Se nelle aree intelligibili, inoltre è l’indice di integrazione, spesso ben correlato a quello di choice, a fornire un’indicazione sul flusso dei pedoni, più complicata diventa la situazione nel caso di layout non intelligibili. In tali layout infatti, proprio per la loro complessità, altri fattori, oltre a quelli di natura morfologica, entrano in gioco nell’influenzare il movimento all’interno della rete e diventa rilevan- te la differenza tra chi ha già una buona conoscenza del pattern urbano, quali possono essere i residenti, e chi, invece, si muove all’interno della rete esplorando per la prima volta le aree nel suo intorno, quali possono essere i turisti. Ecco quindi che layout labi- rintici tendono a mostrare un basso valore di movement interface, ossia il grado di correlazione tra integrazione e choice, e spesso l’indice di integrazione non è sufficiente a rappresentare la totalità del movimento che avviene lungo il sistema urbano: se esso, in- fatti, è un buon indice del movimento globale nei layout leggibili, nel caso dei layout complicati e labirintici lo è solo parzialmente; l’indice di choice, in queste condizioni scarsamente correlato con l’indice di integrazione, può venire in aiuto mettendo in luce due tipi di movimento:
• quello degli abitanti, in quanto conoscendo già le varie strade che compongono la rete tenderanno a percorre le lines con indice di choice più elevato, che identifica proprio le lines che
ricadono nei tragitti più brevi e più percorsi tra ogni origine e destinazione;
• quello dei turisti che, disponendo della sola percezione dell’in- torno in cui si trovano e che non rispecchia la composizione globale del sistema, tenderanno dove la rete non è intelligibile a vagare in modo casuale per esplorare il layout nell’intorno in cui si trovano, ricadendo solo alla fine nei percorsi più frequen- tati e quindi caratterizzati da choice più elevata.
Nelle aree, al contrario, caratterizzate da una composizione urbana più semplice e rettilinea, i turisti tenderanno a percorrere le lines più integrate globalmente e più connesse, che coincideranno spesso con quelle con più elevato indice di integrazione locale, che usual- mente si calcola con raggio topologico =3). 5
di una posizione opposta alle teorie che pongono la relazione tra attività alla base di ogni fenomeno urbano.
• La bidimensionalità del sistema considerato, che non tiene conto né dell’altezza degli edifici, né dell’orografia del sito è un’altra critica mossa all’approccio configurazionale. Mentre l’altezza degli edifici la possiamo tralasciare in quanto l’edificio è considerato come contenitore di attività e quindi ininfluente ai fini dell’analisi, l’assetto orografico dell’insediamento risul- ta piuttosto rilevante e possiamo in un certo qual senso consi- derarlo interiorizzato nelle variabili che rappresentano lo stato configurazionale del sistema, poiché l’organizzazione spaziale dell’insediamento e quindi la sua griglia, è obbligata a render conto delle contesto geografico e della sua morfologia.
• L’effetto di bordo è sicuramente un elemento da considerare, infatti l’analisi può risultare viziata dall’ampiezza della porzione di territorio che prendiamo in considerazione.
1.2.5 Sulla questione delle critiche
La maggior parte delle riflessioni critiche sulla space syntax riguar- dano il suo approccio topologico e percettivo allo spazio, che viene visto nella sua capacità di riflettere strutture sociali e culturali, com- portamenti, stili di vita e attività degli individui, e il ruolo che esso gioca rispetto a queste componenti, che lo rende un principio assai rilevante nel movimento.
• La critica all’aspetto topologico dell’analisi è vista come un’im- pedenza spaziale deformante rispetto alla logica degli insedia- menti urbani, ma risulta imprescindibile volendoci concentrare sull’aspetto relazionale piuttosto che sulla consistenza morfolo- gica dell’insediamento. Inoltre si considerano i comportamenti dei fruitori della griglia urbana maggiormente influenzati dalla percezione visiva degli spazi piuttosto che dalla misura metrica. • Il non tener conto delle attività insediate sul sistema appare ov- via conseguenza del fatto che si riconosce alla griglia la veste di matrice primaria dei fenomeni insediativi. Si tratta senza dubbio
1.2.6 Sulla questione delle applicazioni
Come altri strumenti di analisi territoriali le tecniche configurazionali si prestano a molteplici applicazioni. Nello studio che seguirà in questa trattazione si è voluto concentrarci su due aspetti, quello dia- cronico e quello sincronico, utilizzando poi i risultati ottenuti come strumento di planning.
Nell’analisi diacronica le tecniche configurazionali, che hanno come elemento primario la stessa griglia urbana, possono rilevare, attraverso la lettura della geografia interna, le trasformazioni degli insediamenti negli anni e a seconda delle pianificazioni urbanistiche attuate. Gli elementi che risultano forse più rilevanti sono la centrali- tà urbana e il suo shifting che può avvenire dai nuclei centrali verso aree più marginali di recente formazione, oppure rimanere salda nella sua posizione denunciando quindi la scarsa efficacia di queste attività marginali come poli di attrazione.
L’analisi sincronica invece permette di comprendere l’intima geo- grafia degli insediamenti, in modo da valutarne le caratteristiche meno ovvie ed evidenti, in modo da utilizzarne i risultati anche come strumenti di planning. L’analisi configurazionale infatti risulta di utili-
tà concreta per il territorio urbano e le sue trasformazioni nel senso di supporto per la progettazione e fonte di indirizzo e orientamento. Tramite la lettura degli indici configurazionali infatti possiamo de- terminare la distribuzione dei livelli di attività che le varie porzioni dell’aggregato urbano hanno.6