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Tema di approfondimento: la condizione occupazionale dei laureati triennal

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 128-133)

Grafico 4.12 Transizioni verso la disoccupazione per tipologia contrattuale e classi d’età

4.5 Tema di approfondimento: la condizione occupazionale dei laureati triennal

Nelle sezioni precedenti, abbiamo discusso le probabilità di transizione tra i di- versi stati nel mercato del lavoro, distinguendo per classe d’età e genere. I risul- tati indicano che ci sono sostanziali differenze per le diverse classi d’età e plau- sibilmente per i più istruiti. Tuttavia, le elaborazioni precedenti non permettono di identificare con precisione quali sono precisamente gli esiti occupazionali degli individui, soprattutto per certe categorie della popolazione.

Per questo motivo, abbiamo ritenuto importante e utile approfondire l’analisi che riguarda la condizione occupazionale dei laureati triennali. Come noto, la riforma Berlinguer ha modificato il modello universitario italiano, passando da una laurea quadriennale ad una combinazione “3+2”. L’obiettivo della riforma sarebbe stato quello di identificare due gruppi distinti nella popolazione studen- tesca, ovvero coloro che dopo la laurea triennale si affacciano subito nel mondo del lavoro, e coloro che invece desiderano continuare a studiare per raggiungere la “specialistica”, con un livello di preparazione più elevato.

A distanza di circa 10 anni dall’approvazione della riforma, vari studi hanno effettuato una valutazione rigorosa di questa riforma in termini di sbocchi occu- pazionali e di esiti salariali93. Pertanto, in questa sede, discuteremo brevemente solo alcuni aspetti riguardanti gli esiti occupazionali dei laureati triennali.

In particolare, utilizziamo dei dati di fonte ISTAT per capire quali sono stati gli esiti occupazionali dei laureati triennali a distanza di tre anni dalla laurea (dal 2004 al 2007). Come riportato dal Grafico 4.14, gli esiti occupazionali sono parecchio differenziati tra le diverse aree, e la Sardegna appare come un caso particolare, sia rispetto al resto dell’Italia che rispetto al Mezzogiorno. Infatti, a distanza di tre anni dalla laurea, circa il 50% dei laureati lavora, contro una per- centuale vicina al 70% per il Mezzogiorno e anche per il resto d’Italia94. Il dato quindi sembra essere particolarmente preoccupante, visto che l’obiettivo prima- rio della riforma era quello di immettere nel mercato del lavoro, in un arco di tempo non eccessivamente lungo, forza lavoro qualificata. È chiaro che questo dato non è particolarmente confortante, anche se deve essere letto congiunta- mente al resto delle informazioni riportate nello stesso grafico. Infatti, un’analisi più approfondita mostra che circa un quarto dei laureati stanno ancora cercando lavoro, contro percentuali molto ridotte nel Centro-Nord (circa 10%), ma co- munque superiori anche al Mezzogiorno (18%). Ugualmente preoccupante il dato che segnala una elevata percentuale di laureati triennali che addirittura non

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Si veda l’ultimo numero speciale del 2010 del Giornale degli Economisti.

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Di questi, circa il 20% lavoravano già durante gli studi, una percentuale simile a quella nazionale, ma dimezzata rispetto al Mezzogiorno, mentre l’80% ha iniziato a lavorare subito dopo la laurea.

cerca neppure lavoro: in Sardegna questo valore è pari a circa l’8%, contro un valore del Mezzogiorno pari al 5%.

Grafico 4.14 Esiti occupazionali dei laureati triennali a distanza di tre anni dalla lau-

rea, coorte 2004 0 10 20 30 40 50 60 70 80

Sardegna Mezzogiorno Centro-Nord Italia

Lavorano In cerca Non cercano Formazione universitaria

Fonte: Elaborazioni CRENoS su dati ISTAT, FDL

Il quadro appare quindi abbastanza desolante, con uno svantaggio relativo della Sardegna molto marcato rispetto alle altre realtà. Un segnale di “speranza” giunge tuttavia dalla quota di laureati che hanno continuato a studiare, e che so- no quindi impegnati nella laurea specialistica o in corsi di master, dottorato o di specializzazione. Questa quota è pari a circa il 15% per i laureati sardi, contro circa l’8% a livello nazionale.

