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La crescente importanza dell’ambiente nell’economia

3. FOCUS SU UNA COMPONENTE DELLA CSR: L’ ENVIRONMENTAL IMPACT

3.3 La crescente importanza dell’ambiente nell’economia

Come si è visto nel primo capitolo, in riferimento al problema delle esternalità negative, uno degli aspetti che più interessa e preoccupa i teorici dell’economia ecosostenibile da quasi un secolo90, è quello di trovare un modo con il quale da un lato limitare i danni ambientali che una singola azienda può generare sull’ambiente, dall’altro far sì che le stesse aziende si responsabilizzino e paghino il costo delle conseguenze generate con la propria attività sull’ambiente ospitante.

È evidente che pertanto l’aspetto ambientale sta assumendo sempre più rilevanza anche all’interno della sfera economica. Molti studiosi si domandano addirittura se non sia necessario trovare un modo per ricomprenderlo negli indicatori macroeconomici, sviluppati dai diversi paesi, per rendicontare la misura del valore di mercato di tutte le merci finite e di tutti i servizi prodotti rispettivamente in un determinato periodo (es PIL). E’ condivisibile l’opinione che il valore di un paese sia rappresentato oltre da quello che produce e vende, anche dal patrimonio naturale che possiede; è altrettanto vero però che tale requisito è difficilmente misurabile.

È indubbio infatti che un paese ottenga particolari vantaggi semplicemente dal fatto di disporre di un particolare territorio, come possono essere l’assorbimento delle acque da parte delle foreste o il servizio di concimazione che forniscono gli insetti, ma tutto questo è difficilmente quantificabile in termini monetari. Inoltre tutti questi fattori, a differenza di quelli artificiali (macchinari e costruzioni), non sono soggetti a un processo sistematico e universalmente condiviso di ammortamento del loro valore, quindi verrebbero valutati approssimativamente senza tenere conto dell’erosione che nel tempo possono subire. Come avanzato da Hecht: “The accounts of a country that harvests its forests

unsustainably will show high income for a few years, but will not reflect the destruction of the productive forest asset” (Hecht,1999).

Di recente alcuni paesi, quelli con l’economia strettamente legata alle risorse naturali che possiedono, hanno iniziato a mostrare interesse nel misurare la perdita di valore dei propri assets naturali e nell’adottare una misura del PIL aggiustato in modo da risultare ecologicamente compatibile.

Ovviamente, il fatto di tenere in considerazione l’ambiente (o meno) deve essere considerato sotto diversi aspetti: l’entità degli investimenti necessari per adottare tale politica, l’oggettività dei dati che possono essere raccolti, la capacità di confrontare differenti tipologie di impatti ambientali, lo scopo con il quale si attua tale manovra (Hecht,1999).

Di seguito si riportano una serie di metodologie che, ad oggi, sono utilizzate con il fine di rendicontare circa ciò che concerne la sfera ambientale di un paese.

 Natural Resource Account: include informazioni circa la quantità di risorse naturali che si possiedono; cambia a seconda di quanto viene eroso (incrementato) dai processi naturali o dall’utilizzo umano91. Se il calcolo della quantità è abbastanza usato a livello globale, è invece limitato a pochi paesi l’uso di valutazioni monetarie per attribuire un valore a queste risorse. Calcolare il valore di tali risorse può essere fattibile quando queste hanno un mercato (attivo) di riferimento sulle quali poter essere vendute; non lo è altrettanto se tale mercato è assente o poco funzionante. Altrettanto complicato risulta essere valutare il cambiamento delle scorte. È necessario combinare infatti, due fattori nel calcolo: il cambiamento fisico (diminuzione o aumento) e quello dovuto alle fluttuazioni dei prezzi di mercato92.

 Emission Accounting: consiste nel costruire una matrice93 che rilevi le emissioni inquinanti dei diversi settori economici di un paese. Questi dati sono spesso utilizzati dai governi per valutare l’impatto delle diverse strategie di crescita

91 Si noti che il calcolo del consumo delle risorse naturali è una misura arbitraria. Non esistono, allo stato

attuale, tecniche di misurazione universali per ammortizzare tali risorse. Tutto ciò può condurre a valutazioni imprecise.

