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La famiglia nella teoria della giustizia

Nel documento Il pensiero anarchico (pagine 101-105)

Justice, Gender and the Family, il secondo libro di Okin, esce nel 1989,

dieci anni dopo Women in Western Political Thought. Anche in questo lavoro Okin effettua la lettura critica di cui si è detto, anche se qui gli autori sono contemporanei: Alisdair MacIntyre, Michael Walzer, Robert Nozick e John Rawls sono i riferimenti principali. Tuttavia, se in Women in Western

Political Thought, l’intento è prevalentemente critico, in Justice, Gender and the Family Okin vuole mostrare che il liberalismo può effettivamente

essere conciliato con il femminismo. L’intento critico diventa esplicita- mente normativo.

A questo scopo, Okin prima difende da un punto di vista femminista l’idea di giustizia liberale dalla critica comunitaria e libertaria, guadagnan- dosi così il liberalismo come l’unica teoria entro cui il femminismo può darsi, e successivamente estende la sua critica femminista al liberalismo stesso, proponendo la sua idea di liberalismo femminista.

Riguardo MacIntyre, Okin ha facile gioco nel mostrare come il suo recupero della tradizione, contro l’individualismo liberale, perde molto del suo fascino quando se ne valutino gli effetti sulle donne. Ironizza sul fatto che, nella sua idealizzazione della tradizione, MacIntyre scriva sempre dal

32

Ibidem, p. 197.

33

Ibidem, p. 199.

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punto di vista della classe dominante in quella tradizione35. Ma fa notare, e questa volta senza alcuna ironia, che non gli sarebbe stato così facile farlo, se fosse stato una donna. Da donne, è tutt’altro che ovvio assumere quel punto di vista, dato il sessismo e la misoginia che le grandi tradizioni condividono immancabilmente36.

Analogamente con Nozick e la sua teoria libertaria37. Il libertarismo è una teoria dei diritti radicalmente individualista in cui, rispetto, per esem- pio, al liberalismo rawlsiano, che impone vincoli di equità sulla redistri- buzione del prodotto della cooperazione, il diritto di ognuno al frutto del proprio lavoro prevale su ogni altra considerazione. Per Okin, questa radi- cale teoria del diritto di proprietà poggia sulla completa rimozione del fatto che anche un individuo è il prodotto del lavoro della donna che lo ha messo al mondo. Se questo fatto viene esplicitato, infatti, si deve concedere che ogni individuo è proprietà della donna che lo ha partorito che, a seconda dei suoi voleri, può fare di lui il suo schiavo, il suo balocco e persino il suo cibo. Ma se ciascuno di noi è un prodotto, proprietà esclusiva di chi lo ha fatto, in che senso si possono reclamare diritti e libertà agli individui?38

L’atteggiamento nettamente critico di Okin rispetto a MacIntyre e No- zick cambia con Walzer39. Okin distingue due elementi costruttivi della tesi di Walzer, che analizza in due parti distinte del libro: l’idea di significati condivisi, che rigetta, e l’idea di dominanza, relativa alla teoria delle sfere di giustizia, che non solo difende, ma a cui fa appello per criticare la tradizionale distinzione liberale fra sfera pubblica e sfera privata40.

Okin rigetta l’idea dei significati condivisi per ragioni simili a quelle avanzate nei confronti di MacIntyre. Nelle società patriarcali, infatti, esiste un’ampia condivisione su come debba essere organizzata la famiglia o a chi spetti l’allevamento dei bambini, ma un «criterio relativistico» come il significato condiviso non possiede «il potenziale critico» richiesto per la giustizia41. Promettente, per Okin, è invece l’idea walzeriana di eguaglianza complessa. Per Walzer, infatti, la giustizia sociale non consiste in una eguale distribuzione dei beni tout court, ma in una distribuzione dei beni 35

Ibidem, p. 51. Cfr.A. MacIntyre, Dopo la virtù. Saggio di teoria morale (1981), Feltrinelli, Milano 1993.

