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L’innovazione tecnologica può contribuire a una riorganizzazione dell’assisten- za sanitaria, in particolare sostenendo lo spostamento del fulcro dell’assistenza sanitaria dall’ospedale al territorio, attraverso modelli assistenziali innovativi in- centrati sul cittadino e facilitando l’accesso alle prestazioni sul territorio nazionale (Ministero della Salute, 2011). Lo sviluppo di strumenti utili per potenziare la telemedicina consente sia di trovare nuove soluzioni a problemi tipici della medi- cina, sia di creare nuove opportunità per il miglioramento del servizio sanitario. Al giorno d’oggi la tecnologia della telemedicina è ampiamente disponibile, a bas- so costo e ampiamente accettata sia dai medici che dai pazienti che ne fanno uso (Serper et al., 2020; Chick et al., 2020).

Le modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie abilitate dal- la telemedicina sono fondamentali in quanto contribuiscono ad assicurare equità nell’accesso alle cure nei territori remoti e la disponibilità di un’assistenza di ti- po sanitario in contesti complessi come per esempio il carcere. In questo modo si riuscirebbe ad espandere territorialmente l’utilizzo sistemico delle competenze sanitarie specialistiche, per migliorare la distribuzione qualitativa dell’assistenza sanitaria e migliorare il rapporto tra costi e prestazioni (Ministero della Salute, 2011).

Grazie alla possibilità di proporre assistenza e interventi riabilitativi a distanza, la telemedicina e la teleriabilitazione renderebbero migliore la qualità dell’assi- stenza attraverso il confronto multidisciplinare e garantendo anche la continuità

delle cure in particolare in patologie croniche e in trattamenti che devono essere continuativi per risultare efficaci (Bashshur, 1995; Ministero della Salute, 2011). Altri aspetti con cui la teleriabilitazione può migliorare l’efficacia dell’intervento sono rappresentati dal monitoraggio quotidiano dei progressi e dalla tempestività della valutazione (Bashshur, 1995).

Inoltre, se i servizi di telemedicina vengono correttamente utilizzati, potrebbero avere un impatto sul contenimento della spesa sanitaria riducendo il costo sociale ed economico delle patologie sia per il sistema sanitario che per i pazienti e i loro caregiver (Ministero della Salute, 2011).

La riduzione della spesa sanitaria è legata al fatto di accorciare i tempi dei rico- veri in ospedale, rendendo fruibili servizi di teleriabilitazione che permettono di continuare con il processo riabilitativo a distanza, riducendo i costi per i ricoveri, pur mantenendo livelli di efficienza elevati (Torsney, 2003; Winters & Winters, 2004).

Un’altra potenzialità della teleriabilitazione da sottolineare è il ruolo fondamen- tale che svolge nel potenziamento della medicina evidence-based, principalmente perché sfrutta tecniche innovative in grado di immagazzinare numerose quantità di dati e per periodi prolungati di tempo (Hill, 2010). Dunque, la teleriabili- tazione potrebbe migliorare notevolmente la qualità dei programmi riabilitativi attualmente in uso, oltre a favorire la nascita di nuove tecniche (Hill, 2010). L’utilizzo di queste nuove modalità di intervento ha l’obiettivo principale di inte- grare la cura del paziente in ospedale con attività all’interno della propria casa; questo consente una riduzione dei costi e dei tempi sanitari, permette l’inte- grazione della riabilitazione nel contesto di vita privata ed infine di limitare gli spostamenti fuori casa per i trattamenti (Cantagallo, 2014). La possibilità di svolgere il trattamento direttamente in località significative e conosciute per i pa- zienti, come l’ambiente domestico, migliora l’efficacia della terapia stessa (Temkin et al., 1996): in quanto questa possibilità permette di migliorare la motivazione e l’aderenza al trattamento della persona, e sappiamo come questi aspetti siano legati al successo della riabilitazione stessa (Hill, 2010).

Attraverso un intervento di riabilitazione integrato ambulatoriale e domiciliare supervisionato dal clinico, si ha la possibilità di garantire una frequenza maggio- re dell’intervento, oltre ad un intervento costruito ad hoc dallo specialista per quel paziente e per quel disturbo specifico (Casalini et al., 2020a). La possibilità di integrare sedute ambulatoriali e l’utilizzo della teleriabilitazione ha portato ad in- genti benefici: questa modalità permette di ottimizzare le risorse in termini clinici e riabilitativi, di raggiungere in minor tempo la stabilizzazione delle competenze

stimolate e di poter dedicarsi, durante gli interventi in presenza, al potenziamento di ulteriori abilità deficitarie che è difficoltoso potenziare con la teleriabilitazione. Inoltre, gli incontri e le visite ambulatoriali sono necessarie per verificare il corret- to utilizzo degli strumenti da parte del paziente e della famiglia e per discutere di eventuali criticità o difficoltà riscontrate, in modo da poter promuovere una presa in carico a 360° e l’incremento dell’alleanza terapeutica (Calanca & Pasqua, 2019).

