CAPITOLO 8 STUDIO DI CASO
8.3 Griglia di osservazione
Per catalogare i dati raccolti ho creato una griglia di osservazione basandomi sui vantaggi del bilinguismo citati nel quarto capitolo, saggi (In.IT
2013; Scuola e Lingue Moderne 2011), testi (Novello 2014) e la griglia di osservazione (vedi appendice: A) di Alberta Novello.
La griglia di osservazione che ho ideato consiste in una serie di voci descrittive, le quali mi aspettavo di incontrare o meno in soggetti bilingui e monolingui. Durante l’osservazione, ho fornito per ogni voce degli esempi che rafforzassero ed esplicassero i dati raccolti.
Oltre alla compilazione di varie copie di questa griglia, durante il periodo di osservazione ho raccolto degli appunti riguardanti alcuni fenomeni che ho rilevato nei comportamenti linguistici, metalinguistici e culturali dei bambini bilingui e monolingui presi in esame. Nel paragrafo riservato all’analisi dei dati, riporterò anche gli appunti che serviranno per integrare e rafforzare gli elementi raccolti.
La prima parte della griglia di osservazione consiste in uno spazio dedicato ad alcuni estremi biografici del bambino come il nome, l’età, se egli è bilingue, monolingue o trilingue, e la data del giorno in cui sono state effettuate le rilevazioni.
Cominciando dalla griglia, elencherò ora tutte le voci presenti e fornirò una spiegazione delle stesse:
1. Dimostra di analizzare le lingue come sistemi astratti; riconosce la pluralità dei linguaggi: l’obbiettivo è quello di dimostrare come i bambini bilingui siano dotati di una grande flessibilità cognitiva (cfr. 4.1) e come questi comprendano molto prima dei monolingui che i nomi vengono associati agli oggetti o eventi in modo arbitrario e che questi possono subire delle modifiche. Negli studi precedenti, i bambini bilingui hanno rivelato di fare molta più attenzione al significato della parola piuttosto che alla sua forma e hanno dimostrato di aver compreso che stavano crescendo in ambienti in cui erano presenti vari codici linguistici, mediante il riconoscimento della lingua a seconda del contesto in cui si trovavano.
2. Utilizza la commutazione: questo fenomeno del tutto naturale e passeggero è spesso presente nei bambini bilingui in quanto è un mezzo per superare le
difficoltà linguistiche che possono incontrare durante una conversazione. Tra queste ricordiamo: la non conoscenza di un termine in una delle lingue acquisite, il fatto che non gli sopraggiunga una parola in una lingua finché stanno interagendo con il loro interlocutore o la scelta di un vocabolo piuttosto che il suo corrispondente nella lingua della conversazione perché più facile da pronunciare (cfr. 3.2.3).
3. Fa ipotesi sui significati delle parole: dal momento in cui i bilingui entrano in contatto con due lingue essi possiedono due significanti per lo stesso significato rendendoli consapevoli del fatto che il legame tra parola e ciò che questa designa è arbitrario. Partendo da questo concetto, il bilingue è facilitato nell’ipotizzare il significato di una parola a lui sconosciuta in una lingua aiutandosi con il corrispondente a lui già noto nell’altro codice linguistico.
4. Inventa nuove parole: spesso i bambini che stanno acquisendo una nuova lingua si inventano delle parole a tratti anche divertenti. Questo avviene perché danno spazio alla loro creatività linguistica: a partire da un numero finito di fonemi creano un lessico fantasioso che gli permette di esprimersi al meglio e di trasferire completamente le loro emozioni senza rispettare schemi lessicali o termini che non conoscono o che non riconoscono come efficaci. Tale processo creativo stimola la creatività linguistica ed è un ottimo esercizio per la cervello. 5. Presenza del pensiero divergente: sempre legato alla maggiore flessibilità cognitiva dei bambini bilingui, troviamo il concetto di creatività linguistica. In merito ai risultati ottenuti da vari studiosi (cfr. 4.1), è stato notato come i bilingui forniscano risposte più creative ed originali in seguito ad un compito assegnatoli. Questa loro capacità lascia intendere che siano dotati di un pensiero divergente, ovvero sono in grado di fornire un numero più ampio di soluzioni ad un problema e ad individuare risoluzioni più originali, flessibili ed aperte. Questa loro abilità è dovuta alla conoscenza di due o più lingue, in quanto hanno fatto esperienze linguistiche diverse attraverso questi codici e possiedono due parole per un solo oggetto o evento.
6. È in grado di inibire la lingua non in uso limitando l’interferenza linguistica: è stato dimostrato che i bilingui sono molto più abili dei monolingui nell’inibire l’informazione non rilevante durante la conversazione. La capacità di cambiare
spesso lingua mentre stanno parlando, inibendo quindi una delle due a seconda della situazione per limitare l’interferenza della lingua non in uso, comporta un allenamento costante del cervello che risulta in una serie di vantaggi cognitivi (cfr. 4.1).