36

S. Moller Okin, Justice, Gender and the Family, cit., p. 46.

37 R. Nozick, Anarchia, Stato e utopia (1974), Saggiatore, Milano 2008. 38

S. Moller Okin, Justice, Gender and the Family, cit., p. 76 e p. 84. J. Cohen, A Matter of

Demolition?, in D. Satz e R. Reich, Toward a Humanist Justice, cit.

39

M. Walzer, Spheres of Justice: A defense of Pluralism and Equality, Basic Book, New York 1983; trad. it. di G. Rigamonti, Sfere di giustizia, Feltrinelli, Milano 1987.

40

S. Moller Okin, Justice, Gender and the Family, cit., p. 112.

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che sia regolata da criteri interni alle diverse sfere in cui si articola la società42. Si ha ingiustizia quando una differenza rilevante in una sfera è causa di diseguaglianze in altre sfere, creando così dominanza. Per Okin questa è la base per mettere in discussione la distinzione pubblico-privato o domestico, accogliendo lo slogan femminista «il personale è politico»43.

Sebbene Walzer, dunque, giochi un ruolo importante nella costruzione di Okin, è Rawls l’autore che riveste il ruolo centrale44. Justice, Gender and

the Family, infatti, è insieme una critica a Rawls e un’estensione della sua

teoria della giustizia.

Rawls, infatti, considerando, in accordo con Hume, la natura intima e affettiva delle relazioni famigliari essenzialmente diversa da quella che ca- ratterizza i legami sociali, sottrae la famiglia alla regolazione dei principi di giustizia45, idealizzandola irragionevolmente46.

Per Okin la famiglia, lungi dall’essere necessariamente il regno del sostegno reciproco e dell’amicizia coniugale, è una struttura di potere ca- ratterizzata da quella che lei definisce la «vulnerabilità attraverso il ma- trimonio»: la condizione di debolezza nel mercato del lavoro e di dipen- denza dall’uomo in cui le donne vengono a trovarsi, data l’ingiusta distribu- zione del lavoro domestico47. Il fenomeno dell’ingiustizia delle società pa- triarcali è per lei costitutivo. A questo giudizio Okin contrappone «la ne- cessità che la vita domestica sia giusta e che la sua giustizia venga imposta

dallo Stato e sostenuta dal suo apparato giuridico»48.

Usando il peculiare meccanismo della teoria rawlsiana, Okin propone di sottoporre a coloro che nella teoria della giustizia scelgono i principi con cui regolare la basic structure, anche la scelta dell’assetto della famiglia.

Nella teoria della giustizia rawlsiana i principi generali che devono regolare la società, sono concepiti come il risultato di una scelta che le persone fanno poste sotto un velo di ignoranza che limita severamente l’in- formazione a cui hanno accesso49. Ovviamente, poiché manca loro l’infor- mazione che permetterebbe di scegliere i principi che li favoriscono, tutti sono costretti a scegliere valutando la possibilità di poter occupare una qualunque delle posizioni sociali50. Okin sostiene, contro la tesi di Rawls, 42 Ibidem, p. 22.

43

Ibidem, p. 112 e p. 116.

44

J. Rawls, Una teoria della giustizia, Feltrinelli, Milano 1982.

45

S. Moller Okin, Justice, Gender and the Family, cit., p. 27.

46

Ibidem, p. 117.

47

Ibidem, p. 134 e p. 139.

48

Ibidem, p. 126, corsivo nostro.

49

Ibidem, p. 28.

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che questo stesso meccanismo deve essere esteso alla famiglia, chiedendo a persone che non conoscono il loro sesso come vorrebbero fossero distribuiti i compiti da svolgere al suo interno. Questo produrrebbe, se non proprio un’eguale divisione degli oneri famigliari, quanto meno una minimizza- zione del suo assetto gendered51.

