Grafico 4.12 Transizioni verso la disoccupazione per tipologia contrattuale e classi d’età
5. Fattori di crescita e sviluppo dell’economia regionale *
5.1 Introduzione
Nel settembre del 2010 la Commissione Europea ha pubblicato la prima edizio- ne dell’indice di competitività regionale (RCI). Ispirato al Global Competitive- ness Index del World Economic Forum (Wef), l’indice cattura, in undici pilastri e quasi settanta variabili, la competitività delle regioni europee. Fra le migliori non compare nessuna regione italiana. La performance delle regioni storicamen- te più competitive (Lombardia, Veneto, Piemonte) è legata ai fattori che descri- vono la qualità delle istituzioni e il sistema educativo di base. Le variabili che invece presentano la maggiore eterogeneità tra Nord e Sud sono quelle relative al mercato del lavoro e al livello di sofisticatezza e innovazione del sistema produttivo. L’Italia nel suo complesso si situa al sedicesimo posto su ventisette Stati membri. La Sardegna è al 234° posto su 268 regioni, penultima in Italia davanti alla sola Basilicata.
L’analisi presente in questo capitolo, che in parte riprende alcuni indicatori dell’RCI e in parte risulta complementare ad esso, ci fornisce un quadro non meno negativo per l’economia della nostra regione. Come l’anno scorso, il capi- tolo finale del Rapporto presenta una serie di indicatori che intendono fornire un quadro sulle variabili che influenzano la performance di lungo periodo della no- stra Regione relativamente a quella del resto dell’Italia e dell’Europa. La scelta dei termini crescita e sviluppo non è casuale. Dal punto di vista della crescita, gli indicatori possono essere visti come quei fattori che, in una ipotetica funzio- ne di produzione regionale, contribuiscono a incrementare la produttività dei fattori tradizionali quali il lavoro e il capitale fisico. Dal punto di vista dello svi- luppo, le variabili analizzate possono in sostanza essere considerate degli obiet- tivi in sé, in quanto si presume comportino un diretto miglioramento della quali- tà della vita del soggetto economico.
Gli indicatori che proponiamo sono suddivisi in tre categorie. La prima ri- guarda la dotazione infrastrutturale (sia materiale che immateriale), la seconda descrive la dotazione di capitale umano della regione, la terza sintetizza la pro-
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Il capitolo è stato curato da Fabio Cerina, al quale vanno attribuite anche le sezioni 5.1 e 5.6. La sezioni 5.2 è stata scritta da Francesco Mureddu, la sezione 5.3 da Marta Foddi, la sezione 5.4 da Barbara Dettori. Il tema di approfondimento (sezione 5.5) è di Adriana Diliberto. Il policy focus è stato scritto da Anna Maria Pinna e Claudio Deiana.
pensione alla ricerca e all’innovazione dell’economia regionale. Sebbene la no- stra analisi dei fattori di crescita e sviluppo non possa ritenersi esaustiva98, essa ci fornisce un’immagine nitida del grado di sviluppo e delle potenzialità di cre- scita della Sardegna relativamente al resto dell’Italia e dell’Europa.
Come già anticipato, il quadro che emerge è decisamente negativo e le con- clusioni generali non possono discostarsi molto da quelle del 2010. In altre pa- role, occorre approcciarsi ai dati con una rilevante dose di ottimismo per coglie- re delle buone notizie nei numeri che presentiamo. Il grado di sviluppo e le po- tenzialità di crescita della Sardegna sono fra le peggiori in Europa e non si nota- no apprezzabili segnali di un’inversione di rotta. Inoltre, gran parte dei nuovi Stati membri, pur partendo da livelli di sviluppo decisamente più bassi rispetto a quelli sardi, evidenziano un’economia molto più dinamica e caratterizzata da potenzialità di crescita di lungo periodo decisamente superiori. Ciò è testimo- niato dai dati su innovazione e capitale umano (gli unici per i quali è possibile un confronto con il resto d’Europa) con riferimento ai quali la nostra Regione, oltre a sperimentare valori assoluti largamente al di sotto della media Europea, evidenzia dei tassi di crescita largamente inferiori rispetto ai paesi più poveri e rappresenta quindi un’eccezione rispetto al generale processo di convergenza che sembra essere in atto. D’altra parte, il fatto che il gap dell’economia sarda relativamente a quella italiana sia sostanzialmente costante o tenda in alcuni ca- si a ridursi non dovrebbe essere enfatizzato oltremodo in quanto legato ad una pessima prestazione dell’intero Paese rispetto ai paesi dell’Unione Europea più che ad una buona performance della Sardegna.
