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M EMORIA INDIVIDUALE , MEMORIA COLLETTIVA E GRUPPI SOCIALI

1. I L PUNTO SULLA FENOMENOLOGIA DELLA MEMORIA

1.2. M EMORIA INDIVIDUALE , MEMORIA COLLETTIVA E GRUPPI SOCIALI

Il punto di partenza per il nostro discorso critico è la teoria dei quadri sociali della memoria e della memoria collettiva elaborata dal sociologo francese Maurice Halbwachs (Parigi, 1877 – Büchenwald, 1945), oggetto di successive critiche e revisioni da parte di studiosi a lui posteriori. Il suo lavoro costituisce un pioneristico tentativo di fondare una teoria interdisciplinare della memoria26, di cui cercheremo di enucleare i punti fondamentali.

La tesi sulla quale si regge l’intero sistema di pensiero halbwachsiano è che la memoria sia un processo socialmente condizionato poiché l’uomo è un essere sociale27 che non agisce mai in solitudine ma che, nel corso della sua esistenza, prende continuamente parte a differenti gruppi sociali con i quali si rapporta e con i quali s’identifica. Quando dovrà ricordare un avvenimento o una persona dovrà, dunque, fare affidamento su dei ricordi che rimandano ai gruppi sociali a cui appartiene (o è appartenuto) e con i quali condivide (o condivideva) la condizione d’appartenenza ad altrettanti quadri sociali di riferimento. Ricordare consiste nell’attualizzare la memoria di un gruppo dal presente28

in riferimento a dei precisi quadri e, nel momento in cui questi vengono a mancare, subentra l’oblio29: ogni punto di riferimento crolla e la memoria non può essere né esercitata né perpetuata. I quadri sociali, in particolare, risentono dei cambiamenti generazionali e delle alterazioni interne al gruppo, per cui la memoria andrà costantemente aggiornata.

Secondo tale prospettiva d’analisi, la memoria individuale è da intendersi come un punto di vista particolare sulla più generale memoria collettiva, a sua volta composta dall’insieme delle memorie individuali presenti all’interno del gruppo: «Quelli che però chiamiamo i quadri collettivi della memoria non saranno che il risultato, la somma, la combinazione dei ricordi individuali di molti dei membri di

26 Jedlowski, Paolo, “Introduzione alla prima edizione” in Halbwachs, Maurice, La memoria

collettiva, cit., pp. 7-34.

27 Halbwachs, Maurice, La memoria collettiva, cit., p. 93. 28 Halbachs, Maurice, I quadri sociali della memoria, cit., p. 179. 29 Ivi, p. 225.

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una stessa società»30. La memoria collettiva trae la propria forza dal gruppo ma sono gli individui, singolarmente, a ricordare e a poter attivare l’insieme dei ricordi comuni reciprocamente alimentati ma sempre diversi perché dipendenti dalle singole prospettive31. I ricordi, nello specifico, costituiscono dei veri e propri sistemi poiché sono collegati gli uni agli altri, tantoché da uno è possibile recuperare i restanti32; inoltre, dipendono dai cambiamenti dell’individuo in relazione ai gruppi33. Nel processo d’attualizzazione, ragionare significa stabilire una relazione tra il nostro sistema di pensiero e quello della società in cui operiamo:

Non si può in effetti riflettere sugli eventi del proprio passato senza ragionare su di esso; ora, ragionare significa collegare in uno stesso sistema di idee le nostre opinioni e quelle del nostro ambiente; significa vedere in ciò che ci succede un’applicazione particolare dei fatti di cui il pensiero sociale ci ricorda in ogni istante il senso e la portata che rivestono per lui. Così, i quadri della memoria collettiva, incorniciano e collegano gli uni con gli altri i nostri ricordi più intimi. Non è necessario che il gruppo li conosca. È sufficiente che noi non possiamo ritrovarli se non partendo dal di fuori, cioè collocandoci al posto degli altri.34

