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La “Ellen MacArthur Foundation” è un’organizzazione indipendente, di proprietà privata, con sede a Chicago. La fondazione fornisce sovvenzioni per progetti che esaminano le minacce dei cambiamenti climatici e sulla biodiversità. L’obiettivo della fondazione è di ricercare proposte di iniziative per valutare il danno potenziale del cambiamento climatico e le strategie per mitigare questa minaccia per l’ambiente in genere. Per questo la fondazione si occupa di economia, un cambiamento ambientale deve passare per un cambiamento economico. Per finalizzare questi obbiettivi la fondazione, seleziona dei borsisti, conosciuti anche come “Genius grants”, i premi della fondazione borse di studio nelle aree di finanziamento, tra le quali arte e cultura, comunità e sviluppo economico, media digitali e apprendimento, abitazioni, e la giustizia minorile. La fondazione ha dichiarato l’obiettivo è: “Sostenere le persone creative e le istituzioni impegnate a costruire un mondo più giusto, verde, e pacifico”. Secondo la Ellen MacArthur Foundation l’economia circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.

La Fondazione è presieduta da Ellen MacArthur (famosa velista britannica) che ha creato insieme a un gruppo di importanti aziende fondatrici tra cui: B&Q, BT, Cisco Systems Ltd., National Grid (il gestore di elettrico britannico) e Renault la sua fondazione. Oltre a queste aziende, si affiancano moltissime altre per le iniziative dedicate espressamente all’economia circolare, tra le quali: Ikea, H&M, Nespresso, Vodafone, Ecc.

3.4.1 Le Fondazioni

«È un’organizzazione stabile, privata e senza scopo di lucro, dotata di un patrimonio vincolato al perseguimento dei suoi scopi statutari».

La distinzione ottocentesca fra associazioni e fondazioni non coglie sempre tutta la varietà attuale; per questo motivo conviene forse recuperare la concezione premedievale secondo la quale le fondazioni costituiscono una particolare categoria di associazioni formate dalla collettività dei beneficiari che non possono però determinare né modificare i fini statutari. Se in linea generale la fondazione si caratterizza per la disponibilità di un patrimonio destinato ad una finalità socialmente rilevante, una prima fondamentale distinzione, fa riferimento all’uso che di esso viene fatto. A questo proposito si rivela efficace una suddivisione funzionale, cioè una distinzione delle diverse tipologie di fondazioni in base alle forme e ai modi posti in essere per raggiungere lo scopo prefissato.

Una prima categoria è quella delle cosiddette “Operating Foundations”, organizzazioni dotate di una o più strutture quali case di cura, scuole, biblioteche e centri di ricerca finalizzate al raggiungimento della mision aziendale. Esse producono beni e servizi di utilità sociale in modo diretto operando tipicamente nei settori dell’arte, della cultura, dell’assistenza e della sanità. Le fondazioni operative rientrano nel più vasto aggregato delle organizzazioni non-profit in cui non esiste necessariamente un patrimonio e dove il finanziamento deriva da una molteplicità di interventi filantropici. Fanno parte di questa categoria le organizzazioni di volontariato, le ONLUS ed in genere gli enti con una propria stabile organizzazione. La presenza di una struttura che può non essere di proprietà, nel caso ad esempio di convenzioni con enti pubblici, comporta molteplici problemi gestionali:

1. Elevati costi di funzionamento 2. Gestione e motivazione del personale

3. Individuazione degli indicatori di economicità e soddisfazione della domanda

Una seconda tipologia, opposta alla prima, è rappresentata dalle fondazioni di erogazione (grant- making foundations), ovvero enti che raggiungono il proprio scopo indirettamente, erogando sussidi e contributi ad altri soggetti (in genere enti non-profit) che intervengono con la propria struttura per offrire beni e servizi alla collettività. Le fondazioni grant-making possono nascere e svilupparsi secondo modalità diverse: la donazione originaria può infatti derivare da un’impresa (corporate foundations) oppure da un donatore specificamente riconoscibile, sia esso una famiglia o un individuo (donazioni indipendenti). Alla categoria delle grant-making foundations appartengono le fondazioni bancarie, sorte in Italia con il processo di privatizzazione. L’assenza di una stabile organizzazione evita i tradizionali problemi di gestione delle fondazioni ma il finanziamento di altri soggetti mette in risalto diversi elementi di criticità:

2. Incremento delle donazioni da parte di terzi

3. Selezione dei soggetti più meritevoli di finanziamento

4. Valutazioni di convenienza fra il: metodo dei “contributi a pioggia” (poche risorse a tanti soggetti) VS metodo della “massa critica” (pochi obiettivi con ingenti risorse per ciascuno)

Talvolta anche le fondazioni di erogazione svolgono qualche attività, solitamente si tratta di imprese commerciali il cui reddito viene utilizzato per incrementare il patrimonio dell’ente o le erogazioni per finalità non-profit. Una tipologia intermedia fra le due tipologie già espresso è rappresentata dalle fondazioni di comunità (community foundations), finanziate da una molteplicità di donatori e caratterizzate da un ambito di attività territorialmente limitato, in larga misura complementare a quello tradizionale dei governi locali. Questo modello organizzativo, sorto negli Stati Uniti, incarna al meglio il ruolo caratterizzante delle fondazioni ovvero quello di catalizzatore di risorse. La community foundation, infatti, riesce a coinvolgere gran parte della comunità locale (comune, provincia o regione) grazie all’autorevolezza dei fondatori o degli amministratori che pongono la propria immagine a garanzia dell’affidabilità dell’ente e della diretta destinazione delle risorse agli scopi dichiarati. Inoltre il coinvolgimento delle associazioni locali dei soggetti beneficiari (persone svantaggiate, malati, Ecc.) crea un circolo virtuoso per cui gli individui donano risorse (denaro, tempo, capacità tecniche e progettuali) ad una struttura (quindi un luogo geografico ben definito) che ne garantisce il riutilizzo nell’ambito della stessa collettività. Oltre ad una maggiore trasparenza contabile-gestionale ed una cura particolare per i risultati conseguiti in modo tale da non fermare il circolo virtuoso della fiducia, questa tipologia di organizzazioni presenta gli stessi problemi gestionali elencati per le fondazioni di erogazione.

In ultima analisi, una categoria alquanto diffusa è la fondazione d’impresa. La finalità principale è rappresentata dal perseguimento della pubblica utilità mediante l’esercizio di una o più imprese e dunque le disposizioni applicabili sono quelle che si ricollegano a questa fattispecie (esercizio dell’impresa, azienda, ditta e marchio, limiti alla concorrenza, interpretazione dei contratti, Ecc.). Se poi l’attività svolta ricade in quelle previste dall’art. n. 2195 del codice civile e se l’esercizio di tale attività è sistematico e prevalente, allora la fondazione è soggetta anche alla disciplina dell’imprenditore commerciale che prevede l’obbligo di registrazione, la tenuta di scritture contabili, la soggezione al fallimento, il rispetto dello statuto dei regolatori.