92 A titolo di esempio, si tenga presente che qualora la risorsa naturale si riducesse da un punto di vista

fisico, ma il suo prezzo di mercato aumentasse, il valore della riduzione delle scorte avrebbe un impatto inferiore dal punto di vista economico: il valore (negativo) della riduzione che avviene in natura è compensato dall’incremento di valore che la stessa risorsa ottiene sul mercato.

93 È una sottomatrice della più generale National Accounting Matrix including Environmental Accounts

messe in atto, sulla qualità ambientale. Se queste emissioni sono valutate in termini monetari, questo valore può essere usato per calcolare il costo economico delle misure volte a evitare il degrado dell’ambiente, nonché per confrontare i costi e i benefici derivanti dalla protezione ambientale (Hecht,1999).

 Rendicontazione Separata: consiste nel costituire una rendicontazione inerente le spese ecologico-ambientali a se stante, rispetto agli altri fattori della contabilità nazionale. Questi dati, facilmente identificabili, consentono di individuare le relazioni tra i cambiamenti nella gestione delle tematiche ambientali e i costi della salvaguardia. A parere di molti, però questa tipologia di informazione, proprio perché a se stante, si rivelerebbe poco utile e fuorviante94.

 Valutazione di beni e servizi senza mercato: consiste nella pratica di attribuire un valore a quei fattori che non possono essere commercializzati, ma che di per sé portano benefici a un paese (come ad esempio i bei paesaggi rurali e la qualità dei lidi). Secondo alcuni, pertanto, questi benefici vanno tenuti in considerazione, per evitare che i costi sostenuti per mantenere tali fattori non creino un aggravio eccessivo non controbilanciato. Il problema che sorge, consiste nel fatto che è difficile trovare un metodo di valutazione universale per questi fattori e pertanto ciò creerebbe un problema di comparazione tra i paesi.

 Il PIL verde: questo fattore sta suscitando sempre più interesse, nonostante presenti parecchi limiti. Consiste nel costruire un indicatore del prodotto interno che tenga conto anche del “fattore ambiente”. Questa prassi è alquanto discussa dal momento che, come già detto per la metodologia precedente, non essendovi linee guida universalmente riconosciute per la rendicontazione degli aspetti ambientali, non può essere adatta per effettuare confronti tra paesi. Ci si riserva di descriverlo più accuratamente nel proseguo.

Da quanto è emerso, si può concludere che l’istituzione di una prassi condivisa per valutare certi aspetti sarebbe utile nonché auspicabile. Ciò consentirebbe di far circolare informazioni comprensibili ad ampio raggio, utili anche per effettuare comparazioni tra paesi che, a loro volta, possono facilitare gli studi in materia di salvaguardia ambientale.

94“For example, while end-of-pipe pollution control equipment is easily observed, new factories and

vehicles increasingly are lowering their pollutant emissions through product redesign or process change rather than relying on special equipment. In such cases, no pollution control expenditures would show up in the accounts, yet environmental performance might be better than in a case where expenditures do show up.” (Hecht,1999)

3.3.1 Il PIL verde

Anche questo indicatore è un indice sintetico che esprime lo stato delle cose di un paese. Esattamente come il PIL indica concisamente se l’economia nazionale è in crescita o in contrazione, questo descrive rapidamente lo stato della natura e il suo valore.

Boyd (2006) descrive questo indice come “a measure of what is valuable about nature, excluding goods and services that are already captured in GDP”.

Il problema pertanto consiste nello stabilire come si debba misurare. Il punto di partenza sta nello stabilire un’unità di conto adatta: mentre per il calcolo del PIL il conteggio risulta facile, dal momento che basta contare le unità vendute sul mercato, per il “PIL verde” il tutto si complica, dato che la natura non può essere raggruppata in “unità”.

Uno tra gli studiosi in materia, James Boyd, nel 2004, ha provato a superare tale problema cercando di definire e misurare le unità dei beni e servizi dell’ecosistema con metodologie di conto riconosciute globalmente.