Nella teoria halbwachsiana, assume particolare pregnanza il rapporto che intercorre tra la memoria collettiva e la storia, considerate di natura opposta. In primo luogo, la memoria collettiva si presenta come un flusso di pensieri che recupera gli elementi del passato che sono ancora vivi o sono mantenuti in vita dal gruppo; la storia, invece, emerge nel momento in cui la memoria collettiva si esaurisce. A conseguenza di ciò, all’interno della memoria collettiva i gruppi si mantengono inalterati e cambiano a seconda del passare del tempo o dell’adesione dei loro membri ad altri gruppi, mentre nella storia si ha l’impressione che i protagonisti cambino di continuo, così come le esperienze riportate. Inoltre, i confini della memoria collettiva sono precari e in continua ricostruzione perché i gruppi cambiano di frequente: infatti, non si può stabilire il momento preciso della

30 Ivi, p. 3. 31

Halbwachs, Maurice, La memoria collettiva, cit., p. 79-122.

32 Halbwachs, Maurice, I quadri sociali della memoria, cit., pp. 91-115. 33 Halbwachs, Maurice, La memoria collettiva, cit., pp. 119-122. 34 Ivi, p. 115.

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perdita di un ricordo ma è sufficiente che si sia conservato in una ristrettissima parte della società per ritrovarlo e riattualizzarlo. In secondo luogo, la memoria e la storia differiscono in quanto a manifestazione: le memorie collettive sono sempre molteplici poiché colgono le differenti prospettive di un evento che i diversi gruppi si sono andate formando, laddove la storia mira a una rappresentazione globale degli eventi al fine di offrire una resa totale del passato. Nella memoria collettiva le somiglianze, colte dall’interno, consentono la creazione e il riferimento a un’identità condivisa sulla quale il gruppo si basa e che è affermata attraverso il tempo. Se la memoria vive nel gruppo e procede in esso, la storia, al contrario, è oltre i gruppi, al di fuori e al di sopra di essi35.

Aleida Assmann, nel riprendere la questione, propone di considerare la memoria e la storia come due modalità del ricordo suscettibili di sussistere l’una indipendentemente dall’altra ma in rapporto costante tra loro. La memoria corrisponde alla memoria vivente o a quella che la studiosa definisce “memoria funzionale”, sempre dipendente da un portatore (sia esso l’individuo o il gruppo) e capace di unire il passato, il presente e il futuro operando una selezione dei dati ricordati e trasmettendo valori e norme che fondano l’identità e l’etica. Al contrario, la storia è indicata col termine di “memoria archivio”: essa è slegata da un portatore, le tre dimensioni della temporalità sono nettamente separate l’una dall’altra e offre una visione unificatrice degli eventi al fine di trasmettere la verità, ignorando norme e valori. La storia rappresenta una sorta di sfondo per la memoria funzionale e conserva le differenze e le opzioni non attivate. Da ciò ne consegue che la memoria archivio sia una memoria destrutturata, laddove la memoria funzionale è strutturata e selettiva e, pertanto, fondamentale per la fondazione dell’identità. Il rapporto tra le due possibilità del ricordo è definito da Aleida Assmann unilaterale poiché la memoria archivio supporta la memoria funzionale e questa, a sua volta, può orientarla e motivarla36.

L’eredità di Maurice Halbwachs è stata raccolta, tra i tanti studiosi, anche da Jan Assmann, il quale si è liberamente ispirato alla teoria della memoria collettiva per l’elaborazione di un lessico specifico impiegato anche da Aleida Assmann.

35 Ivi, pp. 155-166.

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Egli distingue tra la “memoria comunicativa” e la “memoria culturale”: la prima si riferisce ai ricordi del passato recente condivisi da un gruppo e si mantiene intatta fino a quando il gruppo è vivente, rimanda a pratiche istituzionalizzate del ricordo attraverso le quali esso è trasmesso e perpetuato e, in linea di massima, interessa tre generazioni. La memoria culturale, invece, si fonda su specifici elementi del passato i quali fondano un altrettanto specifico ricordo e viene trasmessa attraverso testi canonizzati37.

Infine, secondo Avishai Margalit, comprendiamo l’individualità facendo riferimento alla collettività e viceversa38: la nostra riflessione è che, dunque, sia necessario orientarci entro questi due poli, così come la storia e la memoria devono essere intese come due processi in grado di «rapportarsi proficuamente l’uno all’altro per essere resi di nuovo fruibili separatamente»39

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1.3. GLI ABUSI DELLA MEMORIA E DELL’OBLIO E IL DOVERE DI