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IL FASCINO E I LIMITI DELLE PANTERE NERE NELLA STAMPA “UNDERGROUND” ITALIANA

CAP 4: IL BLACK PANTHER PARTY

4.2 IL FASCINO E I LIMITI DELLE PANTERE NERE NELLA STAMPA “UNDERGROUND” ITALIANA

Le peculiarità dell‟esperienza delle Black Panthers appena viste dunque fornirono una forte attrazione in quelle formazioni della sinistra extraparlamentare italiana nate alla fine degli anni ‟60 ed interessate anche ad approcciarsi alle organizzazioni comuniste e rivoluzionarie degli altri Paesi. Lo stesso non si può dire per la stampa quotidiana, e quindi per giornali come quelli finora presi in considerazione, compresi gli organi di partito, i quali evidentemente consideravano il BPP come un‟esperienza marginale e fin troppo radicale per essere presa in considerazione.

A questo proposito occorre sottolineare in primis la scarsa presenza di articoli e riflessioni da parte de “L‟Unità”, organo ufficiale del Partito comunista italiano, che, come esposto in precedenza, si occupò principalmente dell‟ala più radicale del Civil Rights Movement, nonostante la sua matrice nazionalista e il suo mancato distacco dalla borghesia nera, e del suo uomo più in vista, Stokely Carmichael. Per “l‟Unità” sembrava essere lui, assieme al Black power, la risposta afroamericana più convincente alla questione razziale e l‟unico in grado di coordinare un‟eventuale ed auspicata insurrezione.

Negli ultimi anni „60 invece, come già accennato, vi sarebbe stata la nascita di

numerose organizzazioni operaiste, o comunque legate alla sinistra

extraparlamentare e talvolta dotate di un loro giornale. Esse nacquero in molti casi dall‟idea che la classe operaia non fosse più un soggetto sociale passivo rispondente al Partito comunista, con i sindacati che facevano da “cinghia di trasmissione”, ma

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una forza in crescita che, tramite lo sviluppo di forme di rappresentanza di base, avrebbe potuto contribuire ad un netto e radicale cambiamento all‟interno della società351.

Queste organizzazioni nascevano quindi lontane dall‟influenza del PCI e si richiamavano ad un immaginario e ad una cultura diversa da quella a cui faceva riferimento la sinistra istituzionale che, ad esempio, riduceva la controcultura perlopiù ad una sorta di ”problematicismo piccolo borghese”352

. Allo stesso modo il PCI avrebbe visto le formazioni della sinistra extraparlamentare come un vero e proprio avversario politico da biasimare tanto che, alcuni commentatori e storici assunsero la posizione secondo la quale il ‟68 avrebbe rappresentato un momento storico senza precedenti mentre il periodo successivo, caratterizzato anche dalla nascita dei gruppi della sinistra radicale, avrebbe al contrario rappresentato una sorta di passo falso353. Non meraviglia dunque che fossero alcuni di questi ambienti appartenenti all‟universo sommerso di organizzazioni radicali e rivoluzionarie appartenenti alla sinistra extraparlamentare ad ispirarsi e a guardare con maggiore interesse ad organizzazioni come quella delle Pantere Nere. Bisogna aggiungere tuttavia che quest‟ultima era un‟organizzazione più piccola, soprattutto nei primi anni, rispetto ad altre come lo SNCC e non rappresentò, almeno nei primi mesi dopo la sua nascita, una realtà affermata a livello nazionale; ciò però non basta probabilmente a giustificare la sua assenza all‟interno delle pagine de “l‟Unità”.

Al di là dei motivi tuttavia ci basti sapere, in questa sede, che le Pantere Nere rimasero escluse dagli approfondimenti dei principali quotidiani italiani.

