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Europa e Paesi Bass

Nel documento Trent'anni di presenza nel mondo (pagine 195-200)

MARIOAGRIMI

Università degli Studi di Napoli «L’Orientale»

Che la storia della tolleranza in Europa abbia il suo mag- giore centro di convergenze e di irradiazioni nell’Olanda moderna è un giudizio incontestato e consolidato. E si tratta di una consapevolezza raggiunta e trasmessa dalla stessa storiografia olandese, almeno a partire dalla grande

Historie der Reformatie (Amsterdam 1671-1674, 4 voll.) di

Gerard Brandt, le cui traduzioni inglese e francese del primo Settecento diffondono in tutta Europa il quadro denso e tormentato delle lotte religiose e politiche combat- tute dal sec. XVI in Olanda, dove dalla stessa drammaticità dei conflitti emergono le prime formulazioni del problema della tolleranza, in un intreccio fortemente significativo di problemi religiosi e di problemi politico-costituzionali. Un documento, insieme ardito e maturo, sul diritto alla libertà religiosa è il celebre discorso rettorale De religione ab imperio

iure gentium libera, che Gerard Noodt pronuncia a Leida l’8

febbraio del 1706.

Dagli ultimi decenni del Cinquecento, in non certo ca- suale connessione con le rivolte antispagnole, i Riformati (soprattutto calvinisti), fiamminghi e valloni, dalle Provincie meridionali dei Paesi Bassi si mettono al riparo nelle Provincie del Nord, in stato di secessione. Ma piú tardi la vita delle Provincie Unite è turbata da nuovi aspri con- trasti religiosi, perché in seno al calvinismo divampa la lotta tra arminiani e gomaristi, con rilevanti implicazioni politi-

che. Sono appunto queste travagliate vicende a reclamare l’imporsi dello spirito di tolleranza, per cui, per oltre un secolo, l’Olanda sarà la terra d’asilo di un’Europa sconvolta da guerre e da persecuzioni religiose e politiche. Vi si cerca rifugio per motivi confessionali e politici; giungono esiliati in cerca di libertà e di sicurezza. Numerosi sono i rifugiati dalla Francia, e poi ebrei ispano-portoghesi, tedeschi, polac- chi, i quali si riuniscono in molte città della Provincia d’Olanda, ma soprattutto ad Amsterdam, che, dall’incontro e dallo scontro di esperienze religiose, civili e politiche cosí intense e diverse, attinge le energie di un grande rigoglio della vita culturale, divenendo la maggiore sede europea delle attività editoriali e del commercio librario, con scambi particolarmente intensi con l’Inghilterra.

Ma, dalla metà del sec. XVII, l’Olanda raggiunge, insie- me alla straordinaria fioritura intellettuale, un eccezionale sviluppo della vita economica (e sono ben note in Italia le immagini del Seicento olandese consegnateci dagli studi di Johan Huizinga) e assume il ruolo di grande potenza mon- diale. Pierre Bayle saluterà quindi l’Olanda: «la Grande Arche de Fugitifs», cioè la grande patria europea della tol- leranza e della libertà di coscienza.

Aspetti specifici di questa vasta problematica sono stati affrontati da un convegno che si è tenuto a Vico Equense, a cura dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e del Dipartimento di Storia dell’Università di Firenze, nei giorni 10-12 settembre 1992, sul tema: “Europa e Paesi Bassi: evolu- zione, rielaborazione e diffusione della tolleranza nei secc. XVII e XVIII”. Si tratta di un piano di ricerca pluriennale, promosso dal Netherlands Institute for Advanced Study in the Humanities and Social Sciences (NIAS) e dal Dipartimento

di Storia dell’Università di Firenze: una collaborazione scientifica internazionale di grande importanza, che ha un qualificato coordinatore in Antonio Rotondò, dell’Ateneo fiorentino, al quale si deve l’organizzazione scientifica del convegno, che è il primo di una serie di incontri, in cui saranno via via presentati e discussi i risultati delle ricerche. Rotondò, eccellente esperto dell’argomento, ha tenuto la relazione introduttiva ed ha altresí predisposto un prezioso volumetto illustrativo delle linee e del programma di ri- cerca, che ha il carattere di un’attenta e informata guida storico-critica e bibliografica, utilissima a favorire una par- tecipazione impegnata ai lavori del convegno, fornendo necessari chiarimenti di merito e di metodo.

Bisogna in primo luogo guardarsi da un uso generico e incontrollato del concetto di tolleranza. In cui confluiscono tre grandi componenti: gli irenismi di tendenze diverse; i progetti di tolleranza civile distinta dalla tolleranza ecclesiastica e intesa come mezzo per neutralizzare gli effetti dell’intol- leranza ecclesiastica; le rivendicazioni della libertà di

coscienza. Distinzioni certamente necessarie, che non

devono comunque far perdere di vista l’unità complessiva del quadro, in cui le diverse “dimensioni” della tolleranza possono coesistere, congiungersi o susseguirsi. Né minore attenzione è da prestare alle varietà di significati del ter- mine “tolleranza”, che resiste a lungo nel suo significato ori- ginario ed etimologico di “sopportare con pazienza”, prima di venire assumendo il positivo valore etico-giuridico di libertà.

Certo, il percorso storico piú incisivo è quello che vede la trasformazione delle esigenze di tolleranza in rivendica- zioni del diritto alla libertà di coscienza. E già negli ultimi

anni del sec. XVI s’incontra – nella cultura olandese – uno scritto quale la Synodus van der conscienten vryheyt (1582), che è forse la prima esplicita elaborazione teorica, in età moderna, della libertà di coscienza, senza dimenticare la

Confessione Remostrantium (1619) di Johannes Episcopius,

che ha un’importanza essenziale nell’impostazione del dibattito sui rapporti tra potere civile e diritti della coscienza.

