Bibliografia della Sezione
1.2.1 Sulla questione della teoria configurazionale
La griglia urbana e la sua configurazione hanno sempre avuto una notevole attenzione in campo urbanistico, negli anni dell’informatiz- zazione diversi software hanno permesso di effettuare analisi quan- titative e modellizzazioni.
A tal scopo si riconduce la maglia urbana a un grafo composto da archi e nodi che assumono diversi significati nella rappresentazione semplificate delle reti urbane, quella primaria e quella duale. La rappresentazione primaria utilizza una rete in cui gli archi siano le strade e i vertici le intersezioni tra strade o i punti terminali e associa a ogni arco la componente geografica della distanza, si possono quindi svolgere diverse analisi di tipo quantitativo per indagare le relazioni tra elementi della griglia. La rappresentazione duale invece si avvale degli archi per rappresentare le intersezioni e dei vertici per rappresentare le strade, viene a cadere l’appartenenza allo spazio
euclideo, dato che le strade son mappate come nodi e quindi si fa riferimento a un concetto topologico di distanza.
Per la realizzazione di una rappresentazione duale occorre quindi costruire un modello semplificato della rete urbana e costruire poi il grafo duale a partire dall’identificazione associata ai tratti stradali in base all’importanza che essi assumono sulla mappa. La teoria con- figurazionale di Hillier e Hanson pone l’attenzione sulla percezione dello spazio urbano, infatti provvede a un modello primario tramite la axial map che si avvale dell’axial line come linea di vista.
Al centro dell’analisi c’è lo spazio fisico della città a cui non ci si riferisce in termini metrici o geometriche, ma che viene descritto at- traverso proprietà topologiche e relazionali. Le tre assunzioni su cui si basa la teoria sono
• lo spazio urbano, attraverso il suo disegno e la sua struttura influenza i fenomeni che si animano in lui, si ritiene quindi che sia un fattore primario nella genesi dei processi insediativi in quanto punto di incontro tra la struttura fisica della città, definita dalle strade e dal tessuto costruito, e la sua struttura sociale, composta dalle attività che vi sono insediate e dalle loro intera- zioni, e nella formazione del movimento naturale, una quota di movimento che deriva dalla conformazione della stessa griglia urbana e che agisce in concomitanza con il movimento attratto, imputabile alla presenza delle attività insediate e al loro potere attrattivo
riva un approccio topologico allo studio della sua configura- zione, è da ritenersi fondamentale nella guida al movimento e determinante le precondizioni di utilizzo dello spazio. Sotto tale luce, lo spazio urbano può essere pensato come scomposto in singoli spazi convessi, spazi in cui si ha una reciproca percezio- ne visiva: lo spazio convesso è il luogo dei punti che si trovano in condizioni di mutua visibilità: ogni punto è visibile da ogni altro punto presente al suo interno e il segmento di connessio- ne fra due punti, inteso come il tracciato della loro reciproca interconnessione visiva, è anch’esso appartenente a tale spazio. • La griglia urbana costituisce lo spazio urbano e si definisce
come il complesso di tutti gli spazi pubblici di un insediamento urbano. Lo città viene così discretizzata da un flusso continuo e indifferenziato di spazi in un numero finito di elementi che assu- mono valenza spaziale in base alla relazione che intercorre tra un elemento e il resto del sistema.
Le relazioni che agiscono nella riduzione dello spazio urbano a si- stema discreto sono di appartenenza, quindi solo gli spazi convessi che risultano visivamente percepibili da altri spazi della griglia urba- na verranno apprezzati come elementi interni al sistema, e di struttu- ra o profondità, tutti gli elementi della griglia sono interrelati tra loro e tale relazione è identificata nella profondità (depth), definita come la distanza tra due elementi della griglia. Questa distanza è valutata in termini topologici, come numero di elementi interposti tra i due elementi per i quali si vuole misurare la distanza.
