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L’opera narrativa di Zúñiga (dodici volumi, la maggior parte racconti, da cui vanno escluse le ristampe, le edizioni della trilogia e le opere saggistiche sugli autori russi) è andata articolandosi durante quasi sessant’anni: il suo percorso editoriale, apparentemente lento, non è che il riflesso del profondo interesse per il passato, da elaborarsi attraverso la fictio e da comunicare attraverso il racconto breve. Due sarebbero, secondo Israel Prados, i fondamenti della narrativa di Juan Eduardo Zúñiga: da una parte vi è la memoria, grazie alla quale egli ha recuperato nel tempo i ricordi per convertirli in materiale narrativo e, dall’altra, il racconto, il genere che gli ha consentito di rappresentare simbolicamente gli eventi più straordinari dell’esistenza34. Sia la tematica memorialistica, sia il racconto, sono alla base di una profonda unità semantica e formale riscontrabile, in particolare, nei racconti della trilogia.

Allontanatosi dal realismo, gli esordi di Zúñiga non furono particolarmente soddisfacenti. Il suo primo romanzo, Inútiles totales (1951), presentava, dal punto di vista dell’architettura testuale, un ventaglio di caratteristiche che sarebbero diventate poi delle costanti nel suo discorso letterario. Prima fra tutte, l’ambientazione cittadina della Madrid sotto assedio, lo spazio in cui si muovono i due giovani protagonisti Carlos e Cosme, animati dalla speranza di poter conquistare un giorno la femme fatale Maruja Fidel perché «en la vida llega todo y, aunque tarde, es un triunfo el haber tenido la constancia de desearlo día tras día»35. I due amici sono inútiles totales arruolati nella stessa squadriglia e, appassionati di cultura, nel tempo libero sono soliti recarsi presso una libreria in cui sono organizzati dibattiti e incontri letterari. Qui conoscono per caso Maruja ed entrambi se ne invaghiscono, mettendo in crisi la loro amicizia. I pensieri dei due giovani sono rivelati da gesti quotidiani e apparentemente banali quali sotterfugi, silenzi e bugie, fino ad arrivare al climax finale in cui è svelato il tradimento di Carlos nei confronti di Cosme. In Inútiles totales Zúñiga ha tentato per la prima volta non solo di descrivere la capitale in guerra narrando le

34 Prados, Israel “Introducción” in Juan Eduardo Zúñiga, Largo noviembre de Madrid, La tierra

será un paraíso, Capital de la gloria, Madrid, Cátedra, 2007, p. 27.

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vicissitudini private dei suoi abitanti, i veri protagonisti del conflitto, ma anche d’indagare la psiche umana per captarne i meccanismi interni e le crisi. Verosimilmente, il romanzo si conclude con la fine dell’amicizia tra i due ragazzi e l’imminente entrata delle truppe nazionaliste a Madrid, in un finale aperto: «Pocos meses después terminó la guerra, los frentes se rompieron, los soldados dejaron de serlo y las personas fueron dispersadas como briznas de paja en un remolino de verano»36. Il romanzo passò totalmente desapercibido fra i vari titoli del realismo, nonostante Luis Mateo Díez lo abbia recentemente elogiato in quanto anticipazione della trilogia della guerra civile: «un bellísimo relato integrado en ese patrimonio vital e histórico que nuestro autor ha sabido contar como nadie, el de las vicisitudes de la ciudad cercada en el largo noviembre, tan real y tan simbólico»37.

Non più fortunata fu la seconda esperienza letteraria che lo vide impegnato, dieci anni dopo, in un’opera più matura e solida in quanto a estetica. Nel 1962 la casa editrice Seix Barral pubblicò il romanzo El coral y las aguas, elaborazione letteraria della guerra civile in chiave simbolista grazie anche alla quale Juan Eduardo Zúñiga poté eludere la censura38. L’ambientazione nella Grecia classica e l’indecifrabilità della prosa ne ostacolarono la diffusione e il romanzo fu totalmente incompreso dalla critica per il suo apparente discostarsi dai problemi sociali del tempo39; venne, altresì, presentato come un libro di racconti.

36 Ivi, p.61.

37 Díez, Luis Mateo, “Una novelita de Zúñiga” in Cartapacio: Juan Eduardo Zúñiga, cit., p. 243. 38 Si prendano in analisi alcuni frammenti tratti dall’introduzione ad opera dello stesso autore, cfr.

