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Carlo I Stuart: morte di un tiranno?

3. L’Eikonoklastes di John Milton

Lo straordinario successo di cui gode l’Eikon Basilike pone il serio e urgen- te problema di allestire una risposta che sappia arginare la popolarità della nuova immagine del re. Nell’opinione pubblica, infatti, aveva da qualche tempo cominciato a diffondersi un senso di nostalgia e di vero e proprio rimpianto nei confronti del defunto re e dell’ormai perduta monarchia. Il Consiglio di Stato decide così di commissionare al giovane John Milton, allora appena nominato Segretario per gli Affari Esteri, uno scritto in rispo- sta all’Eikon Basilike. L’Eikonoklastes in Answer to a Book intitl’d Eikon Basilike, the Portraiture of His Sacred Majesty in His Solitudes and Suffe- rings, pubblicato il 6 ottobre 1649, non rappresenta né la prima né l’unica risposta al King’s Book – una replica in forma anonima era apparsa nell’agosto dello stesso anno78 –, ma costituisce il documento ufficiale della

replica all’Eikon Basilike. Milton dà avvio all’Eikonoklastes ricordando di

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77 Sul lavoro di ‘image-making’ svolto dagli autori del Libro del re ha insistito J.R.

KNOTT, “Suffering for Truth’s Sake”: Milton and Martyrdom, in Politics, Poetics, and

Hermeneutics in Milton’s Prose, a cura di D. Loewenstein e J. Turner, CUP, Cambridge

2007, p. 160.

78 Il testo in questione è l’Eikon Alethine, che scredita il King’s Book considerandolo un

falso. Nel saggio di E. SIRLUCK, ‘Eikon Basilike’, ‘Eikon Alethine’, and ‘Eikonoklastes’, «Modern Language Notes», LXIX, 1954, 7, pp. 497-502, l’autore propone una tesi sugge- stiva secondo cui Eikon Alethine e Eikonoklastes rappresenterebbero due fasi distinte di un’unica strategia di attacco studiata dal Consiglio di Stato. Per uno studio comparativo dei due testi in questione si veda W. LOWENHAUPT, The Writing of Milton’s “Eikonokla-

aver ricevuto l’incarico di scriverlo79 e di averlo fatto per il bene dello stato,

«in the behalf of Libertie, and the Commonwealth»80. Nella sua Vita di Mil- ton John Toland riporta degli spunti interessanti a proposito di questa vicen- da editoriale:

Ma non fu solo per la corrispondenza estera che la penna di Milton fu utile al suo governo: subito dopo la morte del Re, infatti, apparve un libro edito a suo nome, intitolato Eikon Basilike, nel quale, capitolo per capitolo, il sovra- no si difende da tutti i capi d’accusa imputatigli dal popolo per le sue azioni tiranniche, cause della guerra civile, o crudeltà commesse in quella stessa guerra. Poiché il libro, quasi testamento del Re, creava più fastidi agli avver- sari di quanti ne aveva creati egli da vivo, Milton fu incaricato di prevenire con una confutazione gli effetti deleteri che ne potevano derivare81.

Diversi sono gli elementi che emergono in questo passo. Toland insiste, in primo luogo, sull’utilità degli scritti di Milton in difesa del governo vigente, in secondo luogo, sull’impostazione prevalentemente difensiva dell’Eikon Basilike e, infine, sull’incarico attribuito a Milton di redigere una confuta- zione del Libro del re per limitare le conseguenze dannose che potevano scaturire dalla sua capillare diffusione82. Tutti questi fattori sono ben con- densati nella sintesi proposta da Toland che, oltre a caratterizzare l’Eikon Basilike come una sorta di testamento del re, si manifesta profondamente consapevole dei rischi che portava con sé il King’s Book, tanto da arrivare a considerare che il re fosse in grado di creare più fastidi da morto che da vi- vo.

L’Eikonoklastes si configura, a tutti gli effetti, come un’operazione di smascheramento. Nel frontespizio dell’Eikon Basilike Carlo I è rappresenta-

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79 Cfr. J. MILTON, Eikonoklastes, in ID., The Works of John Milton, a cura di F.A. Patter-

son, Columbia University Press, New York 1932, vol. V, p. 64.