Egli parte col porsi il quesito circa cosa significhi “ecosistema” e soprattutto quali siano le sue componenti, i processi e le funzioni che lo riguardano95, e giunge alla conclusioni che tutti questi fattori non possono essere di per sé conteggiati nel “PIL verde”. L’aspetto ambientale utile ai fini del calcolo sono gli “Ecosystem Services”. I beni pubblici, quali sono quelli naturali, non possono essere commercializzati, come tutti gli altri beni, sui mercati che attribuiscono loro un valore: per definizione i beni pubblici non sono interscambiabili sul mercato, pertanto non si forma un valore attribuibile agli stessi. Quello che però può essere misurato è il valore dei servizi che da essi si generano. Gli “Ecosystem Services” possono essere intesi come ciò che deriva dalla connessione tra gli ecosistemi e il benessere umano: sono gli aspetti della natura che la società usa e consuma per ottenere un qualche beneficio (Boyd,2004). A questa relazione è possibile attribuire un valore96. Sono definibili, anche, come una sorta di prodotto finito della natura che incide direttamente sul benessere delle persone; pertanto rappresentano l’aspetto della natura sul quale i singoli soggetti formulano decisioni97. Le scelte che le persone

95Ecosystem components include resources such as surface water, oceans, vegetation types, and species.

Ecosystem processes and functions are the biological, chemical, and physical interactions associated with ecosystems that are described by biology, atmospheric science, hydrology, and so on. (Boyd,2004)

96 Si noti, che sono molti gli aspetti ambientali che hanno un valore in senso generale, ma il valore in termini

economici è attribuibile a pochi elementi, solo a quegli aspetti che rappresentano un servizio. Solo perché un elemento ha valore, non significa che debba essere ricompreso nel PIL verde, perché avvenga ciò esso deve essere un servizio.

97 “For an angler, such end products include a particular lake or stream and perhaps a particular species

population in that water body. The choices involved include which lake, what kind of fish, what kind of boat and tackle to use, and how much time spent traveling to and from the site.” (Boyd,2004).

effettuano in merito ad un determinato fattore ambientale, consentono di attribuire un valore allo stesso.

È importante notare che, esattamente come il PIL classico per essere calcolato tiene in considerazione solo i prodotti finiti98, concreti e oggetto di scelte tangibili, allo stesso modo il PIL verde, deve essere calcolato rispettando tali requisiti.

Questi servizi, per essere definiti tali, sono contraddistinti da tre caratteristiche:

 Le unità devono essere conteggiate in modo tale da poter essere distinte nello spazio e nel tempo. Questo significa che per comprendere i benefici di un servizio, questi devono essere caratterizzati da una precisa collocazione spazio temporale: deve essere possibile comprendere dove e quando poter disporre di un dato beneficio99.

 Le unità devono essere conteggiate in relazione a un beneficio specifico. La medesima componente ambientale (quale può essere considerata una foresta), può portare con sé diversi benefici: al fine del calcolo del PIL verde, debbono essere considerati esclusivamente i benefici finali, non quelli intermedi100.

 Le unità ecologiche devono essere isolate da quelle di diversa matrice. In molti casi le componenti ecologiche si mescolano con altre di diversa natura, perché si possano tenere in considerazione nel calcolo del PIL verde, tuttavia deve essere possibile estrapolarle dal resto. Boyd fornisce l’esempio del “passatempo”. Esso deriva da diversi fattori quali il tempo libero, le proprie abilità e il capitale, inteso come ogni mezzo di equipaggiamento necessario per mettere in atto l’hobby. per individuare la componente da inserire nel PIL verde è necessario calcolare il valore della location che consente di esplicare il proprio passatempo.

98 Per evitare doppi conteggi i prodotti intermedi, ausiliari alla costruzione di un altro prodotto finito, non

sono infatti considerati

99 “To say that a trillion acre-feet of clean water are available nationally every year is meaningless; people

need to know where that water is and when.” (Boyd,2004).

