Questa tematica è negli ultimi anni una via privilegiata per i processi di rinascita delle città e si assiste a una rimodella- zione di infrastrutture esistenti, che si articolino in relazione alle specifiche urbane e contaminando la sezione stradale con l’introduzione di altre funzioni rispetto a quelle veicolari. Si assiste, anche grazie all’attenzione dei grandi progettisti, alla rinascita di una nuova categoria di opere, quelle dotate di uno spazio interno/esterno, uno spazio nuovo, ritagliato e in- tarsiato da quello della città, è uno spazio intermedio ottenuto dalla fusione dello spazio classico, ossia lo spazio interno, definito da un volume, dove l’uomo svolge le proprie attività, e lo spazio urbano, cioè lo spazio esterno.
La High Line di New York progettata da John Corner e Diller & Scofidio + Renfro è senz’altro l’emblema di questa nuova tendenza: la linea ferroviaria sopraelevata oramai dismessa è recuperato come un nastro percorribile, caratterizzato da una continua intersezione di spazi differenti. Il progetto del parco che unisce l’architettura di paesaggio, all’urbanistica, al re- cupero e conservazione, è basato su un sistema di unità pre- fabbricate che si collegano con la struttura esistente, definen- do una serie di giardini, piattaforme, ponti, colline e rampe, ponendosi come esempio di agritettura, una combinazione di materiali organici e edilizi e allo stesso tempo di elementi selvatici e coltivati, intimi e sociali. Le funzioni che si ravvisa- no nello sviluppo longitudinale della High Line sono quelle di
high line | new york couleè vert | parigi
osservare la città da un diverso punto di vista, osservare gli altri e osservare se stessi, di muoversi, passeggiare o per andare da qualche parte, e di riunirsi: il parco trae energia cinetica e visiva dall’eterogeneità del tessuto urbano in cui è immesso.
La Promenade Plantee, o Coulée verte René-Dumont è stato il primo parco pubblico sopraelevato al mondo. Il progetto nasce nel 1998, per mano di Philippe Mathieux e Jacques Vergely, sulla linea ferroviaria dismessa che dopo il 1859 collegava la Place de la Bastille alla Varenne-Saint-Maur; la prima parte, il Viaducts des Arts, corre sopra archi che sono stati riqualificati a gallerie e studi, per poi svilupparsi in 4,5 km attraverso palazzi e parchi parigini.
Un progetto meno famoso, di servizio più agli abitanti rispetto a turisti, è la 606 di Chicago, chiamata anche Bloomingdale Line, che vuole sempre riqualificare un’infrastruttura ferroviaria ab- bandonata, mettendola a servizio degli utenti principali che sono coloro che la utilizzano per spostarsi all’interno del quartiere, ma rendondola anche un luogo, un parco e una via privilegiata attraverso particolari accorgimenti all’esistente e alle necessità degli abitanti e alle sua connessioni con le attività insediate e l’integrazione al servizio di trasporto pubblico.
L’allungamento
Il primo step del recupero dell’infrastruttura in questione è dun- que quello del suo allungamento in quanto la conformazione attuale si compie a nord all’inizio della collina circoscritta dal
allungamento dell’infrastruttura
creazione di un sistema ambientale che ripari e sfrutti gli agenti climatici
prevedere la sicurezza di ogni categoria di utente
agevolare utilizzo per varie categorie di utenza
Viadotto dei Presidenti, e a sud poco prima dell’incrocio con via Fucini. Nel primo caso il prolungamento vede la necessità di una rampa sia per coprire il dislivello dell’altura suddetta sia per garantire l’altezza necessaria di 5 m sopra la corsia stradale sottostante. Anche nel secondo caso ci si è avvalsi di una rampa poiché, essendo l’andamento dello spazio perti- nenziale del percorso adiacente alle carreggiate, si è ritenuto necessario un innalzamento del percorso pedonale ciclabile al di sopra di tale quota per permettere una differenziazione tra le due utenze e allo stesso tempo fornire un momento uni- co di passaggio sopraelevato per poter vivere, concludere o iniziare il nuovo percorso verde da una prospettiva differente anche per coloro che conoscono piuttosto bene il luogo.
Le sezioni
Si passa poi alla riconsiderazione della sezione del percorso, principalmente in base alla normativa che concerne i percorsi ciclabili, pedonali e promiscui.1
Bisogna dunque considerare la cosiddetta “sagoma di ingom- bro dinamico dell’utente”, che tiene conto non solo delle di- mensioni dell’utente ma anche dello spazio necessario al suo passaggio 2.
