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Eleonora de Fonseca Pimentel la portoghese di Napol

Nel documento Trent'anni di presenza nel mondo (pagine 141-151)

MARIATERESAGONÇALVES DOS SANTOS,

SARAMARIA DEAZEVEDO, SOUSAMARQUESPEREIRA

Morta duecento anni fa, Eleonora de Fonseca Pimentel è presente nella memoria contemporanea come esempio di autonomia e solidarietà, tanto piú notevoli in quanto la sua esistenza presenta una straordinaria accentuazione dell’ele- mento tragico. Quasi sconosciuta tra noi, in Portogallo, la “Portoghese di Napoli”, come viene chiamata, figura nel tri- stissimo Panteon dei martiri della libertà di Napoli, al fianco dei suoi compagni rivoluzionari del 1799.

Ma Eleonora de Fonseca Pimentel non incarna soltanto la figura dell’eroina nazionale, il cui fervore rivoluzionario si nutriva dell’ampia coscienza di adesione a una causa eletta e la cui attività si concretizzava per la coerenza con i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza: sorprendono anche il vigore del lavoro intellettuale, la sensibilità lettera- ria, l’entusiasmo della giornalista e la lucidità con la quale, in un’epoca di cosí varie passioni politiche – quelle del- l’Europa dopo la Rivoluzione francese – seppe sempre man- tenersi equidistante tanto dal dispotismo assolutistico quanto dal radicalismo giacobino.

La storia di Leonor, Eleonora per gli italiani, è, per usare le parole di Maria Antonietta Macciocchi, «[...] l’autentica storia dell’autonomia femminile – o meglio: della innega- bile dignità e identità delle donne (e non del femmini-

smo!)». Si tratta della storia di una donna segnata da una sof- ferenza che dal profondo giungeva, silenziosa, alla manife- stazione comunicativa. Basti ricordare la morte della madre e dell’unico figlio, e pure tutti gli oltraggi dovuti al marito, per intuirne le sofferenze e ammirarne la capacità di superare il perimetro doloroso degli eventi personali fino a osare la sfida all’egemonia maschile per partecipare, in forma coraggiosa, coerente e lucida, alla difesa dei socialmente piú deboli. E cosí, nel perseguire l’istruzione del popolo attraverso la pub- blicistica, si trovò redattrice del “Monitore napoletano”, il giornale della Repubblica napoletana e primo periodico poli- tico, parzialmente scritto in vernacolo, e assunse, in questo modo, un magistero politico popolare.

La sua attività politica, troppo autonoma per l’epoca, troppo lucida per gli impeti rivoluzionari e controrivoluzio- nari del momento, troppo sincera e innovatrice, la portò al patibolo. Accusata di essere giacobina, fu imprigionata nel giugno e poi impiccata in piazza del Mercato il 20 agosto del 1799, all’età di quarantasette anni. Se, purtroppo, da allora Leonor è quasi sconosciuta ai portoghesi, a Napoli invece il suo nome e il suo esempio suscitano una eco. Nel- l’Italia tutta, la sua opera letteraria, scientifica e politica continua a riscuotere attenzione e a essere fonte di ricerche diverse, che si concretizzano in libri e articoli.

Il pesante e ingiusto silenzio che in Portogallo è caduto su Eleonora, nonostante la fitta corrispondenza con la regina Carlotta Joaquina, con la Marchesa di Alorna e con la Marchesa di Pombal, alla quale dedicò un’opera teatrale, viene interrotto dall’iniziativa del gruppo Faces de Eva-Estu- dos sobre a Mulher, dell’Instituto Pluridisciplinar de Histo- ria des Ideais del FCSH, dell’Università Nuova di Lisbona e

dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici con la promo- zione di un convegno italo-portoghese. Nel decidere di commemorare il bicentenario della morte di Eleonora de Fonseca Pimentel, Faces de Eva non ha fatto altro che rico- noscere pubblicamente il valore di questa straordinaria e dimenticata figura femminile. Per illustrare tutti gli aspetti della personalità di Eleonora sono stati stabiliti contatti con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli attraverso il professor Riccardo Marques Pereira dell’Università di Trento, che ha in vario modo incentivato quest’evento importante per le relazioni culturali fra Portogallo e Italia. Da parte dell’Istituto di Napoli abbiamo sempre verificato, nei tre lunghi anni di preparazione, la piú cordiale acco- glienza e il piú straordinario appoggio da parte del suo pre- sidente, avvocato Gerardo Marotta, e dei professori Antonio Gargano e Vittorio De Cesare.