Zúñiga, Juan Eduardo, El coral y las aguas, Barcelona, Seix Barral, 1962, pp. 7-8: «El rostro de la verdad se enmascaraba tras la careta, lo que había visto y escuchado con espanto durante años, lo que había envenenado mi adolescencia, iba veniendo a mi boca con un sabor distinto al que hubiera precisado el odio para ponerme un hierro a los labios. Lo que había acumulado durante años, brotaba convertido en una materia inesperada. Poco a poco escribí este libro. Después de escrito, pensé que con sus enigmas expresaba mis miedos y los de mi pueblo, también cercado por amenazas y peores tratos, también refugiado, tantas veces, en la embriaguez. Con un lenguaje secreto daba noticia de los que habían sido sometidos y de los que fueron insumisos, de su intransigencia y su incertidumbre. Al final de haberlo contemplado mucho comprendí que no era una pieza ajena al trabajo de mis manos. Como un documento cifrado había escrito este relato en el que son mencionados hechos y hombres que forman un sólo cuerpo conmigo. Los subterráneos deseos de los otros, son mis deseos y los misteriosos personajes son hombres como yo y lo incomprensible, es diáfana claridad».

39 Beltrán Almería, Luis, “El origen de un destino. Entrevista a Juan Eduardo Zúñiga”, cit., pp.

107-108: «Como usted dice, fue casi un error su publicación porque originó una incomprensión total, pues esta novela yo pensé hacerla con un método simbolista pero aludiendo a los problemas

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L’intreccio prende avvio in un inquietante contesto archetipico in cui la giovane protagonista Parataca è, suo malgrado, la prescelta destinataria di un terribile presagio che annuncia l’imminente distruzione dell’isola in cui vive, Tarsys, a causa delle mire espansionistiche della vicina Macedonia: «La tierra temblará. Todo será deshecho»40. Ictio, il suo compagno, dopo essersi ribellato al suo padrone, le dona un ramoscello di corallo simboleggiante la forza vitale in grado di resistere alle avversità: il ramoscello passa di mano in mano fra gli abitanti dell’isola, contemporaneamente al diffondersi del presagio di morte. Il simbolismo del corallo, grazie al cromatismo del rosso e dell’azzurro, accomuna la lotta dei personaggi a quella dei combattenti antifranchisti grazie ai parallelismi che vedono il ramoscello rosso come il colore della lotta clandestina e il mare che deve affrontare, invece, azzurro come il colore della dittatura41. Il narratore descrive gli effetti del presagio sulla popolazione attraverso undici capitoli e altrettante prospettive, offrendo in questo modo una visione plurale e dialettica dei fatti42. Solo Parataca e Ictio si salveranno dalla catastrofe, divenendo il simbolo della ribellione e della speranza nella gioventù nonché dimostrando di essere forti come quel corallo che, passando dal mare alla terra, diventa prezioso43. Secondo Luis Beltrán Almería, si deve proprio all’insuccesso de El coral y las aguas il definitivo distanziamento di Juan Eduardo Zúñiga dal gruppo degli scrittori realisti, così come il progressivo delinearsi nell’autore di un’estetica centrata sull’essere umano e le sue problematiche più intime44

.

Zúñiga tornò alle stampe nel 1967 firmando l’introduzione45 agli Artículos

sociales di Mariano José de Larra, un volume dedicato allo scrittore romantico

españoles, el ámbito que a nosotros tanto nos preocupaba de la política española. La situé en la Grecia clásica pero los episodios eran la guerra civil, nuestra postguerra, las persecuciones policiacas. Todo esto quedaba reflejado en la novela pero no fue percibido porque entonces el lector estaba muy determinado por el realismo clásico, el realismo social, el estilo directo e informativo. Era imposible percibir esas alusiones simbólicas a un mundo extranjero. Así que pasó sin pena ni gloria, no tuvo ninguna crítica, solamente una, me acuerdo, que el crítico decía: «el autor delira» y así quedó certificada la mala suerte de ese libro».

40 Zúñiga, Juan Eduardo, El coral y las aguas, cit., p. 14. 41 Prados, Israel, “Introducción”, cit., nota 57, p. 35.

42 Prados, Israel, “Juan Eduardo Zúñiga. De símbolos y batallas”, cit., p. 5. 43

Malaguzzi, Silvia, Oro, gemme e gioielli, Milano, Electa, 2007, p. 364.

