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La valutazione economica e ambientale delle politiche energetiche*

Bruno Baldissara, Umberto Ciorba, Maria Gaeta, Marco Rao ENEA, Unità Centrale Studi e Strategie

* Il paragrafo 1 è tratto da Rapporto Energia e Ambiente. Scenari e strategie, ENEA 2013 Il paragrafo 2 da Rapporto Italia Eurispes 2014

Il paragrafo 3 da Rapporto Italia Eurispes 2013

Introduzione

L’attuale situazione economico-finanziaria rende necessaria una riflessione su diversi temi di interesse collettivo: tra questi vi è senza dubbio la questione energetica. Appa- re oggi quanto mai doverosa una rilettura profonda del modo di produrre e di utilizza- re l’energia, in una nuova ottica che permetta una significativa riduzione delle emissio- ni di gas serra per contrastare i rischi legati ai cambiamenti climatici e che garantisca, al tempo stesso, la competitività dei sistemi produttivi e la sicurezza delle forniture energetiche. Attualmente, infatti, i sistemi energetici dei principali paesi industrializzati tendono verso configurazioni di non sostenibilità da un punto di vista ambientale, eco- nomico e di equilibri geopolitici. Non solo, ma in periodi di crisi economiche questi aspetti vengono sottovalutati quando non del tutto ignorati.

In assenza di nuove politiche in campo energetico, la domanda di energia mondiale sembra essere destinata ad una crescita costante anche nei prossimi decenni (IEA- WEO, 2012). Per garantire l’auspicato contenimento del surriscaldamento globale en- tro i 2 °C prospettato dall’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, la con- centrazione di gas a effetto serra nell’atmosfera deve essere limitata a circa 450 parti per milione: a tale scopo da più parti si chiede una vera e propria rivoluzione energeti- ca che permetta di ridurre le emissioni di gas climalteranti. Anche se l’azione intrapre- sa a livello globale non è ancora sufficiente a contenere l’aumento della temperatura entro i 2 °C, questo obiettivo rimane tuttora tecnicamente raggiungibile pur essendo oggettivamente difficile. Per tenere aperta la possibilità di restare nei limiti dei 2 °C, è necessario intraprendere un’azione forte prima del 2020, data entro la quale dovrebbe entrare in vigore un nuovo accordo internazionale sul clima.

Rimandare al 2020 l’implementazione di una più incisiva azione climatica avrebbe un costo: si eviterebbe di investire molti miliardi di dollari in tecnologie a basso contenuto di carbonio prima del 2020, ma successivamente sarebbero necessari investimenti ag- giuntivi più grandi per ritornare lungo una traiettoria coerente con l’obiettivo dei 2 °C. Pertanto, ritardare ulteriormente l’azione, anche alla fine del corrente decennio, com- porterebbe costi addizionali significativi per il settore energetico e aumenterebbe il ri- schio che le infrastrutture energetiche vengano dismesse prima della fine della loro vi- ta utile. Rinviare tali investimenti potrebbe significare la rinuncia ad una leadership tecnologica dell’Europa nei settori legati alla sostenibilità.

L’innovazione tecnologica ed il ricorso a fonti energetiche rinnovabili rivestono un ruo- lo fondamentale per combinare crescita economica e sviluppo sostenibile e una corret- ta politica energetica e di incentivazione economica di queste tecnologie può determi- nare il raggiungimento dei target prefissati e influenzare la crescita del nostro Paese. Importante risulta essere quindi una valutazione a 360° delle politiche energetiche analizzando gli aspetti economici, ambientali e tecnologici, con uno sguardo alla situa- zione reale e alla passata risposta degli stakeholder del settore a sussidi e incentivazio- ni.

2.1 Valutazioni d’impatto di politiche per la riqualificazione energetica degli edifici

L’Unità Centrale Studi e Strategie dell’ENEA ha effettuato un esercizio di valutazione dell’impatto economico dell’insieme di interventi per la riqualificazione energetica de- gli edifici, utilizzando la leva delle detrazioni fiscali.

