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La scu ola m usicale napoletana — la quale ebbe la sua sta gio ne più alta e di più vivo splendore con Ales­ sandro S ca rla tti e durante tu tto il bel Settecento napo­ letano da Paisiello a Cimarosa — trae m otivi di cele­ b rità e di p re stigio dai fasti di famosi teatri d ’opera, a c o m in c ia re d a ll'a n tic o S. Bartolom eo per culm inare con il T eatro di San Carlo, ed insieme e soprattutto dal fio rire in N apoli di vivacissim i talenti m usicali nei C on serva tori che già nel Seicento sorgevano num erosi nella c ittà e dove si educavano alle arti del canto e d ella m usica i fa n c iu lli che vi si accoglievano, nonché dal c o n c o rre re — in questa che divenne un'autentica ca p ita le della m usica in Europa — di maestri eccellenti e c e le b ra ti virtu o si, so lle citati dal mecenatismo della c o rte e delle case g en tilizie ed attratti dal fervido clima a rtis tic o in cui fio riv a n o gli stessi teatri pubblici affidati

alle cure di im presari di sicuro in tu ito e di grande ca­ pacità organizzativa.

Con lin g u a g g io autonom o, con m odi espressivi n u o ­ vi che dovevano far scuola e dar vita splendida ad un genere a ffatto o rig in a le del te atro in m usica, la p ro d u ­ zione napoletana si afferm ò nel Settecento in te rm in i di c o n tin u ità m elodica e popolaresca eccellendo n e ll’ opera buffa. La quale, peraltro, ha rilevato la critica, spesso buffa non era se non nelle trovate e nei lazzi dei lib re ttis ti, sebbene ovviam ente stim olasse anche o in prevalenza una vena m usicale briosa, so rride nte e lieve nel frem ito del ritm o e assecondasse la c o m ic ità dei soggetti, ma che spesso saliva anche nella sfera del p atetico, d e ll’id illia c o , d ell'e le gia co per sfiorare ta ­ lora il d ram m atico e il trag ico (Parente).

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no rice rca te a nco ra oltre, fin o a risalire a ll’età arago­ nese. Se in fa tti sono scarse le notizie relative alle pre­ c e de nti dinastie (ma è noto che alla Corte di Federico di Svevia fio rì una scuola m usicale oltre che letteraria e p o e tic a e si conosce l’interesse degli angioini per gli s p e tta c o li di m usica, di danza e di canto che im p o rta ­ ron o dalla loro te rra provenzale) ben si sa come sotto il reg no di F erd in an do I d ’A ragona l’educazione a rtis ti­ ca in cam po m usicale assunse form e p roprie ed orga­ nizzate e tra i m aestri attivi sotto la dinastia aragonese va ric o rd a to il fia m m in g o G iovanni T in c to r: chiam ato a d irig e re la Reai C appella fu autore di un « D iffinito ru m m usicae » stam pato a Napoli nel 1474 e gettò le basi per l'in s e g n a m e n to s c ie n tific o della com posizione e della m usica, al quale c o n trib u iro n o ancora altri mae­ stri fia m m in g h i o ita lia n i e tra questi F ilippo di Caser­ ta, uno dei più a n tich i c o m p o sito ri a utoctoni di cui si ric o rd a il nome.

S o ntuo se rappresentazioni, opere e comm edie, balli e fe s tin i si tenevano nel XVI secolo nelle dim ore dei n o b ili, al Palazzo Sanseverino o nel palazzo di Chiaia della m archesa del Vasto, ora in onore di Carlo V ora per fa r festa alla viceregina la duchessa d ’Alba, con gli a lle stim e nti m usicali del celebre Z op pin o o per rappre­ sentare !’« Alessandro » di P icco lo m in i con "in te rm e d i” espressam ente s c ritti dal Tansillo. E so prattutto una c o rn ic e m ag nifica avevano gli spettacoli nella Sala G rande del Palazzo Reale, dove nel 1630 fu rappresen­ tato un m em orabile « M onte Parnaso » sui versi di G.G. Basile e con le m usiche di G iacinto Lom bardi.

