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Etica del rischio: aspetti teorici

Nel documento dell’assistenza farmaceutica (pagine 32-36)

LA COMPONENTE ETICA NELLA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO

2.2. Etica del rischio: aspetti teorici

2.2.1. Le Radici antropologiche del rischio

Una componente fondamentale per la valutazione etica è la volontarietà. In ambito sanitario questo aspetto ha una rilevanza particolare: la responsabilità medica non può essere ridotta al rispetto formale di regole e procedure ed a sanzioni.

Nella lingua francese si distingue tra “faute” ed “erreur”. Il primo si riferisce ad una condotta volutamente sbagliata. Il se- condo si verifica in un contesto in cui si è agito diligentemente, ma le circostanze hanno determinato l‟insorgenza di effetti avversi.

La terminologia francese differisce dai nostri “dolo” e “colpa”, introducendo un “erreur” che non è colposo. Può esservi una volontarietà anche “in causa”: essa si riferisce ad atti in sé non volontari, ma derivanti da precedenti comportamenti di cui era prevedibile la conseguenza.

In ambito sanitario la rilevanza etica del comportamento umano varia a seconda che l‟errore sia di tipo conoscitivo, ap- plicativo o operativo.

L‟errore conoscitivo è intrinsecamente connesso ai limiti del sapere umano. Nessun aspetto della scienza può essere consi- derato definitivo. Le conoscenze, pur progredendo, restano sempre limitate. L‟errore conoscitivo è incolpevole se deriva da limiti nel patrimonio culturale disponibile. Vi è invece una responsabilità se esso deriva da negligenza nel curare la propria personale formazione e nel mantenersi aggiornati. L‟errore ap- plicativo deriva da conoscenze di per sé adeguate, ma la cui applicazione è ancora incerta. Come per l‟errore conoscitivo, vi è responsabilità soltanto quando vi è una negligenza. Nel- l‟errore operativo, derivante da imperizia, imprudenza o negli- genza, vi è una rilevanza morale.

Vi è poi un‟ulteriore categoria, che non si vuole qui approfondire, ma che, sotto il profilo dell‟etica, è particolarmente significativa.

Essa comprende tutti gli atti scelti per deliberata disonestà.

2.2.2. Le diverse Prospettive per affrontare il rischio

La valutazione del rischio sotto il profilo dell‟etica può essere considerata in modi diversi.

Pur nella consapevolezza che le classificazioni schematiche comportano spesso forzature ed approssimazioni, si possono individuare diverse modalità per la valutazione etica delle azioni che comportano un rischio.

a. Le Prospettive utilitaristiche e conseguenzialiste

L‟utilitarismo ed il conseguenzialismo giudicano le azioni sulla base delle conseguenze: un‟azione è giudicata buona se produce effetti benefici oppure, al contrario, cattiva, se produce danni. Secondo la prospettiva utilitaristica, che attualmente ha un notevole successo in vari contesti, sono quindi da privilegiare le scelte che massimizzano il benessere e minimizzano il ma- lessere collettivi. Il benessere può essere inteso in senso ampio (ad esempio, salute, piacere, soddisfazione). Si tratta quindi di un approccio molto pragmatico, che attribuisce grande impor- tanza alle analisi costi/benefici. Il giudizio etico sulla gestione del rischio proposto dall‟utilitarismo si basa dunque su un calcolo delle conseguenze delle azioni indipendentemente dalle intenzioni. Le conseguenze vengono in genere misurate in modo complessivo, senza considerare eventuali squilibri nella distribuzione: l‟approccio utilitarista mira all‟esito migliore per il maggior numero di persone.

b. Le Prospettive deontologiche

Giudicano le azioni base delle intenzioni, dei propositi, dei si- gnificati che si attribuiscono alle azioni. È quindi una prospettiva opposta rispetto all‟utilitarismo. Le azioni che comportano un rischio vengono giudicate accettabili, dal punto di vista etico, se le intenzioni, indipendentemente dai risultati, sono buone.

c. Le Prospettive contrattualistiche

Basano la valutazione etica sulla correttezza formale della ne- goziazione e del contratto: è considerato legittimo, sotto il profilo dell‟etica, ciò che deriva da un accordo condiviso e con- sensuale. Come l‟utilitarismo, così anche il contrattualismo si colloca in una prospettiva relativistica: non riconosce infatti valori stabili, indipendenti dal mutare delle circostanze, bensì reputa come valore cui riferirsi ciò che al momento deriva da un accordo consensuale. Coloro che si riconoscono nel contrattua- lismo reputano accettabili, da punto di vista dell‟etica, i rischi che derivano da patti sottoscritti consensualmente, per cui si sopportano alcuni oneri per ottenere in cambio alcuni benefici.