44 Cfr. Beltrán Almería, Luis, “El origen de un destino. Entrevista a Juan Eduardo Zúñiga”, cit. 45 Zúñiga, Juan Eduardo, “Introducción” in De Larra, Mariano José, Artículos sociales: antología,

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morto suicida così come i racconti del più recente Flores de plomo (1999). Per unità tematica, Flores de plomo è riconducibile alla struttura unitaria del romanzo, nonostante, in realtà, gli undici racconti siano indipendenti seppur prendano avvio dall’episodio del suicidio dello scrittore, avvenuto il lunedì di Carnevale del 13 febbraio del 1837. Sullo sfondo della Spagna del Romanticismo e a partire da questo evento straordinario, l’autore esplora come le azioni del singolo possano ripercuotersi sulla collettività46: Larra è protagonista unicamente del primo racconto, mentre nei successivi numerosi personaggi realmente esistiti o di finzione (fra cui Ramón de Mesonero Romanos e José Zorrilla) reagiscono in modi diversi alla notizia della sua morte. Larra è il filo rosso che li accomuna e ognuno di loro è costretto a indagare nel proprio animo e a far chiarezza sui propri conflitti e drammi personali. Israel Prados, a tale proposito, ha posto l’accento sulla doppia valenza del volume: memorialistica, da una parte, poiché l’autore ripercorre il tempo di crisi in cui visse Larra per svelare l’origine del malessere sociale che sarebbe poi esploso in epoca posteriore, e, dall’altra, critica-simbolica nei confronti della società romantica47.

caratteristiche stilistiche e formali del madrileno: «Lo que dejó escrito sobre costumbre y características sociales de España tiene tal sello de modernidad que lo creeríamos de un pensador contemporáneo; parece que nos habla a nosotros mismos por su concepción realista de la vida. [...] su ideología, para su época y aun para la nuestra, es la de un rebelde, condición que también hoy asume el escritor al tratar de eludir los condicionamientos que le impone su mundo [...] su crítica se dirigía a puntos neurálgicos de la estrucura del país, y por este motivo se vio obligado – para que le fuera permitida – a enmascararla [...] Larra vino a ser el testigo de cargo de su época. Y por ello no es admisible la idea de que fuera un solitario cáustico, como tantas veces se le ha presentado; no se mantuvo aparte de la sociedad madrileña: perteneció a ella, estuvo unido a sus avatares». Larra e l’autor secreto sono accomunati dalla medesima prospettiva realista che ha permesso loro di esercitare una costante critica della società dissimulata da uno stile allusivo (in Larra l’ironia, in Zúñiga l’allegoria e i simboli).

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Castro, Antón, “Juan Eduardo Zúñiga: entrevista y homenaje”, 04/06/2009,

http://antoncastro.blogia.com/2009/060404-juan-eduardo-zuniga-entrevista-y-homenaje.php: «Tanto Larra como el suicido casi son dos elementos secundarios, en realidad lo que motiva el libro y lo orienta es una meditación acerca de la repercusión que tiene nuestro comportamiento en el alma ajena, en la sensibilidad que nos rodea. Estamos responsabilizados de nuestros actos no sólo con nuestra propia vida sino también con la de aquellos que conviven con nosotros o que, más o menos, nos contemplan. Y tomé esa figura pública que tuvo una importancia muy grande en el Madrid del siglo XIX porque vi que era máxima su responsabilidad. Al matarse era como si no fuera consciente que desencadenaba un dolor o cualquier reacción plenamente emotiva en las personas de su entorno. Es cierto que no son cuentos aislados, porque hay como una trama con un personaje fundamental que es un suicida, cuya sombra se percibe siempre

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Il grande successo di pubblico e di critica è arrivato, però, con i tre volumi della trilogia della guerra civile, tra le opere più importanti riguardo al conflitto e grazie alle quali Juan Eduardo Zúñiga è stato elogiato come «el mejor cuentísta español contemporáneo»48. Nei trentacinque racconti di Largo noviembre de

Madrid (1980)49, La tierra será un paraíso (1989)50 e Capital de la gloria

(2003)51, l’autore esplora il recupero e la gestione della memoria traumatica del conflitto a partire dall’elaborazione letteraria del dato storico, concedendo particolare attenzione alla prospettiva dell’intrahistoria. In quanto nucleo centrale della presente ricerca, i capitoli successivi, ai quali rimandiamo, saranno interamente dedicati allo studio e all’analisi delle principali caratteristiche stilistiche e formali di tale corpus.