Peraltro bisogna anche tenere conto, come fanno notare Alberto Martinelli e Alessandro Cavalli, della generale scarsità delle analisi sul BPP e della scarsa rilevanza assunta di alcune di queste elaborate durante gli anni ‟60 e ‟70 a causa

351 Alessandro Bertante, Re Nudo. Underground e rivoluzione nelle pagine di una rivista, NdA press, Rimini

2005, p. 17.

352

Ibid., p. 14.

353

Paolo Virno, I periodici dei gruppi. Movimento e organizzazione a colpi di carta stampata, in Ottobre 1968.

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anche delle poche informazioni certe che circolavano all‟epoca

sull‟organizzazione354 .

Inoltre a causa di simili motivazioni, e dato anche il carattere militante di diversi dei contributi presi in considerazione, sarebbe quasi impossibile fornire in questo modo una ricostruzione storica delle vicende e degli argomenti che interessarono il BPP: non a caso una caratteristica comune delle elaborazioni prodotte dai periodici dei gruppi radicali della sinistra radicale risiederebbe nella perentorietà e rigidità del linguaggio, legato a doppio filo ad un contesto di aspro scontro politico e sociale355. Dato un simile contesto pertanto l‟obiettivo principale sarebbe mettere in risalto quei fattori della cultura rivoluzionaria delle Pantere Nere che funzionarono da poli di attrazione per alcune formazioni politiche radicali italiane.

Lotta Continua in primo luogo dedicò diversi approfondimenti alle Pantere Nere: essa nacque come formazione della sinistra extraparlamentare nella seconda metà del 1969 a Torino con l‟intenzione di dare un seguito alle lotte operaie e studentesche di quegli anni e soprattutto di fornire una struttura ed un‟elaborazione progettuale attorno alla rabbia e allo spirito radicale che le animava. Inoltre la nuova organizzazione fu costituita inizialmente soprattutto dai gruppi del Potere Operaio pisano e torinese e dal movimento studentesco della stessa città del Piemonte356; il proprio organo di stampa “Lotta Continua” nacque invece come settimanale nel novembre dello stesso anno avendo come direttore Piergiorgio Bellocchio.

Fin dai primi mesi dalla propria nascita venne dedicata attenzione alle Black Panthers le quali apparvero in un primo articolo nel numero uscito il 7 febbraio 1970. Bisogna dire per prima cosa che esso si poneva come una sorta di riassunto di quanto era successo al BPP negli ultimi mesi, nonché delle problematiche relative alla propria struttura e alla propria organizzazione. Il BPP si trovava infatti, tra il 1969 e il 1979, nel mezzo ad una forte repressione operata, come si vedrà più avanti, da

354 Alberto Martinelli e Alessandro Cavalli, il Black Panther Party, Einaudi, Torino 1971, p. 11.

355

Paolo Virno, I periodici dei gruppi. Movimento e organizzazione a colpi di carta stampata, in Ottobre 1968.

Dal movimento ai gruppi, “Il Manifesto”, 2018.

356

Luigi Bobbio, Prima di Lotta Continua. Da Palazzo Campana il salto nella società senza centro, in Ottobre

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FBI, governo federale e forze di polizia. Proprio sulla repressione si concentrava lo stesso articolo che così si apriva:

“Chicago, primi di dicembre: due militanti delle Pantere Nere vengono assassinati a casa loro. La polizia li accusa di avere sparato per primi; ma in base all‟autopsia risulta che i due compagni F. Hampton e M. Clark stavano dormendo nei loro letti357”.

Il riferimento è all‟uccisione a Chicago di Fred Hampton358

e Mark Clark, due importanti esponenti delle Black Panthers dell‟Illinois. Fred Hampton in particolare viene descritto da Farnetti come uno “straordinario e carismatico leader”, capace di diventare capo delle Pantere Nere dell‟Illinois a soli 19 anni, dopo una breve militanza nella NAACP. Sotto la sua guida la sezione del BPP di Chicago divenne una delle più esaltate dagli esponenti principali del partito poiché aveva saputo avviare cinque programmi di colazioni gratuite, rinforzando la struttura dell‟organizzazione, siglando alleanze con sia gli Young Lords, una gang portoricana dedicatasi all‟attività politica sia con gli i studenti dell‟Sds359

.