100“Consider a hillside forest and two different kinds of benefit: beautiful views and the existence of

biodiversity. Households, hikers, commuters, and office workers with visual access to the hillside directly enjoy the forest’s beauty. In that particular place and time, the forest should be counted as an ecosystem service because in this context, the forest is a desirable end in itself. The forest also provides habitat for diverse flora and fauna that are beneficial for recreation or simply for their existence. In this case, the forest should not be counted as an ecosystem service because although it supports diverse species, the forest serves an intermediate function” (Boyd,2004)

Lo sviluppo di un indicatore che riesca a tenere in considerazione il fattore ambiente, nel calcolo del valore prodotto da un paese, è questione che molti, sia economisti che ecologisti auspicano.

Come si è visto, il calcolo non è dei più semplici, anzi è soggetto ad un alto grado di incertezza in merito all’attendibilità dei risultati ai quali può portare. Lungi, pertanto, dall’essere prassi comune e universalmente riconosciuta e codificata, risulterebbe tuttavia avere una significatività non indifferente nella descrizione dello status quo di un paese. Consentirebbe infatti: la misurazione degli aspetti tangibili della sfera biofisica e di quanto questi contribuiscono a benessere della società, il monitoraggio dei servizi offerti dalla natura nel tempo, la valutazione delle politiche messe in atto per la salvaguardia di un territorio e per aumentarne l’attrattività e/o utilità, la rilevazione di quanto il consumo attuale possa incidere su quello futuro101.

Come emerge anche dal fatto stesso che degli studiosi si siano interessati a comprendere il modo più opportuno per considerare le risorse naturali nel calcolo degli indicatori relativi alla capacità produttiva dei diversi paesi, è indice che sempre più l’economia ponga attenzione all’ecologia. E che quest’ultima non debba più essere ospite passiva di un assetto industriale, ma che al contrario debba rivendicare diritti in quanto parte stessa del processo di produzione di valore di un paese.

La componente ambientale, per troppi anni trascurata, dal tempo delle rivoluzioni industriali ad oggi, chiede ora di essere rispettata e considerata parte integrante dei sistemi produttivi. Non solo le aziende devono rispettare il territorio che le ospita ponendo rimedio alle esternalità negative che generano, come visto nel primo capitolo, ma devono anche valorizzarne le potenzialità e il valore intrinseco che deriva dal fatto che lo stesso fornisca servizi valutabili alla comunità.

3.4 Conclusioni

Nel presente capitolo ci si è voluti soffermare ad osservare più nello specifico circa le conseguenze di una precisa componente della CSR: l’impatto ambientale. Da quanto emerso è evidente che tale concetto è troppo ampio e composto a sua volta da diverse

101 Si tenga presente che se il consumo attuale va a minare il futuro benessere non può essere considerato

attività che non possono essere considerate in modo unitario nell’analisi dell’impatto che la loro adozione esercita nei confronti delle performance economico-finanziarie. Nello specifico indagando in merito al rapporto tra costi ambientali e performance finanziarie si è notato che la componente relativa all’impatto ambientale ha diverse ripercussioni sulle performance finanziarie a seconda che si parli di emissioni inquinanti regolamentate dallo stato o non regolamentate.

Se pertanto non è possibile trovare conclusioni generalizzate e univoche, è altrettanto vero che comunque una relazione sussiste: talvolta negativa (un aumento delle emissioni si traduce in una diminuzione del valore degli indicatori finanziari), altre positive (una diminuzione delle emissioni si traduce in una diminuzione del valore degli indicatori finanziari). In aggiunta, tali differenze si acuiscono se si tiene in considerazione la natura più o meno inquinante delle singole aziende (clean vs dirty).

Infine è innegabile che vi sia nel mondo un crescente interesse in merito all’integrazione degli aspetti ambientali all’interno dell’economia. Ciò è testimoniato dai continui tentativi di ricomprendere la naturala e gli aspetti ambientali all’interno degli indicatori del livello di crescita di un paese, come avviene nel caso della costruzione del PIL verde.