li veceré conte di Oriate fece adibire a teatro un pa­ d ig lio n e dei g ia rd in i reali e lì, nel 1651, fu data « L ’in­ c o ro n a zio n e di Poppea » di M onteverdi, che segnò I’ inizio d e ll'a ttiv ità napoletana di una com pagnia, i Febi A rm o n ic i, che sarebbe poi stata al centro della vita m usicale della città . Nel 1777 il marchese di C orleto,

N icola R iario Sforza fo n d ò , insiem e con altri sign ori, la « N ob ile A ccadem ia di M usica delle Signore Dame e de' S ig n o ri C avalieri », un so da lizio c o s titu ito « a solo o g g e tto di d iv e rtim e n to di M u s ic a » la cui d irezione fu successivam ente a ffid a ta a Paisiello e che ebbe sede nel palazzo del duca di S. A rp in o alla strada di Chiaia. Passata la bufera della R ivoluzio ne francese e re s titu i­ ta al tro n o il ve cchio re F erdinando, sorse nel 1816 una nuova « A cca de m ia di M usica e di Ballo » che eb ­ be sede nel palazzo del duca di C alabritto, pure a Chiaia.

S o rto nel 1621 per le rappresentazioni di prosa il T eatro S. B a rtolo m e o, sito dove ancora oggi si apre I’ a n o n im a stradina, nel quartiere del porto, tra via M ed i­ na e via Depretis, divenne te atro d ’opera nel 1654 per inizia tiva dei Febi A rm o n ici, i quali, cessata la loro a tti­ vità al teatro di c o rte dopo la partenza del viceré co nte di O riate, non vo lle ro lasciarle N apoli e si diedero agli s p e tta c o li p u b b lic i. Al S. B a rtolo m e o essi rap presenta­ rono il "R a tto d ’E le na ” di Francesco C irillo e "L a fe ­ deltà trio n fa n te " di G iuseppe A ltie ro , due opere in m u ­ sica di c a ra tte ris tic a im p ro n ta napoletana. Nel 1657, d o p o la pestilenza che aveva s co n vo lto la città, si c o ­ stituì una nuova « A ccadem ia degli A rm o n ici ». Il 6 fe b ­ b ra io del 1681 il te atro fu d is tru tto da un ince nd io ma, ric o s tru ito e a m p lia to , riaprì l’anno successivo/» Il Tea­ tro S. B a rto lo m e o ebbe il suo m assim o splendore ne­ gli anni di A lessandro S carlatti. Per iniziativa del viceré il d uca di M ed in a celi, il teatro fu rin no va to nel 1696 e a ffid a to con una fo rte sovvenzione ad un im presario di g ra nd i capacità, N icola Serino, che s c rittu rò i m ig lio ri c a n ta n ti ed i più illu s tri a rtisti dell'e po ca, per l'a lle s ti­ m ento ric c o ed a c c u ra to di num erose opere tra cui il "C o m m o d o A n to n in o ” ," L ’Em ireno ovvero il C on siglio d e ll'o m b ra " e "Il p rig io n ie ro fo rtu n a to " di Alessandro S ca rla tti.

N ella pagina precedente: Il T eatro San Carlo e l'interno. A sinistra: rap­ presentazione di un balletto

N ella s ta g io n e del 1698-99 il M ed in a celi assunse d i­ re tta m e n te l ’im p re s a del S. B a rto lo m e o e chiam ò a Na­ p o li il c e le b re a rc h ite tto F e rd in a n d o B ibiena a rifo rm a ­ re il te a tro . D u ra n te la c o s id d e tta "vacanza scarlattia- n a " tra il 1702 e il 1708, fu ro n o rappresentate al S. B a rto lo m e o il " L u c io S iila " di M an cin i (1703), I’ "O tta- via re s titu ita al tro n o ” di D om en ico S carlatti, il "G iu ­ s tin o ” di L e g re n z i (1703), I’ "Ire n e " di Pollarolo (1704), il "V e s p a s ia n o ” di S a rro (1717), I’ "A g rip p in a ” di Por­ p o ra (1708) e n u m e ro s e altre opere.