Si tratta della detrazione al 55% (portata successivamente al 65%, DL 63/2013) per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica, prevista nella Strategia Energeti- ca Nazionale (c.d. Ecobonus), di cui si ipotizza la continuazione fino al 2020. Tale misu- ra ha impatti diretti ed indiretti nel tempo sull’economia, sull’occupazione, sulla spesa per consumi energetici, nonché sulle entrate dello Stato. Questo studio tenta di quan- tificarli utilizzando l’approccio delle matrici di contabilità sociale (SAM, dall’inglese So- cial Accounting Matrix), matrici a doppia entrata che registrano i flussi intercorrenti tra gli operatori di un sistema economico e che permettono di valutare in che modo gli in- vestimenti produttivi all’interno di un settore possano incidere su variabili economi- che, quali la produzione e l’occupazione, sia nel periodo di cantiere che a regime. Per l’analisi è stato necessario formulare alcune ipotesi relative al risparmio energetico per unità di spesa, al prezzo dei combustibili risparmiati, alle modalità con cui le man- cate entrate di bilancio statale sono compensate per mantenere il budget invariato. Ri- guardo a queste ultime sono stati presi in considerazione scenari alternativi, cui corri- spondono impatti totali di diversa entità.

Per quanto riguarda l’ammontare delle detrazioni fiscali per il 55%, il totale è riportato nella Figura 1. Tali detrazioni rappresentano il 55% di pacchetti annuali di investimenti che ammontano complessivamente a circa 20 miliardi di euro nel periodo 2014-2020. Le detrazioni relative a ciascun pacchetto annuale di investimenti si ripartiscono sui dieci anni successivi, e coprono il periodo di detrazione.

Figura 1 - Detrazioni fiscali valorizzazione energetica del patrimonio edilizio (miliardi di €)

L’ammontare complessivo delle detrazioni anno per anno segue il profilo riportato nella Tabella 1.

Tabella 1 - Investimenti e detrazioni fiscali per la valorizzazione energetica del patrimonio edilizio (miliardi di euro). Anni 2012-2030

Anno Investimenti (miliardi €) Detrazioni (miliardi €) 2012 2,00 0,00 2013 2,18 0,11 2014 2,36 0,23 2015 2,73 0,36 2016 2,91 0,51 2017 3,09 0,67 2018 2,91 0,84 2019 2,91 1,00 2020 2,73 1,16 2021 1,31 2022 1,31 2023 1,20 2024 1,08 2025 0,95 2026 0,80 2027 0,64 2028 0,47 2029 0,31 2030 0,15

Fonte: elaborazione ENEA su dati MiSE

Sulla base dei dati disponibili (2007-2010) relativi alle pratiche pervenute all’ ENEA per richiedere le detrazioni fiscali per interventi di riqualificazione edilizia, si è stimato un costo medio di 1,9 € per kWh/anno di energia primaria risparmiata, per un risparmio complessivo a regime di circa 1 Mtep/anno a partire dal 2020.

L’impatto macroeconomico e occupazionale delle detrazioni fiscali viene valutato analizzando separatamente le potenziali variazioni nelle decisioni di spesa dei settori istituzionali coinvolti (Famiglie e Governo).

Per quanto riguarda le famiglie si può assumere che: 1) gli investimenti per la riqualificazione edilizia siano compensati da una riduzione equivalente del reddito risparmiato e destinato ad attività di investimento; 2) il reddito addizionale derivante dalle detrazioni fiscali e dal risparmio energetico conseguito sia utilizzato dalle famiglie per acquistare beni e servizi dagli altri settori. Vale la pena sottolineare che gli effetti a regime dei risparmi energetici si trascinano oltre l’orizzonte temporale analizzato (2030).