Una plausibile spiegazione di questo risultato potrebbe essere quella che i giovani laureati sono impegnati in percorsi di studio più avanzati, eventualmen- te incoraggiati dalla presenza del programma di studio “Master & Back”, che dovrebbe garantire loro migliori esiti occupazionali migliori e in posizioni più elevate rispetto a quelle disponibili per laureati triennali. D’altra parte, il dato sarebbe ancora più preoccupante se a distanza di tre anni, l’iscrizione all’uni- versità fosse una semplice condizione di attesa in mancanza di reali opportunità e sbocchi nel mercato del lavoro.

4.6 Considerazioni conclusive

In questo capitolo abbiamo combinato un’analisi di medio periodo con una di breve per studiare le principali caratteristiche del mercato del lavoro in Sarde- gna e valutare con attenzione quali sono stati i cambiamenti principali indotti dalla crisi economica in termini di occupazione e disoccupazione. Oltre la clas- sica analisi delle dinamiche dei principali indicatori, arricchita anche quest’anno dallo studio differenziato per genere e classe d’età, abbiamo valutato le dinami- che delle non forze di lavoro e le probabilità di transizione tra la disoccupazione e l’occupazione, facendo particolare attenzione al ruolo delle diverse tipologie contrattuali nel determinare gli esiti individuali.

I segnali negativi che avevamo evidenziato nelle precedenti edizioni si sono spesso tramutati in fatti consolidati, mentre le condizioni che inquadravano la Sardegna in una situazione a volte più favorevole rispetto al Mezzogiorno sem- brano essere passate in secondo piano.

I risultati principali che emergono sono i seguenti. Sebbene il tasso d’attività in Sardegna mostri una sostanziale tenuta, pur nell’ambito di una crisi senza precedenti, la sostanziale stazionarietà del tasso di occupazione e l’ormai co- stante incremento del tasso di disoccupazione indicano che – sebbene gli indivi- dui non siano ancora completamente scoraggiati – le loro possibilità di impiego sono molto ridotte. In particolare i giovani maschi soffrono un fortissimo svan- taggio relativo, con riduzioni drastiche del loro tasso di occupazione; d’altra parte è confermata quindi la situazione relativamente “favorevole” delle donne. Anche la componente maschile delle non forze di lavoro scoraggiate aumenta il suo peso relativo. In questa fase la Sardegna, per le principali fasce d’età, si as- sesta su livelli occupazionali comunque superiori al resto del Mezzogiorno, con la sola eccezione della classe d’età centrale.

D’altra parte, non sembra neanche essere particolarmente favorevole la con- dizione occupazionale dei laureati, che possono sperare di entrare nel mercato del lavoro solo con un contratto a tempo determinato. Questo in parte spiega perché la quota di laureati triennali che prosegue gli studi sia in Sardegna più che doppia rispetto a tutte le altre realtà.

La nostra speranza è che questa tremenda congiuntura sfavorevole sia desti- nata a passare: in questa fase è infatti difficile auspicare che mirati interventi di politica economica rivolti a particolari gruppi di lavoratori, seppure efficaci, possano interamente risolvere i problemi occupazionali dell’Isola.

Policy focus

Una esperienza di valutazione d’impatto delle politiche del lavoro, il progetto ICS

Il Progetto ICS (Interventi di Coesione Sociale) ha rappresentato per la Regione Sarde- gna un intervento innovativo che ha visto l’implementazione congiunta di una serie di azioni differenziate miranti all’inserimento nel mercato del lavoro delle fasce di lavora- tori più svantaggiate, quali politiche attive per il lavoro, politiche di sostegno al reddito,

politiche di incentivazione e politiche della formazione95.

Una corretta analisi di valutazione degli effetti di una politica prevede un confronto tra il campione dei beneficiari di una politica (trattati) e un campione cosiddetto contro fattuale, nel nostro caso identificato tra coloro che, pur avendo fatto domanda per parte-

cipare al progetto ICS, non sono poi stati selezionati per usufruire dei servizi96. Più in

dettaglio, il principio su cui si basa la teoria della valutazione è il confronto tra un grup- po di individui trattati e un gruppo di individui non trattati ma con caratteristiche osser- vabili pressoché identiche a quelle del gruppo dei trattati. Questa esigenza nasce dal fat- to che non è possibile osservare lo stesso individuo contemporaneamente in una condi- zione di trattamento e di non trattamento, così come sarebbe inefficace confrontare i ri- sultati ottenuti dallo stesso individuo in due diversi momenti di tempo.

