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Le variabili utilizzate per il calcolo della CSP e della CFP

2. CORPORATE SOCIAL PERFORMANCE E CORPORATE FINANCIAL PERFORMANCE

2.2 Le variabili utilizzate per il calcolo della CSP e della CFP

Come già anticipato nel primo capitolo, gli studi condotti col tentativo di ricercare una certa relazione (possibilmente positiva) tra le performance finanziarie e quelle sociali sono stati vari. Griffin & Mahon (1997) ne hanno fatto un’interessante raccolta, coprendo il periodo di ricerca dal 1972 al 1997. Nella Tabela 2.1, di seguito, si riportano tutti gli studi condotti dal 1970 al 1991, e le relative risultanze empiriche (Griffin & Mahon, 1997).

Come già accennato, i risultati sebbene in maggioranza indichino una relazione positiva, non sono decisamente definibili concordi. Le differenze sono giustificabili anche dal fatto che, nei diversi studi, vengono usate variabili differenti per il calcolo41.

41 Altre ragioni possono essere ricadere in differenze di tipo concettuale e organizzativo, nel definire le

performance sociali.

Tabella 2.1 Correlazione tra CSP e CFP negli studi tra il 1972 e il 1997

Ci proponiamo ora di presentarne una serie e fornirne una breve descrizione.

2.2.1 Le misure della performance finanziaria

Per quel che concerne le grandezze utilizzate per la valutazione dell’aspetto finanziario, esse possono essere raggruppate in 6 categorie:

 Relative alla profittabilità: es. ROE, ROI, ROS..

 Relative al grado di utilizzo degli assets: es. ROA, Turnover..  Relative alle crescita;

 Relative alla liquidità;

 Relative al rischio di mercato: es Beta  Altre.

Per ogni categoria, delle sei che si sono individuate, si possono rintracciare, come mostra la figura, svariati indicatori in grado di rappresentarla.

È evidente che ogni singolo studio si orienterà sull’una rispetto che sull’altra in base alle conseguenze che si è scelto di osservare.

Gli indicatori prediletti sono senza dubbio quelli di redditività, che sono quelli volti a misurare la capacità, delle diverse aree di gestione, di generare un certo rendimento col capitale investito in azienda. Mettono a confronto un risultato economico con in capitale impiegato per ottenerlo.

Il Return On Equity (ROE): misura in termini percentuali il rendimento globale dell’impresa per i portatori di capitale di rischio. Deriva dal rapporto tra reddito netto e capitale netto42.

In formula:

𝑅𝑂𝐸 =

𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑡𝑡𝑜

𝑝𝑎𝑡𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑜 𝑛𝑒𝑡𝑡𝑜

x 100

Il Return on Sales (ROS): permette di analizzare i margini che provengono dal business caratteristico dell’impresa, indipendentemente dal volume delle vendite; mette in relazione l’utile operativo e il fatturato.

In formula:

𝑅𝑂𝑆 =

𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 𝐺𝐶

𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑛𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑎

x 100

Il Return On Investments (ROI): rappresenta la redditività degli investimenti; mette in relazione l’utile operativo con il capitale investito (da intendersi come la sommatoria tra immobilizzazioni immateriali, materiali e finanziarie più il capitale circolante netto).

In formula:

𝑅𝑂𝐼 =

𝑢𝑡𝑖𝑙𝑒 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜

𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑠𝑡𝑖𝑡𝑜

x 100

Insieme a questi indici inerenti la redditività, è assai anche molto usato il ROA, che invece è indice del grado di utilizzo degli assets.

42 Talvolta, al ROE si preferisce il Return On Capital Employed (ROCE): sebbene entrambi misurino

l’efficienza relativa dell’uso del capitale, il ROCE è esente dall’influenza delle differenze, che si possono avere tra le diverse industrie, in termini di strutturazione del capitale.