Per quanto riguarda il settore istituzionale Governo si può assumere che: 1) le mancate entrate fiscali dovute alle detrazioni si traducano in tagli di spesa di ammontare equivalente; 2) l’incremento delle entrate fiscali (IRES, IRPEF, IVA) indotto dall’espansione della spesa delle famiglie compensi parzialmente i tagli; 3) quando il saldo tra entrate e uscite è negativo, il disavanzo è coperto tagliando alternativamente i beni importati dal settore "P.A. e difesa", i canoni di locazione o tutte le spese del settore pubblico in proporzione al dato storico. Quando il saldo è positivo l’avanzo è ripartito tra i settori in base alle proporzioni di spesa "storiche" registrate per il settore pubblico nella SAM 2010.

L’impatto netto delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici tiene conto degli effetti espansivi e di quelli negativi sulle principali variabili macroeconomiche.

L’effetto espansivo imputabile esclusivamente alle variazioni di spesa delle famiglie determina:

 un incremento medio annuo dei redditi da lavoro e dei profitti pari a 1,14 miliardi di € (0,08% del PIL); un incremento della produzione settoriale di 2,5 miliardi di €;

 un incremento medio annuo dell’occupazione pari a 20600 unità;

 157 milioni di € di maggiori entrate pubbliche (in media) che compensano parzialmente i tagli imposti al bilancio pubblico per finanziare le detrazioni fiscali.

Gli effetti negativi sono invece dipendenti dalla forma di copertura ipotizzata.

Quindi, a livello macroeconomico, l’effetto netto della misura adottata si ottiene sottraendo dagli effetti espansivi, quelli negativi derivanti dalle possibili modalità di copertura di bilancio pubblico.

In termini di impatto netto, il risultato più favorevole si ottiene tagliando l’acquisto di beni importati nel settore P. A. e Difesa (per esempio l’acquisto di mezzi bellici e armamenti) che lascerebbe pressoché invariati i risultati mostrati sopra. Le altre ipotesi di copertura comporterebbero una riduzione di spesa pubblica, con distribuzioni settoriali differenti a seconda dei casi e con impatti negativi anche rilevanti, ma non in grado di annullare gli effetti espansivi mostrati in precedenza.

La misura analizzata sembra apportare un contributo positivo alla crescita economica e occupazionale il cui impatto complessivo può variare notevolmente a seconda delle modalità di finanziamento scelte.

Inoltre, gli impatti espansivi degli interventi di riqualificazione possono essere considerati come stime prudenziali in virtù del fatto che il risparmio energetico conseguito accresce il reddito disponibile delle famiglie anche oltre l’orizzonte temporale analizzato (2030).

2.2 Le rinnovabili e la crisi economica: quale futuro?

Gli ultimi decenni hanno visto una profonda rivoluzione del sistema energetico italiano nel quale si è affermato l’utilizzo del gas naturale e in cui al tempo stesso è stata regi- strata una forte crescita delle fonti energetiche rinnovabili, in particolare nel settore elettrico. Questa evoluzione è stata dettata dalla necessità di una rilettura profonda del modo di produrre e di utilizzare energia a livello internazionale, per ottenere da un lato una significativa riduzione delle emissioni di gas serra e contrastare così i rischi le- gati ai cambiamenti climatici e, dall’altro, garantire maggiore sicurezza e diversificazio- ne nelle forniture energetiche.

Questa visione e, in particolare, il protocollo di Kyoto e il Pacchetto Clima-Energia (Dir. 2009/29/CE) con l’obiettivo di ridurre le emissioni dei gas climalteranti hanno favorito la sostituzione delle fonti fossili con fonti alternative rinnovabili (FER) e promosso l’efficienza energetica. Grazie a politiche di sostegno molto vigorose, l’Italia ha ricoper- to un ruolo importante nella crescita delle energie rinnovabili: nel 2012 infatti quasi il 31% della generazione elettrica lorda è stata prodotta attraverso fonti pulite (92,2 TWh).

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