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Stella Maris: la piattaforma Ridinet

All’interno del Servizio ambulatoriale di Teleriabilitazione delle Funzioni Co- gnitive di Base e delle Difficoltà di Apprendimento, nell’IRCCS Fondazione Stella Maris, sono svolti percorsi di teleriabilitazione della durata di circa tre mesi con la finalità di esercitare le competenze strumentali di apprendimento (come la lettu- ra, l’ortografia e il calcolo) e di incrementare i processi di memoria ed attenzione (Pecini et al., 2017, 2019a). Questi percorsi sono svolti con l’ausilio di alcune piattaforme di teleriabilitazione disponibili; in questo lavoro ci soffermeremo sul- la piattaforma Ridinet, una delle più utilizzate nel servizio. Si tratta di una piattaforma online nata nel 2013 e sviluppata e creata dalla Cooperativa Anasta- sis (www.anastasis.it), grazie anche alla collaborazione delle università e di ricercatori conosciuti a livello nazionale e rivolta principalmente al trattamento di bambini con DSA. La piattaforma è strutturata con un’interfaccia semplice ed interattiva, così da rendere partecipe e coinvolgere il bambino; è costituita da vari percorsi, presentati come applicazioni indipendenti l’una dall’altra, persona- lizzabili sulla base della diagnosi ricevuta. Le app sono numerose e divise per ambito di interesse: calcolo, comprensione del testo, funzioni esecutive, lettura,

linguaggio e scrittura; ognuna di esse è auto-adattiva e configurabile in base alle esigenze del bambino (Anastasis, 2013). Il clinico, a distanza, può monitorare l’andamento delle attività, regolare i parametri, agendo ad esempio sul tempo o sulla difficoltà delle prove ed infine analizzare i report automatici sul percorso svolto dal bambino, prodotti dalla piattaforma (Anastasis, 2013).

La piattaforma “Ridinet” dunque rappresenta un utile strumento a disposizione del clinico per la progettazione di un intervento riabilitativo mirato, in caso di disturbo o di difficoltà negli apprendimenti scolastici, che permette di garantire una maggior frequenza d’intervento ed ottenere un miglioramento nelle presta- zioni delle abilità trattate come emerso da alcune ricerche e vari casi studio su singoli pazienti (Tucci et al., 2015).

Una delle applicazioni più utilizzate per quanto riguarda gli apprendimenti stru- mentali è Reading Trainer 2 (RT2), che permette di velocizzare e rendere più accurata la lettura di testi a voce alta. Questo esercizio permette un interven- to sull’abilità, ovvero va a stimolare direttamente la competenza compromessa (Casalini et al., 2020a). L’esercizio è intensivo (il tempo richiesto è di circa 20 minuti al giorno, per almeno 3 volte alla settimana per una durata del trattamen- to complessivo di circa 3 mesi), autoadattivo e prevede il monitoraggio del clinico a distanza; il clinico, in base ai risultati ottenuti dalla performance del bambino, può modificare e personalizzare alcuni parametri, come la velocità di scansione, l’unità di lettura (sillabica o sub-lessicale), il font e anche la complessità del testo e delle parole utilizzate nel testo (Pecini et al., 2017).

I primi risultati riguardo all’efficacia di questa tipologia di trattamento teleriabi- litativo (Tucci et al., 2015; Pecini et al., 2015), dimostrano che l’accuratezza della decodifica a voce alta e la velocità di decodifica migliorano sensibilmente dopo circa tre mesi di trattamento, indipendentemente dalla storia anamnestica o dal profilo neuro-funzionale dei bambini.

Il software viene incontro a tutti i suggerimenti forniti ed inclusi nel documento sulle Raccomandazioni Cliniche sui DSA (CC ISS, 2011). Da alcuni anni si stan- no accumulando informazioni importanti relative all’esito di approcci diversi per il recupero delle difficoltà di lettura in soggetti italiani con DE, da questi studi è emerso come i trattamenti più efficaci utilizzino delle procedure informatizzate per automatizzare il riconoscimento ortografico lessicale e sublessicale insieme a procedure per favorire la correttezza dell’associazione tra grafemi e fonemi (pro- prio le procedure che utilizza questo strumento teleriabilitativo) (Tressoldi et al., 2003).

Alcuni studi supportano l’efficacia di queste applicazioni: Tucci e colleghi (2015) hanno utilizzato l’app Reading Trainer su un gruppo di 34 bambini con DE, evidenziando valori di efficacia ed efficienza significativi, soprattutto a carico del- l’automatizzazione della lettura; uno studio simile, realizzato su 25 bambini con dislessia, per indagare il funzionamento della medesima app, mostra risultati affi- ni in termini di efficacia del trattamento e principalmente evidenzia miglioramenti a carico della velocità e accuratezza della decodifica (Pecini et al., 2015).