Il s e c o n d o p e rio d o n a p o le ta n o di Alessandro Scar­ la tti e b b e in iz io nel 1709 con la rappresentazione del suo " T e o d o s io ". T ra i g io van i o p e ris ti che in quegli anni o p e ra ro n o s o tto l’in flu s s o s ca rla ttia n o si rico rd a ­ no C a rm in e G io rd a n o , il Feo, il P orpora, l’Orefice, il Leo, il V in c i, J.A.N asse. Nel 1724 fu data al S. B a rto lo ­ m eo "D id o n e a b b a n d o n a ta " il p rim o dram m a per m u­ sica s c ritto dal M e ta sta sio e m u sica to dal Sarro. Tra i g io v a n i c o m p o s ito ri ch e si fe cero luce dopo la m orte di S c a rla tti a vven uta nel 1725, fu Pergolesi che mise in sce na n e ll’o rm a i g lo rio s o te a tro "Il p rig io n ie ro super­ b o " c o n gli in te rm e z z i de "L a serva p a d ro n a ” (1733).

Il Teatro d ei Fiorentini, a n c h ’esso nato per la prosa nel 1618, si aprì a lla m usica per in iziativa di Nicola Se- rin o , il q ua le nel 1705, c o s tre tto ad abbandonare il S. B a rto lo m e o , v o lle e n tra re in c o n c o rre n z a con questo, in a u g u ra n d o la n u o va a ttiv ità del F io re n tin i con un' o p e ra m u s ic a ta da S a rro il "C a n d a u le re di L id ia ” . T u t­ ta via l’im p re s a del S e rin o non ebbe m olta fo rtu n a ne­ gli a m b ie n ti d e lla n o b iltà che c o s titu iv a n o in massima p arte il p u b b lic o d e g li s p e tta c o li d 'o p e ra e si pensò al­ lo ra di a v v ic in a re il te a tro al g u s to ed alle p ossibilità dei c e ti m edi e p o p o la ri e cosi nel 1709 fu rappresen­ ta to q u e l Patrò C a lie n n o de la C osta ” su libretto di A. M e rc o te llis e m u s ic a di A n to n io O refice che viene cita ­ to c o m e la p rim a o p e ra b u ffa data in p u b b lico e che rip o rtò g ra n d is s im o successo. Nel 1814, in "A gn ese " di Paèr, d e b u ttò al F io re n tin i la M alibran, cantante tra le p iù c e le b ri del te a tro d operà. N ell'O tto cen to il tea­ tro o s p itò s o p ra ttu tto p rim a rie c o m p ag nie di prosa.

Il Teatro Nuovo, c o s tru ito su p ro g e tto di Dom enico A n to n io V a ccaro , fu in a u g u ra to nel 1724 con l'opera " L o s im m e le " di O refice . Non m o lto 'g ra n d e era tu tta ­ via a b b asta n za c a p a ce d is p o n e n d o di 140 sedie nella p la te a e s v ilu p p a n d o s i in altezza in 5 o rd in i di 13 pal­ c h i o g n u n o . Il N uovo, p u r a lterna nd o com m edie in prosa, si c a ra tte riz z ò com e te a tro d 'o pe ra buffa alla n a p o le ta n a . Nel 1820 R ossini vi diede "Il tu rco in Ita­ lia " e D o n iz e tti "Il fo rtu n a to in g a n n o " (1823), I' "E m ilia di L iv e rp o o l " (1824), "L a fig lia del re g g im e n to " (1840), "D o n P a s q u a le ” (1843). Nel 1837 vi ebbe grande suc­ cesso "Il rito rn o di P u lc in e lla d ag li studi di Padova" di

Vincenzo Fioravanti cui fece seguito nel 1847 "P u lc i­ nella e la fo rtu n a ” dello stesso autore. Nel 1852 fu rap ­ presentata con oltre tre mesi di repliche la "P ie d ig ro t- ta ’ di Luigi Ricci. Con la prim a rappresentazione na­ poletana della "B e lla Elena" di O ffenbach nel 1869 in i­ ziò a Napoli la voga delle operette francesi.