In ambito sanitario l‟enfasi sull‟approccio contrattualistico apre il grave problema della tutela di coloro che per ragioni fisiche, giuridiche o di altro tipo non possono partecipare personalmente alla contrattazione ed esprimere il loro eventuale consenso.

d. Le Prospettive individualistiche e soggettivistiche

Considerano il rischio rilevante soltanto se lede la libertà e l‟integrità altrui: ogni rischio liberamente e privatamente scelto ed assunto è invece giudicato legittimo. Secondo le etiche sog- gettivistiche non vi sarebbero valori morali oggettivi comuni:

sarebbe quindi moralmente giusto ciò che è scelto in modo libero, purché non arrechi danni ad altre persone. Il risk mana- gement, nella prospettiva soggettivistica, privilegia quindi le preferenze individuali espresse liberamente, quali che esse siano, con l‟unico confine di non ledere e violare la libertà altrui. Collocandosi in un relativismo assoluto, di fatto il sog- gettivismo impone come unico valore l‟assenza di valori, e rende difficile qualsiasi confronto proprio perché rifiuta ogni riferimento stabile.

e. Le Prospettive integrative

Le prospettive integrative considerano tutte le componenti

dell‟atto umano: mezzi, fini e circostanze di un‟azione devono essere tutti contemporaneamente buoni. Se uno di tali elementi non è buono, l‟azione risulta globalmente non buona. Un ap- proccio integrativo è proposto, ad esempio, dal personalismo.

Il personalismo pone il singolo individuo al centro della riflessione etica. Il personalismo si differenzia sia dall‟indivi- dualismo, sia dal collettivismo. Il personalismo, infatti, riconosce l‟esistenza di valori comuni ad ogni uomo ed irrinunciabili in quanto insiti nella stessa natura umana. A differenza del sog- gettivismo, il personalismo è attento alla dimensione sociale dell‟uomo, ha una visione universale dell‟umanità e mira a va- lorizzare il bene comune tutelando e valorizzando il bene dei singoli. All‟autonomia il personalismo affianca il valore della responsabilità, ed alla giustizia unisce i valori della socialità e della solidarietà. La beneficialità è intesa in senso globale, considerando la persona nelle sue varie dimensioni. Nella ge- stione del rischio il personalismo riconosce la liceità di assumere rischi, purché essi contribuiscano, in qualche modo, al bene individuale. Si richiede inoltre attenzione al consenso (affinché i rischi siano assunti liberamente e consapevolmente), alla va- lutazione di tutte le possibili alternative per raggiungere il risultato voluto (in modo tale da scegliere quella che apporta minori danni), alla proporzionalità tra l‟entità del rischio accettato ed il bene perseguito. Operativamente, ciò richiede innanzi tutto uno sforzo per “ottimizzare” il rischio, cioè ridurlo il più possibile compatibilmente con il fine da raggiungere.

f. Le Prospettive contestualiste e sociobiologiche

Secondo le teorie contestualiste l‟individuo “riceve” dalla società in cui vive sia le domande sui valori dell‟etica, sia le ri- sposte alle stesse domande. L‟etica sarebbe dunque sempre situata in un “contesto” definito e particolare: è quindi evidente la nozione di “esteriorità”, ad indicare la “ricezione” dall‟esterno.

La riflessione etica, pertanto, si colloca essenzialmente nei rapporti tra l‟individuo e la società alla quale egli appartiene.

Un‟impostazione differente in numerosi aspetti, ma simile in una parte delle premesse e soprattutto in alcune conseguenze rilevanti per l‟etica del rischio, è la sociobiologia.

Nella gestione dei rischi le etiche sociobiologiche considerano accettabile tutto ciò che contribuisce al progresso ed all‟avan- zamento sociale. Non vi sarebbero quindi parametri stabili per

giudicare i rischi, ma soltanto parametri variabili secondo il luogo ed il tempo.

2.3. I Fattori di rischio certi ed incerti: prevenzione,

Nel documento dell’assistenza farmaceutica (pagine 32-36)