Ricordiamo, inoltre, che nel 1990 la casa editrice Destino pubblicò Sofia, una guida sulla città bulgara facente parte della collezione “Las ciudades” cui l’autore si dedicò con grande impegno e interesse, considerate soprattutto le sue precedenti esperienze professionali in qualità di traduttore e di studioso di lingue e letterature slave. Due anni dopo vide la luce il volume di racconti Misterios de las noches y

los días, considerato una sorta di teoria poetica romanzata52 data la rilevanza del simbolo per lo sviluppo degli intrecci. Nei quaranta racconti, infatti, il simbolo è sempre oggettivo e manifesto (può essere un talismano, un orologio, la notte) e mette a nudo le passioni umane, i meccanismi sotterranei della storia e messaggi dal carattere universale.

Nei volumi El anillo de Pushkin (1983) e Los imposibles afectos de Ivan

Turguéniev (del 1977 ma ripubblicato nel 1996 col titolo Las inciertas pasiones de Ivan Turguéniev) Zúñiga ha reso omaggio ai due grandi maestri della

tradizione letteraria russa. In entrambe le raccolte vi sono saggi e racconti dedicati agli autori ma anche a diversi personaggi del panorama culturale russo. Nel 2010 sono stati ripubblicati in un unico volume dal titolo Desde los bosques nevados.

48 Rodríguez, Emma, “Antonio Muñoz Molina: «Zúñiga es uno de los grandes, un pionero, un

raro, un innovador a destiempo»” in Cartapacio: Juan Eduardo Zúñiga, cit., p. 249.

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Zúñiga, Juan Eduardo, Largo noviembre de Madrid, Barcelona, Bruguera, 1980.

50 Zúñiga, Juan Eduardo, La tierra será un paraíso, Madrid, Alfaguara, 1989. 51 Zúñiga, Juan Eduardo, Capital de la gloria, Madrid, Alfaguara, 2003 52 Prados, Israel, “Introducción”, cit., p. 39.

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Memoria de escritores rusos, in cui qualche sezione appare modificata rispetto ai

due volumi originari53.

Del 2010 è Brillan monedas oxidadas, definito dall’autore in questi termini: «este “recién nacido” se caracteriza por una variedad de espacios y épocas que me ha dado gran libertad para convocar a una realidad más secreta»54. In effetti, egli sembra qui compiere un viaggio nel tempo e nello spazio a partire dall’ossimoro del titolo: l’accostamento fra la brillantezza e l’ossidazione rappresenta lo scorrere del tempo che apparentemente erode la memoria perché questa, in realtà, è in grado di resistere e di ricoprire con significati inaspettati lo spazio, il tempo e gli oggetti che i personaggi e il lettore sono invitati a decifrare.

Attualmente, il nostro scrittore sta portando a termine la stesura delle sue memorie che, verosimilmente, saranno presto date alle stampe in un volume di cui egli ha offerto una breve ma intensissima anticipazione nel recente contributo dal titolo “Fragmentos de unas Memorias íntimas”55. A tale proposito, ha inoltre dichiarato: «Recupero mi pasado, intento descubrir el significado de mi destino en mi época y en los que he tenido cerca»56. Ancora una volta, dunque, ritroviamo l’autore impegnato nella difficile impresa del recupero della memoria, un lavoro che «le está resultando más difícil que el de cualquier otro libro porque tiene que bucear en sus propios recuerdos e irlos contrastando»57, come ha affermato il suo agente Joan Tarrida.

53 Dal 2002, inoltre, sono apparsi nella versione digitale de El País i racconti: “Sublime ejemplo.

Una fábula moral”, 15/06/2002,

http://elpais.com/diario/2002/06/15/babelia/1024097969_850215.html; “Benéficas aguas del olvido”, 26/10/2002, http://elpais.com/diario/2002/10/26/babelia/1035589163_850215.html; “Odio, amor y puñales”, 04/01/2003,

http://elpais.com/diario/2003/01/04/babelia/1041640761_850215.html; “Miles de ojos cegados”, 07/06/2003, http://elpais.com/diario/2003/06/07/babelia/1054942758_850215.html; “Arquímedes intelectual comprometido”, 10/07/2004,

http://elpais.com/diario/2004/07/10/babelia/1089416356_850215.html.

54

Zúñiga, Juan Eduardo, “Brillan monedas oxidadas", El País, 22/12/2010,

http://www.elpais.com/elpaismedia/ultimahora/media/201012/22/cultura/20101222elpepucul_1_P es_PDF.pdf.

