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La presa in carico e gli obbiettivi da perseguire

1. Premessa

4.2 La presa in carico e gli obbiettivi da perseguire

È fondamentale specificare la necessità che si realizzi una presa in carico della madre e del bambino di tipo integrato da parte di Servizi e competenze diverse (Ser.T, Tribunale dei Minori, Servizi Sociali territoriali, Servizi Materno-infantili, ed altri), in modo da poter offrire interventi adeguati alle esigenze di entrambi nella loro specificità.

Sicuramente per promuovere la genitorialità della donna tossicodipendente la cosa migliore sarebbe poter intervenire anticipatamente, vale a dire già durante il periodo della gravidanza. Questo come sappiamo, non è sempre possibile, dato che diverse tossicodipendenti si recano ai Servizi al momento del parto. A tal punto allora, sarà necessario lavorare sull’evento nascita laddove non siamo riusciti a prevenire prima.

Nel caso in cui si riesca ad agire presto, attivando una presa in carico precoce della donna, non solo si cerca di garantire un andamento “sano” della gestazione, ma

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soprattutto si può definire anticipatamente il progetto per il bambino che nascerà e per la sua mamma, o per entrambi i genitori se ancora insieme. Quando si riesce a fare questo, i risultati sono migliori anche in termini di recupero della tossicodipendenza. Prima di recuperare il sé tossicomane bisogna recuperare il sé genitore, bisogna riattivare la genitorialità prima di combattere la tossicodipendenza.

Ed oltre ad operare con i Servizi, sarà necessario coinvolgere le reti primarie della madre, vale a dire la famiglia naturale e il partner.

E’ importante tener presente, inoltre, che le situazioni di tossicodipendenza sono diverse l’una dall’altra, così ci troviamo di fronte ad una capacità genitoriale del tutto assente, ad una genitorialità che possiamo considerare quasi sufficiente, oppure sufficiente se supportata da reti sociali primarie (nonni, parenti, etc) e/o dai Servizi territoriali. Ogni situazione quindi deve essere valutata e curata con strategie individualizzate.

I Servizi coinvolti nei processi di recupero della diade madre-bambino sono in genere: il Ser.T che ha in carico la madre, il Servizio Sociale territoriale che si occupa prevalentemente e prioritariamente della tutela del minore, il Tribunale dei Minori, il

Reparto di Pediatria dell’Ospedale che segue lo sviluppo psico-fisico del bambino

(soprattutto se nato con SAN), il Reparto ostetrico-ginecologico per la prevenzione della salute di entrambi, ed altri ancora (ovviamente anche a seconda dei protocolli d’intervento e d’intesa delle varie zone che si prendono in considerazione).

Gli obiettivi generali da perseguire inizialmente sono due:

1. ridurre i rischi legati alla gravidanza in stato di tossicodipendenza; 2. favorire lo sviluppo della relazione madre-bambino ed attivare interventi di tutela al neonato nei casi di inadeguatezza genitoriale.

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Seguire la donna fin dalla gravidanza, significa anche essere in contatto con il TM, così da poter prevenire, laddove possibile, eventuali prematuri distacchi e attivare precoci interventi terapeutici. Non dimentichiamo, inoltre, che le segnalazioni al TM possono essere parte di un processo di cambiamento ed evoluzione positiva, dal punto di vista della cura sia dei genitori che dei figli (Cirillo Stefano, Di Blasio Paola, 1989; Cirillo Stefano, Cipolloni Maria Valeria, 1994).

Oltre alla proposta di trattamento metadonico a scalare e ai vari interventi medici, i Servizi Territoriali devono offrire un’assistenza psicologica e sociale alla gestante, in modo da consentirle di affrontare meglio questo periodo di estrema confusione.

E’ importante che l’operatore instauri con lei una relazione di fiducia, tenendo conto del fatto che la madre, particolarmente in questo momento, ha bisogno di sentirsi circondata d’attenzione, d’affetto, e soprattutto di essere ascoltata.

Una riflessione specifica da parte degli operatori nel loro lavoro con la tossicomane che si confronta con la gravidanza, è quella relativa al significato che tale evento potrebbe assumere. E’ importante sostenere le potenzialità espresse della madre e consentirle di esprimere le sue idee, le fantasie, i dubbi e le preoccupazioni riferite al bambino.

Un altro degli obiettivi fondamentali in questo momento è cercare di coinvolgere il più possibile la madre nella tutela della propria salute e di quella di suo figlio. Bisogna responsabilizzare la donna e farle acquisire una reale motivazione per mettersi nelle condizioni più idonee di “prendersi cura” del proprio bimbo.

E’ necessario far comprendere alla madre quali cambiamenti stanno avvenendo in lei, sia fisicamente che psicologicamente, aiutandola a farsi un’idea meno ideale e più reale del proprio piccolo.

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Uno degli aspetti principali, infatti, per poter svolgere una funzione materna adeguata, è quello di possedere un proprio spazio mentale, cosa che risulta essere difficile nei tossicodipendenti. Gli operatori devono aiutare la donna a costruire uno spazio mentale definito e delineato che contenga il bambino e che, al tempo stesso, lo ponga come altro da sé. In questo modo il figlio potrà essere meglio accettato come soggetto già a partire dalla sua nascita.

Tutto ciò in ogni caso sarà possibile solo se la madre “lo vuole” e non è sempre facile, poiché le ricadute nella tossicodipendenza nei momenti di sconforto sono frequenti sia durante la gestazione sia dopo.

Di primaria importanza, quindi, è promuovere una stabile collaborazione tra Servizi che si protragga fortemente nel periodo che va dalla gravidanza ai primi anni di vita del bambino che sono fondamentali per il suo sviluppo psico-fisico. E’ necessario adottare nelle suddette fasi (compreso il momento nascita), una strategia d’intervento orientata al potenziamento della quota di aiuto sociale sul territorio; indirizzando i Servizi al sostegno della genitorialità, dato che il bambino sta bene nella misura in cui il proprio genitore agisce relazioni significative e qualitativamente positive di attenzione, stima, sicurezza e affetto.

La nascita di un figlio può essere, per la madre e per la coppia, un evento importante ma non può accadere se non c’è una capacità di risposta professionale adeguata ed umanamente presente da parte del Servizio37.

37 Cancrini Luca, “I figli di donne tossicodipendenti. Nodi relazionali, reazioni e risposte”, in AA.VV., “Genitorialità e

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Il Ser.T, infatti, quando ha a che fare con pazienti che sono anche genitori, trae vantaggio nel proprio ruolo terapeutico dall’alleanza con il Servizio Sociale, con il Servizio Materno-infantile e con il TM.

Quando il tossicodipendente decide di intraprendere un programma terapeutico, esso può riflettere sul suo essere genitore, sulla sua inadeguatezza o meno nello svolgere questo compito e può percepire un desiderio di migliorare, di restare vicino al figlio e di cambiare per lui. A volte, invece, è proprio attraverso questa fase di recupero che si rende conto di “non farcela” e di non essere in grado di svolgere in modo adeguato e completo la competenza genitoriale, rendendosi disponibile al Servizio Sociale per l’affidamento momentaneo del figlio ad un’altra famiglia. Oppure è il TM che, in situazioni di abbandono, predispone l’affido urgente o, nei casi più gravi e irrecuperabili, l’adozione.

Non è però sempre detto che l’affidamento sia di tipo etero familiare; è interessante notare, infatti, che in queste tipologie di famiglie troviamo sovente un affidamento formale o informale ai nonni, che non sempre è ritenuta la soluzione migliore.