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Emissioni regolamentate VS Emissioni non regolamentate dallo stato

3. FOCUS SU UNA COMPONENTE DELLA CSR: L’ ENVIRONMENTAL IMPACT

3.2 Emissioni regolamentate VS Emissioni non regolamentate dallo stato

Sorge la necessità, ora, di evidenziare come non si possa parlare di “attività ambientali” in senso lato, come invece, si ricorderà, alcuni studi precedentemente analizzati (Par 2.4) facevano.

Non tutte le attività ambientali messe in essere per la salvaguardia dell’ambiente conducono ai medesimi risultati.

In molti casi, come per esempio nello studio avanzato da Chiang e al. (2015), vi era una sezione dedicata appositamente alle “waste emission”85, ed esse risultavano non essere correlate con le performance finanziarie: l’analisi di regressione portava a risultati statisticamente non significativi e pertanto non è possibile concludere alcun che. E ammesso che questo risultato possa essere considerato attendibile, non è però generalizzabile a qualunque altra tipologia di attività.

83 È altresì interessante notare il comportamento delle componenti relative alle atre due macro categorie. I

costi derivanti dalle social activity sono correlati significativamente con le entrate in tutti e sei gli anni considerati. Invece, gli investimenti relativi al management activity cost non sono mai correlati significativamente.

84 Noi si è fatto riferimento allo studio di Chiang (2015) per evidenziare tale responso, tuttavia è bene tener

presente, che alle medesime conclusione giunsero precedentemente anche altri studiosi, tra i quali si cita Kuo (2010).

85 Si intende con questo termine l’emissione di semplici rifiuti e, nel peggiore dei casi, sostanze tossiche

A tal proposito è rilevante quanto scoperto da Iwata e Okada (2010). Essi mettono a confronto due precise attività: quelle relative al contenimento delle waste emission e quelle relative al contenimento delle greenhouse gas emission86 e ne valuta le reazioni dei mercati.

Il punto di partenza di questa indagine consiste nell’individuare le differenze sostanziali delle due tipologie di inquinamento. Esse, secondo Iwata e Okada, divergono per almeno tre fattori:

 L’estensione dell’inquinamento;

 L’esistenza o meno di una regolamentazione che le disciplina;

 Il legame con diversi tipi di stakeholder, che hanno la capacità di influenzare le performance dell’azienda su diversi mercati.

Il fattore più discriminante è il secondo. Le waste emission, nel contesto d’indagine (il Giappone), sono regolamentate da svariate leggi, nate durante il periodo di grande crescita che ha generato un proporzionale aumento del grado di inquinamento. La regolamentazione delle emissioni di gas serra invece è ancora agli albori, è in uno stato embrionale: ancora non sono stati formulate leggi che indichino limiti di emissioni per i singoli soggetti. È recente l’interesse verso questa tipologia di inquinamento, ci se ne è interessati solo in seguito alla scoperta del fenomeno del surriscaldamento terrestre avvenuto negli ultimi due decenni.

In luce di suddette differenze, si valuteranno le performance ambientali, prima misurate in termini di waste emission poi dell’emissione di gas serra. In seguito, si guarderà come queste misure vanno ad impattare sui diversi indicatori della performance finanziaria87. Iwata e Okada hanno raccolto un campione di 268 aziende industriali delle quali ha stimato, in un orizzonte temporale di quattro anni, dal 2004 al 2008, i valori medi e le rispettive varianze delle variabili finanziarie, di quelle di controllo88, delle waste emission e delle greenhouse emission ed infine ha proceduto all’analisi.

L’indagine avanzata è suddivisa in tre parti, dapprima si traggono considerazioni generali sull’intero campione, successivamente si valutano i medesimi aspetti, considerando però

86 Si intende l’emissione di gas serra, che contribuiscono, andando ad impattare ulteriormente sul buco

dell’ozono, all’aggravarsi delle condizioni atmosferiche.

87 Il ROE indicherà qui la valutazione degli shareholder e del mercato dei beni; il ROI, ROA e ROIC oltre

che il parere dei mercati dei capitali coinvolgono anche quello del mercato dei creditori; il ROS indica l’opinione dei consumatori e dei partner commerciali; il Tobin’s q-1 e il suo logaritmo naturale valutano il capitale intangibile dell’azienda.

separatamente le aziende del campione considerate più inquinanti da quelle meno inquinanti.

Nella tabella 3.4, di seguito riportata, si illustrano gli esiti rinvenuti per l’intero campione. Si tenga presente che la presenza e il numero degli asterischi indicano la presenza di significatività statistica e il suo grado: più ce ne sono più aumenta la capacità segnaletica del risultato.