80 Eikonoklastes, prefazione, p. 63.

81 J. TOLAND, La vita di Milton, a cura di Alfredo Sabetti, Liguori, Napoli 1988, p. 96. 82 Il Libro del re costituisce effettivamente una minaccia politica per il nuovo Common-

wealth. Questo è suggerito anche da D. AINSWORTH, Spiritual Reading in Milton’s “Ei-

to come martire e imitatore di Cristo; Milton interpreta questa raffigurazione come una vera e propria «masking scene»83. Il re si è mascherato per na- scondere le sue colpe allo sguardo del popolo. Milton riconosce al Libro del re la capacità di suscitare emozioni nel lettore avviando una sorta di proces- so empatico, ma ritiene che il sentimento di pietà che il testo intende provo- care serve a manipolare gli eventi, mascherando la verità invece di farla emergere nella sua interezza84.

Milton si professa sinceramente preoccupato, poiché ritiene che i con- tenuti veicolati dall’Eikon Basilike potrebbero facilmente corrompere gli uomini più deboli, i lettori sprovvisti dei mezzi necessari per smascherare i trucchi e gli espedienti retorici impiegati dall’autore85. Per svelare gli in- ganni e le falsità di cui l’Eikon Basilike è intriso, Milton intende assumere le vesti di guida del lettore e lo fa attraverso un’analisi attenta ed accurata del King’s Book86. Nell’impostazione della sua risposta Milton sceglie di segui-

re punto per punto lo scritto che si propone di contestare. Per fare ciò, man- tiene invariata la suddivisione in capitoli e procede secondo il metodo che prevede di riportare una citazione e poi commentarla. In tal modo Milton mira a far contraddire il monarca con le sue stesse parole87. Se il re, infatti, chiama Dio a garanzia della bontà delle sue azioni e della purezza delle sue intenzioni, Milton non intende in alcun modo sollevare Carlo I dalle sue re- sponsabilità e non gli concede la facile via della giustificazione per mezzo divino.

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83 Eikonoklastes, prefazione, p. 67.

84 Sull’empatia che punta a suscitare l’Eikon Basilike si è espresso anche D. GAY, Prayer

and the Sacred Image: Milton, Jeremy Taylor, and the Eikon Basilike, «Milton Quarterly»,

XLVI, 2012, 1, p. 3.

85 La questione della capacità di leggere criticamente il testo è affrontata da D. AIN-

SWORTH, Spiritual Reading in Milton’s “Eikonoklastes”, cit., pp. 157-89.

86 Cfr. S. ACHINSTEIN, Milton and the Revolutionary Reader, Princeton University Press,

Princeton 1994, pp. 162-63.

87 Cfr. T. CORNS, Milton and the English Republic, in ID., Uncloistered Virtue. English

Political Literature, 1640-1660, cit., p. 214. Sulla volontà di sfidare il re si veda anche L.

CABLE, Milton’s Iconoclastic Truth, in Politics, Poetics, and Hermeneutics in Milton’s

L’Eikonoklastes è un attacco diretto alla reputazione di Carlo I88. Il ti-

tolo dell’opera è, al tempo stesso, polemico e irriverente89: con il termine greco Eikonoklastes, che significa ‘iconoclasta’, ‘distruttore di immagini sacre’, Milton si scaglia contro l’immagine del sovrano (Eikon Basilike, ap- punto), nel tentativo di eradicare la nascita di un culto idolatrico nei suoi confronti. Milton considera che il popolo, di natura volubile e incostante, è spesso indotto a rendere il proprio sovrano oggetto di idolatrica venerazio- ne90. Così, l’autore inglese si trova costretto a svolgere la stessa operazione

di alcuni imperatori greci che «after long tradition of Idolatry in the Church, took courage, and broke all superstitious Images to peeces»91.Il Libro del re – Milton ne è ormai pienamente consapevole – crea un falso idolo che deve essere distrutto92.

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88 Cfr. S. ACHINSTEIN, Milton and King Charles, in The Royal Image. Representations of

Charles I, cit., p. 153; EAD., Milton catches the Conscience of the King: Eikonoklastes and the Engagement Controversy, «Milton Studies», XXIX, 1992, pp. 143-63. Sul ritratto del re

si veda anche J. BENNETT, God, Satan, and King Charles: Milton’s Royal Portraits, «Pu- blications of Modern Language Association», XCII, 1977, 3, pp. 441-57. Cfr. anche F. SANDLER, Icon & Iconoclast, in Achievements of the Left Hand. Essays on the Prose of

John Milton, a cura di M. Lieb e J. Shawcross, University of Massachusetts Press, Amherst

(MA) 1974, pp. 160-84.