Un’altra applicazione della piattaforma Ridinet è stata sviluppata per interveni- re preventivamente sui bambini di età prescolare che sono a rischio di sviluppare difficoltà di letto-scrittura e di presentare un disturbo dell’apprendimento in età successive. Questa app, denominata Run the Ran, ha l’obbiettivo di potenziare i prerequisiti della lettura richiedendo la denominazione temporizzata e progres- sivamente più rapida di matrici di colori o figure in bianco e nero, organizzate a seconda della tipologia di stimolo (gli stimoli sono organizzati in librerie in base alla lunghezza, alla complessità e alle categorie semantiche delle parole corrispon- denti) (Pecini et al., 2017). Questo programma di teleriabilitazione richiede un allenamento per circa 15 minuti al giorno e tale esercizio mira ad incrementare maggiormente i processi di integrazione visuo-verbale fondamentali per la codi- fica di un testo scritto (Pecini et al., 2017). Questa tipologia di riabilitazione è una forma di “intervento sul processo”, in quanto è volta a potenziare le abilità cognitive che supportano la competenza difettuale (Casalini et al., 2020a). Il modulo software ha la finalità di promuovere il potenziamento dei processi di de- nominazione rapida, reputati importanti per l’acquisizione della lettura, sia nello sviluppo tipico che nella DE. Questo strumento ha un effetto particolarmente ef- ficace sui bambini con DE con un marcato deficit nella velocità di decodifica, per i quali un miglioramento nella velocità del RAN può generalizzarsi alla lettura. In particolare, è finalizzato a velocizzare il recupero sequenziale delle etichette fonologiche corrispondenti a diversi stimoli visivi in un contesto di un compito autonomo di scansione sinistra-destra. Si ipotizza che questo programma abbia una ricaduta sull’organizzazione cerebrale, rafforzando la connettività fra aree anteriori e aree posteriori durante il compito di lettura. Come è stato evidenziato da un’importante ricerca scientifica (Boets et al., 2013), la connettività funzionale e strutturale fra le cortecce uditive bilaterali e il giro frontale inferiore sinistro è significativamente disfunzionale nei bambini dislessici, supportando l’ipotesi di un deficit di accesso al lessico fonologico piuttosto che di rappresentazione e codifica fonologica (Boets et al., 2013).

Sulla base di studi sperimentali (Brizzolara et al., 2006; Pecini et al., 2011; Zocco- lotti et al., 2013) è stato dimostrato che i dislessici italiani presentano un deficit che interessa essenzialmente la velocità di lettura che si associa, nella maggior parte dei casi, ad un endofenotipo cognitivo caratterizzato da un deficit nei com- piti di RAN.

Secondo degli studi di efficacia, l’esercizio di denominazione visiva rapida, pur non agendo direttamente sui processi di lettura, migliora la decodifica nei bam- bini con DE; questo apre la possibilità ad intervenire in casi sempre più precoci, anche nei bambini della scuola materna, e in casi dove si evidenziano gravi diffi- coltà (Pecini et al., 2019b).

Un’altra applicazione della piattaforma utilizzata nei servizi di teleriabilitazione è Memoran, un programma finalizzato al potenziamento delle FE in bambini di età scolare e prescolare. Si tratta di un programma rivolto al miglioramento delle abilità di inibizione della risposta, di controllo dell’interferenza e di flessibilità cognitiva per informazioni mantenute nella Memoria di lavoro, in quelle attività che richiedono l’integrazione spaziale di stimoli multipli (Anastasis, 2013). È una tipologia di intervento destinata non solo a bambini in età prescolare e scolare (dai 4 ai 12 anni circa) che presentano DSA ma anche per bambini con ADHD o con disturbi del linguaggio per i quali si riconosca la necessità di esercitare queste capacità. Anche in questo caso viene previsto un esercizio quotidiano tra- mite tecnologie a distanza per 15/20 minuti per un periodo continuativo di 2 o 3 mesi (Anastasis, 2013). Dai dati derivanti dalla ricerca clinica diagnostica e riabilitativa sappiamo che c’è una relazione tra la compromissione delle FE e i disturbi del neurosviluppo. Gli studi sulla riabilitazione delle FE nei disturbi del neurosviluppo suggeriscono che trattamenti basati su attività troppo specifiche e poco complesse hanno effetti non duraturi o scarsamente generalizzabili (Schina- ver et al., 2014). Per agire su queste funzioni in modo da avere un’efficacia anche sull’apprendimento appare necessario intervenire su quelle componenti di FE che si sviluppano più precocemente durante lo sviluppo (Diamond, 2013; Gandolfi et al., 2014) e con attività che incorporino le FE all’interno di compiti sufficiente- mente complessi in termini di apprendimenti strumentali richiesti (es. Georgiu et al., 2013 per la relazione fra denominazione visiva rapida e lettura).

Il modello teorico su cui si basa questa applicazione è il modello delle FE di Diamond, secondo cui vanno distinte 3 componenti di base, in relazione tra di loro: il controllo inibitorio, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva a cui si sommano delle componenti più complesse come la pianificazione o il problem sol-

ving (Diamond & Lee, 2011; Diamond, 2012 e 2013). Tutti questi sono elementi basilari per gli apprendimenti scolastici, quindi lo scopo di un trattamento di que- sto genere è di andare ad intervenire precocemente su queste abilità fin dall’età prescolare e potenziarli in presenza di un deficit specifico, ma anche in presenza di altri disturbi del neurosviluppo che indurranno il bambino ad appoggiarsi su queste componenti.

Dunque, dalle evidenze recenti si osserva un miglioramento in termini di costi- benefici per quanto riguarda l’efficienza del trattamento teleriabilitativo rispetto ai risultati ottenuti con interventi ambulatoriali, a fronte di un’efficacia pari o solo lievemente inferiore (Tressoldi et al., 2012).