55 Zúñiga, Juan Eduardo, “Fragmentos de unas Memorias íntimas” in Cartapacio: Juan Eduardo

Zúñiga, cit., pp. 275-285.

56 Cruz, Juan, “España está empobreciéndose”, cit.

57 Rodríguez, Emma, “Joan Tarrida: «Me rindo ante la coherencia de Juan Eduardo Zúñiga»” in

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Juan Eduardo Zúñiga risiede a Madrid in un appartamento che si affaccia sul parco del Retiro e solo recentemente sono emersi alcuni dettagli sulla sua vita che gettano altra luce su un percorso che, come si è avuto modo d’illustrare, è stato caratterizzato dalla discrezione e dalla riservatezza più estreme. La scrittrice Felicidad Orquín è divenuta sua moglie nel 195658 e Adriana, la loro figlia, coadiuva il padre nel processo di scrittura, un vero rituale da condursi con calma e dedizione in cui egli è solito affidare alla pagina bianca e alla matita una prima versione del testo che, solo in seguito, sarà dattiloscritto e consegnato alla figlia per la conversione in documento digitale. In varie interviste, è stato lo stesso autore a descrivere il suo modus operandi, strettamente collegato a una personale concezione della letteratura e del ruolo dello scrittore nella società. Egli si dedica quotidianamente alla scrittura durante la mattinata ed è solito lasciare “riposare” i testi in modo che le successive letture possano beneficiare di una certa decantazione e distanza dalla quale apportare eventuali modifiche. Ha riconosciuto il suo essere «lento y minucioso»59 nella costante ricerca dell’espressione perfetta, di un suono o di un ritmo nella frase che svelino la

verità occulta delle parole. Comprensibilmente, l’autore non è solito intervenire

con delle revisioni drastiche sui testi già pubblicati, non solo data la meticolosità con la quale si adopera per giungere a una prosa “definitiva” (dopo un accurato lavoro di analisi, affinamento e depurazione della parola poetica) ma in particolare poiché ogni testo è stato concepito in determinate circostanze e stati d’animo che egli mira a preservare nella loro autenticità. Nell’attività della scrittura, inoltre, vi è un’importante dose di solitudine che egli ritiene sia necessaria per dedicarsi a una disciplina così ferrea come la creazione intellettuale60.

58

De Val, Fernando, “Felicidad Orquín, luz detrás la puerta” in Cartapacio: Juan Eduardo

Zúñiga, cit., pp. 267-274.

59 Fontana, Antonio, “Los relatos son como el ritmo de mi respiración”, cit.: «Soy un escritor lento

y minucioso, escribo todos los días por la mañana y no ahorro papel en las varias versiones que voy elaborando. Me esfuerzo en conseguir la verdad oculta de las palabras, claridad y un ritmo en las frases, un sonido. Rompo y guardo mucho, porque no publico todo lo que escribo y a veces ese material lo vuelvo a utilizar posteriormente».

60 Ojeda, Alberto, “Siempre he querido escribir como Turgueniev”, El Cultural, 22/02/2013,

http://www.elcultural.es/noticias/buenos-dias/Juan-Eduardo-Zuniga/581: «No estoy encerrado en una torre de marfil pero necesito calma, tiempo y una cierta soledad, como muchos escritores. Quizás una mayor exposición personal no me vendría mal pero hay que pagar un precio que quizás no me compensara. Soy un escritor lento, impulsado por el placer de escribir, de encontrar una

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Per Juan Eduardo Zúñiga, la letteratura permette all’artista di manifestare il suo coinvolgimento nella società ed egli, però, non deve prenderne le distanze: al contrario, lo scrittore deve sapersi muovere nella cultura del suo tempo in modo da arricchire con essa le sue opere61. In questo modo, nell’attività dello scrittore convergono sia la preoccupazione estetica, sia civica ed egli potrà fornire ai suoi lettori dei testi capaci di veicolare non solo nuove conoscenze, ma anche di risvegliare il puro piacere della lettura così come la soddisfazione, l’arricchimento morale e l’educazione. Egli considera la scrittura come la reazione a un impulso di correzione del mondo che ci circonda, impulso che chi ha una qualche inclinazione letteraria può esprimere attraverso la pagina scritta. Nel suo caso, è stata una forma per rendere palese quel dissenso che in lui si era manifestato