All’organizzazione dell’evento si sono aggiunte, intanto, varie altre collaborazioni istituzionali, indispensabili per l’ampliarsi delle attività progettate, che sono state confor- tate dall’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, dr. Jorge Sampaio. In Portogallo si è potuto contare sull’ap- poggio dell’Università Nuova di Lisbona e dell’Università di Evora, dell’Ambasciatore d’Italia, dell’Istituto Italiano di Cultura in Portogallo, della Fundação das Casas de Fron- teira e Alorna, della Fundação Eugenio de Almeida, del- l’Instituto de Comunicação Social della Camara Municipal de Lisboa e della Camara Municipal de Evora.

Dal momento che il convegno era mirato a evocare la figura di Eleonora de Fonseca Pimentel, il programma si è prefisso di far conoscere studi che contestualizzassero, ana- lizzassero e proiettassero il pensiero e l’azione di questa

napoletana di origine portoghese, nata nel 1742. Trattan- dosi di una figura con molte sfaccettature sono stati previsti vari ambiti tematici: letteratura, politica, economia, peda- gogia, giornalismo e femminismo. Le sessioni, svoltesi in tre giorni, il 21, 22 e 23 ottobre 1999, si sono tenute nell’Uni- versità Nuova di Lisbona, nell’Università di Evora, nel Palazzo Foz e nel Palazzo dei Marchesi de Fronteira e Alorna e vi hanno preso parte ricercatori portoghesi e ita- liani di diverse istituzioni.

A distanza di duecento anni, le brusche e forti vibrazioni emotive che agitarono la vita di Eleonora si ripresentano intatte ed è possibile individuare virtualità e limiti, contrad- dizioni e modernità della sua opera. Le relazioni e comuni- cazioni presentate, secondo una dinamica interdisciplinare, hanno precisato i contorni e valutato l’ampiezza di un pen- siero e di una azione in cui Eleonora era intensamente coin- volta. Ci è gradito riconoscere che i lavori, ora pubblicati, sono notevoli per le nuove linee interpretative, che pro- pongono e affrontano aspetti poco esplorati, in modo da contribuire ad appurare quale influenza hanno esercitato azione e pensiero di Eleonora de Fonseca Pimentel nella presa di coscienza della cittadinanza, soprattutto nei ver- santi della comunicazione, dell’etica, della politica e dell’e- ducazione. L’unione fra novità e rigore ha contribuito a ele- vare la qualità e, di conseguenza, il successo dell’evento.

Traduzione di Antonio Gargano.

Il testo qui presentato è tratto dalla presentazione del volume Leonor

de Fonseca Pimentel, A portuguesa de Naples (1752-1799), a cura di Teresa

Santos e Sara Marques Pereira (Livros Horizonte, Lisboa 2001), pubbli- cato col patrocinio della Fundação Calouste Gulbekian e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

L’affinità stessa tra le due lingue, l’italiano e il castigliano, ha consentito all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici una continua osmosi tra studiosi e studenti italiani e spagnoli e tra esperienze cul- turali e scientifiche dei due Paesi. Filosofi, storici, scienziati spa- gnoli sono stabilmente fra i docenti dei corsi dell’Istituto e fra i rela- tori dei convegni: il loro vantaggio è di poter parlare nel loro idioma ed essere compresi senza bisogno di mediazioni linguistiche dai loro ascoltatori e interlocutori. È cosí divenuto uno dei docenti stabili dei corsi di filosofia il prof. Miguel Angel Granada dell’Università di Barcellona, la cui prestigiosa vicenda accademica è emblematica della storia stessa dell’Istituto: venuto a Napoli nei primi anni Ottanta come borsista dei memorabili corsi tenuti al viale Cala- scione da Eugenio Garin, Granada è ora Presidente del Centro Internazionale di Studi Bruniani dell’Istituto, dopo aver curato per l’Istituto l’edizione in lingua spagnola di diversi dei “Dialoghi ita- liani” di Giordano Bruno ed è membro del Comitato scientifico della Scuola Europea di Studi Avanzati, costituita dall’Istituto in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa e con l’Università degli Studi di Napoli «L’Orientale».

Alle traduzioni bruniane in castigliano, che ora l’Istituto si pro- pone di ampliare in una sistematica edizione bilingue delle opere del Nolano con la direzione del professor Granada, si affiancava la tra- duzione della Scienza Nuova di Giambattista Vico ad opera del

