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Mercato del lavoro e nuove professioni per l’ambiente e l’energia in campo pubblico*

Bruna Felici

ENEA, Unità Centrale Studi e Strategie Antonio Ranieri

CEDEFOP - European Centre for the Development of Vocational Training

* L’articolo è stato pubblicato su ”Verso la green economy: strategie, approcci e opportunità tecnologi- che”, Speciale Energia, Ambiente, Innovazione n. I, ENEA 2012.

Antonio Ranieri è autore del paragrafo 5.1

Green is not a colour, green is a state of mind Gro Harlem Brundtland Introduzione

Il concetto di sviluppo sostenibile è ritenuto il paradigma di riferimento per la defini- zione delle politiche dei singoli stati e per la stipula degli accordi internazionali sempre più rivolti al contenimento delle crisi globali (economica, finanziaria, climatica) in atto. In tale quadro la green economy è vista come un’opportunità per superare i tanti limiti ed uscire dalla crisi dell’attuale modello di crescita ma soprattutto rappresenta il col- lante necessario a predisporre interventi integrati per gli obiettivi di sostenibilità. La green economy può essere interpretata, infatti, come l’insieme delle misure economi- che, ambientali e sociali necessarie a indirizzare verso un modello di società a impatto ridotto in termini di emissioni111.

L’importanza della dimensione energetica per la crescita verde è alquanto evidente. L’energia è alla base dell’economia globale. L’uso delle fonti fossili, peraltro in aumen- to con la crescita delle economie emergenti, costituisce una delle cause di maggiore pressione ambientale112. Le decisioni in ambito energetico possono essere dunque il fattore determinante per invertire il corso delle suddette crisi e dei rischi connessi, per contenere gli effetti del climate change e per garantire una crescita verde più equa e inclusiva.

Il sistema energetico esercita una pressione sull’ambiente non solo per le emissioni prodotte, che incidono sulla qualità dell’aria, ma anche nel consumo delle risorse, nella quantità dei prodotti naturali utilizzati o sfruttati.

L’assenza sino ad ora di politiche ambientali integrate e di una corretta gestione delle risorse ha già prodotto elevati costi economici in termini di danni ambientali, e sta de- terminando una scarsità di risorse che si ripercuote sui delicati equilibri economici e sociali globali.

111 La green growth, altro concetto utilizzato nell’attuale dibattito della sostenibilità è considerato “non come sostituto allo sviluppo sostenibile, ma piuttosto come un sottoinsieme dello stesso. Essa ha infatti degli obiettivi meno ambiziosi e prevede un’agenda politica e operativa mirata al raggiungimento di un progresso concreto e misurabile, in grado di coniugare le esigenze dell’economia con quelle dell’ambiente.” OCSE (2011), “Towards green growth”.

112 Nel 2009 i dati relativi alla combustione delle fonti fossili per la produzione energetica parlano dell’84% delle emissioni mondiali di gas serra (OCSE 2012).

Nell’economia globalizzata, l’adozione di scelte politiche in settori strategici partico- larmente importanti, come l’energia o l’ingegneria genetica, anche se fatte in funzione anticrisi, può non solo incidere sui costi economici ma provocare anche crisi di diverso tipo, come nuovi conflitti o emergenze umanitarie. È quanto si sta verificando negli ul- timi anni in alcune aree a seguito dell’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità che ha acuito le crisi alimentari già esistenti e in alcuni casi innescato vere e proprie ri- volte sociali113. Previsioni della Banca Mondiale indicano che un aumento del 10% dell’indice dei prezzi alimentari comporta l’esposizione di circa 10 milioni di persone al rischio di povertà, mentre un aumento del 30% potrebbe estendere tale rischio a 34 milioni di persone114.

La sostituzione dei combustibili fossili con i biocombustibili, e la conseguente riconver- sione delle produzioni agricole verso usi non alimentari, hanno spinto alla crescita anomala dei prezzi di prodotti vitali per economie di sussistenza115 quali mais e zucche- ro. Una misura ambientale globale pensata come contributo per la riduzione delle emissioni si è cosi trasformata in uno strumento, forse involontario ma sicuramente prevedibile116, di ulteriore squilibrio economico e sociale a danno delle aree più povere del pianeta.

Lo stretto legame tra energia, ambiente ed economia, impone che gli obiettivi per la lotta al cambiamento climatico o i piani di intervento in risposta alla crisi finanziaria, non siano pensati in maniera isolata ma inseriti all’interno di una strategia basata sull’integrazione delle misure. Si possono in tal modo definire nuovi e ambiziosi obiet- tivi di sviluppo, e tendere verso l’ideale di massimo disaccoppiamento tra crescita eco- nomica e impatto ambientale (minori emissioni) e tra crescita economica e sfrutta- mento delle risorse (maggiore produttività). In tale prospettiva la risorsa energia, dalla sua produzione all’uso finale, offre grandi opportunità di sviluppo e trasformazione della società verso una dimensione più verde.

Un nuovo paradigma energetico non solo è indispensabile ma è realizzabile nel breve e medio periodo se accompagnato dall’implementazione di politiche di sviluppo scienti- fico e tecnologico. L’innovazione tecnologica rende possibile un uso più efficiente delle risorse attraverso l’aumento della produttività industriale e un minor consumo energe- tico. Anche considerando specificamente solo l’industria energetica, le analisi più re- centi cominciano a rilevare il doppio effetto positivo della modernizzazione del sistema energetico che produrrebbe nuova occupazione117 oltre che una maggiore efficienza energetica.

113 La Banca Mondiale evidenzia la relazione tra l’aumento dei prezzi e le rivolte sociali in diversi paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Food Price Watch, World Bank, Aprile 2011,

http://www.worldbank.org/foodcrisis/foodpricewatch/april_2011.html 114

Food Price Watch, Aprile 2011, World Bank. 115

Alcune stime prevedono che al 2030, 35-54 milioni di ettari (2,5-3,8% del terreno coltivabile) saranno utilizzati per la produzione di biocarburanti. FAO and IIED (2008), “The biofuels boom and poor people’s access to land”, p. 19, http://pubs.iied.org/pdfs/12551IIED.pdf

116 “Who controls green economy?”, Report dell’ETC Group. 117

Riguardo l’analisi degli occupati nel settore, il condizionale è d’obbligo, data ancora la grande disomo- geneità negli assunti, nei metodi e nei calcoli prodotti dai vari studi. Per una breve ricognizione, si veda OECD (2011), “Green growth studies: Energy”, p. 70.

Grafico 1– Trend ideale di disaccoppiamento tra uso delle risorse/impatto ambientale

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