La teoria configurazionale utilizza la nozione di spazio convesso, de- finito come spazio che racchiude due punti e la loro congiunzione, declinandolo in termini di interconnessione visiva, quindi definen- dolo come porzione dello spazio urbano caratterizzato da conno- tati di unitarietà percettiva. Lo spazio convesso è il luogo dei punti che si trovano in condizioni di mutua visibilità in quanto ogni suo punto è visibile da un altro interno. Possiamo quindi rappresentare il sistema urbano come sistema di spazi convessi, ridisegnandolo in una convex map. Per procedere quindi si rende necessaria una discretizzazione della griglia per ragionar di come gli elementi che la compongono interagiscano tra di loro. Occorre quindi definire il rapporto spaziale che funga da relazione di sistema, cioè in base a quale elemento considerare gli elementi interagenti. E infine defini- re le variabili di stato del sistema, cioè i parametri quantitativi più idonei a descrivere le caratteristiche configurazionali degli elementi. Si possono quindi ricavare due tipi di mappe
• l’axial map, costituita dal minor numero di axial lines, intese come tratti rettilinei di visuale che è possibile percorrere
• l’isovist map, costituita dalle aree che sono visibili da altri spazi convessi.
Possiamo quindi calcolare le diverse misure che quantificano le rap- presentazioni utilizzando la classificazione fornitaci da Hillier, se- condo cui il modello di misura di un sistema urbano può essere caratterizzato da due dimensioni
• la prima riguarda la distinzione tra le proprietà statiche e dina- miche di un sistema urbano, che è composto sia dalla confor- mazione dello stesso ma anche dal movimento in esso
• la seconda riguarda la distinzione tra le proprietà locali e glo- bali di un sistema urbano, quindi sia la valenza nell’immediata adiacenza, sia come facente parte di un sistema.
Si tratta quindi di desumere direttamente delle misure dal sistema, indici di primo livello, e utilizzare questi indici per un secondo ordine di misure, gli indici di secondo livello.
Facendo riferimento a questa classificazione, vengono definiti i rela- tivi quattro indici di primo livello, idonei a descrivere la consistenza configurazionale degli elementi, lines o vertices a seconda della tec- nica utilizzata, costituenti la mappa del layout urbano considerato:
• l’indice di connettività (connectivity), il numero di elementi
che sono direttamente connessi a uno spazio e rappresenta una misura statica locale.
• L’indice di integrazione (integration) che descrive la profon-
dità media di uno spazio rispetto a tutti gli altri spazi del sistema. Questo indice fornisce una misura di accessibilità, esprimendo la facilità con cui una porzione dell’insediamen- to è raggiungibile dalle altre. Attraverso questo valore, che
rappresenta una misura statica globale, è possibile classifi- care gli spazi urbani, dai più integrati ai più segregati. • L’indice di controllo (control value) dà un valore alla possibili-
tà che un elemento possiede, per il suo immediato intorno, di essere un luogo verso cui muoversi. Tale misura rappresenta quindi un valore dinamico locale.
• L’indice di scelta globale (global choice) è una misura dinamica globale di quanto flusso c’è attraverso uno spazio: uno spazio, cioè, ha un alto valore di choice quando molti tra i percorsi più corti che connettono tutti gli spazi a tutti gli altri, passano attra- verso di questo.
Tra gli indici di secondo ordine si definisce:
• L’indice di intelligibilità (intelligibility), ricavato dalla correla- zione tra connettività e integrazione, indica quanto il numero di connessioni che possiede uno spazio localmente è indice dell’importanza di esso a livello globale, cioè rispetto al sistema preso nella sua interezza.
• L’indice di sinergia, che è correlazione tra l’indice di integrazio- ne a livello globale e a livello locale (con raggio topologico =3) ed esprime il grado di relazione che le parti hanno con il tutto, ovvero il legame che esiste tra le scelte locali e globali, che risulta rilevante per stabilire il peso o l’influenza che una scelta globale ha in rapporto al sistema degli spazi locali e viceversa
per una trasformazione locale.
• L’indice di movement interface, ricavato dalla correlazione tra integrazione e scelta, indica quanto l’accessibilità di uno spazio come destinazione da diverse origini è indice della possibilità di questo spazio di ricadere all’interno dei percorsi minimi da tutti i punti a tutti gli altri del layout; in altre parole esso mette in luce il potenziale di uno spazio come to-movement e throu- gh-movement. 3
La teoria configurazionale abbiamo detto spodesta la distanza me- trica come elemento primario per leggere la griglia a favore del suo apprezzamento percettivo, cioè la prospettiva visuale che unisce due punti dello spazio: la direzione del movimento segue lo sguar- do, dato che ciò che si vede è percepito come più vicino, saranno maggiormente battuti quei percorsi che richiedono il minor numero di viewsheds, cioè prospettive visuali.