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CAPITOLO 4 – GLI INDIC

4.4 L’indice del benessere

Le condizioni di benessere non sono legate solo ai parametri del microclima dell’ambente in cui i soggetti lavorano, per i quali è possibile trovare un legame diretto o indiretto sulla salute del personale, ma sono anche connesse con le strutture sociali, politiche ed economiche del territorio. L’ambiente in cui gli individui vivono, sono strutture in grado di condizionare la psiche dell’individuo stesso, al punto che condizioni per ottenebranti per taluni, sono considerate da altri come accettabili se non gradevoli, ricercate. Se l’individuo viene spostato dal suo stato di equilibrio e non ha una sufficiente elasticità ad accettare la nuova condizioni, lo stato di stress emotivo che si genera, può portare a conseguenze più o meno immediate sulla sua salute fisica, mentale, sul suo comportamento sociale. Questo tipo di sbalzo si verifica, per esempio, quando un gruppo di individui privi del cosiddetto benessere economico, si trovano ad usufruire senza costi e senza fatica di servizi e risorse in maniera improvvisa senza sforzi. Per essi, questo tipo di nuova condizione, la disponibilità a costo energetico e sociale zero, non provoca né stimoli culturali né operativi creando

una società disadattata e parassita, quello che sta succedendo nel mondo del web con la “generazione Y”, una generazione abituata ad avere tutto gratis e subito (si pensi ai casi di Napster o più recentemente alla continua ricerca di App gratuite, onde aggirare il pagamento delle stesse). Per questo motivo si rende necessario valutare in termini globali la “Qualità della Vita” di una popolazione, in modo da verificarne se può esistere una sensazione di benessere generalizzato, in una condizione di benessere ambientale. Il concetto d’indice di Qualità della Vita è un concetto molto esteso e rimanendo sul puro piano aziendale, può comunque rappresentare quelli che sono gli aspetti della sensazione di benessere di un lavoratore come di una società. Includere tutti quei fattori che contribuiscono alla soddisfazione od alla insoddisfazione, i fattori che portano alla felicità (relativa) od infelicità non è fattibile, però si può ottenere un indice di massima su cosa e come migliorare le condizioni di vita della popolazione e quali siano i parametri in cui un “attore istituzionale” dovrebbe investire o meno. È lampante che alcuni fattori saranno da ricercarsi in parametri economici o fisici (ad esempio: la presenza di parchi, di assistenza sanitaria, forze dell’ordine, Ecc.); altri, di più difficili da identificare, più soggettivi e di delicata collocazione, riguardano la sfera psicologica della comunità (dignità dei luoghi, bellezza dei paesaggi, Ecc.). La combinazione di queste due categorie di fattori pesa in modo diverso a seconda del contesto storico ed economico, della cultura della popolazione e tutti insieme daranno luogo ad un indice che sarà, nella forma, analogo per tutti i tipi di popolazione ma che avrà un livello di rilevanza diverso a seconda del livello socio-economico e culturale della popolazione esaminata. Non vi è dubbio, sulle distinte necessità sulla popolazione di chi vive nelle favelas della periferia delle grandi metropoli, e chi vive in una modesta casa condominiale di città o chi vive in luoghi isolati. L’esistenza di esigenze diverse è lampante, ma l’indice di benessere calcolato potrebbe coincidere. Quindi il valore ottenuto va considerato nel suo contesto, sulla sua base culturale del campione considerato, sulle esigenze storiche della cultura del campione stesso.

4.4.1 L’Indice di Gini

L’indice di Gini (Corrado Gini è stato un statistico italiano) è un indice comunemente utilizzato a livello mondiale per misurare il grado di disuguaglianza fra le grandezze di reddito, ricchezza, voci di spesa Ecc. L’idea che risiede alla base dell’indice consta nel calcolare la differenza (in valore assoluto) fra le varie coppie di cittadini (per esempio dei loro redditi lordi) e successivamente sommare tali differenze. Quanto maggiore risulterà la differenza tra redditi, tanto più alto sarà il valore della somma finale ottenuta. Questo approccio ha il grave difetto di aumentare il margine di

calcolare. L’indice può variare tra 0 e 1. Un indice di Gini basso indica la tendenza all’equidistribuzione, 0 indica la perfetta uguaglianza, mentre un valore alto indica una forte diseguaglianza, 1 indica la massima concentrazione. Le locuzioni “indice di Gini” e “coefficiente di Gini” non sono equivalenti, anche se verosimilmente sono la stessa cosa. L’indice di concentrazione misura la ridistribuzione di un bene nella popolazione, ad esempio la ridistribuzione del reddito dei cittadini. Ovviamente se il reddito fosse omogeneo fra i cittadini, tutti avrebbero lo stesso reddito; il caso opposto si ha quando la concentrazione è massima, cioè un solo soggetto ha tutto e gli altri nulla. Il calcolo di questo indice è molto semplice:

1. Ordinare gli N cittadini per i redditi

2. Indicare il reddito dell’i-esimo cittadino r(i)

3. Indicando con Q(i) la fetta dei redditi degli i-esimi individui più poveri, cioè la somma dei loro redditi divisa per la somma totale dei redditi

4. Indicare con P(i) la percentuale dei soggetti con reddito non superiore a r(i) Ad esempio:

i r(i) Q(i) P(i)

1 12.000 0,088 25%

2 13.000 0,185 50%

3 32.000 0,644 75%

4 48.000 1 100%

Ovviamente all’aumentare del valore i ci potranno presentarsi soggetti con reddito uguale (per semplificare le cose si potrebbe considerare il reddito arrotondato). In linea generale, Q(i)=64,4% e P(i)=75% significa:

il 75% degli individui più poveri realizzano tutti insieme il 64,4% del totale dei redditi

Non è difficile convincersi che se, per ogni i: Q(i) = P(i) allora i redditi sono omogenei perché l’x% degli individui realizza esattamente l’x% del totale dei redditi. Questo implica, come spiegato in precedenza che questo indice, da una definizione di massima di somiglianza dei redditi, a se i redditi sono mediamente bassi, un indice prossimo a 1, non indica una ricchezza lorda ma al contrario, una povertà distribuita.

4.4.1.1 La Curva di Lorenz

Nella curva di Lorenz, in ascissa sono rappresentate le frequenze relative cumulate, cioè le P(i), mentre in ordinata ci sono le Q(i), cioè le quantità relative cumulate. Partendo dai dati dell’esempio precedente, se i redditi sono omogenei, si avrà una retta, altrimenti una curva: l’area fra la retta e la curva (area di concentrazione), questa superficie sta ad indicare quanto la reale distribuzione differisce da quella omogenea. Tale area fu studiata prima da Gini. L’indice di Gini è dato dall’area fra le curve ideale e reale, divisa per l’area totale del triangolo da esse generato. L’indice è così normalizzato per essere 0 in una società con redditi omogenei e 1 nel caso peggiore di un solo cittadino che produce il totale del reddito.

CAPITOLO 5 – LA BIBLIOTECA