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1. I L PUNTO SULLA FENOMENOLOGIA DELLA MEMORIA

1.1. C ENNI STORICI E LESSICO IN USO

Il nostro percorso sulla memoria parte dalla definizione che di essa ha offerto Jacques Le Goff: «La memoria, come capacità di conservare determinate informazioni, rimanda anzitutto a un complesso di funzioni psichiche, con

7 Ricoeur, Paul, La memoria, la storia, l’oblio, cit. 8 Assmann, Aleida, Ricordare, cit.

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l’ausilio delle quali l’uomo è in grado di attualizzare impressioni o informazioni passate, ch’egli si rappresenta come passate»10

. Dunque, si tratta di un’abilità che consente all’individuo di ritenere dati appartenenti al passato e di attualizzarli a partire dal presente: «La memoria è di quanto è avvenuto»11.

Tre sono i nodi centrali della questione: l’attività cerebrale e le funzioni psichiche d’immagazzinamento delle informazioni, il ruolo attivo o passivo dell’individuo e il rapporto tra le dimensioni di passato, presente e futuro. Data la loro complessità e vastità, essi sono ambiti sui quali si è discusso e si continua largamente a discutere. Si pensi, per citare un esempio, alle infinite capacità di archiviazione e memorizzazione di dati delle più moderne tecnologie digitali, grazie alle quali è possibile salvare le nostre esperienze, catturare ogni istante e ricordarlo nel presente, riattualizzandolo all’infinito e, così, scongiurare la dimenticanza. Si tratta di contenitori12 che, tuttavia, possono tradire le aspettative dell’uomo poiché, nel momento in cui la loro infallibilità è attaccata, subentra il nulla. Il discorso sulla memoria, così, comporta necessariamente il collegamento al suo parallelo o opposto, l’oblio, l’altra faccia della medaglia o «il lato d’ombra della regione illuminata della memoria»13. Sia esso volontario o involontario, risponde al funzionamento naturale della psiche, nella quale non è possibile ritenere la totalità delle informazioni con le quali entriamo in contatto nel corso della vita: l’uomo è un essere che ricorda e che dimentica, animal obliviscens14 per scelta o suo malgrado, al quale è negata la possibilità di dominare un sapere enciclopedico ma che può decidere se mantenere alcune nozioni o liberarsene. Se il ricordo è la disponibilità di un dato, l’oblio è la sua indisponibilità, dovuta, tra le varie cause, al trascorrere del tempo e al decadimento delle tracce mnestiche,

10

Le Goff, Jacques, Storia e memoria, Torino, Einaudi, 1986, p. 347.

11 Aristotele, “Della memoria e della reminiscenza” in Della generazione e della corruzione;

Dell’anima; Piccoli trattati di storia naturale, Roma-Bari, Laterza, 1973, p. 237.

12 Assmann, Aleida, Ricordare, cit., p. 125. La studiosa impiega il termine di “contenitore” per

riferirsi alla «concretizzazione spaziale del ricordo», a «uno spazio chiuso, molto limitato e trasportabile».

13 Ricoeur, Paul, La memoria, la storia, l’oblio, cit., p. 37. 14 Weinrich, Harald, Lete, cit., p. 7.

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all’interferenza con altre informazioni, all’assenza di strumenti per ricostruire i dati o alla rimozione15.

La memoria, intesa invece come disciplina e oggetto di studio, era per gli antichi una sorta di scrittura mentale per cui delle imagines si collocavano in precisi loci al fine di creare una mappatura chiara e precisa dei dati immagazzinati. Si tratta dell’ ars memoriae16, un’arte topica in cui assumono un ruolo fondamentale le imagines agentes, di particolare intensità e in grado di stimolare la ricostruzione. Ancora, molteplici sono state le immagini e le metafore per raffigurare il ricordo o la dimenticanza, tra le quali le divinità Lete e Mnemosine; il primo, soprattutto, è anche il nome del fiume grazie al quale i defunti, negli inferi, accedevano all’oblio17.

Il fine ultimo della mnemotecnica latina era combattere la dimenticanza mettendo in atto un processo d’immagazzinamento dei dati che consentisse la loro successiva e fedele riproduzione, nella misura in cui l’arte si configurava come un metodo d’apprendimento che differenziava la memoria naturale dalla memoria artificiale, quest’ultima, invece, stimolata e attivata dall’esterno grazie al coinvolgimento diretto dell’individuo. A tal proposito, la riflessione di Aleida Assmann ci consente d’individuare i punti deboli dell’ars memoriae in relazione ai progressi nelle scienze umane. La studiosa rileva, infatti, che la mnemotecnica, in quanto processo meccanico di archiviazione, escludeva il coinvolgimento della soggettività individuale nel recupero delle informazioni, laddove la memoria concepita posteriormente come vis si fondava, al contrario, su tale capacità involontaria: così come il ricordo può dipendere da un atto programmato e voluto, esso può anche originarsi da un movimento spontaneo e inconsapevole della memoria, una forza autonoma che, dal presente, si dirige verso il passato per ricostruirne i contenuti. A conseguenza di ciò, mentre l’ars si oppone al tempo, la

vis opera e collabora con esso poiché la soggettività, sorpresa dal ricordo, è

chiamata a rapportarsi con la dimensione temporale non solo ricostruendo i dati ma, soprattutto, poiché in stretta dipendenza dalle circostanze in cui questi sono

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Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Oblio” in Dizionario della memoria e del ricordo, cit., pp. 393-400.

