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SAN: Sindrome di Astinenza Neonatale

1. Premessa

3.3 Problemi perinatali dei bambini

3.3.1 SAN: Sindrome di Astinenza Neonatale

La patologia più frequente in questi neonati è, senza dubbio, la SAN , cioè la Sindrome di Astinenza Neonatale.

Le droghe che attraversano la placenta possono provocare una dipendenza passiva nel feto. Di conseguenza, al momento della nascita, in particolare dopo la recisione del cordone ombelicale, viene a mancare l’apporto della sostanza e il neonato può manifestare una sindrome di astinenza, proprio come si verifica nell’adulto.

La sindrome di astinenza neonatale, o SAN, è un disordine generalizzato caratterizzato da sintomi e segni a carico di vari sistemi.

Sistema nervoso centrale: ipertono, ipereccitabilità, insonnia, tremori e convulsioni tonico-cloniche generalizzate.

27Graziella Fava Vizziello, Bullo Paola, Simonelli Alessandra, in Graziella Fava Vizziello e Pietro Stocco, op. cit., 1997, p.113.

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Sistema nervoso autonomo: starnuti, sbadigli, arrossamenti, sudorazione, febbre, tachicardia e tachipnea.

Apparato gastroenterico: vomito, diarrea, distensione addominale e difficoltà nell’alimentazione, dovute soprattutto all’immaturità e incoordinazione dei riflessi di suzione e deglutizione.

Le manifestazioni cliniche della SAN sono diverse a seconda del tipo di droga assunta dalla madre: l’eroina, il metadone, i barbiturici, le benzodiazepine e l’alcol inducono la sintomatologia astinenziale completa più frequentemente rispetto alla

cocaina e ai cannabinoidi che danno in genere solo manifestazioni neurocomportamentali: non è noto in realtà se queste ultime rappresentino

effettivamente sintomi di astinenza o in realtà siano un insieme di disturbi correlati all’effetto che le sostanze stupefacenti esplicano direttamente a livello cerebrale

I riflessi dell’abbraccio sono aumentati e così il succhiare dei pollici e degli alluci; vi sono problemi di alimentazione, vomito frequente, il tutto dovuto ad un’incapacità del neonato a succhiare in modo coordinato ed efficace.

La SAN può avere un decorso variabile, a seconda del tipo e della quantità di droga assunta dalla madre. Di solito la Sindrome di Astinenza da eroina ha un’insorgenza precoce di circa 12-14 ore dalla nascita, e la sua gravità non è collegata alla dose materna giornaliera. Al contrario, la Sindrome di Astinenza da metadone ha un’insorgenza tardiva di circa due giorni-tre settimane dalla nascita e c’è una stretta correlazione tra la gravità di essa e la dose giornaliera assunta dalla madre. Inoltre, se per l’eroina la sintomatologia è di poche ore, per il metadone risulta essere di sei giorni circa.

Il trattamento con metadone in gravidanza riduce l’incidenza di complicazioni ostetriche, le malattie del feto e del neonato e la mortalità perinatale. La dose della terapia

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metadonica deve essere determinata individualmente e deve tendere al benessere tossicologico. La riduzione di dose, inoltre, deve essere graduale (non più di 2 mg ogni 7- 10 giorni circa, a volte può essere anche meno). Di solito esso viene aumentato nel 3° trimestre di gravidanza perché porta ad una crescita fetale ed allunga la gestazione, migliorando così la situazione neonatale del bambino.28 Certamente, come si è visto, non

evita la SAN, né diminuisce i suoi effetti, spesso porta anche un iposviluppo fetale, però è una scelta terapeutica mirata che ha diversi obiettivi, quali: a) allontanare la gravida dall’ambiente “di strada” e migliorarne lo stile di vita; b) evitare i rischi infetti correlati al “buco”; c) controllare le crisi di astinenza; d) facilitare l’aderenza all’assistenza prenatale e ai programmi di riabilitazione psicosociale.29

Inoltre il trattamento con metadone offre la possibilità alla madre di poter allattare al seno, cosa che non è assolutamente possibile quando essa fa uso di droga. Questo a patto che si attenga alle dosi metadoniche stabilite e non ne usi in eccedenza, in modo da provocare una morte perinatale.

Purtroppo però, non mancano i casi di donne gravide che, anche se in trattamento con metadone, continuano a far uso di varie sostanze stupefacenti, di alcol o di tabacco. In questo modo la situazione si complica nettamente, portando ad esiti perinatali sfavorevoli.

La SAN, comunque, può essere curata con farmaci particolari, permettendo un normale sviluppo del bambino, indipendentemente dalla gravità di essa.

28 Finnegan L.P., in AA.VV., 2001, op. cit., p. 11.

29 Cecilia Ribaldi, “Tossicodipendenza e gravidanza: esperienza del Centro Prenatale di Torino”, in AA.VV., 2001, op. cit., p.19.

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Nei casi in cui la madre, invece, faccia uso di alcol in quantità notevoli, il bambino va incontro alla Sindrome Fetale da Alcol o FAS, che comporta deficit mentale, malformazioni cranio-facciali e scarso accrescimento staturo-ponderale.

Ad aggravare il quadro clinico generale del bambino ci sono poi le infezioni a diffusione sessuale che la madre gli trasmette come l’HIV, l’epatite, la sifilide, la gonorrea, l’herpes simplex tipo 2 ed altre ancora.

A seconda degli studi fatti, sembra che il periodo medio di incubazione dell’Aids in età pediatrica vari tra i 4 e i 6 anni. Comunque, pare che entro il 1° anno di vita, circa il 20% dei bambini infetti sviluppi la malattia. Secondo il Registro HIV, il 50% dei neonati infetti sviluppa sintomi entro i primi 5 mesi dalla nascita, il 75% dei neonati infetti sopravvive a 5 anni, ed il 6% non ha ancora sviluppato sintomi a 5 anni.

Nei neonati infetti troviamo due tipologie di manifestazione della patologia: alcuni sviluppano una grave immunodeficienza con elevati rischi di mortalità, mentre altri rimangono asintomatici per lungo tempo.

Tuttavia troviamo anche diversi casi in cui il bambino non contrae la malattia. Quando siamo di fronte, invece, a casi di infezione, sono molti i problemi che si devono affrontare nel curare il minore sieropositivo (tab. 3.4).

61 Conoscenza storia naturale

Assistenza dei bambini a rischio e degli infetti: condotta gravidanza e parto

allattamento

diagnosi di infezione

trattamento infetti asintomatici terapia sintomatici non terminali vaccinazioni

scolarizzazione adozione

Organizzazione servizi sanitari, centralizzazione o decentramento dell’assistenza

Tabella 2.4: Problemi del figlio di madre tossicodipendente (Zacchello F., Giaquinto C., 1997).

In accordo a tutto ciò che fino a qui è stato illustrato, si può capire meglio l’aumento dei casi di mortalità di questi bambini, a volte anche ad un anno di distanza dalla gravidanza.