L’intero sec. XVI è certamente fondamentale per lo stu- dio della tolleranza, e basti solo pensare a Erasmo e alla tra- dizione erasmiana dell’Umanesimo cristiano, ai suoi diffusi radicamenti europei, alla sua lunga durata. Né minore rilievo ha tutta la complessa e talora sommersa tradizione “sociniana”; ma indubbiamente è la philosophia Christi d’Erasmo il profondo sostrato di quell’universalismo e ire- nismo religioso, di cui si nutre il migliore spirito di tolle- ranza. E ciò è ben tenuto presente dal programma di ricerca, che pur si riferisce ai due secoli successivi, e che si segnala inoltre per porre con forza l’esigenza di indagini circostanziate e particolari, mentre opportunamente si insi- ste sulle implicazioni politiche, culturali, giuridiche, sociali, economiche della storia della tolleranza o, se si vuole, della pace religiosa in Europa, che perciò richiede l’impegno di competenze multiple.

Il programma dei lavori del convegno conferma la piena aderenza al piano di ricerca tracciato e va sottolineata l’am- pia e autorevole partecipazione della storiografia olandese. Si tratta, come si diceva, del primo dei tre incontri previsti, dedicato a: Fondamenti, metamorfosi e dilatazioni dell’irenismo; il successivo, su La tolleranza ecclesiastica e civile, si terrà all’Università di Leida nel 1993; il terzo su La libertà di

coscienza si svolgerà nella sede del NIAS a Wassenaar nel

1994. È particolarmente benemerita e feconda scientifica- mente questa collaborazione con esponenti cosí qualificati della storiografia olandese, che vede presenti Guillame H.M. Posthumus Meyjes, l’insigne studioso di Grozio che ha tenuto un’impegnativa relazione e ha presentato le conclu- sioni del convegno; Govaert C.J.J. van den Bergh, autore di studi fondamentali su Gerard Noodt; Hans Bots, cui si devono importanti studi sull’ambiente e sul pensiero gro- ziani, ricostruiti anche attraverso l’edizione di preziose corrispondenze; Willem Frijhoff, attento indagatore dei problemi delle coesistenze confessionali nelle Provincie Unite; e molti altri qualificati studiosi.

Il respiro europeo, ampio e profondo, della storia della tolleranza trova espressione piena in questa iniziativa. Le sequenze piú note ed eminenti di questo complesso itine- rario vanno da Erasmo a Grozio, da Spinoza a Leibniz, da Locke a Bayle, a Lecler, a Voltaire: l’Olanda e l’Europa sono quindi impegnate in un alto e umanissimo compito di civiltà. E non sorprende l’aperta e convinta adesione al pro- getto da parte dell’Istituto Italiano per g1i Studi Filosofici, sensibilissimo alla collaborazione europea degli studi, il quale, non a caso, ha di recente inaugurato la sua “Biblioteca Europea” col poderoso e ricco volume di Paul Dibon, Regards sur la Hollande du siècle d’Or (1990), dedicato alla cultura della giovane e tollerante Repubblica delle Provincie Unite, quale crocevia della vita intellettuale e spi- rituale europea nel sec. XVII. Le rigorose ricerche di Dibon su André Rivet e J.F. Gronovius toccano figure che, nel loro differenziato rapporto con Grozio, hanno grande rilievo nella storia della tolleranza; mentre la particolare atten-

zione rivolta alla intensa e libera comunicazione intellet- tuale assicurata dalla République des Lettres sottolinea quanto quel vasto e libero circuito di dialogo tra filosofi, filologi, eruditi e scienziati sia stato una forza attivamente operante nella storia della tolleranza. Centrale è quindi la figura di Bayle, che vive le tormentate vicende dei contrasti confes- sionali e poi dal “rifugio ugonotto” di Rotterdam diffonde con acutezza e grande efficacia le nuove idee di libertà reli- giosa e intellettuale, fondate sul programma di larga tolle- ranza civile esposto nel Commentaire philosophique (1686). Ma già dal 1684 egli aveva iniziato la pubblicazione della rivista «Nouvelles de la République des Lettres», per favorire l’in- formazione e la libera discussione critica tra i cittadini della

respublica literaria. Si passa cosí dalle trasgressioni dello scet-

ticismo libertino all’affermazione dei diritti della “coscienza errante” e della libera ricerca storica, filosofica, scientifica. E non si può non ricordare che la rivista bayleana è rinata col suo titolo a Napoli, nel 1981, sotto la direzione di Paul Dibon e Tullio Gregory.

La libertas philosophandi, coraggiosamente rivendicata dal ceto civile e intellettuale napoletano del secondo Seicento, guarda con ammirazione e speranza all’Olanda. La biblio- teca di Giuseppe Valletta è ricchissima di edizioni olandesi, e la storia napoletana del sec. XVII – anche con le sue ricor- renti rivolte antispagnole – ha talune corrispondenze signi- ficative con le vicende dei Paesi Bassi, pur contrassegnate queste da specifiche peculiarità. E sia in Olanda che a Napoli si svolgono intense e accese discussioni cartesiane, sicché è necessario riservare qualche specifica attenzione ai rapporti tra diffusione del cartesianesimo e lotte per la tol- leranza.

Nel documento Trent'anni di presenza nel mondo (pagine 195-200)