Da quello che si può stabilire dalla tabella possiamo affermare che:

 Un incremento delle waste emission produce effetti diversi in termini di performance finanziaria a seconda dell’indicatore che si intende usare per identificare quest’ultima. Per sei indicatori su sette, l’evidenza empirica suggerisce una relazione significativa di segno positivo, ovvero al crescere delle

Tabella 3.4 Performance finanziarie e Performance ambientali. Intero campione

waste emission si registra un incremento in termini di performance finanziaria. Unico indicatore contro tendenza è il ROS, che mostrerebbe un legame inverso, ma la sua valenza segnaletica è risultata pressoché nulla data l’assente significatività statistica. Questa diversità di comportamento tuttavia è attribuibile al fatto che mentre l’interesse degli investitori e il valore degli assets intangibili subiscono un incremento, se vengono innalzate le quantità di emissione, pur rimanendo all’interno dei limiti di legge, dal momento che l’azienda può risultare più produttiva senza dover riscontrare sanzioni, il mercato dei beni non è influenzato da queste valutazioni tecnico-legali, ma è più sensibile al danno ambientale di per sé generato.

 Se quanto detto al punto precedente vale per le “waste emission” non è altrettanto vero per le greenhouse gas emission. Per quest’altra categoria infatti gli unici valori che hanno una certa significatività sono quelli che stanno a indicare una relazione tra performance ambientali e il ROE o con il logaritmo naturale del Tobin’s q-1. In particolare il primo è significativamente negativo, il secondo invece è positivo. Questo problema, infatti, differisce dal precedente per due questioni. In primo luogo le waste emission hanno un impatto più “locale”, ovvero vanno a colpire direttamente un determinato territorio e quindi un ristretto gruppo di stakeholder. Le greenhouse gas emission invece, generano il problema del surriscaldamento terrestre e quindi generano un problema a livello generalizzato e globale: ciò rende tutti più sensibili a questo aspetto. In secondo luogo, questo fattore è ancora, come accennato in precedenza, scarsamente interessato da norme, e pertanto anche quegli investitori, che nel caso precedente potevano essere interessati ad un’espansione dell’inquinameto pur nel rispetto dei limiti legali, in questo caso sono preoccupati del fatto che i governi possano decidere nel futuro prossimo di porre una soluzione alla lacuna normativa, ponendo limiti che si riflettano in termini negativi sui propri investimenti.

La conclusione a cui giunge Iwata e Okada (2010) è dunque: “This result shows that stakeholders who do not have monetary relationships with firms seem to disregard environmental management as far as the firms operate by abiding to laws and regulations”.

Quanto detto finora è vero “in media”, nel senso che nel campione utilizzato quale supporto per l’indagine erano ricomprese aziende più o meno inquinanti. Può essere

opportuno ed interessante analizzare i due campioni separatamente. Si vedrà che la relazione media è una conclusione troppo generale.

Quanto detto per l’intero campione, si avvicina molto alle conclusioni che si possono ottenere andando a valutare le imprese meno inquinanti del campione (clean). Guardando, infatti la tabella 3.5, si può ritrovare il legame positivo tra indicatori finanziari (eccetto il ROS, per le stesse motivazioni illustrate nel caso dell’intero campione) e grado delle waste emission: all’aumento delle seconde, anche gli indicatori finanziari aumentano. Allo stesso modo si ritrova la scarsa significatività dell’impatto del valore delle greenhouse gas emission sugli indicatori finanziari ad eccezione del ROE e del logaritmo naturale del Tobin’s q-1, che riottengono la stessa relazione rispettivamente negativa e positiva del caso precedente.

Per le imprese più inquinanti (dirty) queste relazioni non sussistono, o meglio non le si ritrovano in questi termini. La tabella 3.6 mostra le risultanze dell’indagine sul campione delle imprese “dirty”.

Tabella 3.5 Performance finanziarie e Performance ambientali. Imprese “clean”

Da quello che si nota, il ROA. ROI e ROIC subiscono un impatto significativamente negativo dall’aumento del livello di emissione di sostanze nocive: “This outcome may result from the facts that the cost to dispose waste is higher in dirty industries due to more severe regulations, and that firms in dirty industries often confront both more risk of failure to comply with the laws and regulations, and lawsuits” (Iwata,2010)

Ancora più rilevante, tuttavia, è forse il fatto che le greenhouse gas emission hanno un impatto positivo, statisticamente significativo. Tale risultanza è probabilmente spiegabile con il fatto che ciò che spaventa gli investitori di questa tipologia di azienda è il fatto di subire penalizzazioni e sanzioni derivanti dall’aver violato leggi.