16 Per approfondimenti, cfr. Yates, Frances A., L’arte della memoria, Torino, Einaudi, 1993, p. 25. 17 Le Goff, Jacques, Storia e memoria, cit., p. 362

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recuperati18. Appare evidente come la memoria e l’oblio siano due istanze strettamente dipendenti l’una dall’altra. Ricordare implica dimenticare e viceversa ed entrambe le azioni contemplano la possibilità di un’attività cerebrale e psichica innescata da meccanismi volontari o involontari, ai quali gli studiosi, nel corso dei secoli, si sono avvicinati dai più differenti approcci, indagando ora il funzionamento della corteccia cerebrale, ora la psiche umana e, in particolare in sociologia e in filosofia, il rapporto che lega l’uomo al tempo e alla storia.

Il lessico inerente al fenomeno è particolarmente ricco e eterogeneo e, prima di richiamare alcuni concetti-guida sul piano teorico sui quali si basa il nostro studio, sarà utile approntare un dizionario di alcune voci indispensabili opportunamente selezionate. Iniziamo col segnalare che il passato19 è la dimensione temporale che ci consente d’indirizzare il nostro agire verso il presente e il futuro, da cui è inscindibile. Nella nostra mente persistono le tracce20, ovvero i segni non intenzionali di un’esperienza trascorsa che fissano il passato mostrando l’irreversibilità e l’avanzare del tempo. In psicologia, la traccia è intesa come il parziale residuo di un evento depositatosi nell’inconscio21: necessario è, dunque, il riferimento agli studi freudiani, in cui l’inconscio è inteso come il luogo delle tracce mnestiche che precede la coscienza; qui la memoria è discontinua e il ricordo dei fatti è spesso problematico, data l’impossibilità di distinguere la realtà dalla fantasia. L’inconscio è anche il luogo in cui si deposita l’evento traumatico rimosso22, ovvero un’esperienza la cui violenza non è rielaborata dall’individuo e

18 Assmann, Aleida, Ricordare, cit., pp. 27-33. 19

Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Passato” in Dizionario della memoria e del ricordo, cit., pp. 413-416.

20 Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Traccia” in Dizionario della memoria e del ricordo, cit., pp.

586-591.

21

Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Inconscio” in Dizionario della memoria e del ricordo, cit., pp. 252-255.

22 Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Trauma” in Dizionario della memoria e del ricordo, cit., pp.

598-600. L’evento traumatico provoca una sovrastimolazione della psiche che ha come conseguenza un fenomeno di dissociazione della memoria o di rimozione dell’evento per cui la sua latenza si manifesta in una sintomatologia ben definita in cui rientrano incubi (flashbacks), allucinazioni e azioni compulsive. I ricordi traumatici emergono inconsciamente e si sottraggono a un’esplicitazione linguistica mantenendosi sul piano della corporeità. Cfr. “Nota sul «notes magico»” in Freud, Sigmund, Opere 10. Inibizione, sintomo e angoscia e altri scritti: 1924-1929, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, pp. 59-68 e “Metapsicologia” in Freud, Sigmund, Opere 8.

Introduzione alla psicanalisi e altri scritti: 1915-1917, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, pp. 49-

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che, pertanto, si manifesta posteriormente attraverso una specifica sintomatologia di atti mancati e coazione a ripetere, tra cui rientrano gli incubi, le allucinazioni e le manifestazioni compulsive: il rimosso non è cancellato ma, al contrario, è latente. Nel caso in cui il trauma non sia curato, vi è il rischio che si verifichi la trasmissione transgenerazionale23 dello stesso dai genitori (o addirittura dai nonni) ai figli (o ai nipoti) e di nuovo il trauma si manifesti attraverso atti mancati o coazione a ripetere. La memoria individuale appare contigua alla memoria collettiva e, di conseguenza, al controverso dibattito sull’identità24 degli individui e dei gruppi sociali, con particolare attenzione anche alle pratiche politico- ideologiche esercitate dai sistemi di potere.

Dalla sfera individuale alla collettiva, il tema della memoria ha attraversato secoli, culture e saperi tra i più eterogenei e mai come nel ventesimo secolo vi è stata una riscoperta delle problematiche legate alla conservazione, alla manipolazione e alla distruzione del ricordo. Neurofisiologia, psichiatria, psicologia, antropologia, storia, politica, informatica, ma anche filosofia, scienze della comunicazione e, più in generale, le arti sono solo alcune tra le discipline maggiormente coinvolte nel dibattito sulla memoria ed è stata proprio l’arte, negli ultimi decenni, ad avere affrontato il problema indagando le varie modalità in cui il ricordo e l’oblio interagiscono nelle nostre culture25.

Prima di dedicarci all’elaborazione artistico-letteraria del fenomeno nell’opera narrativa di Zúñiga, richiameremo i nuclei principali delle teorizzazioni di due studiosi i cui apporti sono significativi per l’intero dibattito sulla memoria e che si sono rivelate proficue nel nostro percorso d’indagine.

23 Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Trasmissione transgenerazionale” in Dizionario della

memoria e del ricordo, cit., pp. 596-598. Cfr. “Psicopatologia della vita quotidiana” in Freud,

Sigmund, Opere 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti: 1900-1905, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, pp. 51-297.

24 Pethes, Nicholas - Ruchatz, Jens, “Identità” in Dizionario della memoria e del ricordo, cit., pp.

243-247.

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1.2. MEMORIA INDIVIDUALE, MEMORIA COLLETTIVA E GRUPPI