7. Ha acquisito una pronuncia da madrelingua nella L2: un bambino bilingue che è stato esposto a due o più lingue fin dalla nascita acquisisce una pronuncia da madrelingua, ovvero priva di interferenze fonetiche di altre lingue che gli appartengono. A questo proposito vale la pena di ricordare quanto importante sia la correttezza dell’input affinché i bambini acquisiscano una pronuncia da nativo: mentre i bambini bilingui vengono fin da piccolissimi immersi in un contesto linguistico dove la lingua madre dei genitori è pura e priva di interferenze, i bambini monolingui esposti ad una L2 in un contesto scolastico spesso acquisiscono questa lingua da educatori non madrelingua, assorbendo quindi anche l’interferenza fonetica della L1 dell’educatore. Inoltre, l’età in cui il bambino viene esposto alle due lingue è fondamentale: nel periodo che va dalla nascita ai 3 anni, egli è ancora nella fase dell’acquisizione della lingua madre e per questo motivo il suo cervello possiede una plasticità significativa che con l’avanzare degli anni diminuisce. Se il bambino già in questo periodo di vita entra in contatto con due o più lingue acquisirà in modo spontaneo e naturale le differenze tra i suoni delle due lingue senza interferenze (cfr. 4.1).
8. Mostra una maggiore sensibilità alle interazioni socio-linguistiche con altri interlocutori e
9. Si mostra capace di selezionare la lingua appropriata a seconda dell’interlocutore: questa sensibilità viene normalmente raggiunta dai bambini bilingui circa un anno prima di quelli monolingui e sembra derivare dalla pratica costante di valutare la competenza linguistica del loro interlocutore per adattare la scelta della lingua al tipo di persona con cui sta parlando, cioè se questa sia monolingue oppure bilingue. In altri studi, i bambini bilingui hanno spesso dimostrato di saper individuare la lingua dell’interlocutore fin dall’inizio dell’interazione, di capire quando è possibile utilizzare la commutazione di codice, di rispettare le massime conversazionali e di adattarsi alle conoscenze e bisogni degli interlocutori (cfr. 4.2).
10. Utilizza abilità compensatorie per adempiere alle difficoltà linguistiche: una minore ampiezza iniziale del vocabolario dei bambini bilingui può portare a specifiche abilità compensatorie: nell’ipotesi in cui il bambino bilingue incontri delle difficoltà nella comprensione del vocabolario, egli impara a dirigere maggiori risorse attentive verso gli aspetti pragmatici della comunicazione, utilizzando quindi di più le informazioni contestuali per dedurre il significato dei messaggi (cfr. 4.2).
11. Mostra un atteggiamento più tollerante verso altre lingue/culture: spesso i bambini bilingui mostrano una minore tendenza a sviluppare atteggiamenti di esclusione o rifiuto verso altre lingue o culture. Tendono, infatti, a costruire la loro identità culturale includendo le culture legate alle lingue da loro acquisite e apprezzando anche elementi culturali di lingue che non gli appartengono. In questo modo crescono con una mentalità più aperta e un atteggiamento positivo nei confronti del “diverso”.
12. Tende a sviluppare atteggiamenti di esclusione verso colore che parlono più lingue e appartengono a più culture: mentre i bilingui si mostrano aperti alle differenze culturali, la letteratura afferma che i monolingui manifestano spesso un senso di rifiuto o per lo meno un atteggiamento di esclusione verso coloro che non parlano la loro lingua e non appartengono alla loro cultura. Nonostante ciò, oggigiorno questo comportamento negativo è sempre meno evidente in quanto i bambini sono sempre più abituati a crescere in classi con coetanei che provengono da tutte le parti del mondo e che portano con sé la loro lingua e cultura.
13. Mostra il suo saper fare culturale verso interlocutori monolingui/bilingui: grazie ad un regolare contatto con due o più lingue il bambino bilingue non acquisisce solo la capacità di comunicare in più codici, ma si appropria anche di un saper fare culturale: sa utilizzare formule appropriate alla situazione, adattare il suo comportamento quando è in contatto con persone monolingui dell’una o dell’altra lingua e attingere da un repertorio di saper fare e di conoscenze più vasto per affrontare le situazioni comunicative più svariate.
14. Il bambino bilingue parla meno del monolingue: al di là delle variabili della personalità dei bambini, come ad esempio l’estroversione contro l’introversione (cfr. Santipolo 2012, 91), può accadere che i bilingui affrontino quello che è stato
chiamato silent period. Si tratta di un periodo silenzioso durante il quale il bambino pronuncia poche parole. Ciò nonostante, in questa fase egli accumula conoscenze e si chiude in un periodo di mutismo per capire e acquisire le lingue. A incidere potrebbe essere anche la conoscenza di un vocabolario ridotto in una delle due lingue o il non sentirsi sicuri o a proprio agio a comunicare in una lingua piuttosto che in un’altra (Viterbori 2016, 12).
Prima di iniziare il periodo di osservazione avevo inserito nella griglia alcune voci che poi durante la mia indagine si sono rivelate non raggiungibili in quanto nel periodo di età preso in esame ancora non compaiono questi fenomeni. Non ho avuto modo di trovare un riscontro per quanto riguarda la capacità dei bilingui di fare ipotesi sui significati delle parole, la loro abilità nell’inventare nuove parole e il voler mostrare il loro saper fare culturale verso interlocutori monolingui o bilingui. Per questi motivi non includerò le voci appena citate all’interno della mia analisi e nei risultati ottenuti.