𝑅𝑂𝐶𝐸 = 𝐸𝐵𝐼𝑇

𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑖𝑒𝑔𝑎𝑡𝑜 𝑥 100.

Il Return on Assets (ROA): indica la capacità dell’impresa di ottenere un flusso di reddito dallo svolgimento della propria attività; si ottiene mettendo a rapporto il reddito operativo con il totale degli investimenti.

In formula:

𝑅𝑂𝐴 =

𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜

𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜

x 100

Si noti che tutti questi indicatori possono essere calcolati su diversi intervalli temporali; per renderli significativi al fine delle analisi in essere nel nostro caso, è opportuno considerare un intervallo temporale non inferiore ai cinque anni43.

Indipendentemente da quest’ultima precisazione, è necessario evidenziare che tutte queste misure, basate sulla contabilità, non sono prive di limiti concettuali. Per esempio: esse osservano solo il passato, nel tentativo di valutare una performance finanziaria; sono facilmente manipolabili da parte dei manager; sono in balia delle differenti procedure di contabilizzazione adottabili, fattore che le rende difficilmente confrontabili.

È in luce di queste ragioni, che gli studiosi spesso preferiscono utilizzare, in aggiunta a queste variabili, anche altre misure basate su valutazioni di mercato. A quest’ultima categoria appartengono, ad esempio, il coefficiente BETA e l’Excess Market Valutation (EMV), che indubbiamente, sono più idonee a percepire la valutazione dell’azienda da parte degli investitori.

Il coefficiente Beta (β): è un indicatore di rischio sistematico, misura il comportamento di un titolo rispetto al mercato, ovvero la variazione che il rendimento di un titolo storicamente assume rispetto alle variazioni del rendimento del mercato; è dato dal rapporto tra covarianza tra rendimento della singola impresa e quella del mercato, e varianza del rendimento di mercato.

In formula:

L’Excess Market Valutation (EMV): è dato dal rapporto tra la differenza tra valore di mercato dell’azienda e il valore contabile degli assets, diviso le vendite. Indica pertanto il premio o lo sconto che il mercato genera a prescindere dal valore di libro44.

43 Consente di avere una visione più a M/L termine.

In formula :

𝐸𝑀𝑉 =

𝑀𝑎𝑟𝑘𝑒𝑡 𝑉𝑎𝑙𝑢𝑒−𝐵𝑜𝑜𝑘 𝑉𝑎𝑙𝑢𝑒

𝑉𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑒

2.2.2 Le misure della performance sociale

Analizzando gli studi più “primordiali” sull’argomento, si rileva che essi non presentano indici strutturati inerenti la CSR; si limitano piuttosto, a basarsi su valutazione di esperti, analisi di report annuali e, quale variabile proxy, le performance inerenti il controllo dell’inquinamento.

Entrambi i tre strumenti presentano grandi limiti, se non per altro, almeno per l’elevato grado di approssimazione con il quale sono costruiti.

Oggi, la New Consumer Group (NCG)45 si è incaricata di creare dei veri e propri profili di CSR per ogni azienda, con lo scopo di fornire un maggior livello di oggettività alla valutazione in essere. Per la costruzione di tali profili, sono stati elaborati degli approcci multidimensionali che vadano a valutare la presenza e la qualità dell’implementazione nel concreto, di precise componenti della CSR46. Ciò consente di raggiungere un rating sociale complessivo.

In aggiunta a questa, già avanzata metodologia di valutazione, abbiamo anche vere e proprie misure codificate per la valutazione delle performance sociali.

