TERRITORIO COMUNALE DI CABRAS 60 Benas de Marchi
98. Riu Urchi (Sa Gora de Sa Scafa)
2.2 Analisi critica del noto: sistemi e culture tra le pagine della storia 1 Introduzione
2.2.9 Rinvenimenti dal mare
Sebbene i rinvenimenti siano numerosi, non risultano particolarmente abbondanti e sono poi concentrati in specifiche aree. La presenza dei relitti conferma che la navigazione vicina alla costa si presentava insicura e ricca di insidie, confermando che proprio il momento prossimo all’approdo era il più probabile per il verificarsi di incidenti755.
Si registrano numerose segnalazioni di recuperi o avvistamenti subacquei indicati però con riferimenti generici che non consentono una precisazione topografica.
Carta con la localizzazione di relitti e rinvenimenti
753 Sugli aspetti generali legati alle diffuse tendenze regressive della piccola proprietà si veda GIARDINA 2004, pp. 142-147.
754 Gr. M., Reg. Ep.9, 203.
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167 Tra queste un recupero effettuato nei pressi dello scoglio del Catalano di un’anfora litica trapezoidale con tre fori756 finora unico rinvenimento ipoteticamente ricondotto a indizio
di navigazione prestorica in base a confronti. A questo proposito va considerata, seppure in maniera del tutto astratta, la possibilità di connessione offerta dai rinvenimenti nell’entroterra di Cala Su Pallosu (il deposito di piccole olle a colletto, la possibile fonte sacra e il deposito di coppe su piede) che, se interpretati come indizio di insediamento stabile tra Bronzo recente e prima età del Ferro, potrebbero suggerire una connessione con fenomeni di navigazione e scambio operati o veicolati da nuragici757. Gli stessi si
sarebbero intensificati poi in un momento non meglio precisabile d’età fenicia, in connessione all’insediamento localizzato tra l’isolotto di Sa Tonnara e Su Pallosu758
(forse per lo smercio del sale) e soprattutto in epoca successiva.
Il relitto di Sa Tonnara A appare di grande interesse soprattutto per l’associazione del materiale restituito con anfore greco-italiche adibite al trasporto del vino prodotto nell’Italia centro-meridionale e di un’anfora punica759 (Ramón Torres 7.5.2.2 assimilabile
alla Mañá C2). Il dato per noi di rilievo è quello concernente l’ulteriore conferma del commercio e trasporto di vino campano verso la Sardegna in un sostanziale monopolio delle produzioni italiche in età repubblicana che in Sardegna ebbero, nel momento dell’interruzione di questi traffici, il risultato di fungere da fattore determinate per l’inizio delle produzioni vinicole isolane760. Fenomeno al quale seguì poi, una diminuzione di
produzione locale di olio e una conseguente necessità di importazione dall’esterno761.
Proprio il tratto di mare in cui si colloca l’isoletta di Sa Tonnara e che bagna poi la
756 Recupero effettuato nel 1996 dal Nucleo sommozzatori dei Carabinieri. E’ visibile una scheda, priva di fotografia, in LALLAI 2007-2008, p. 117.
757 Sorprende l’assenza attuale di attestazioni fenicie da questa zona costiera, soprattutto in considerazione dei rinvenimenti nell’isola di Mal di ventre, Prei madau e S’Urachi.
758 STIGLITZ,TORE 1987, pp. 165-166.
759 I relitti con anfore greco –italiche sono documentati in Sardegna presso le Bocche di Bonifacio (PARKER 1992, p. 135 e pp. 78-79); a sud di Olbia (Porto San Paolo in LO SCHIAVO,D’ORIANO 1992,
p. 156), a Villasimius (PARKER 1992, p. 112); Tresnuraghes e Nora (MASTINO et al. 2005, pp. 112-
113); Teulada e Castiadas (MASTINO et al. 2005, pp.212-243).
760 WILL 1986, pp. 212-213; SECHI 2006, pp. 172-174
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168 spiaggia di Sa Rocca Tunda si rivela essere quello più ricco dal punto di vista archeologico.
Il cosiddetto relitto A di Mandriola solleva la questione inerente la compresenza, presumibilmente in uno stesso relitto, di un carico d’anfore contemporanee ma di produzione africana e iberica. L’ipotesi che (anche agli studiosi del relitto) è apparsa la più probabile è quella dell’esistenza di porti in cui avveniva uno smistamento di prodotti giunti sia dalle provincie africane che dalle provincie iberiche individuabili o nelle isole Baleari o nella stessa Sardegna. Prodotti che dunque dalla penisola iberica venivano dirottati nei porti del centro Italia e che, talvolta, prevedevano degli scali anche in Sardegna e proprio in quest’area della costa occidentale, considerando anche l’alto numero di anfore dell’Iberia rinvenute presso Cornus762.