Il capitolo è così strutturato. La sezione 5.2 analizza i dati sul capitale infra- strutturale. La sezione 5.3 è dedicata all’analisi del capitale umano e dello stato di avanzamento di quest’ultimo rispetto agli obiettivi di Lisbona. La sezione 5.4 esamina gli indicatori relativi a Ricerca e Innovazione. Il tema di approfondi- mento che offre una riflessione sulle cause di un così basso numero di laureati in Sardegna e in Italia (sezione 5.5). Il capitolo si chiude con un policy focus sul tema della Continuità Territoriale e dell’Insularità.
5.2 Capitale infrastrutturale
Lo scopo di questo paragrafo è quello di fare il punto sul divario che intercorre tra il livello di capitale infrastrutturale economico, sociale e telematico della
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Mancano all’appello, ad esempio, fattori quali il capitale sociale, la qualità delle istituzioni e l’efficienza amministrativa. Tali variabili, sebbene ricevano un crescente interesse da parte della let- teratura economica, sono state omesse dall’analisi perché la carenza di dati di qualità precludeva la possibilità di costruire degli indicatori affidabili.
Sardegna e quello del resto della Penisola. Distinguendo tra infrastrutture eco- nomiche e sociali, possiamo dire che le prime si caratterizzano come input diret- to nei processi produttivi, essendo rivolte principalmente a soddisfare le esigen- ze delle imprese, mentre le seconde influiscono piuttosto sulla qualità della vita della popolazione. Sfuggono a tale classificazione le infrastrutture di trasporto, che sebbene usualmente considerate come input per le attività economiche, ri- spondono altresì a necessità tipiche delle unità familiari. Ci soffermiamo in par- ticolare su due tipi di indicatori: a) dotazione di infrastrutture economiche e so- ciali, che misura i livelli di accessibilità e competitività del territorio per fami- glie ed imprese; b) grado di diffusione e utilizzo delle infrastrutture telematiche tra le imprese, che rappresenta una proxy dell’accesso alle tecnologie del- l’informazione e della comunicazione (ICT). Per quanto riguarda la dotazione di infrastrutture economiche e sociali, si fa riferimento agli indici elaborati dall’Is- tituto Tagliacarne che distinguono tra:
Infrastrutture economiche: rete viaria, rete ferroviaria, porti e aeroporti e relativi bacini di utenza, reti energetiche e ambientali, rete bancaria Infrastrutture sociali: strutture educative, dell’istruzione e della cultura,
strutture sanitarie
Nel Grafico 5.1 viene posta a confronto la situazione delle infrastrutture in Sardegna con il resto del Mezzogiorno e con la media nazionale. Come si può notare, la Sardegna si posiziona al di sotto della media nazionale sia nel 2001 che nel 2009 per ciò che concerne tutte le tipologie di infrastrutture, eccezion fatta per quelle portuali, che assumono un valore di 173,96 su base 100 nel 2001. Tale vantaggio relativo non è confermato nel 2009, ove il valore del nu- mero indice delle infrastrutture portuali è pari solo a 82,2. È interessante notare come la situazione si deteriori relativamente a quella del Mezzogiorno, il cui in- dice di dotazione rimane pressoché invariato nel periodo considerato (107,03 nel 2001 e 106,6 nel 2009). Per quanto riguarda le dotazione delle altre infra- strutture economiche, la Sardegna è carente soprattutto per quanto riguarda le strade (46,3), le ferrovie (17,3) e le reti bancarie (38,3), che accentuano il pro- prio ritardo nel periodo di tempo preso in considerazione. Al contrario aeroporti (85), reti energetiche ed ambientali, quali energia elettrica, acqua, gas, smalti- mento dei rifiuti (37,7), sono in miglioramento rispetto al 2001, pur permanen- do ampiamente al di sotto della media nazionale. Non stupisce lo sviluppo delle infrastrutture aeroportuali, dato che l’insularità comporta di per sé una maggiore domanda di mobilità esterna e data la recente programmazione regionale, che attraverso le strategie proposte all’interno del Piano Regionale dei Trasporti in- tende investire in questo tipo di infrastrutture che maggiormente garantiscono l’accessibilità all’Isola sia in termini di tariffe agevolate che di tratte. Colpisce invece negativamente il dato sulle infrastrutture portuali, che hanno perso terre- no rispetto alle strutture portuali del Mezzogiorno e del resto del Paese.
Grafico 5.1 Indice di dotazione infrastrutturale, anni 2001 e 2009 (Italia = 100)