45 A UK public interest research organisation

46 NCG ha individuato 13 fattori che devono essere valutati: ognuno di esso viene valutato con un

punteggio. Sono:

 CSR disclosure (si vedrà in seguito che questa diventa di per sé indice solo della disclosure, e non proprio della performance effettiva);

 Il grado con il quale l’azienda incoraggia l’avanzamento di carriera delle donne;

 Il grado con il quale la compagnia incoraggia l’assunzione e l’avanzamento delle minoranze etniche;

 La filantropia e la beneficenza;

 Uso di misure per ridurre l’impatto ambientale negativo dell’attività;  Donazione ai partiti;

 Sostegno all’Economic League

 Misura del livello dell’impatto positivo sulle realtà di appartenenza;  Tutela degli animali, specie nelle attività di laboratorio;

 Rispetto delle persone e della loro salute;  Rispetto dei diritti umani;

 Rapporti con le produzioni militari;  Rapporti con i paesi sottosviluppati.

Queste sono quattro e spesso vengono utilizzate assieme, in modo complementare, per far sì che i limiti dell’una siano colmati dall’altra e viceversa. Elencandole abbiamo: The Fortune Reputation Survey (indice puramente percettivo); il Kinder, Lydenberg, Domini (KLD) index (indice percettivo e pluridimensionale); Toxics Release Inventory (TRI) index (indice numerico che si costruisce in automatico in base ai dati forniti dalle stesse aziende in merito alle emissioni tossiche); Corporate Philantropy.

I quattro indicatori possono fondamentalmente essere scinti in due tipologie: i primi due (FRS e KLD) sono la manifestazione di giudizi esterni sulla performance delle aziende (pertanto possono essere condizionati da semplici impressioni e altri aspetti soggettivi. Non sono espressione di ciò che in concreto fa l’azienda); i secondi sono dati quantitativi e pertanto misurabili, basati su elementi concreti e non su percezioni.

Il Fortune Survey è un indice della reputazione dell’azienda che si crea sommando il valore47 attribuito dai vertici, dirigenti esterni, e analisti finanziari circa otto attributi48 capaci di incidere sulla reputazione.

Il KLD index, prende il nome dalla società di analisi finanziaria che lo ha ideato, la Kinder, Lydenberg, Domini & Co. Inc, e valuta ogni azienda basandosi su otto componenti della CSP: relazioni con la comunità, trattamento degli impiegati, rispetto dell’ambiente, tipologia di prodotti, trattamento delle donne e delle minoranze, contratti militari, uso del nucleare, coinvolgimento in Sud Africa. Le prime quattro vengono valutate con l’attribuzione di un punteggio da 1 a 4, le ultime invece, migliorano o peggiorano il ranking a seconda della loro assenza o presenza. Grazie a questa visuale complessivamente più ampia e oggettiva (infatti, è condotta da terzi e non da parti coinvolte), il KLD arricchisce il processo valutativo rispetto al Fortune Survey. Questo indice ha la mancanza di non fornire un peso differente alle varie componenti, sono trattate tutte allo stesso modo. Ulteriore limite è il fatto di non saper gestire diversamente le varie produzioni che una singola impresa può realizzare (es. una gamma produttiva, con valore alto, e un’altra con valore basso, sommando si annullano dando contributo nullo. Molto spesso invece si vengono a creare sinergie che fanno sì che il contributo non sia proprio nullo).

Il TRI è un indicatore che consiste nel riportare un’autocertificazione circa gli scarichi nocivi in acque, aria, vegetazione, e la dispersione dei rifiuti tossici. Fu inizialmente uno

47 La scala va da 0 a 10.

strumento di monitoraggio utilizzato dai governi; in seguito è diventato un vero e proprio indice della CSP49.

Per quanto riguarda la filantropia aziendale si possono consultare i report prodotti in materia. A titolo esemplificativo si cita la “corporate 500 directory of corporate philanthropy”. Lo studio valuta le attività filantropiche e le confronta le une con le alte (Griffin & Mahon,1997).

L’uso combinato di queste quattro grandezze consente di diminuire i margini di soggettività ma allo stesso tempo di cogliere le specificità in modo da giungere a un valore da attribuire alla CSP il più attendibile e veritiero possibile50.

2.3 Il legame tra performance sociali, disclosure sociale e performance economiche