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1. Premessa

5.2 La mamma

Marta, al momento dell’ingresso nella struttura comunitaria locale, era all’ottavo mese di gravidanza. La piccola Giulia, appena nata viene immediatamente affidata agli zii materni.

L’esperienza della maternità sembra aver notevolmente accresciuto le motivazioni al cambiamento di Marta, che, terminata la fase di ambientamento, ha continuato a portare avanti con impegno costante il progetto di recupero e ad aderire alle regole della casa. Sembra aver investito molto nel suo percorso terapeutico dimostrando generalmente buone capacità introspettive e disponibilità al confronto. Risulta adeguata e collaborativa sia con le compagne che con gli operatori.

Rispetto alla famiglia di origine, mantiene regolari contatti telefonici a scadenza settimanale con la madre, che si è sposata con un ragazzo molto più giovane di lei originario di Cuba, e la incontra una volta al mese in comunità. Sempre in comunità, ogni 15 giorni, incontra la sorella minore, cui è molto legata. Da anni non ha nessun contatto con il padre.

Giulia è nata dal lungo legame con il partner Luca, e la motivazione iniziale di Marta ad intraprendere il percorso terapeutico, è stata la speranza di poter avere la figlia con se in comunità; di fatto gli incontri madre-figlia sono molto limitati, e Marta soffre molto per la lontananza da Giulia.

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Marta risulta “libera” dall’essere implicata in prima persona nelle dinamiche familiari del nucleo paterno. Ciò le permette una maggiore flessibilità e disponibilità a compiere percorsi valutativi sulle relazioni conflittuali in atto. Tale disponibilità è in parte connessa al riconoscimento che anche la bambina ha la necessità di vivere un clima più sereno. Questa motivazione non è comunque sufficiente a sostenerla nell’affrontare un percorso di mediazione coerente ed emerge in lei la tendenza a riattualizzare tematiche conflittuali. Tale dinamica appare riconducibile al senso di perdita delle tappe fondamentali di crescita della figlia che la porta a sperimentare un vissuto di rivalità e gelosia nei confronti della collocataria. Il suo desiderio di formare una famiglia a “tre” è ostacolato dalla sua stessa sofferenza e fragilità emotiva che si esplica anche nell’ambivalenza a riconoscere l’importanza dell’aiuto dei genitori affidatari. Questo meccanismo la porta a non cogliere le conferme sul suo ruolo genitoriale che nel tempo le hanno restituito sia gli operatori che gli affidatari stessi. Le maggiori capacità introspettive le fanno emergere una consapevolezza delle difficoltà passate ed attuali che non hanno determinato tuttavia un significativo processo di cambiamento.

Marta si trova inoltre nell’impossibile situazione di dover contenere l’aggressività del compagno nei colloqui con i servizi, che peraltro in parte lei stessa condivide. Interviene verbalmente per frenare l’eloquio di Luca dimostrando anche l’obiettivo di apparire come una coppia equilibrata ed attenta ai bisogni del figlio. Questi compiti “inconciliabili” determinano un ulteriore stato di forte disagio emotivo.

Marta ha sempre interagito con la figlia in maniera sufficientemente adeguata dal punto di vista più prettamente educativo e nel ravvisare pericoli per la bambina, anche se visibilmente centrata sul conquistarne l’attenzione e sul farlo divertire. A volte Marta si serve della bambina per esprimere la sua aggressività nei confronti dei Servizi.

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La signora ritiene che troppi episodi forti ed angoscianti siano accaduti per i genitori naturali, ma soprattutto per la bambina: si riferisce al fatto che Giulia debba vivere gli incontri con i genitori naturali in maniera innaturale, come se fossero eventi eclatanti. A Marta pare che la bambina avverta l’artificiosità della situazione. Marta si ritiene una buona madre e sente un feeling con la figlia, anche se lamenta il poco tempo trascorso con lei ed ammette di soffrire di gelosia per il tempo che Gianna passa con sua figlia, anche se sottolinea che sarebbe lo stesso con qualsiasi altra persona. Marta si dice convinta che la bambina percepisca la contrarietà della zia paterna nei loro confronti e che questo la innervosisca, perché non riesce a capire che accade. Marta esprime la sua convinzione che Gianna mantenga un certo potere di veto sul progredire della situazione e vive ciò come un pericolo per il loro futuro e per offrire a lei e Luca, come genitori, la possibilità di riappropriarsi seppure gradualmente del loro ruolo.