Secondo lo stesso Farnetti proprio per questi motivi Hampton sarebbe stato ucciso la mattina del 4 dicembre 1969: in base alla sua ricostruzione infatti quattordici poliziotti in borghese sarebbero entrati, con un mandato di perquisizione per detenzione di armi da fuoco illegali, nell‟appartamento di Chicago dove si trovavano i due, uccisi con dei colpi esplosi rispettivamente alla testa e ai polmoni.

Secondo le prime ricostruzioni entrambi furono vittima di uno scontro a fuoco, durante il quale sarebbero rimasti leggermente feriti anche alcuni poliziotti. Durante il processo che si sarebbe concluso nel 1982 con un patteggiamento e quindi con un risarcimento delle famiglie di Clark e Hampton, emerse tuttavia che Hampton sarebbe stato probabilmente ucciso nel suo letto: durante la battaglia processuale infatti vennero alla luce nuovi documenti e nuovi elementi che sembravano dimostrare questa ipotesi, affermando che l‟FBI avrebbe infiltrato nel gruppo un pregiudicato, William O‟Neal il quale, una volta divenuto guardia del corpo dello

357

Le Pantere Nere, “Lotta Continua”, 7 febbraio 1970.

358

Fred Hampton era il leader delle Black Panthers a Chicago.

359

Paolo Bertella Farnetti, Pantere Nere. Storia e Mito del Black Panther Party, Shake Edizioni, Milano 1995, pp. 129, 130.

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stesso giovane leader nero e costruito con lui un rapporto di fiducia, lo avrebbe drogato360.

Anche i gruppi di Los Angeles e New York vennero fortemente ridimensionati, come riportato nello stesso articolo: a Los Angeles la polizia il 9 dicembre condusse una retata grazie alla quale fece praticamente sparire il partito nella città, costringendolo alla clandestinità. Per l‟occasione venne anche sperimentato l‟utilizzo delle nuove squadre antiguerriglia SWAT (Special Weapons And Tacticts). Il racconto dell‟evento fatto da “Lotta Continua” tuttavia si svolgeva in questi termini:

“Il 9 dicembre il governo decide di farla finita con le Pantere Nere. 300 poliziotti armati fino ai denti si lanciano all‟assalto della sede centrale del Partito delle Pantere di Los Angeles: i militanti resistono all‟interno per cinque ore, due compagni e una donna sono feriti, ma rimangono sul terreno anche tre poliziotti361.”

La breve descrizione di questi eventi era tuttavia finalizzata a mettere in evidenza la repressione che il BPP stava subendo, come testimoniato, secondo quanto riportato nel giornale, dal fatto che i principali dirigenti dell‟organizzazione si trovassero in carcere o fossero stati costretti all‟esilio. Lo stesso era avvenuto anche per molti altri militanti mentre altri erano stati uccisi (nell‟articolo si faceva riferimento a 28 Pantere morte tra il 1967 al 1970)362.

I fatti più recenti, legati in primo luogo alla questione della repressione, venivano però poi contestualizzati e associati all‟intera storia del BPP: il partito infatti, come ricordato nacque alla fine del 1966 e divenne presto, secondo la redazione di “Lotta Continua”, un punto di riferimento nella lotta del popolo nero assumendo il ruolo di principale organizzazione rivoluzionaria afroamericana del Paese363. Veniva infatti ricordato come essa mirasse in primo luogo alla liberazione dei neri; a Lotta Continua d‟altra parte non interessava tanto questo aspetto ma piuttosto la sua battaglia in funzione anticapitalista. Il BPP era stato infatti in grado, a suo modo di vedere, di

360 Paolo Bertella Farnetti, Pantere Nere. Storia e Mito del Black Panther Party, Shake Edizioni, Milano 1995, pp.

134-136.