In riferimento ai relitti di Mal di Ventre e al commercio di piombo argentifero spagnolo, con il rinvenimento eccezionale di un carico specializzato, si deve rilevare come a Carthago Nova si sono rinvenuti pani recanti il nomen Planius763 che riporta alla gens
nota per la Campania come operante nel settore minerario dalla fine del II secolo a.C. e che potrebbero essere emigrati in Spagna. Potremmo dunque avere l’esempio di famiglie che, tradizionalmente operanti nel settore, si trasferirono in provincia collaborando con societas publicanorum nella gestione del commercio dei prodotti delle miniere probabilmente destinati alla penisola italiana. Il dato per noi più rilevante è l’attestazione della tratta, accanto a quella da e per le provincie africane praticata già in età punica, dalla Betica e dalla Tarraconensis764, all’interno di un ampio traffico di piombo spagnolo nel
bacino mediterraneo765.
La Geographia tolemaica attesta l’esistenza del Korakodes limen sulla costa occidentale della Sardegna, a sud delle foci del fiume Temo e a nord della città di Tharros766. Il porto
Korakodes è identificato oggi, in maniera sostanzialmente unanime767. Tuttavia Tolomeo
ci tramanda l’unica attestazione del toponimo greco; dall’età medievale infatti l’unico
762 Dall’area paleocristiana di Columbaris in MARCHETTI,STASOLLA 2000, pp. 333-335. 763 BONELLO LAI 1987, p. 14; MASTINO,ZUCCA 2005, p. 252
764 Alle quali possiamo aggiungere dalle Baleari attestata da Livio in relazione agli eventi del 215 a.C. (Liv. XXIII, 34, 16-17).
765 BIGAGLI 2002. 766 Ptol. III, 3, 2
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169 porto documentato nel tratto tra Tharros e Cornus è il Porto Saline768. I numerosi
rinvenimenti subacquei sopra esposti, nonché l’ampio insediamento dell’uomo, a partire dall’età Neolitica della zona, inducono a ritenere come la localizzazione più probabile del Korakodes il tratto di costa tra Su Pallosu e Sa Rocca Tunda769. Rimane da chiarire meglio
la pertinenza di questo porto ad una città, che fosse Tharros o Cornus. I dati geo- archeologici inducono a considerare questo tratto di costa come sostanzialmente modificato rispetto a situazioni passate770. È necessario capire a che momento risalga
l’inizio di modifica di una situazione che precedentemente ha invece consentito un ampio e prolungato utilizzo della fascia costiera a partire almeno da età punica771, ulteriormente
ribadito dal sito di San Lorenzo e dall’area dello stagno di Sa Marigosa che restituiscono materiale compreso tra III secolo a.C. e piena età bizantina, oltre alle testimonianze individuate sull’isolotto di Sa Tonnara772.
Per quanto attiene la testimonianza di altre fonti attestanti rotte navali con l’area in analisi è necessario arrivare alla piena età medievale. Il più antico portolano medievale, il Compasso da navegare attesta infatti una rotta di collegamento tra Minorca e la costa centro-occidentale sarda, in cui si segnalano le insidie rappresentate dalle due isolette di Gamba di Donna (lo scoglio del Catalano) e di Maldeventre (Mal di Ventre)773. La
Sardegna occidentale rientrava anche nelle rotte utilizzate dalle navi che dalla foce del Rodano dovevano raggiungere il nord Africa774 e da quelle che dalla Gallia erano dirette
alla Sicilia775
768 ZUCCA 2006, p. 14.
769 La localizzazione posta, secondo diversi studiosi, in stretta relazione alla città di Cornus nelle acque di S’Archittu – Santa Caterina di Pittinuri, non è avvalorata dalla conformazione della baia, con bassi fondali rocciosi e un’accentuata esposizione ai venti di maestrale. Qui è più verosimile immaginare un ancoraggio utilizzabile in brevi periodi dell’anno.
770 Si pensi solo alla probabile fonte sacra di sa Rocca Tunda, oggi in un punto lambito dalle onde, ma che al momento della costruzione captava una falda d’acqua dolce (STIGLITZ 1984), al deposito votivo di
Su Pallosu, sulla spiaggia frequentemente sommersa (CASTANGIA 2010) o ancora alle testimonianze
moderne di un processo ancora in atto, come le fotografie degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso che mostrano chiaramente, per la zona di Su Pallosu, una spiaggia sensibilmente più ampia e avanzata rispetto a quella attuale.
771 Con le anfore tipo D7 Bartoloni del relitto di Sa Tonnara B. 772 CASTANGIA 2012.
773 SPANU 2006a, pp. 186-188
774 MASTINO,SPANU,ZUCCA 2005, pp. 37-39. 775SALVI 2002, pp. 62-63.
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