La signora Marta è dominata dalla comprensibile gelosia per l’affidataria.

5.2.1 La storia di Marta

Marta nasce dall’unione tra la madre Marianna e il padre Sandro. La madre di Marta conosce l’uomo quando ancora molto giovane, ma desiderosa di svincolarsi dal ferreo controllo della famiglia d’origine per poter vivere la sua adolescenza. Il signor Sandro, seppur non riconosciuto dalla signora Marianna come un “vero amore”, le viene imposto dalla famiglia per ragioni di decenza, dopo una frequentazione con esso.

Il matrimonio tra i genitori di Marta dura quattro anni, di cui la donna porta il ricordo delle furibonde liti con piatti e bicchieri che volavano e di lei bambina disperata e spaventata di fronte alla violenza del conflitto. Il padre tenterà un riavvicinamento con la

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figlia solo durante la sua adolescenza, ma con scarsi esiti nel tempo. A detta della signora Marianna l’uomo si irrigidì molto venendo a scoprire la condotta tossicomanica della figlia, ma intervenne in maniera forse troppo dura per un padre assente durante tutta una vita.

Marta riconosce di essere stata cresciuta dai nonni materni che, seppure con la propria madre erano stati duri ed inflessibili, con lei furono affettuosi e non le fecero mai mancare nulla. Nonostante ciò, Marta riconosce quale causa che considera scatenante del suo avvicinamento alle droghe l’impossibilità di sentire accanto a se una guida che non avesse l’età e la diversità di visioni che i nonni le offrivano: parla dell’assenza della madre che riferisce volerle un bene ricambiato ma aver sempre avvertito come fragile, infantile, superficiale specie nella sua vita sentimentale che lei sente di aver subito.

La mamma si lega con il padre della sorella Michela quando lei ha 10 anni. Marta descrive questo rapporto come importante anche per lei, e quest’ uomo come un padre sostitutivo anche nei suoi confronti. Anche questo rapporto con il tempo entra in crisi e Marta riferisce il suo dolore per essere messa al corrente di ciò dalla madre come un’adolescente le svela di aver rincontrato il suo vecchio amore di gioventù. Marta si sente molto in colpa a mantenere il segreto con il suo patrigno che vede soffrire d’amore per la madre.

Marta si ricorda come una bambina vivace ed espansiva, fino ai suoi 14 anni, età in cui diventa più introversa.

Del suo percorso di studi ricorda di aver cambiato scuola in terza elementare perché non ti trovava con la maestra, di aver frequentato serenamente la scuola media, mentre conviveva con il nuovo compagno della madre e con la sorellina Michela di 12 anni più giovane di lei e da sempre in conflitto con la comune madre.

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Marta racconta che la giornata scorreva con i nonni in campagna, che lei amava molto stare con loro, ma sentiva costantemente la mancanza di sua mamma fino a che non rincasava dal lavoro.

Dopo la scuola media, Marta viene iscritta dalla nonna alla scuola di parrucchieri, dove dopo due anni conseguì il diploma ed iniziò a lavorare.

Dall’ultimo anno di scuola media, Marta afferma che la frequentazione di amici un pò sbandati e di un bar ebbe su di lei un’influenza negativa. Marta rammenta che usciva spesso e girovagava senza ideali e senza scopo, fino a quando conobbe un gruppo di disperati con in quali iniziò a far uso di droghe leggere, fino a passare alle droghe pesanti.

Dai 18 anni, fino all’ottavo mese di gravidanza di Giulia, la donna riconosce di essersi barcamenata tra momenti in cui non voleva più usare sostanze a momenti in cui ne faceva uso ed afferma che sprecava le sue giornate a voler morire.

Marta riconosce che lo stimolo al cambiamento è arrivato da Giulia; con lei riferisce di aver avuto la gioia di conoscere i sentimenti materni e afferma di essersi sentita piena d’amore, senso di protezione e responsabilità. La signora dice che quando è con la figlia si sente una madre speciale e che si ritiene molto attenta ai bisogni della bambina.