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Fasi dello sviluppo linguistico nei bambini bilingui

CAPITOLO 5 ACQUISIZIONE LINGUISTICA E BILINGUISMO

5.3 Fasi dello sviluppo linguistico nei bambini bilingui

Gli studi effettuati negli ultimi quarant’anni ci hanno rivelato una questione molto importante riguardo il bilinguismo precoce simultaneo: l’acquisizione simultanea in tenera età di due o più lingue può essere considerata come l’acquisizione di molteplici prime lingue. Alla base di questa affermazione, troviamo l’idea che lo sviluppo di ognuna di queste lingue e la competenza linguistica del bambino bilingue sia conforme a quella dei monolingui (Bathia, Ritchie 2004, 95).

A livello fonologico, il processo impiegato per la produzione dei fonemi da un bambino bilingue è lo stesso del bambino monolingue. A prova di questo, nel suo studio Fantini ha riportato molti esempi tratti dalle osservazioni fatte sullo sviluppo bilingue (spagnolo-inglese) del figlio Mario, dimostrando la sua precoce capacità di identificare e differenziare i suoni. A 4 mesi, Mario riconosceva le voci dei genitori, e a circa 1 anno di vita produceva suoni, anche se spesso senza senso, che rispettavano lo schema intontivo di quest’ultimi (Hoffman 1991, 56).

È quindi assodato che lo sviluppo fonetico dei bilingui segua le stesse fasi di quello dei monolingui. Ciò nonostante, molti ritengono che per il bilingue sia più complesso in quanto sono coinvolti due sistemi fonetici. Questo rappresenterebbe un carico cognitivo ben più pesante rispetto a quello del

monolingue, causando un ritardo nell’esordio del linguaggio o un periodo di confusione linguistica (Hoffman 1991, 57).

A smentire questo pregiudizio, Doyle, Champagne e Segalowitz (in Grosjean 1982, 181) hanno dimostrato nei loro studi che i bambini bilingui pronunciano le loro prime parole più o meno nello stesso periodo dei coetanei monolingui: i bilingui a 11.2 mesi, mentre i monolingui a 11.6 mesi. Le lingue si sviluppano in maniera molto simile sia nei bilingui che nei monolingui a livello fonetico, lessicale e morfosintattico: i fonemi più semplici da pronunciare compaiono prima di quelli più complessi (come ad esempio le fricative /f/, /s/, /z/); i significati delle parole vengono generalmente sovraestesi (cfr. 5.2.1.); le frasi pian piano si allungano e le costruzioni grammaticali più facili vengono utilizzate prima di quelle più difficili (come le proposizioni relative). Nonostante alcuni studiosi ritengano che i bilingui comincino a parlare più tardi, è stato osservato che i ritardi evidenziati nei loro studi sono comunque dentro al periodo considerato normale per lo sviluppo linguistico dei bambini monolingue (Bathia, Ritchie 2004, 95).

Il processo cognitivo che sta alla base dello sviluppo lessicale dipende principalmente dalla maturità intellettuale di ogni individuo ed è sostanzialmente lo stesso per qualsiasi bambino, sia egli bilingue o monolingue. Il compito per entrambi è quello di collegare la parola al suo referente e a concetti astratti. Come espresso nel capitolo precedente, l’abilità dei bilingui nel comprendere che un solo referente può essere legato a due parole differenti comporta in essi una serie di vantaggi, come una conoscenza linguistica maggiore in entrambe le lingue, l’identificazione precoce che le lingue sono sistemi arbitrari, la capacità di pensare fuori dagli schemi (pensiero creativo) e una maggiore flessibilità cognitiva (cfr. 4.1.).

Molti di coloro che hanno raccolto dati e osservazioni sull’acquisizione bilingue dei figli concordano sul fatto che, all’inizio di questo processo e particolarmente durante la fase segnata dall’uso di singole parole, i bambini utilizzassero termini di entrambe le lingue indistintamente. Queste commutazioni a livello semantico sono state analizzate da Volterra e Taeschner (in Hoffman

1991, 62), i quali, in seguito alle loro considerazioni su questo fenomeno, hanno proposto un modello composto da tre stadi:

1. Il bambino possiede un unico sistema lessicale composto da parole di entrambe le lingue;

2. Inizia lo sviluppo di sistemi lessicali distinti, ma il bambino continua ad fare riferimento alla sintassi di una delle sue lingue mentre utilizza entrambe;

3. Inizia lo sviluppo di sistemi grammaticali distinti, comportando la differenziazione dei due sistemi linguistici.

Durante il primo stadio, che coprirebbe un periodo che va dal primo ai tre anni, il bambino affronta una fase di mescolamento delle lingue. Nel primo anno di vita egli non è ancora in grado di fare distinzioni tra i due codici e tende a mescolare le parole di entrambe le lingue. Non sembra percepire le due lingue come sistemi differenti con un vocabolario e una grammatica propri, ma i due codici sembrano fusi in un unico idioma.

A partire dai 30 mesi il bambino entra nella seconda fase dello sviluppo linguistico, cioè quella della differenziazione. Lentamente percepisce che esistono due sistemi di comunicazione diversi cominciando pian piano a utilizzare la lingua appropriata a seconda del suo interlocutore. Ciò nonostante, in questa fase scambia le regole grammaticali delle due lingue, oppure crea una struttura grammaticale mista.

Dai 3 anni circa, il bambino affronta l’ultimo stadio mostrando di aver imparato a distinguere i due sistemi linguistici e a separare le due lingue. In questa fase dimostra di aver compreso di essere bilingue e di poter utilizzare il linguaggio appropriato a seconda della situazione21.

