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La fase fenicia e i poteri local

TERRITORIO COMUNALE DI CABRAS 60 Benas de Marchi

98. Riu Urchi (Sa Gora de Sa Scafa)

2.2 Analisi critica del noto: sistemi e culture tra le pagine della storia 1 Introduzione

2.2.5 La fase fenicia e i poteri local

Abbandonato da tempo il protagonismo e la centralità del nuraghe, i sistemi insediativi si sviluppano secondo forme differenti e nuove594. Se talvolta si riutilizzano siti precedenti,

altre volte si creano villaggi, anche distanti dal nuraghe realizzati con capanne in mattoni crudi su zoccolo di pietra. Tra la fine dell’VIII - inizi del VII a.C. l’arrivo di Fenici, provenienti dall’area siro-palestinese, contribuì a determinare cambiamenti d’ordine socio-commerciale e lo stabilizzarsi, entro la fine del terzo venticinquennio del VII secolo a.C., di un consistente nucleo di popolazione a Tharros. Il quadro comprendente i secoli che vanno dall’VIII al VI a.C. risultano ancora sostanzialmente poco rappresentati nell’ambito della ricostruzione regionale. In particolare si è delineata in passato una ricostruzione che ha disegnato una decadenza e fine della civiltà e delle manifestazioni nuragiche entro l’VIII-VII secolo a.C. a cui subentrò la cultura dei colonizzatori fenici che, dai primi insediamenti costieri, penetrò poi in tutta l’isola. Il progredire degli scavi e delle ricerche sta man mano evidenziando fasi in cui chiaramente è possibile ravvisare una commistione di presenze e tradizioni culturali, rivitalizzando così contesti della piena età del Ferro e al contempo mostrano una fase d’insediamento fenicio privo di esordio violento595.

592 TRONCHETTI, VAN DOMMELEN 2005. 593 BERNARDINI 2014, p. 342.

594 E’ stato giustamente osservato che, per il Sinis, la mancanza di scavi archeologici non ci conduce ad affermare con certezza il completo abbandono e utilizzo dei nuraghi nel IX-VIII secolo a.C. Si veda TRONCHETTI, VAN DOMMELEN 2005, p. 198.

595 I lavori sono numerosi e importanti si indicano, per ragioni di sintesi, quelli che hanno maggiormente ispirato riflessioni in questa sede: OGGIANO 2000; TRONCHETTI, VAN DOMMELEN 2005;HAYNE 2010;

BARBARA PANICO

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134 La fase assume i toni di un’epoca in cui l’interazione con i Fenici si configura come una collaborazione, stimolatrice di cambiamenti interni, che scaturiscono in una motivazione e attività imprenditoriale indigena verso il commercio596. Questa la spinta, basata

inizialmente sull’economia del dono, che induce alcune comunità locali ad “accogliere” (se di accoglienza si trattava) piccoli gruppi levanti, anch’essi mossi primariamente dall’ottenimento (di accesso/utilizzo/commercio) di materie prime. Tuttavia l’assenza di siti nuragici, o definibili come tali, deve ancora essere interpretata univocamente597 nel

tentativo di ripopolare un’isola che sembrava quasi abbandonata.

Ad un’iniziativa di carattere differente, connotata forse fin dall’origine da autonomia, dobbiamo ricondurre la formazione delle città di Tharros, insieme a Othoca598 e

Neapolis599, che controllando gli approdi costieri del golfo di Oristano fungono da basi

per l’ampliamento degli interessi verso l’entroterra in direzione di risorse preziose come il ferro e i metalli600, all’interno della costituzione di un fenomeno urbano in cui i sardi

sembrano non avere un ruolo principale. Il nuraghe Murru Mannu, sul promontorio di capo San Marco, risulta già abbandonato al momento dell’installazione fenicia601; tuttavia

dal sito provengono le attestazioni più rilevanti in riferimento ai traffici, anche in considerazione della cronologia, costituiti da frammenti ceramici di matrice egeo- cipriota602. È pur vero che attualmente, sepolture a parte, le fasi di vita di Tharros fenicia

non si conoscono603.

PERRA 2012; ROPPA 2012; BERNARDINI,PERRA (a cura di) 2012; D’ORIANO 2012; ROPPA,HAYNE,

MADRIGALI 2013.

596 BERNARDINI,RENDELI 2015.

597 Per Alfonso Stiglitz il dato va inteso come “perdita di un’identità definibile tramite cultura materiale e quindi, sostanzialmente con il prevalere di modelli allogeni accettati, volontariamente o meno, dai gruppi nuragici” Stiglitz 2011, p. 355.

598 NIEDDU,ZUCCA 1991; DEL VAIS 2010, pp. 35-46. 599 ZUCCA 1987; GARAU 2006, pp. 299-303.

600 La proposta di valorizzazione dei metalli come principale risorsa ricercata e commercializzata dai Fenici trova sostegno nel rinvenimento del pane di piombo con impressa lettera fenicia (in Tronchetti 1988, p. 32). Non può essere neanche sottovalutata la strategia delle disposizioni anche il riferimento alle vie d’acqua, come il fiume Tirso.

