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1. Premessa

5.3 Il papà

Si rivela come una figura totalmente incapace di un processo introspettivo essendo ancorato ad una dimensione del “qui ed ora” con un meccanismo di negazione del suo passato di tossicodipendente. La sua completa deresponsabilizzazione lo ha portato sin dal principio a non riconoscere il ruolo istituzionale del Servizio. Conseguentemente ogni tentativo da parte del Servizio volto alla valutazione della genitorialità viene vissuto in

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termini persecutori, rendendo impossibile agli operatori attivare all’interno del contesto valutativo anche un contesto di aiuto e cambiamento, finalizzato al recupero della genitorialità. Questa risulta per Luca essere un diritto incontestabile per cui ogni “domanda” viene considerata a priori una messa in discussione delle sue competenze genitoriali e conseguentemente vissuta come un attacco alla propria autostima. Pertanto gli incontri sono sempre stati caratterizzati da meccanismi di difesa provocatori e aggressivi. Si ipotizzava che il Servizio potesse svolgere un ruolo di contenimento ed elaborazione di tali meccanismi difensivi, in realtà le sue forti resistenze all’introspezione non hanno potuto permettere neanche l’attivazione di un livello minimo di riconoscimento delle problematiche, premessa necessaria a un processo di cambiamento.

I meccanismi di difesa e le ridondanze riscontrate presentano una strutturazione talmente rigida da presupporre un quadro psicopatologico pregresso.

Nei riferimenti di Luca su Giulia non si evidenzia una sua consapevolezza di quelli che sono i bisogni di una bambina, ma la figlia è vista quale elemento indispensabile per “sentirsi famiglia”: risoluzione esistenziale alla vita della compagna e di riflesso alla sua relazione di coppia. Tale disconoscimento si evidenzia anche nella convinzione che i figli in quanto tali devono abituarsi alle modalità relazionali e allo stile di vita dei genitori al di là della loro reale adeguatezza.

La relazione conflittuale con la sorella Gianna è alimentata dalla situazione stessa in cui la bambina determina tra i due un rimaneggiamento ed un rinnovare la loro confusione dei ruoli. La sorella svolge un ruolo genitoriale che per Luca è un riattualizzare la figura di madre che è stata per lui. Ciò provoca il ridestarsi di un conflitto Luca/Gianna, madre-sorella/figlio-fratello che Luca non può far altro che vivere in prima persona mettendo decisamente in secondo piano l’attenzione verso la figlia.

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Luca appare molto determinato nel mostrare ai Servizi la sua buona capacità di trasferire alla bambina norme educative valide. Tuttavia, non riesce a porre la figlia al centro della sua attenzione e si ferma alla rabbia che nutre nei confronti della sorella, affidataria di Giulia.

5.3.1 La storia di Luca

Luca riferisce di sé che, sulla base di quanto appreso dalla madre, la sua nascita è stata un evento sofferto e doloroso. Il signor Luca sottolinea che nonostante mangiasse sembrava che il cibo non gli bastasse mai; successivamente, con l’aiuto del medico curante, i genitori si accorsero che il latte materno non lo saziava e pertanto Luca afferma che dovettero nutrirlo con il latte di mucca.

Luca racconta di non aver avuto articolari problemi sul piano della salute fisica e di essere sempre stato un bimbo vivace, curioso, sensibile alle emozioni e con molta energia vitale.

Luca ha frequentato la scuola materna, la scuola elementare e la scuola media e riporta che le maestre ed i professori dicevano di lui che era un bimbo intelligente ma anche molto vivace e che quindi spesso non si applicava come doveva alle lezioni.

La passione per il calcio fin da ragazzino e le buone capacità che lo caratterizzavano nell’esercizio fisico, lo facevano sentire un po’ valorizzato, ma dai compagni e dai genitori dei medesimi, mentre da parte della propria famiglia d’origine non vedeva riconosciuta tale capacità e gli mancò molto che neppure la domenica i genitori andassero a vederlo giocare.