361

Le Pantere Nere, “Lotta Continua”, 7 febbraio 1970.

362

Ibid.

363

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superare gli “equivoci della propria impostazione”, in riferimento alla presenza di un‟iniziale spirito nazionalista, ponendo poi come obiettivo fondamentale il superamento dell‟economia e della società capitalista364

. Ancor più precisamente, sulla base di tale interpretazione, l‟oppressione razziale, come ricordato da Cleaver, andava respinta tanto quanto la schiavitù economica e ciò pertanto significava che le due tipologie di lotta avrebbero dovuto restare in equilibrio tra loro. Non a caso lo stesso BPP avrebbe superato lo slogan “Potere nero” sostituendolo con “Potere al popolo”.

Un simile argomento andava ad influenzare anche il problema delle alleanze, in particolare quella con i rivoluzionari bianchi del Peace and Freedom Party: la questione sarebbe stata centrale innanzitutto per ragioni pratiche ed immediate riguardanti il fatto che il BPP rappresentava un organismo ce non avrebbe certo potuto portare avanti la rivoluzione da solo. In tal senso essi, pur contraendo un‟alleanza con un “gruppo dall‟impostazione politica tutt‟altro che chiara”, avevano fatto un passo in avanti che “Lotta Continua” riteneva fondamentale al fine di uscire dall‟isolamento politico365

.

Per questo stesso motivo infatti sarebbe stata stretta nel 1970 un‟unità d‟azione con il Partito comunista americano, inviso però a Lotta Continua che lo riteneva il più irrilevante tra i partiti comunisti presenti nel mondo, visto anche che nel 1964 aveva appoggiato “il fascista Johnson contro il fascista Goldwater366”. In queste parole dunque si può leggere tutta l‟intransigenza di un movimento che apprezzava l‟attitudine rivoluzionaria delle Pantere Nere ma che non gradiva la ricerca di compromessi che avrebbero rischiato di interferire con quella medesima attitudine. Una parte di questa situazione tuttavia, secondo quanto scritto nell‟articolo, risiedeva nella crisi in cui versava la sinistra rivoluzionaria negli Stati Uniti:

364

Le Pantere Nere, “Lotta Continua”, 7 febbraio 1970.

365

Ibid.

366

154

“Questa politica di alleanze ha creato un grande disorientamento in tutta la sinistra americana, ma è ancora presto per accusare le Pantere di revisionismo. Malgrado tutto esse rimangono l‟avanguardia rivoluzionaria più organizzata e più radicata nelle masse degli Stati Uniti367”.

Ancora una volta dunque veniva ribadito come l‟apprezzamento di “Lotta Continua” per le Pantere Nere fosse legato in primo luogo alla propria natura di organizzazione rivoluzionaria: essa, nonostante avesse come uno dei principali obiettivi la liberazione della popolazione afroamericana, era comunque ritenuta il movimento rivoluzionario più credibile all‟interno degli Stati Uniti.

Anche su questi contenuti verteva l‟intervista che “Lotta Continua” fece ad Eldridge Cleaver e che venne pubblicata sul giornale l‟11 dicembre 1970: ad esempio tra le domande fatte al noto esponente del BPP vi era quella riguardante il ruolo che i partiti comunisti avrebbero dovuto svolgere nella lotta contro l‟imperialismo. Secondo Cleaver la maggior parte dei partiti comunisti nel mondo aveva iniziato ad adottare posizioni fin troppo moderate nei confronti della politica imperialista statunitense finendo per rappresentare per quest‟ultima più un sostegno che una minaccia. Egli pertanto imputava agli stessi partiti comunisti di avere assunto una strategia in linea con quella portata avanti dal Partito comunista americano, visto negativamente dallo stesso Cleaver. Nel concreto comunque, sostenere una posizione moderata si rifletteva, secondo lo stesso Cleaver, nel rifiutare la lotta armata e nell‟evitare di assumere una posizione netta e rigorosa contro gli interventi armati americani368. Cleaver, che si trovava in esilio in Algeria dopo la spedizione fallita di Oakland a danno di alcuni poliziotti, non a caso aveva assunto progressivamente una posizione sempre più incline alla lotta armata, vista ormai come l‟ultima risorsa disponibile per fermare la repressione di governo e FBI369. Questa tuttavia non era la posizione di Newton il quale invece, dopo essere uscito dal carcere del 1970, predicava maggiore prudenza, anche nei rapporti con il Partito comunista americano.