Nell’assolvere al suo ruolo di greenway risulta cruciale il suo utilizzo per una viabilitò lenta e dolce, lenta nel suo essere strutturata su velocità basse, che non superino i 25 km/h, dol- ce che non risulti mai impegnativa per pendenza dislivelli o
difficoltà in generale. L’obiettivo principale è quello di una piena e tranquilla fruizione del percorso da parte di ogni tipo- logia di utente prevista.
Si provvederà quindi
• A creare un percorso vario che scoraggi la forte veloci- tà dei ciclisti attraverso curvature del percorso e dislivelli, seppur minimi
• Differenziare i percorsi per i vari utenti, permettendo loro la piena sicurezza nella fruizione, sia come tracciato, sia come colorazione delle differenti corsie
• Allargare, in corrispondenza dei punti di accessi al per- corso, la sezione dello stesso, in modo da agevolare sia i pedoni sia i ciclisti che accedono dal percorso o coloro che ne vogliono uscire.
1 2 3 4 5 la sezione esistente la normativa le sezioni
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4
5
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2 1
Il verde
La riqualificazione di questa infrastruttura e la sua conversione a greenway coinvolge l’aspetto vegetazionale che risulta in duplice maniera implicato, sia per migliorare qualitativamente l’esperienza del percorso, riparando da agenti atmosferici e creando una separazione dalla viabilità, sia per riattestare la presenza della campagna romana in questo settore periferico della città, che vide la sua nascita proprio in virtù di questo rapporto privilegiato con l’aspetto bucolico, riparo dalla città. Ci si è dunque mossi verso una mappatura delle specie vege- tali esistenti sul territorio, sia per quanto riguarda le specie au- toctone, che quindi ritroviamo nella Riserva della Marcigliana sia per le specie importate, in particolar modo quelle utilizzate per la riqualificazione dei due parchi urbani delle Betulle e Parco Talenti, che, mossi da comitati di quartiere, hanno rac- colto fondi per caratterizzarsi anche a livello floristico.
Come già precedentemente accennato, la scelta per la riqua- lificazione verde del percorso si è mossa in modo da riattesta- re la presenza e l’importanza della campagna romana sul ter- ritorio del III municipio e quindi la scelte delle varie alberature e altri esempi di inserzioni verdi da utilizzare lungo il percorso si è rivolta in particolar modo a quelle specie arboree e ar- bustive ritrovate dalla mappatura nella Riserva della Marci- gliana. Trovandoci di fronte a diverse esigenze del percorso a cui tavolta le specie autoctone non riuscivano a dar risposta ci si è avvalsi di specie affini, che rispondessero a particolari
Riserva della Marcigliana
cerro nocciolo sambuco fico salice bianco leccio olmo campestre biancospino rovo prugnolo berretto del prete
Parco delle Betulle
olivo tiglio corbezzolo acero cedro salice bianco ippocastano
Parco urbano Talenti
platano pioppo bianco pioppo nero cipressi noce mandorlo fico olivo
requisiti, ma che comunque fossere coerenti con il luogo in cui si inserivano.
Riportiamo dunque le specie utilizzate, e il loro utilizzo nella lunghezza del percorso. Tale utilizzo non riguarda l’allunga- mento a nord dell’infrastruttura in quanto si va a inserire nel sistema verde già presente, da cui figurativamente trae buco- lica forza da reimmettere nel percorso che va ad attraversare il sistema urbano.
L’applicazione di tali specie al percorso e alle sue esigenze è principalmente dettata dalle reciproche posizioni del percorso rispetto alle carreggiate. Si riportano dunque degli esempi di tale sistemazione.
Nella prima sezione il percorso si svolge ad un livello supe- riore rispetto al piano stradale, anche le corsie del Viadotto sono ad un livello superiore ma risultano separate e isolate tramite barriere acustiche dallo stesso. Si è dunque ricorso ad alberature di prima grandezza che creino un letto di chiome su cui il percorso si snodi, ma allo stesso tempo assicurino l’ombreggiatura al livello sopraelevato del percorso stesso. Si è dunque utilizzato il leccio, specie autoctona e sempreverde, che viene affiancato, nell’esempio della prima sezione da tigli, che rimandano all’adiacente parco delle Betulle, mentre nella situazione della sezione 5 dall’olmo campestre, specie arbo- rea utilizzata nel vicino Parco Talenti.
La seconda sezione ci porta alla situazione in cui il percorso corre adiacente alle carreggiate. Lo sfruttamento della sezione
riproposizione della vegetazione autoctona all’interno del municipio
alberi