Si presentano dei vantaggi anche per quanto riguarda le famiglie: questo stru- mento permette di rispondere alle difficoltà sia logistiche sia economiche che com- porterebbero un numero ripetuto di interventi settimanali in ambulatorio, con la sicurezza alle spalle del clinico che monitora il lavoro a domicilio. Ovviamente con il nuovo sistema di teleriabilitazione, il sistema famigliare diventa un suppor- to fondamentale per il terapista, la famiglia non è più solo una componente del percorso terapeutico ma è necessaria ai fini della terapia per sostenere il paziente nelle attività da svolgere a casa (Calanca & Pasqua, 2019). La riabilitazione a distanza, proprio per il fatto di essere una modalità di lavoro che coinvolge il con- testo famigliare, necessita di una scelta ponderata per la sua somministrazione e deve tenere presenti le caratteristiche del nucleo famigliare; per questo necessita anche di una fase di sensibilizzazione e di accompagnamento dei genitori riguardo al suo utilizzo più di quanto non richieda un intervento ambulatoriale (Calanca & Pasqua, 2019).

Ovviamente bisogna tenere presenti anche alcune limitazioni che sono insite nel- l’utilizzo di queste nuove modalità di assistenza. I servizi di telemedicina an- drebbero inquadrati all’interno di interventi strutturali tesi a riorganizzare alcuni processi socio-sanitari per non andare incontro a nuove ingiustizie, ma in realtà non sempre è possibile sostenerlo. L’utilizzo delle tecnologie adoperate per questi servizi non è neutrale rispetto alla stratificazione sociale: un’alta percentuale di popolazione non ha infatti accesso ad infrastrutture tecnologiche adeguate per poter potenziare queste tipologie di servizi (Ministero della Salute, 2011). L’ac- cessibilità alla rete internet e la disponibilità di strumenti tecnologici idonei, ad esempio tablet e PC, rappresentano un requisito fondamentale per svolgere at- tività di teleriabilitazione. In Italia, i dati ISTAT, riportano una percentuale di soggetti con accesso ad internet tramite banda larga del 74,7% nel 2019 (Istat, 2019). Tra le famiglie resta un forte divario digitale che deve essere ricondot- to soprattutto a fattori generazionali e culturali. Si evidenzia come la quasi totalità (95,1%) delle famiglie con almeno un minorenne dispone di un collega-

mento ad Internet e di strumenti idonei per utilizzarlo, ma tale quota scende al 34% se si tengono presenti le famiglie composte esclusivamente da persone ultra- sessantacinquenni (Istat, 2019). Inoltre, ancora nel 2019, permane il gap tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno nell’accesso alla banda larga e si riscontrano divari anche tra comuni di diversa ampiezza demografica: nelle aree metropolitane l’ac- cesso a queste infrastrutture raggiunge il 78,1% mentre nei comuni fino a duemila abitanti scende al 68% (Istat, 2019).

Ci sono altri fattori che agiscono negativamente sulla teleriabilitazione e, di con- seguenza, devono essere tenuti in considerazione nel momento in cui si interviene con tale modalità; tra questi, troviamo l’accettazione della tecnica di riferimento da parte del clinico e del paziente o la mancanza di esperienza da parte del sani- tario nell’utilizzo di queste nuove modalità di terapia (Cantagallo, 2014).

Un’altra problematica che non può essere sottovaluta è la presenza in una per- centuale elevata del cosiddetto analfabetismo digitale nella popolazione italiana. Secondo le conclusioni pubblicate dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazio- ne e lo Sviluppo Economico) riguardo alle competenze digitali, in Italia solo il 36% del campione analizzato è in grado di utilizzare Internet in maniera comples- sa e diversificata. Si tratta del livello più basso in assoluto se confrontato con gli indici degli altri 29 paesi analizzati in questo studio (OECD, 2019).

Non meno importante è la gestione della privacy e dei dati personali dei pazienti, che può risultare difficoltosa mediante tecniche di intervento a distanza e online (Cantagallo, 2014). Una componente essenziale del compito della cura è che le persone che forniscono assistenza mantengano la sicurezza e l’incolumità di coloro di cui si prendono cura; ovviamente questo principio deve sottostare ad alcuni diritti dell’individuo come il diritto alla libertà personale, il diritto alla protezione da un danno fisico e psicologico e il diritto alla privacy: il rispetto di questi diritti sarà pertanto una questione da tenere in grande considerazione, anche alla luce del fatto che gli operatori sanitari possano interagire direttamente con i pazienti a distanza e possano gestire online una grande mole di dati sensibili (Sharkey & Sharkey, 2012).