Franco de Ciuceis

• Les théatres lyriques ont été au centre de la vie culturelle de Na- ples, pour de nombreuses années; lieu de residence de nombreux conservatoires de musique déjà au XVII siede. Les origines de l'école musicale napolétaine, qui connut une période de très grande splen­ d e i avec Alexandre Scarlatti et Paisiello et Cimarosa remontent à I’ époque des Aragons. De somptueuses représentations, operas et commédies, bals et festins avaient lieu au XVI siècle, dans les demeu- res des nobles. A travers ces traditions, Naples a toujours connu des moments de splendeur dans le domaine de la musique, qui depuis I' antique S. Bartolomeo jusqu’à S. Carlo a toujours trouvé des tem- ples" dignes de sa renommée et de son extrae ordinaire expression. • The theatres were for a long time at thè centre ot Naples cultural lite. It was already thè site of numerous musical colleges in thè 17th century. The origins of thè Neopolitan musical school that saw a pe- riod of impressive splendour with Alessandro Scarlatti and with Pai­ siello and Cimarosa, emerged in thè Aragonese period.

Sumptous productions, lyrical works, comedies, balls and festivals were held durìng thè 16th century in thè homes of thè rich.

As a result of these traditions, Naples has always known moments of splendour in thè field of musical art, that from thè old S. Bartolo­ meo to thè S. Carlo, always found temples" worthly of its fame and of its extraordinary expression.

® Viele Jahre lang waren die Opern Mìttelpunkt des kulturellen Le- bens in Neapel, das schon im 16. Jahrhundert Sitz zahlreicher Musik- konservatorien war. Die Urspruenge der napoletanischen Musikschu- le. die ihren Hoehepunkt mìt Alessandro Scarlatti. Paisiello und Cima- rosa erreichte, fuehren in die aragonische Zeit zurueck. Festuche Dar- bietungen, Opern. Lustspiele, Baelle und Feiern wurden im 16. Jahrhundert in den Haeusern der Adeligen abgehalten. Durch diese Tradition hat Neapel immer Momente grossen Glanzes erlebt auf dem Gebiet der Musik, die. zu Anfang im antiken S. Bartolomeo und dann im S. Carlo immer Tempel gefunden hat. die ihres Ruhms und ihrer aussergewoehnlichen Ausdruckskraeftigkeit wuerdig waren.

Chi osservi da Napoli la lunga striscia che si p ro te n ­ de su bito dopo Castellammare di Stabia fin o alla pun ­ ta d ella Campanella, form ando sul versante s e tte ntrio ­ nale la costiera so rrentina e sul m eridionale quella am alfitana, non im m agina di quale ampiezza m ontuosa e boschiva sia la base (e si vorrebbe d ir quasi il nodo) di q uella penisola, là dove il m onte Faito, col vicino S a nt’Angelo dei Tre Pizzi, costituisce la cim a più alta e più bella della catena dei Lattari, che proprio sulla dia­ gonale da Castellam mare ad Am alfi ha il suo massimo e così largo e im ponente spessore. Ma dal Faito non senza sorpresa si am m ira l’insospettata estensione d el­ le dorsali dolcem ente coperte di bosco, sicché dovun­ que non sia visibile il mare, e se una vegetazione più alpina abbia cancellato il ricordo dei sottostanti agru­ meti, si potrebbe per un m om ento pensare di essere in Svizzera, una Svizzera m eridionalm ente fio rita di o r­ tensie e che alla maestà dei nevai e alla sottigliezza d e ll’aria abbia s o stitu ito il pigro e sensuoso colore e calore del Sud.

Le ortensie veram ente trio n fa n o sul Faito: trion fan o nelle aiuole e spalliere del Gran Hotel e di villa Fabbro- cini e delle num erose ville e ville tte che fiancheggiano la Strada Alta e la Cresta prim a di giungere, dopo una zona più fo lta ed oscura di bosco — in prevalenza fag-

Faito

una selva