Successivamente questo modello è stato criticato da molti studiosi (in Bathia, Ritchie 2004, 98), in quanto non sembra cogliere le fasi tipiche dello sviluppo bilingue nei bambini. Analisi successive sull’acquisizione simultanea di più lingue hanno dimostrato che la separazione precoce dei sistemi linguistici non rappresenterebbe l’eccezione, ma piuttosto la regola. Già durante la frase

olofrastica, ovvero quando il bambino produce frasi composte da singole parole, sono state evidenziate certe caratteristiche linguistiche che fanno pensare alla presenza di due sistemi lessicali distinti, contraddicendo l’idea che durante il primo stadio il bambino possegga un singolo sistema lessicale (cfr. 2.2.6.).

In genere, il bilingue e il monolingue sembrano seguire e rispettare le stesse fasi durante lo sviluppo morfosintattico. Ciò nonostante, l’utilizzo di certi morfemi è legato specificatamente alla lingua. A seconda dell’importanza che riceve la morfologia all’interno di un codice linguistico, le sue forme corrette possono essere acquisite in momenti diversi: ci sono bambini che le acquisiscono prima e bambini che le scoprono più tardi. Gli errori commessi dai bilingui sono gli stessi dei monolingui, ma può accadere che questi persistano più a lungo nei bilingui o che addirittura diventino un tratto caratteristico del loro linguaggio. Spesso, gli errori che in entrambi i casi compaiono durante la comunicazione sono errori di sovraestensione o di semplificazione.

Lo studio di caso di Burling (in Hoffman 1991, 66), nel quale descrive lo sviluppo bilingue del figlio Stephen in inglese e garo, è molto interessante in quanto il bambino è stato avvicinato a una lingua non europea con molte declinazioni. Dal momento in cui il garo è un codice linguistico morfologicamente molto ordinato, Burling ha notato che il figlio ha cominciato ad acquisirne la morfologia e a utilizzarne i suffissi che indicano il futuro, il passato, l’imperativo e il presente, e a usare le negazioni, gli aggettivi possessivi e alcuni suffissi di certi sostantivi, mentre per quanto riguarda l’inglese Burling ha osservato che il figlio sapeva utilizzare solamente i possessivi.

D’altra parte, Leopold (in Hoffman 1991, 66) ha notato che sua figlia all’età di 2 anni non era ancora in grado di utilizzare alcun morfema nelle due lingue a cui è stata esposta, eccetto il morfema che denota possesso (che è lo stesso sia per l’inglese che per il tedesco), alcune forme plurali in inglese (soprattutto quelle regolari), ma quasi nulla in tedesco. Non conosceva alcuna flessione per quel che riguarda i sostantivi e i verbi in tedesco, mentre sapeva utilizzare alcune desinenze di aggettivi in inglese.

Ci sono anche degli studi di caso che hanno sottolineato come i bambini bilingui, a differenza dei monolingui, siano dotati di una certa consapevolezza

morfologica. Hoffman (in Hoffman 1991, 68) ha notato come sua figlia all’età di 3 anni utilizzasse la parola spagnola ‘socia’ (termine femminile utilizzato per significare il membro di un’associazione, un gruppo o una società) che, nonostante sia corretta, non viene molto utilizzata e che di sicuro non aveva sentito prima.

Per quanto riguarda lo sviluppo sintattico molti studiosi si sono a lungo chiesti se le categorie grammaticali emergano nello stesso modo e nello stesso periodo sia nei bambini monolingui che nei bambini bilingui. Grazie alle sue osservazione su bambini bilingui e alla messa a confronto di questi dati con quelli raccolti su bambini monolingui, Meisel (in Hoffman 1991, 69) ha dedotto che i bilingui acquisiscono le stesse categorie grammaticali dei monolingui durante lo stesso periodo. Ha inoltre notato che, generalmente, vengono prima acquisite le categorie più semplici e successivamente quelle più complesse.

Altri studiosi hanno concluso che l’acquisizione della sintassi nei bambini bilingui segue gli stessi principi di quella nei monolingui: certe caratteristiche sintattiche e morfologiche vengono acquisite prima o più tardi a seconda di quanto queste siano salienti o complesse. Se le due lingue in questione presentano caratteristiche sintattiche simili, come ad esempio l’inserimento di una preposizione tra il soggetto e l’oggetto per esprimere possesso in spagnolo e in tedesco, è possibile che queste vengano acquisite simultaneamente. È importante ricordare che le forme sintattiche con un grado simile di difficoltà potrebbero non comparire nello stesso momento nel bilingue; questo dipende da come le persone attorno al bambino gli presentano tale caratteristica sintattica e da quanto essi la utilizzino. D’altro canto, se una delle due lingue ha una costruzione sintattica molto complessa rispetto all’altra lingua, potrebbe essere che l’acquisizione di questa avvenga con un leggero ritardo.

È bene tenere a mente che lo sviluppo linguistico nei bambini avviene gradatamente: a volte sembra fare passi da gigante, altre sembra rallentare o addirittura regredire. Alcune caratteristiche delle lingue possono svilupparsi simultaneamente e sovrapporsi, mentre altre mostrano una chiara e distinta progressione. Può anche accadere che certi bilingui regrediscano in una lingua mentre progrediscono nell’altra. In generale, l’acquisizione linguistica, soprattutto

nei bilingui, dipende prevalentemente da fattori sociali, psicologici e ambientali: cambiamenti negativi all’interno dell’ambiente, il poco supporto psicologico e sociale, o la diminuzione nell’esposizione a una delle due lingue può comportare effetti negativi nell’acquisizione bilingue del bambino, tra cui l’acquisizione di una sola lingua.