È ipotizzabile pertanto che nel caso delle aziende particolarmente inquinanti, gli investitori siano preoccupati più dello stato attuale delle cose che di quello potenziale. Poiché stanno già operando infatti, queste aziende, al limite consentito dalle leggi per le waste emission, queste ultime non potranno più essere aumentate senza incorrere in sanzioni che possono tradursi in penalizzazioni per gli stessi investitori. Mentre, dal momento che per le greenhouse emission tali vincoli normativi ancora non sussistono, né sono immaginabili in un futuro prossimo, la loro espansione è percepita positivamente (4 su 7 indicatori finanziari indicano infatti una relazione positiva e significativa. Gli altri 3 la indicano negativa, ma dal momento che i test statistici non sono significativi, questo elemento non porta alcuna utilità alla ricerca).

È interessante anche un altro aspetto indagato da Iwata nel medesimo studio del 2010: l’impatto che queste componenti dell’impatto ambientale combinate con il livello della crescita hanno sulle variabili finanziarie.

Considerando l’intero campione risulta che l’interazione tra waste emission e crescita (waste emission*crescita) ha un’incidenza negativa sulle performance finanziarie, mentre quella tra greenhouse gas emission e crescita (greenhouse gas emission*crescita) conduce a risultati non significativi.

Ciò sta a indicare che l’impatto positivo precedentemente individuato, nell’analisi che non teneva di conto del livello di crescita, è altamente attenuato se invece quest’ulteriore fattore viene tenuto in considerazione. Se l’azienda è in una fase di forte crescita, un’espansione delle waste emission si ripercuote negativamente sulle performance finanziarie89.

Procedendo anche per quest’ulteriore terreno di indagine alla scissione tra imprese più e meno inquinanti, si può notare che le industrie “clean” registrano un impatto

89 Per ulteriori dettagli si rimanda a Iwata & Okada (2010)

Tabella 3.6 Performance finanziarie e Performance ambientali. Imprese “dirty”

dell’interazione waste emission * crescita sulle performance finanziarie negativo, mentre l’interazione greenhouse gas emission * crescita lo ha significativamente positivo; come risulta dalla tabella 3.7. Difatti tutte le variabili finanziarie assumono valori negativi e sono rilevanti da un punto di vista statistico (unico indice che pecca di tale requisito è ancora una volta il ROS). Per la seconda relazione, si registrano per tutti gli indicatori dei valori positivi con una più o meno elevata (ma sempre presente) significatività statistica. Per quanto riguarda le imprese “dirty” invece i risultati mostrano che non vi sono forti legami significativi dal punto di vista statistico. E pertanto la ricerca in questa direzione è trascurabile.

Quanto individuato nella colonna 7 della tabella 3.7, è possibile mostrarlo anche graficamente. In figura 3.1 e 3.2 si riportano rispettivamente i grafici relativi agli effetti

Tabella 3.7 Impatto dell’ interazione tra performance ambientali e la crescita sulle performance finanziarie nelle imprese “clean”

parziali delle waste emission e delle greenhouse gas emission sul logaritmo naturale del Tobin’s q-1, ovvero sul valore dei beni intangibili detenuti dall’azienda che insieme a quelli tangibili vanno a formare il valore effettivo dell’azienda stessa.

Per quel che riguarda le waste emission (figura 3.1), esse hanno un effetto parziale sul valore del logaritmo naturale del Tobin’s q-1 negativo se l’azienda è in crescita: ciò a significare che qualora un’azienda in crescita decida di incrementare le emissioni nocive di rifiuti, quest’azione andrebbe a ridurre il valore dei beni intangibili facenti capo all’azienda medesima (e di conseguenza il valore complessivo). Questo è spiegato dal fatto che “since waste emissions are regulated by laws, firms with high growth rates can afford to follow the regulations and make efforts to reduce waste laying” (Iwata e Okada 2010).

Le greenhouse gas emission invece hanno un effetto parziale sul logaritmo naturale del Tobin’s q-1 positivo se l’azienda è in crescita (figura 3.2): ciò a significare che qualora un’azienda in crescita decida di incrementare le emissioni di gas serra, tale decisione andrebbe ad aumentare il valore dei beni intangibili facenti capo all’azienda medesima (e di conseguenza il valore complessivo) Questo è spiegato dal fatto che “since greenhouse gas emissions are not explicitly regulated, the markets highly value firms that prioritize an increase in production over a reduction in greenhouse gas emissions when these firms are growing rapidly.” (Iwata,2010).

Figura 3.1 Effetto parziale delle waste emission sul ln(q)

Fonte: Iwata e Okada (2010)

Figura 3.2 Effetto parziale delle greenhouse gas emission sul ln(q)

In conclusione, come premesso, non è saggio considerare l’impatto ambientale in senso lato e generalizzato per valutarne le conseguenze sulle performance finanziarie. Ogni componente nel quale può essere scomposto il concetto di “environmental impact” ha valenza diversa e sui generis. E non solo: ogni componente cambia la sua influenza a seconda della tipologia di azienda presa in esame.