Secondo una lettura superficiale dei dati, il progetto ICS avrebbe raggiunto il suo principale obiettivo, e avrebbe avuto quindi un impatto positivo, essendosi concluso con l’assunzione dell’80% dei beneficiari diretti. In realtà questa conclusione non rappresen- ta una corretta valutazione degli effetti della politica che vanno invece valutati seguendo specifiche metodologie di analisi. Secondo la logica controfattuale è probabile, ad e- sempio, che alcune imprese che hanno usufruito degli incentivi del progetto, avrebbero

comunque assunto i lavoratori a prescindere dalle agevolazioni97. Allo stesso modo è

possibile che gli individui che hanno trovato lavoro grazie al progetto ICS avrebbero ugualmente trovato un’occupazione in modo autonomo. Tuttavia metodi di analisi più sofisticati permettono di analizzare quantitativamente gli effetti di questa politica.

I risultati delle elaborazioni statistiche indicano che coloro che hanno beneficiato della politica ICS hanno avuto una probabilità di essere occupati superiore di quasi il 50% rispetto a coloro che non hanno beneficiato di questo intervento. L’aver beneficiato dell’intervento ICS sembra influenzare positivamente i risultati economici dei parteci- panti, e si concretizza in un differenziale di reddito pari a circa 500 euro rispetto a colo- ro che hanno semplicemente fatto domanda per partecipare ma non hanno poi usufruito

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Per una dettagliata analisi di valutazione del progetto si veda la Relazione Conclusiva del Rappor- to “Analisi di valutazione degli effetti della politica ICS” a cura di Deidda M., Di Liberto A., Foddi M., e Sulis G., disponibile presso INSAR dal luglio 2010.

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Il campione di intervistati è composto per il 75.3% da donne e per il restante 24.7% da uomini. Questi ultimi hanno un età media molto più elevata, mentre le donne sono più istruite.

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L’introduzione della chiamata nominativa avvenuta nella fase successiva del progetto, introduce inoltre ulteriori dubbi riguardo al fatto che le assunzioni effettuate tramite il progetto ICS sarebbero avvenute ugualmente senza gli incentivi.

dei servizi. Tuttavia è importante notare come i risultati sugli effetti della politica nelle probabilità di occupazione e reddito dei lavoratori “depurati” dalla possibilità di chia- mata nominativa e dalla distorsione che quest’ultima può creare possono diminuire l’ampiezza di questi effetti. L’effetto della politica ICS sulla probabilità di occupazione si riduce in modo significativo, passando da 0,47 a valori che oscillano tra 0,38 e 0,26 a seconda della specificazione di abbinamento statistico utilizzata. I risultati indicano chiaramente che l’effetto medio della politica per le donne è leggermente superiore ri- spetto ai maschi con un differenziale osservato di circa il 7%. Stesso risultato per quanto riguarda il reddito. Come possiamo osservare, la politica ICS ha un effetto elevato sulle probabilità di occupazione e sui redditi dei diplomati. Per quanto riguarda la probabilità di occupazione l’effetto riportato è vicino al 52%, circa il doppio rispetto a quello stima- to per i laureati. È tuttavia sempre più elevato per la classe d’età centrale rispetto alle altre due. Per questi lavoratori, l’incremento in termini di probabilità di occupazione è compreso tra il 47% e il 55% contro il 38-43% dei più giovani e il 45% dei più anziani.

I risultati dell’esercizio di valutazione sono quindi da considerarsi incoraggianti e mostrano che interventi mirati possono avere effetti benefici in termini di probabilità di re-impiego dei disoccupati. Tuttavia, il risultato fondamentale che emerge dall’esercizio di valutazione è quello di un effetto differenziato piuttosto consistente per la coorte che ha beneficiato della chiamata nominativa diretta e quella che invece non ne ha benefi- ciato. Una lezione importante per il policy-maker è quindi quella di disegnare politiche mirate verso gruppi specifici della popolazione, con modalità di partecipazione chiare e definite e non mutevoli nel tempo. Auspichiamo infine un processo di raccolta di dati omogenei da parte del policy-maker, che permetta un miglioramento delle informazioni su cui basare futuri interventi di politica economica.

Nel documento Il mercato del lavoro (pagine 128-133)