601SANTONI 1978, p. 89.

602 ACQUARO 1983; ACQUARO,MEZZOLANI 1996, p. 10.

603 La circostanza potrebbe sorprendere non particolarmente alla luce delle testimonianze di Nora che tra il VII e VI secolo a.C. si concretizzano in una serie di buche di palo e regolarizzazioni di piani d’uso, configurando il centro come una stazione commerciale realizzata in materiali deperibili fino al VI secolo finale. Si veda BONETTO 2009, pp. 44-78.

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135 Grande interesse rivestono qui le attestazioni di quei manufatti che appaiono ibridi, dal risultato di commistioni di differenti tradizioni artigianali. Per vicinanza è chiaramente il nuraghe S’Urachi che qui interessa604e che offre numerosi esempi di quell’intreccio

culturale Sardi/Fenici sopra menzionato. L’imponente struttura rappresenta il sito più rilevante per l’età del Bronzo (forse finale)605, dal punto di vista dimensionale, di tutto il

comparto geografico sia Sinis sia di tutto l’alto oristanese. Benché ancora sostanzialmente ignoto nelle fasi di vita nuragiche, dal suo studio stanno emergendo dati significativi per una migliore comprensione locale dei secoli tra l’VIII e il II a.C., in particolare in riferimento alle pratiche artigianali606. L’analisi dei reperti ceramici, incentrata sulla

manifattura locale, affronta particolarmente i momenti di maggior interesse in relazione ai cambiamenti sociali e organizzativi, delle fasi di passaggio individuate tra VIII e VI secolo a. C. e tra V e IV secolo a.C.

Da questo insediamento proviene, tra gli altri, materiale di rilevo come ceramiche in red slip e un vaso a forma chiusa a decoro metopale, analogo a ceramiche consimili di Cartagine, Mozia, Sulky e Sant’ Imbenia della fine dell’VIII-inizi del VII sec. a.C.607.

Si rileva, in questa sede, l’evidenza di un notevole accrescimento, tra VII e VI secolo a.C., delle tecniche impiegate localmente per la realizzazione di forme ceramiche; con l’introduzione di alcune modellazioni al tornio ed il proseguo contemporaneo dell’impiego della tecnica, di tradizione locale, del colombino o la commistione tra le due608. In particolare per quanto attiene l’età del Ferro questa commistione viene

ricondotta al trasferimento e allo scambio di tecnologie, avvenuti tra sardi di S’Urachi e Fenici, realizzatasi attraverso coabitazione e condivisione di saperi che devono aver comportato anche l’utilizzo della scrittura alfabetica; tanto che a S’Urachi fra le ceramiche indigene si ha un’ ansa di una brocca askoide con un segno grafico inciso prima

604 Lo studio dell’insediamento di S’Urachi rientra nel progetto Colonial Traditions, coodiretto da P. van Dommelen, A. Roppa e A. Stiglitz.

605 La datazione è proposta in base ai raffronti dell’antemurale del nostro con quelli del nuraghe di Su Nuraxi di Barumini (LILLIU 1955; SANTONI 2001), del nuraghe Genna Maria di Villanovaforru e del

nuraghe Arrubiu di Orroli (LO SCHIAVO,SANGES 1994).

606 Attualmente lo studio non offre, anche a seguito delle attività praticate in età moderna, relazioni stratigrafiche ROPPA,HAYNE,MADRIGALI 2013, p. 119.

607STIGLITZ 2008, p. 90, fig. 93.

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136 della cottura609 che potrebbe essere ricondotto ad un kaf o, forse, ad di uno shin a tridente,

relativa ad una aurorale alfabetizzazione del milieu indigeno, messa in luce per la prima volta da Gianni Ugas sui materiali di Monte Olladiri- Monastir610.

D’altra parte non è difficile immagine che lo sviluppo di centri consistenti come Tharros e poi Othoca e Neapolis nel golfo di Oristano abbia comportato momenti di tensione nell’organizzazione del territorio fino alla definizione di nuovi equilibri nei quali anche la produzione ceramica deve registrare un proseguo, sebbene ancora non chiaro. In questo senso possiamo intendere una strutturazione urbana di Tharros non precedente all’ultimo quarto del VII secolo a.C., che immaginiamo avvenisse in un clima di ricerca d’equilibrio tra le risorse indigene e quelle alloctone.

La tematica, sebbene ancora lontana da un chiarimento terminologico e cronologico, deve partire dai dati: la presenza di comunità sardo-fenicie611, comunità di tradizione mista con

chiare attestazioni di vita nell’VIII e VII secolo a.C.612 che commerciano con l’Iberia

atlantica613, con l’Etruria614 e con Cartagine615 le cui produzioni artigianali sembrano non

avere nette differenze tra la fine dell’età del Bronzo e del Ferro, ma tracciano piuttosto un evoluzione locale segnata dall’intreccio culturale con i Levantini.