• Non ci sono risultati.

1. Premessa

3.6 L’evoluzione dei bambini

I figli delle donne tossicomani sembrano essere bambini “più difficili” da allevare, meno disponibili all’interazione con la figura allevante.

Oltre ad essere precocemente adultizzati, questi minori sono caratterizzati da un

“mancato completamento del processo di separazione e individuazione” (Mazza Roberto,

Marchiò Carla, 1995, p.22).

35 Bowlby John, “Una base sicura”, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989, p.35. Dove per “esperienze negative” egli si riferisce a “tutte le situazioni in cui vi è mancanza di cure parentali e di figure di riferimento in termini di “base

71

Essi appaiono molto vivaci, sempre in movimento, bisognosi d’interessi continui, anche se questo comportamento sembra rilevare un’inquietudine motoria, una difficoltà a mantenere un’attenzione e un investimento prolungato nel tempo su un oggetto o all’interno di un’interazione. Questi bambini sono molto precoci dal punto di vista motorio, poiché il movimento muscolare gli è necessario per “tenersi da soli” in assenza di contenimento materno.

Attraverso questi atteggiamenti e una forte capacità di adattamento, i bambini realizzano degli atti difensivi, una sorta di indifferenza affettiva, un’apparente distacco dalla realtà che li circonda, anche se non riescono a sganciarsi completamente da essa.

Si avverte nel comportamento del minore, lo scontro tra le paure di abbandono, di allontanamento e solitudine che richiamano la sua difficoltà a “rompere con l’esperienza fusionale vissuta con la madre”(Olievenstein C., 1981) e l’emergere di un conflitto per cercare la distanza e l’autonomia necessarie alla crescita e all’individuazione personale.36

La tossicodipendenza di uno o di entrambi i genitori incide, senza dubbio, sullo sviluppo psicologico del bambino.

Se prendiamo in considerazione il minore nell’ambiente scolastico, notiamo che esso presenta delle difficoltà d’apprendimento, di organizzazione del gioco, di concentramento, aggressività senza capacità di controllo, instabilità, demotivazione e scarso interesse nell’apprendere. Alcuni di loro, addirittura, mostrano significativi ritardi nelle tappe del linguaggio già nei primi anni di vita.

Spesso per questi bambini è difficile giocare con gli altri, confrontarsi, farsi valutare dall’insegnante e dai compagni.

La scuola rappresenta un problema sia per la madre sia per il minore, già dall’asilo.

72

La donna non riesce ad affiancare il figlio sostenendolo affettivamente e materialmente in questa esperienza, sentendosi minacciata dal possibile giudizio degli altri genitori e degli insegnanti, chiudendosi ancora di più al contesto sociale.

Il bambino può percepire l’ambiente scolastico come un problema, una sorta d’elemento che può in qualche modo marginalizzarlo e stigmatizzarlo. Egli ha paura di cosa gli altri possono dire della sua mamma e per questo parla poco della propria famiglia.

Le esperienze di socializzazione sono scarse anche al di fuori dell’ambiente scolastico, poiché accade spesso che il genitore tossicodipendente proibisca al bambino la possibilità di invitare qualche amico a casa sua e di potersi recare a sua volta a casa di altri. In questo modo, i minori si chiudono in se stessi, isolandosi.

Diverse ricerche confermano che le difficoltà evolutive di questi ragazzi (modesti ritardi nello sviluppo del linguaggio, problemi di apprendimento scolastico, difficoltà di socializzazione ecc…) sono collegate a situazioni relazionali, affettive e ambientali sfavorevoli e non dovute a danni organici eventualmente provocati dall’uso di sostanze in gravidanza.

