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Evoluzione del Conto Energia Fotovoltaico Anni 2006-2013 (€/kWh)

Fonte: elaborazioni su decreti MiSE e Simoni-Kenergia

I primi investitori nel settore fotovoltaico, grazie a tariffe estremamente alte, sono riu- sciti ad ottenere un rendimento del proprio capitale anche del 35% scendendo a ren- dimenti del 13-15%80 nell’anno record 2011. Anzi, il 2011 ha registrato un incremento molto forte degli impianti fotovoltaici proprio perché il continuo decalage delle tariffe del Conto Energia ha spinto gli investitori ad una corsa contro il tempo.

La vigorosa penetrazione delle rinnovabili ha fatto, però, raggiungere esborsi davvero significativi sia in Italia (6,7 miliardi di euro per il solo fotovoltaico) che in molti paesi del resto d’Europa. Contestualmente a questi livelli di supporto la crisi economico- finanziaria ha messo a dura prova il sostegno alle fonti pulite che ha sempre gravato sulle bollette energetiche dei cittadini. In effetti negli ultimi anni le misure economiche di austerità hanno portato molti governi, tra cui l’Italia, a ridurre o eliminare sovven- zioni ed incentivi per le FER accentuando la crisi del settore e la perdita di occupazione, come accennato prima. Anche la Spagna, stretta nella morsa della crisi, con un debito di circa 24 miliardi di euro maturato con gli incentivi alle rinnovabili, è stata costretta a tagliare i finanziamenti alle FER.

La riduzione del livello di incentivazione non dipende solo dalla crisi finanziaria, ma è anche legato al decremento dei costi di investimento delle tecnologie rinnovabili: oc- corre non dimenticare che lo scopo primario di tali strumenti non è la speculazione ma il raggiungimento della competitività sul mercato delle fonti rinnovabili rispetto a quel- le fossili. Significativo è l’esempio della Germania: dal 2012 la nazione tedesca ha infat- ti ridotto gradatamente le sovvenzioni per il solare fotovoltaico non a causa della crisi del debito ma come risposta al successo della politica che ha adottato finora. La massi- va penetrazione dell’energia solare ha infatti causato una drastica diminuzione dei co- sti delle componenti e dei materiali di tale tecnologia, che ha portato addirittura alla bancarotta di alcune imprese del settore, per cui si è ritenuto non più necessario sti- molare la crescita con incentivi statali.

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Il motivo principale delle diminuzioni dei prezzi è da ricercarsi nella riduzione dei mar- gini di guadagno dei produttori nel passaggio da un periodo di forte richiesta all’attuale periodo di sovra-produzione con calo della domanda. Negli ultimi anni le principali tecnologie rinnovabili hanno infatti fatto registrare una diminuzione dei costi significativa: in particolare l’industria del fotovoltaico ha visto un crollo impressionante del costo dei moduli in pochi anni. In Germania le celle fotovoltaiche sono calate dai 2 €/W dell’inizio del 2010, a poco più di 0,7 €/W81 del novembre 2013. In realtà nel mer- cato europeo e anche in quello globale il costo dei pannelli fotovoltaici ha rallentato la propria discesa e in alcuni casi sono stati registrati dei lievi rialzi a causa della regola- zione delle esportazioni cinesi sul mercato europeo, che ha ridotto il gap con i costi eu- ropei.

2.5 Un quadro complesso

La riduzione della disponibilità economica come effetto della crisi ha giocato e conti- nua a giocare un ruolo fondamentale nella decrescita degli investimenti delle energie rinnovabili. L’amministratore delegato di Bloomberg, Michael Liebreich, in un’intervista rilasciata al Massachusetts Institute for Technology, aveva accusato la cri- si europea di essere, almeno in parte, causa del crollo delle fonti rinnovabili: “La crisi in Europa ha colpito il mercato più importante del settore” ha affermato Liebreich. “Come si può investire in progetti europei se la sopravvivenza stessa dell’euro è minacciata? Tendenzialmente una banca non può finanziare un progetto in un paese ad alto rischio come Spagna, Grecia o Portogallo, cioè a dire i paesi più competitivi per quanto con- cerne l’energia pulita”. Di conseguenza i grandi investitori internazionali difficilmente tendono ad investire in Europa vista la crisi che attanaglia ancora l’area euro, anche se iniziano ad intravedersi spiragli di ripresa.

Tuttavia il quadro di riferimento è davvero molto complesso da suggerire di non cerca- re la causa di questo fenomeno soltanto agli effetti diretti della crisi del sistema pro- duttivo e finanziario: diversi sono i fattori che hanno portato al rallentamento della crescita, alcuni dei quali di tipo finanziario ma altri anche di tipo strutturale. L’Italia si ritrova a fare i conti con trend estremamente preoccupanti e a dover colmare una se- rie di distanze molto importanti rispetto ai livelli pre-crisi: -8% dei consumi delle fami- glie e -25% della produzione industriale, fra i più importanti.

Il perdurare di una situazione di crisi finanziaria si traduce principalmente con il crollo dei consumi legati ai principali settori produttivi. Nel 2012 il consumo interno lordo di energia in Italia è crollato rispetto al 2011 del 4,3%82, trascinato dalla conseguenze del- la fase recessiva sul settore industriale (-7,6%) e sul settore trasporti (-9,2%).

In particolare la domanda di energia elettrica ha perso oltre 10 TWh rispetto al 2008 invertendo il trend che l’aveva vista in continua crescita fino a pochi anni addietro, no- nostante la continua elettrificazione nei settori di uso finale. In effetti la domanda elet- trica in Italia è cresciuta a ritmi maggiori del PIL, ma questo non è stato sufficiente ad impedire l’inversione del trend.

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Fonte: pvXchange: EU spot market prices. 82

Grafico 4 - Evoluzione del Prodotto Interno Lordo (PIL), della domanda elettrica e dell’energia primaria

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