Una simile trasformazione dei rapporti all’interno della famiglia avrebbe enormi ripercussioni sull’intero assetto della società, secondo Okin. Una società in cui gli uomini condividano tutti gli oneri del lavoro di cura, infatti, è una società in cui non si può più dare per scontato che il lavoratore sia qualcuno con una moglie a casa, scrive Okin. Il lavoro pagato (essendo quello di cura, lavoro non pagato) dovrebbe essere profondamente rior- ganizzato. Non ci sarebbe più disparità, né di carriera né di salario, a parità di lavoro. Il pregiudizio nei confronti delle lavoratrici come lavoratrici meno fedeli, assorbite come sono dagli impegni famigliari verrebbe meno.

Se l’inclusione della famiglia nella sfera pubblica proposta da Okin avrebbe certamente un significativo impatto sulla struttura della società, non si può negare, d’altro canto, che l’estensione della giurisdizione dei due principi di giustizia rawlsiani alle relazioni famigliari sollevi delle difficoltà. È vero, per esempio, che Okin non chiarisce in che senso il secondo principio di giustizia andrebbe applicato all’interno della fa- miglia52. Ma è soprattutto la sua idea di una vita domestica regolata coercitivamente dallo Stato a costituire una sfida impegnativa. Anche se Okin chiarisce come: «mettere in discussione la dicotomia [pubblico/ domestico] non significa necessariamente negare l’utilità del concetto di privato (privacy) o il valore della sfera privata stessa nella vita umana», resta condivisibile l’idea di una tensione fra l’intenzione dichiarata di Okin di tenere ferma la protezione della sfera privata e la sua politicizzazione53.

A dispetto di queste difficoltà, non di meno, il lavoro di Okin sulla famiglia costituisce innegabilmente uno dei tentativi più sistematici di dare forma a un tema, quello della divisione del lavoro domestico e della organizzazione del lavoro in relazione ai bisogni della famiglia, che ha rivestito e riveste un ruolo centrale nella riflessione femminista54.

Nel muovere la sua critica a Rawls per aver sottratto la famiglia dalla sua basic structure, Okin sottolleva anche una diversa questione. Per Rawls, infatti, il senso ultimo dei principi di giustizia è quello di catturare il 51

Ibidem, pp. 174-175.

52

Cfr. J. Cohen, A Matter of Demolition?, cit. Vedi però S. Moller Okin, ‘Forty Acres and a Mule’ for

Women: Rawls and Feminism, “Politics, Philosophy and Economics”, 4, 2005.

53

S. Moller Okin, Justice, Gender and the Family, cit., p. 127; cfr. J. Cohen, A Matter of Demolition?, cit., p. 52.

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nostro senso di giustizia, ciò da cui dipende la loro effettiva capacità di essere fonte delle nostre azioni e dei nostri giudizi nella valutazione delle istituzioni sociali e il cui sviluppo è affidato alla famiglia55.

Sollevando la questione del senso di giustizia, Okin riprende un tema di psicologia morale, ricorrente nel suo pensiero, relativo al ruolo dei sen- timenti morali nella filosofia politica in generale e nella teoria della giu- stizia sociale, in particolare56. Il riferimento esplicito è all’etica della cura di Carol Giligan57. Per Okin, infatti, «la migliore teorizzazione sulla giusti- zia integra completamente le nozioni di cura ed empatia»58.

Nonostante l’etica della cura sia stata spesso interpretata come una riproposizione della tradizionale visione naturalistica delle donne59, per Okin, le cose stanno diversamente. Lungi dal tradursi nell’affermazione di un’etica delle donne, contrapposta a quella degli uomini, eventualmente basate su psicologie sessuate irriducibilmente differenti60, l’etica della cura rimanda a una comune psicologia morale, la quale, oltre a essere ciò su cui il meccanismo teorico della scelta in posizione originaria realmente verte, è lo strumento attraverso cui Okin corregge il liberalismo in una direzione originale e coerente con il suo ideale di un umanesimo liberale61.

Nel documento Il pensiero anarchico (pagine 101-105)