I genitori di Luca appaiono particolarmente inadeguati al ruolo: la madre totalmente incapace di cogliere i reali bisogni dei figli, è eccessivamente severa e viola l’infanzia dei figli costringendoli a lavorare precocemente. Nei confronti di Luca non è

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mai riuscita ad esprimere alcun sentimento positivo, ma lo dipinge durante la sua adolescenza come mostro di aggressività, menzogne. Il padre era un uomo mite e permissivo, che ha permesso alla donna di assumere un ruolo maschile dominante all’interno della coppia, connotato di aspetti sadici espressi dal continuo disprezzo rivolto al marito e dalla propria incapacità di esprimere a pieno aspetti teneri, femminili ed accoglitivi.

Luca riferisce di aver iniziato a consumare droga fra i 17 e i 18 anni, in una fase in cui si allontanava dal mondo del calcio ed era sempre più immerso nel mondo del lavoro, per soddisfare sempre più la sua necessità di indipendenza economica.

All’età di 24 anni l’uomo conosce Carla, che diviene la madre del figlio Michele che oggi ha 20 anni. Il rapporto con il suo primogenito, che vive con i nonni materni, viene descritto come molto positivo: Luca si dice convinto che il rapporto con Michele è per lui la testimonianza del suo essere un buon padre, ma sembra sottovalutare che Michele è stato in realtà allevato da altri e non da lui che ha solo mantenuto con il figlio un rapporto a distanza. Luca omette che Carla inizia a “bucarsi” dopo averlo conosciuto. La separazione da Carla avviene quando Michele ha sei anni.

Successivamente Luca incontra Marta. In riferimento a tale unione, viene riconosciuto che ha attraversato momenti di intensa felicità e momenti di crisi legata anche al disagio della loro situazione. Il rapporto di coppia viene presentato come di supporto al tentativo di uscire dal percorso tossicomanico, anche se in realtà la coppia continua costantemente a fare uso di eroina. La nascita di Giulia viene descritta da Luca come “lo stimolo più grande, la motivazione più grande con cui ci sosteniamo”.

Nei suoi racconti, quando Luca accenna alle mancanze dei genitori, sembra poi dover operare una riparazione un po’ maniacale della loro immagine, sottolineando il

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suo desiderio di non colpevolizzarli. Emerge molto chiaramente nei confronti di questi due genitori, loro malgrado in difficoltà con i figli, il grosso senso di colpa che Luca vive nei loro confronti per i propri trascorsi tossicomanici e che sembra ricondurlo a un tentativo di risarcimento offrendo un quadro un po’ idealizzato della sua famiglia d’origine, che è chiaramente diversa.

Luca non porta all’interno del suo racconto spunti critici rispetto ad un vissuto famigliare che lo ha profondamente ferito, ma si limita a parlare di un amore profondo e reciproco con i genitori che li ha uniti e che li unirà “finché morte non ci separi”, offrendo l’idea della sua difficoltà a crescere davvero e a separarsi dalla sua famiglia andando oltre ad essa, anche potendola criticare mantenendo però saldo l’affetto.

Luca oscilla tra due visioni estreme della famiglia e di sé, l’una profondamente cattiva e di un se stesso solo da buttare via e l’altra ove si avvolge di un abito buonista che difensivamente assolve tutti dalle sofferenze inflittegli. Solo la sorella Gianna è detestata ad oltranza e può essere apertamente e costantemente attaccata. Nonostante ciò, vengono rivolte alla sorella, nel corso delle numerose ed intense recriminazioni di Luca, richieste che la donna gli renda tutto più semplice, gli renda più digeribili le esperienze e tutto ciò è imperiosamente dovuto senza alcuna consapevolezza del proprio bisogno e della propria dipendenza, senza alcuna forma di riconoscimento che faccia pensare ad aspetti più adulti delle relazioni affettive. Per Luca, Gianna è colpevole di essersi portata via la bambina; sembra però, in particolari situazioni di malessere, apparire anche colpevole di porla al primo posto, rivolgendo ad essa maggiori attenzioni che a Luca.

Non è stato facile crescere per quest’uomo e dentro di lui, al di là del quadretto felice che vuole presentare, sopravvive un’immagine arida, fredda ed abbandonica che rende difficile un amore altruistico ed una base sicura per crescere e vivere. Per tale

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ragione, Luca non riesce in alcune circostanze ad anteporre il bene della bambina ai propri bisogni.