professor José M. Bermudo che, a Strasburgo, in occasione della pre- sentazione al Parlamento Europeo, il 19 dicembre 1991, delle edi- zioni vichiane dell’Istituto, affermava tra l’altro: «La Spagna, incomprensibilmente, ha resistito a Vico fino agli ultimi anni. Oggi le cose sono cambiate in maniera sensibile. [...] Vico è stato recupe- rato alla cultura del nostro Paese [...]. Ai nostri giorni si è dunque resa giustizia a Vico, ma questo processo è stato a sua volta, in maniera inusuale, tanto rapido e facile, da risultare sorprendente. Ad esso ha contribuito, in forma splendida, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Buona parte degli studiosi di Vico in Spagna ha preso parte ai seminari e ai corsi organizzati dall’Istituto a Napoli; in alcuni casi questi incontri sono serviti per mettere in contatto fra loro studiosi che in Spagna lavorano separati, isolati e persino senza conoscersi fra loro. Fra i membri del Consiglio con- sultivo dei «Quadernos sobre Vico» si annoverano vari collabora- tori dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. La stessa edizione della Scienza Nuova che abbiamo realizzato è stata patrocinata dal- l’Istituto. Insomma, quando si scriverà la storia degli studi vichiani in Spagna, si dovrà rendere un forte tributo all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici che ha tradotto in concreto principio di strategia culturale l’obiettivo habermasiano di perseguire situa- zioni ideali di dialogo. Non è questa certamente l’unica causa della notevole rinascita vichiana. C’è un’altra situazione che anche favo- risce il processo. È ovvio che noi viviamo il nostro recupero del pen- siero vichiano come una “importazione” (cosa che, d’altra parte, sarebbe in se stessa legittima e giustificata dalla genialità del Napo- letano). Eppure, ci confrontiamo col pensiero vichiano nel contesto del nostro pensiero attuale... nell’unico modo che è possibile: com- prendendo le origini. Certo, alle origini della nostra modernità, la voce piú lucida era quella di Vico. E, per i motivi già detti, Vico non ci appare come un autore italiano: l’Italia è fortemente eterogenea;

tantomeno ci appare come un pensatore veramente napoletano: la sua opera non è provinciale, né locale. Vico ci sembra un pensatore propriamente mediterraneo. Da una parte come l’ultimo pensatore latino, prima della nazionalizzazione delle culture. Dall’altra il Vico dei napoletani è anche il “nostro Vico”, perché in lui troviamo le chiavi del nostro peculiare accesso alla modernità: un accesso pigro, convulsivo, lacerato e insufficiente».

In tre volumi sono stati riuniti gli atti di un convegno che ha costituito un grande bilancio della ripresa di studi vichiani tra Ita- lia e Spagna. Curatori dell’opera sono stati il prof. José Sevilla e il prof. Emilio Hidalgo Serna, docente all’Università di Braunsch- weig, successore di Ernesto Grassi alla guida della Fondazione «Studia Humanitatis» con la quale l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici coopera nella pubblicazione della omonima collana, in cui sono apparse tra l’altro il De causis corruptarum artium e

il De ratione dicendi di Juan Luis Vives.

La conoscenza degli sviluppi novecenteschi del pensiero spagnolo veniva comunicata ai borsisti dell’Istituto dal professor Armando Savignano dell’Università di Trieste in numerosi corsi di lezioni, mentre i risultati delle ricerche delle vivaci scuole di pensiero con- temporanee venivano messi a confronto con i giovani studiosi ita- liani in serie di seminari tenute, tra gli altri, dai professori: Franci- sco Rico dell’Università di Madrid, Francisco Jarauta dell’Università di Murcia, Ramón Valls dell’Università di Barcel- lona, Felix Duque dell’Università Autonoma di Madrid, Fernando Savater dell’Universidad del Pais Vasco, Angel Gonzales dell’Uni- versità Complutense di Madrid, José Ignacio Linazasoro dell’Uni- versità di Madrid, Emilio Lledó Iñigo dell’Università di Madrid, Antonio Serrano Gonzales dell’Università Autonoma di Barcellona, Manuel Cruz dell’Università di Barcellona, Mauricio Jalón dell’U- niversità di Valladolid, Victoria Camps dell’Università di Madrid.

A Napoli è molto forte l’interesse per la storia di Spagna. Ciò ha favorito la fortuna delle iniziative promosse dall’Istituto con la dire- zione del professor Luigi De Rosa, il quale, in sintonia soprattutto con i suoi colleghi spagnoli Luis Miguel Enciso Recio dell’Univer- sità di Madrid e Luis Antonio Ribot Garcia dell’Università di Val- ladolid, ha dato vita a una regolare serie di seminari annuali nella sede napoletana dell’Istituto e a seminari di confronto storiografico sull’età moderna che si svolgono a Valladolid e hanno dato luogo a una vivace collana editoriale che annovera già molti titoli di pre- stigio: Ciudad y mundo urbano en la época moderna, Indu-

stria y época moderna, Pensamiento y politica económica en la época moderna, Trabajo y ocio en la época moderna.

Il pensiero spagnolo

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