative regali. Già in altri luoghi il monarca ha ricordato che spesso i suoi avversari lo incolpano di aver premeditato una guerra67, ma si difende sempre sostenendo di essere stato preso in contropiede. Ai suoi occhi, la sua impreparazione nell’affrontare i suoi avversari costituisce già di per sé un segno evidente della sua innocenza68. Per contestare la deci- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

64 Eikon Basilike, cap. IV, pp. 62-63. 65 Cfr. Eikon Basilike, cap. IV, p. 64.

66 Di questo tema vi sono riferimenti in Q. SKINNER, Classical Liberty and the Coming of

English Civil War, in Republicanism: a Shared European Heritage, a cura di M. van Gel-

deren e Q. Skinner, CUP, Cambridge 2002, vol. II, p. 17.

67 Cfr. Eikon Basilike, cap. IV, p. 63. 68 Eikon Basilike, cap. X, p. 88.

sione del Parlamento di accentrare il controllo e la gestione dei reparti mili- tari Carlo I fa leva sulla sicurezza dei sudditi. In modo particolare, egli si concentra sulla centralità del ruolo del monarca – emblema dell’unità del corpo politico – nel difendere i bisogni dei cittadini. In questa prospettiva, il controllo delle forze militari non costituisce un potere accessorio o margina- le, ma una prerogativa irrinunciabile. In ogni caso, Carlo I si professa pronto ad accettare ciò che la provvidenza ha in serbo per lui e conclude il capitolo X nella convinzione che, seppur privato del controllo dell’esercito a causa dell’invidia di alcuni uomini avversi alla monarchia, nessuno potrà mai pri- varlo della sua innocenza o della grazia di Dio69.

Nel capitolo XI Carlo I riferisce gli avvenimenti legati alle famose Ni- neteen Propositions, le Diciannove Proposizioni, una serie di richieste che il Parlamento inoltra al re nel giugno del 1642 con l’obiettivo di affermare la propria sovranità a scapito di quella regale70. Tra le proposte contenute in

questo documento spiccano: il controllo delle forze armate, l’autorità del Parlamento sugli affari più importanti della nazione, la riforma della Chiesa, il controllo sull’educazione e sul matrimonio dei figli reali. Con la sua An- swer to the Nineteen Propositions Carlo I rifiuta queste richieste, convinto che fossero un manifesto attacco nei suoi confronti e una minaccia per la stessa monarchia. Dopo il rifiuto del sovrano di accettare le richieste del Parlamento, nel mese di agosto scoppia la prima guerra civile. Nell’Eikon Basilike, il re confessa che, pur essendo preparato a ricevere delle richieste !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

69 Eikon Basilike, cap. X, p. 92: «Although they take from me all defence of Arms and Mi-

litia, all refuge by land, of Forts, and Castles, all flight by sea in my ships and navy; yea, though they study to rob me of the Hearts of my subjects, the greatest treasure and best ammunition of a King, yet cannot they deprive me of my own innocency, or God’s mercy, nor obstruct my way to Heaven»; trad. it.: «Anche se essi mi sottraggono la difesa delle armi e dell’esercito, ogni rifugio in terra di fortezze e castelli, ogni fuga via mare sulle mie navi e con la marina; anzi, anche se essi si impegnano nel privarmi dei cuori dei miei suddi- ti, il più grande tesoro e la migliore difesa di un re, non possono privarmi della mia stessa innocenza o della grazia di Dio, né ostruire la mia via al Cielo».

70 Per alcune interessanti riflessioni sulle Nineteen Propositions si veda L. D’AVACK, I

nodi del potere. La teoria del governo misto nell’Inghilterra del Seicento, Giuffrè, Milano

da parte parlamentare, si aspettava qualche proposta di legge atta a modifi- care norme ormai datate oppure la richiesta di abolizione di alcune antiche e ingombranti consuetudini. Di certo, il sovrano non immaginava di ricevere richieste contrarie alle leggi dello stato e irrispettose delle prerogative regali. D’altronde, Carlo I avrebbe agito da folle se avesse assecondato le richieste dei parlamentari, perché avrebbe consegnato il potere nelle loro mani71. In altri termini, se avesse accettato le condizioni imposte dal Parlamento, il so- vrano sarebbe divenuto poco più di un monarca rappresentativo. Agli occhi del sovrano, le richieste delle Camere rappresentano un modo di limitare la sua ragione e ridurre la sua autonomia decisionale72. Un ragionamento simi- le è impiegato da Carlo I nel trattare il complesso tema del diritto di veto, la cosiddetta negative voice, una prerogativa regale in base alla quale il sovra- no può dare o negare il consenso alle proposte di legge delle Camere73. Mol- ti parlamentari iniziano a contestare il diritto di veto del sovrano protestando che esso paralizza la macchina decisionale del Parlamento, facendole perde- re di efficacia. Mediante il giuramento avvenuto all’atto di incoronazione, infatti, ogni sovrano del regno britannico accetta che il potere legislativo sia posto nelle mani del Parlamento, ma questo potere non può essere efficace- mente esercitato se il re mantiene la negative voice. Per difendersi da questi attacchi, Carlo I sostiene che nessun giuramento lo vincoli al punto tale da dover dare l’assenso a tutte le pretese del Parlamento. Dal suo punto di vi- sta, privare il sovrano del diritto di veto equivale ad impedirgli di disporre liberamente della propria ragione:

So far am I from thinking the Majesty of the Crown of England to be bound by any Coronation Oath, in a blind and brutish formality, to consent to what ever its subjects in Parliament shall required; as some men will needs infer;

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71 Eikon Basilike, cap. XI, p. 96. 72 Eikon Basilike, cap. XI, p. 95.

73 Di questo tema ragiona Q. SKINNER, Classical Liberty, Renaissance Translation and

while denying Me any power of Negative voice as King, they are not ashamed to seek to deprive Me of the liberty of using My Reason74.

Secondo il parere di Carlo I espresso in questo passo, il giuramento diviene, nelle mani dei parlamentari, un pretesto per privare il re non soltanto delle sue prerogative, ma anche delle sue capacità decisionali e della libertà di disporre della sua ragione.

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Il Libro del re, concepito come un testo di propaganda monarchica, gode di un successo editoriale enorme; soltanto nel 1649 vengono pubblicate trenta- cinque edizioni in Inghilterra e venticinque escono sul continente. Secondo il parere del vescovo John Gauden, l’Eikon Basilike è un’arma più potente della spada75:

When [that book] came out, just upon the King’s death, good God! What shame, rage, and despite filled his murderers! What comfort his friends! How many enemies did it convert! How many hearts did it mollify and melt!