89 Eikonoklastes, prefazione, p. 68. Diversi sono gli autori che si sono soffermati a com-

mentare il titolo scelto da Milton. Sembra convincente la spiegazione proposta da Thomas Corns per cui l’Eikonoklastes apparirebbe più violento nel titolo che negli intenti, perché Milton non vuole distruggere il re, bensì l’immagine falsa che quest’ultimo si è voluto crea- re. Si veda T. CORNS, Milton and the English Republic, cit., p. 208. Sul tema dell’iconoclastia rivoluzionaria di Milton ha lavorato D. LOEWENSTEIN, “Casting Down

Imaginations”: Milton as Iconoclast, «Criticism», XXXI, 1989, 3, pp. 253-70.

90 Eikonoklastes, prefazione, pp. 68-69: «But the People, exorbitant and excessive in all thir

motions, are prone ofttimes not to a religious onely, but to a civil kinde of Idolatry in idol- izing thir Kings; though never more mistak’n in the object of thir worship»; trad. it.: «Ma il popolo, esorbitante ed eccessivo in tutti i suoi moti, è spesso prono non soltanto ad un tipo di idolatria religiosa, ma anche ad uno civile nell’idolatrare i suoi re, benché non possa er- rare maggiormente nell’oggetto della sua riverenza».

91 Eikonoklastes, prefazione, p. 68: «dopo una lunga tradizione di idolatria nella Chiesa,

presero coraggio e ridussero a brandelli tutte le immagini superstiziose».

92 Sul nesso con la tematica dell’idolatria ha riflettuto C. HILL, Milton and the English Re-

volution, cit., pp. 171-81. Sulla necessità di distruggere l’idolo creato dal Libro del re cfr.

anche B. LEWALSKI, Milton and Idolatry, «Studies in English Literature», XLIII, 2003, 1, p. 220.

Nella prefazione Milton esplicita la funzione del suo Eikonoklastes. L’obiettivo che si pone non è quello di riportare in forma di cronaca ogni singolo misfatto compiuto dal re, quanto piuttosto quello di rispondere e confutare le false asserzioni presenti nell’Eikon Basilike93. Oltre che negli intenti, talvolta il testo appare violento anche nel linguaggio.

Ripercorrendo le questioni sui tumulti e sul rapporto tra re e Parla- mento, analizzate nel paragrafo dedicato all’Eikon Basilike, valutiamo ora come imposta Milton nell’Eikonoklastes la sua strategia di confutazione.

Nel capitolo IV, riprendendo la questione dei tumulti del gennaio del 1642, Milton spiega che essi non sono altro che gli effetti di un governo scellerato e irrispettoso dei diritti dei sudditi94. Contrariamente a quanto espresso da Carlo I, i tumulti non vanno interpretati come segnali di prossi- me sventure, quanto piuttosto come una reazione ai crimini che l’autorità politica ha commesso ai danni del popolo. Agli occhi di Milton, l’atteggiamento assunto dal sovrano è sinonimo di arroganza, oltre che di miopia politica; infatti, Carlo I non si domanda mai se queste proteste popo- lari siano state provocate da qualche suo errore di governo, da qualche sua scelta sbagliata o impopolare, ma crede che siano legate all’incostanza e alla volubilità del popolo95. Secondo Milton, raramente nei buoni governi si

originano tumulti e il fatto stesso che siano scoppiate delle sollevazioni po- polari è già di per sé un segnale piuttosto evidente del cattivo governo di Carlo I. Per quanto riguarda i mezzi adottati dal popolo per fare valere le proprie ragioni, Milton spiega che i sudditi non hanno nessun’altra arma ec- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

93 J. MILTON, Eikonoklastes, p. 67. 94 Eikonoklastes, cap. IV, p. 108.

95 Si veda Eikonoklastes, cap. IV, p. 104: «But the matter heer considerable, is not whether

the King, or his Houshold Rhetorician have made a pithy declamation against Tumults, but first whether these were Tumults or not, next if they were, whether the King himself did not cause them»; trad. it: «Ma qui la questione significativa non è se il re o il suo retore di fa- miglia abbia fatto una concisa declamazione contro i tumulti, ma, in primo luogo, se questi fossero o meno tumulti e successivamente, nel caso in cui lo fossero, se il re stesso non li avesse causati».

cetto la petizione popolare, che è stata rigettata dal re proprio prima dello scoppio dei tumulti. Milton si schiera dalla parte della libertà, affermando che il popolo deve ergersi fieramente contro il sovrano, richiedendo che i propri diritti vengano ascoltati96. Il popolo non può lasciarsi tiranneggiare né ridurre in schiavitù da un sovrano che millanta di usare rettamente la ra- gione, mentre le sue argomentazioni sono vuote e inconsistenti97.