367 Le Pantere Nere, “Lotta Continua”, 7 febbraio 1970.

368

La voce delle Pantere Nere. Intervista di Lotta Continua con Eldridge Cleaver, “Lotta Continua”, 11 dicembre 1970.

369

Paolo Bertella Farnetti, Pantere Nere. Storia e Mito del Black Panther Party, Shake Edizioni, Milano 1995, p. 173.

155

Tra le due strade tuttavia “Lotta Continua” mostrava sicuramente maggiore interesse per la prima, che conduceva direttamente sulla via della lotta armata e quindi della rivoluzione, come testimoniato dalla scelta dell‟interlocutore. Quest‟ultimo infatti, nell‟intervista, mise in risalto proprio l‟inasprimento del proprio pensiero e la conseguente necessità della lotta armata, dettata anche probabilmente anche dagli eventi che stavano interessando il partito:

“Data la situazione il popolo sta dimostrando con chiarezza che non è più disposto a subire sfruttamento ed oppressione. Ha capito che il metodo più razionale per fare un mondo migliore è unirsi, costituire un fronte comune e muoversi insieme e contemporaneamente e da più parti contro il nemico, per dividerlo, indebolirlo e distruggerlo. Noi sappiamo che questa è l‟unica giusta alternativa per il futuro perché altrimenti, se falliamo, possiamo aspettarci solo un genocidio e non vogliamo neanche pensarlo370”.

Concretamente, seguendo l‟interpretazione di Cleaver, il partito avrebbe dovuto assumere un rapporto con le masse tale da educarle tramite azioni esemplari condotte da un‟avanguardia: solo in questo modo a suo parere il popolo si sarebbe avvicinato alle posizione di quest‟ultima e avrebbe imparato a sostenerla in virtù del fatto che l‟avanguardia stessa sarebbe stata allontanata dal popolo nel momento in cui avrebbe smesso di svolgere la sua funzione e quindi di combattere per i suoi interessi371.

Tutte queste idee avrebbero dovuto segnare la nascita di un nuovo corso del BPP che, nell‟opinione di Cleaver, si sarebbe concretizzato con l‟organizzazione di una Costituente Rivoluzionaria, tenutasi il 4 e il 5 settembre 1970 a Philadelphia. Dell‟evento avrebbe parlato anche il giornale “Lotta Continua”, il quale si sarebbe concentrato in primo luogo sull‟irruzione della polizia nella sede del partito della città e poi sulla manifestazione, che avrebbe a sua volta assunto, secondo il giornale, un “carattere di massa” con la partecipazione di più di 5000 persone372

.

370

La voce delle Pantere Nere. Intervista di Lotta Continua con Eldridge Cleaver, “Lotta Continua”, 11 dicembre 1970.

371

Ibid.

372

156

Secondo Farnetti invece la Convenzione fu un insuccesso sia a causa della pessima organizzazione sia a causa dello scontento che circolava tra alcune Pantere più vicine alle idee del fondatore dell‟organizzazione, Huey Newton.