Sovente accade che la madre non riesca a gestire il figlio neanche durante la fase adolescenziale, in modo tale che “la storia si ripete” in un circolo vizioso e il figlio sperimenta a sua volta l’uso di sostanze stupefacenti. Questo avviene, non perché il ragazzo ha preso la madre come modello da imitare, ma perché essa ha ripetuto con il figlio le relazioni carenti e lo stile di vita stressante che lei aveva vissuto con la propria famiglia d’origine. Gli operatori devono evitare che si arrivi fino a questo punto, cercando di intervenire il più precocemente possibile sulla situazione.

73

C

APITOLO

4

G

LI

I

NTERVENTI

In alcuni paesi europei e soprattutto in quelli del Nord Europa, la nascita di servizi rivolti alle donne tossicodipendenti inizia al termine degli anni ‘70, inizio anni ‘80.

La nascita di questi servizi era spesso dovuta all’iniziativa dello staff femminile, che ha voluto inserire un servizio ad hoc per donne consumatrici in alternativa ai “soliti” trattamenti terapeutici. All’inizio, i gruppi terapeutici tra donne non sono stati considerati come una “vera” terapia.

Il primo servizio specifico per donne in Svezia, è stata un’unità di strada che si rivolgeva, tra gli altri, alle donne incinte consumatrici di sostanze. Uno dei principali motivi per cui si sono espansi in Europa i servizi rivolti alle donne, è stato l’aumento consistente del problema relativo ai figli di madri tossicodipendenti, per cui i servizi hanno dovuto sviluppare un approccio diverso che tenesse conto della identità e dei bisogni specifici delle donne e dei loro figli. La gravidanza rappresenta talvolta il primo momento in cui le donne entrano in un qualche trattamento e in Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Austria e Portogallo i servizi per le donne sono nati sulla base di offrire un supporto, prevalentemente farmacologico sostituivo (EMCDDA, 2000).

In Danimarca, ad esempio, alla fine degli anni ‘70, è aumentato il numero di donne con figli entrate in contatto con i servizi per le dipendenze e si è registrato un consistente aumento di neonati in sindrome di astinenza, secondo uno studio condotto dall’Università di Copenhagen. Dinanzi a questa evidenza, sono fioriti parecchi servizi per donne incinte con problemi di dipendenza.

74

Diversamente, in Germania, nella seconda metà degli anni ottanta, le prime comunità terapeutiche per donne sono nate su una base di tipo più “femminista”, per cui gruppi di operatrici hanno deciso di lasciare le comunità terapeutiche residenziali “standard” per fondarne altre specifiche per donne; le prime sono state realizzate a Berlino, a Monaco e ad Amburgo (Pompidou Group, 2000).

Nel Regno Unito, la nascita di servizi ad hoc per donne è stata in seno a 11 servizi generici per le tossicodipendenze, per cui, all’interno delle comunità che accettavano anche donne, si è iniziato ad impiegare personale femminile per svolgere i colloqui con le donne, creare gruppi terapeutici composti da sole donne, counselling specifico per la genitorialità e il babysitting.

Negli anni novanta, lo sviluppo di servizi è proseguito, includendo anche servizi per donne incinte e servizi per coppie tossicodipendenti. In Danimarca, ad esempio, sono nati dei trattamenti centrati sul case management, attraverso una rete di servizi specialistici e multidisciplinari, per donne incinte; nel Regno Unito vi sono parecchie comunità terapeutiche per donne e figli, mentre in Germania i servizi specifici per donne continuano ad essere prevalentemente gestiti da associazioni di stampo femminista.

In Grecia, Spagna e Italia la maggior parte dei servizi per donne TD e i loro figli si sono sviluppati solo dalla seconda metà degli anni novanta.

L’approccio verso i figli di donne TD varia molto da paese a paese: in Svezia e Danimarca, seppur presente la possibilità di dare i figli in adozione, si punta di più sul fornire un supporto alle donne per gestire la maternità, facendo in modo che figli rimangano con le madri. Nei paesi mediterranei, quali Grecia, Spagna, Italia e Portogallo, si tende di più a coinvolgere la famiglia allargata nella cura e gestione dei figli (EMCCDA, 2000).

75