Uno dei principali filoni tematici dell’Eikonoklastes è il rapporto tra re e Parlamento. Nel capitolo X, dopo aver individuato in Carlo I il vero autore delle guerre civili98, Milton identifica il Parlamento come il soggetto politi- co cui spetta il controllo della milizia e il potere di fare le leggi. Secondo Milton, infatti, il re non ha potere di stabilire, abrogare, interpretare o far eseguire la legge se non attraverso il Parlamento. Con la Militia Ordinance il Parlamento sta togliendo al re una prerogativa – il controllo esclusivo del- le forze armate – di cui egli beneficia senza alcun valido motivo se non quello di rendere schiavo il suo popolo attraverso l’esercizio di un potere arbitrario e illimitato99. L’autore è convinto che una nazione non si possa veramente considerare libera se accetta che il re governi come un tiranno, disponendo dei suoi sudditi come di una sua proprietà100. Questo è un con-

cetto caro a Milton, su cui tornerà anche negli scritti politici successivi. Non bisogna proclamarsi liberi ed essere schiavi di un singolo individuo nelle cui !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

96 Eikonoklastes, cap. IV, p. 111. A partire da questa citazione Christopher Hamel ha soste-

nuto la tesi per cui la libertà, associata alla dignità, costituisca un valore talmente importan- te da poter giustificare il diritto di resistenza e il tirannicidio. Cfr. C. HAMEL, “The people

[…] should stand up like men, and demand their rights and liberties”: le motif de la dignité dans le droit de résistance chez Milton, «Études Épistémè», XV, 2009, pp. 71-100.

97 Eikonoklastes, cap. IV, p. 108. Nella prefazione Milton sostiene che i re spesso risultano

deboli nelle loro argomentazioni, probabilmente perché abituati fin dalla culla ad avere sempre ragione senza aver bisogno di argomentare.

98 Eikonoklastes, cap. X, p. 167. 99 Cfr. Eikonoklastes, cap. X, p. 171.

100 Eikonoklastes, cap. X, p. 168: «It were a folly beyond ridiculous to count our selves a

free Nation, if the King not in Parlament, but in his own Person and against them, might appropriate to himself the strength of the whole Nation as his proper goods»; trad. it.: «Sa- rebbe una follia oltre la soglia del ridicolo ritenere noi stessi una nazione libera, se il re do- vesse appropriarsi non nel Parlamento, ma in se stesso e contro quello, della forza dell’intera nazione come di beni propri».

mani è concentrato tutto il potere; ciò che conta è essere liberi nei fatti, non a parole. La vera forza di una nazione si colloca nella sua condizione di li- bertà.

Nel capitolo XI, recuperando la questione delle Nineteen Proposi- tions, Milton spiega che, anziché farne una questione di onore, il re avrebbe dovuto valutare onestamente le richieste del Parlamento e non respingerle a priori. Ciò che dovrebbe preoccupare maggiormente la coscienza di un so- vrano è preservare i suoi sudditi in pace e difenderli dalla guerra civile101. Il benessere dei sudditi deve sempre costituire l’obiettivo primario di un so- vrano, ma nell’Eikon Basilike Carlo I ha dichiarato di voler anteporre all’amore per il popolo l’amore per la verità102. Su questo punto Milton lo attacca in modo deciso sostenendo che l’amore per la verità cui si appella Carlo I rappresenti solamente una subdola e ipocrita giustificazione per por- re in secondo piano i bisogni del popolo, mettendo in rilievo, invece, le pre- rogative regali103. Così, quando il popolo vive sotto il giogo di un sovrano assoluto, in balia della volontà di un singolo uomo, non si può parlare di sta- to, tantomeno di stato libero104.

Secondo Milton il fatto che il Parlamento abbia consegnato al re le Diciannove Proposizioni implica sì il riconoscimento dell’autorità regale,

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101 Eikonoklastes, cap. XI, p. 174. 102 Cfr. Eikon Basilike, cap. XI, p. 94. 103 Eikonoklastes, cap. XI, p. 177.