Un‟altra domanda faceva riferimento poi ad una vicenda finora non affrontata, ovvero l‟arresto di Angela Davis, giovane militante del Partito comunista americano e la sua presunta connessione con la questione dei cosiddetti “fratelli Soledad”. Angela Davis infatti fu arrestata, dopo alcuni mesi di latitanza, nell‟ottobre 1970 con l‟accusa di avere venduto le armi con cui il diciassettenne Jonathan Jackson avrebbe tentato, il 7 agosto 1970, di liberare dalla prigione il fratello George Jackson, punto di riferimento del BPP per la sua lotta in carcere e altri due ragazzi, John Cluchette e Fleeta Drumgo (i cosiddetti “fratelli Soledad”, chiamati così perché detenuti all‟interno del carcere di Soledad)373. Più precisamente Jonathan Jackson entrò nell‟aula del tribunale dove si teneva il processo al fratello George Jackson e ad altri due detenuti prendendo in ostaggio il giudice e distribuendo le armi ai suoi compagni, che poi sarebbero stati uccisi durante la fuga insieme allo stesso Jonathan374.

Riportare quest‟episodio è importante poiché fu giudicato diversamente da Cleaver e Newton: il primo infatti lo celebrò quale esempio di gesto da vero rivoluzionario che necessitava di essere emulato mentre Newton ne sottolineò l‟inutilità, pur riconoscendone il coraggio e le buone intenzioni. Da ciò sarebbe derivato anche un diverso atteggiamento nei confronti della figura di Angela Davis, difesa da Newton ma aspramente criticata da Cleaver il quale non accettava che il suo arresto avesse avuto una risonanza internazionale e avesse contribuito a porre in secondo piano il gesto di Jackson. Secondo l‟opinione di Eldridge dunque il caso di Angela Davis sarebbe stato probabilmente oggetto di strumentalizzazione politica al fine di porre ai margini l‟attività del Black Panther Party375

.

Più precisamente l‟ex leader delle Pantere, come riportato da “Lotta Continua”, affermava che le Black Panthers, essendo esperte in fatto di arresti, avessero tratto

373 Paolo Bertella Farnetti, Pantere Nere. Storia e Mito del Black Panther Party, Shake Edizioni, Milano 1995, p.

174.

374

L’unico a salvarsi sarebbe stato George Jackson, il quale sarebbe stato poi ucciso il 21 agosto 1971 nel carcere di San Quentin.

375

Paolo Bertella Farnetti, Pantere Nere. Storia e Mito del Black Panther Party, Shake Edizioni, Milano 1995, p. 174.

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alcune conclusioni sul fermo della donna, conclusioni che portavano a sostenere, o che lei stessa si fosse fatta arrestare perché il Partito comunista statunitense potesse disporre di un soggetto credibile per la propria campagna politica o che la vicenda fosse stata strumentalizzata. Mentre infatti l‟opinione pubblica si concentrava sull‟ingiusto arresto della militante comunista, proseguiva Cleaver, molti militanti del BPP, come gli stessi Soledad Brothers, sarebbero rimasti in prigione senza catturare la medesima attenzione mediatica376.

Una simile posizione era condivisa anche da Lotta Continua la quale sul suo giornale, dopo l‟assoluzione dell‟imputata avvenuta nel 1972, avrebbe scritto che con l‟assoluzione della Davis la giustizia statunitense si era fondamentalmente “rifatta una faccia” dimostrando, apparentemente, di poter funzionare anche di fronte ad imputati di colore377. Dietro questa maschera tuttavia, seguendo una simile interpretazione, si sarebbe celata una realtà fatta di carceri occupate soprattutto da detenuti afroamericani, “perlopiù puniti con condanne indeterminate che li pongono alla mercé di secondini e di commissioni per la sospensione della pena interamente bianche e borghesi378”.

Newton al contrario, come già accennato, fece pubblicare un comunicato stampa sul giornale del partito “The Black Panther” in cui l‟attenzione veniva posta sull‟arresto di Angela Davis, utilizzata per concentrare l‟attenzione sul gesto di Jonathan Jackson