104 Per quanto riguarda la definizione di Commonwealth data da Milton si veda Eikonokla-

stes, cap. XI, pp. 175-76: «For every Commonwealth is in general defin’d, a societie suffi-

cient of it self, in all things conducible to well being and commodious life. Any of which requisit things it cannot have without the gift and favour of a single person, or without leave of his privat reason, or his conscience, it cannot be thought sufficient of it self, and by consequence no Common-wealth, nor free; but a multitude of Vassalls in the Possession and domaine of one absolute Lord; and wholly obnoxious to his will»; trad. it.: «Infatti, ogni Stato si definisce in generale una società autosufficiente, in tutto riconducibile al be- nessere e alla vita comoda. Ognuna delle cose necessarie che non si può avere senza il dono e il favore di un singolo o senza l’abbandono della sua ragione privata o della sua coscienza non può ritenersi autosufficiente, e di conseguenza né uno Stato né libero, bensì una molti- tudine di vassalli in possesso e dominio di un signore assoluto, e del tutto sottomessi alla sua volontà».

ma non comporta la sottomissione del Parlamento ad ogni volere o capriccio del monarca:

For neither God nor the Lawes have subjected us to his will, nor sett his rea- son to be our sovran above Law […] but sett his person over us in the sovran execution of such Laws as the Parlament establish105.

Con queste parole Milton espone un concetto fondamentale che intende mettere in chiaro una volta per tutte il rapporto tra re e Parlamento e i loro rispettivi ruoli. Il re non è posto al di sopra della legge – la sua ragione e il suo volere non costituiscono ‘legge’; piuttosto, il re è preposto all’esecuzione delle leggi stabilite dalle Camere riunite in Parlamento. Di conseguenza, se il monarca commette dei crimini o viola la legge, lo fa nelle vesti di tiranno, non di legittimo sovrano d’Inghilterra106.

A differenza di quanto avviene in altri scritti politici miltoniani, nell’Eikonoklastes il ruolo del Parlamento è enfatizzato107. Nell’economia del testo, un’operazione di questo genere è pienamente comprensibile, so- prattutto se si considera che il tentativo dell’autore è quello di far risaltare il potere del Parlamento per arginare le prerogative regali, togliendo così ter- reno alla monarchia. Dalle pagine miltoniane emerge come in tutte le mo- narchie vi sia un potenziale tirannico che, se sviluppato, va ad intaccare ir- rimediabilmente la libertà del popolo.

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105 Eikonoklastes, cap. XI, p. 180: «Infatti né Dio, né le leggi ci hanno assoggettato alla sua

[del re, ndr] volontà, né hanno posto la sua ragione ad essere nostra sovrana al di sopra del- la legge […] ma hanno posto la sua persona sopra di noi nella sovrana esecuzione di leggi come le stabilisce il Parlamento».

106 Cfr. Eikonoklastes, cap. XI, p. 176: «If therfore he obtrude upon us any public mischeif,

or withhold from us any general good, which is wrong in the highest degree, he must doe it as a Tyrant, not as a King of England, by the known Maxims of our Law»; trad. it: «Quindi, se egli ci impone qualche pubblico danno o ci nega qualche bene generale, cosa che è sba- gliata al massimo grado, deve farlo come tiranno, non come re d’Inghilterra, secondo le note massime della nostra legge».

107 Questo elemento è messo in luce da E. SIRLUCK, Milton’s Political Thought: the First

Cycle, «Modern Philology», LXI, 1964, 3, p. 213. L’autore nota giustamente come in un

testo precedente di Milton, The Tenure of Kings and Magistrates, il Parlamento costituisca un’istituzione secondaria, a differenza di quanto accade nell’Eikonoklastes.

L’operazione di smascheramento elaborata da Milton con il suo Eiko- noklastes contiene un elemento interessante, a cui probabilmente non è stata riservata finora la dovuta attenzione. Nella prefazione, Milton ha cercato di universalizzare la polemica contro Carlo I Stuart e il suo cattivo governo descrivendo l’opposizione al sovrano come un sentimento capillarmente dif- fuso e condiviso:

All men inveigh’d against him, all men, except Court-vassals, oppos’d him and his Tyrannicall proceedings; the cry was universall; and this full Parla- ment was at first unanimous in thir dislike and Protestation against his evill