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La figura dell’Avvocato e l’ingiustizia

Nel documento Analisi Economica della Giustizia in Italia (pagine 167-174)

Per comprendere dove sarebbe possibile intervenire per risollevare la giustizia in Italia bisogna comprendere il mercato della giustizia e poiché risollevare il sistema significa renderlo più efficiente in termini

179 Si notava efficacemente ”Occorre opporsi alla aggravata tendenza di forgiare

nuovi e svariati riti in corrispondenza dei tipi di rapporti sostanziali (vecchi e nuovi): la tutela giurisdizionale civile deve volgere all’unità e la cd. tutela “differenziata” (equivoca espressione à la page), lungi dal proliferare come escogitazione di conditores impreparati, va circoscritta a pochissimi modelli, disciplinati una volta per tutte (dal Codice di rito, intendo, con fisionomie chiare e munite), mettendo in ordine nell’attuale congerie e prevenendo future improvvisazioni” E. FAZZALARI , voce “Codice di procedura civile”, cit., p. 1298

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economici, iniziamo ad analizzare in ottica economica i tratti caratteristici del mercato legale, cominciando dal ruolo dell’avvocato. Quella dell’Avvocato è una professione dal controverso lignaggio. Tra le maschere della cultura collettiva, infatti, la figura del principe del foro s’accosta a quella dell’azzeccagarbugli, coniugando sotto la stessa toga il sapiente carismatico e rispettabile col sicofante, parassita e truffaldino. Del patrono di tutti gli avvocati, Sant’ Ivo, è famoso il detto “Sanctus Yvi erèt Brito / Advocatus et non latro ", a specificare che Sant’Ivo l’avvocato, evidentemente a differenza di molti altri avvocati, non era ladro.

Allora l’avvocato è paladino di giustizia oppure è un ladro che veste i panni del paladino per meglio servire il proprio tornaconto, meritando l’ultimo girone dell’Inferno dantesco? L’avvocatura è l’argine che consente alla giustizia di fare il suo corso, impedendo che s’impaludi disperdendosi su terreni porosi, oppure è la diga che devia e storta il suo naturale fluire, rallentandone e stroncandone il corso?

Al fine di analizzare il delicato rapporto tra l’avvocatura e l’efficienza del sistema giustizia, si richiede anzitutto un’analisi delle dinamiche di natura sociale ed economica che caratterizzano la professione.

L’abito non fa il monaco.. ma fa l’Avvocato: il

mercato dei servizi legali

Il patrocinio fornito da un avvocato rappresenta un servizio profondamente caratteristico, a causa dell’asimmetria informativa

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incidente sul rapporto tra legale e cliente180. Sicuramente poche professioni sono caratterizzate da un’asimmetria così pervasiva. L’asimmetria sta nel fatto che un normale cliente non riesce a valutare la qualità del servizio offertogli. Del resto questa è una cifra connaturata allo svolgimento stesso della professione. Se, difatti, il cliente fosse in grado di valutare la propria posizione legale, allora non avrebbe bisogno di un avvocato.

Quello dell’asimmetria informativa si presenta come grave problema, in quanto la concorrenza nel mercato degli avvocati è una concorrenza “non prezzo”, ovvero la scriminante fondamentale su cui basare la scelta del proprio legale non è il costo del servizio, ma la qualità dello stesso. Esistono invero altre professioni ove il problema dell’asimmetria informativa è alquanto pernicioso, si pensi alla professione medica, ove, pure, il paziente non può conoscere la preparazione e la competenza del dottore prima di riceverne le cure. Tuttavia mentre nel caso dei servizi sanitari, l’asimmetria informativa si limita alla scelta ex ante del professionista, nel settore legale, l’asimmetria perdura anche dopo aver ricevuto il servizio. Mentre la qualità del servizio medico, dopo aver effettuato la cura prescritta, può essere compresa dal paziente sulla base di un’evidenza immediata, guarigione o non guarigione, il servizio legale rimane di difficile valutazione anche a rapporto concluso. L’esito infausto di una

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Per una prospettiva generale sul tema dell’asimmetria informativa si rimanda a STIGLER, "The Economics of Information". Journal of Political Economy. 69 1961; Aboody, David; BARUCH. Information Asymmetry, R&D, and Insider Gains. Journal of Finance. 55 (6), 2000; SPENCE, Job Market Signaling. Quarterly Journal of Economics. The MIT Press. 87 (3): 355–374, 1973;

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controversia, difatti, non è necessariamente sintomatico dell’inettitudine del professionista, che comunque potrebbe aver apportato un prezioso contingentamento dei danni. Tuttavia, mentre nel caso del medico l’errore può individuarsi con un certo gradiente di certezza a fronte di chiare e scientifiche regole dell’arte, nel caso dell’avvocato l’errore può quasi sempre mascherarsi dietro un bizzarro orientamento giurisprudenziale, un’opinabile, ma difendibile, interpretazione delle norme, un mutamento improvviso della legislazione. Nel mondo della professione legale gli unici casi in cui il cliente può essere sicuro di aver ricevuto pessimo servizio sono i casi conclamati di frode in danno al cliente o colpa gravissima del patrocinante181.

In altre parole i consumatori di giustizia non sanno valutare il valore del servizio che potranno ricevere quando si apprestano a comprarlo. Questa profonda inefficienza impedisce l’operatività del meccanismo competitivo sul mercato. Il cattivo avvocato, per il cattivo consumatore, inesperto di legge, equivale al buon avvocato. Ciò impedisce lo sviluppo di pesi reputazionali affidabili, che altrimenti permetterebbero al mercato di eliminare i cattivi avvocati. Si sviluppa un’adverse selection che innesca il famoso meccanismo del “mercato dei limoni”182.

181 Anche nell’ambito medico esistono poi, non poche, incertezze ed opinioni

differenti sul trattamento migliore per una certa sintomatologia, tuttavia, di norma, si può concludere che tali incertezze sono molto più accentuate nel mercato legale.

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Tradizionalmente questi effetti sono imputati ad una parziale discrasia fra obiettivi del cliente e quelli dell’Avvocato, dunque si rinvia al modello principal-agent. Tuttavia, ciò che non viene rilevato è che la parziale discrasia è totale in caso

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Proprio al fine di sopperire all’incapacità del mercato di selezionare i migliori avvocati, la professione legale risulta strettamente regolamentata. In altre parole lo Stato impone degli standards qualitativi. Così, perché si possano offrire servizi da avvocato, è necessario frequentare cinque anni di università, seguendo corsi specializzati, quindi sono necessari due anni di tirocinio ed infine è necessario passare un’esaminazione statale. In questo modo la società cerca di assicurare che ciascun avvocato abbia un livello minimo di preparazione e, a prescindere dalle capacità di discernimento del cliente, possa offrire una difesa qualitativamente adeguata.

Dalle caratteristiche del mercato professionale legale osservate sopra, possiamo affermare che l’abito fa l’avvocato. L’abbigliamento, per un avvocato è molto importante. Costi quel che costi, abito e cravatte sono strumenti professionali al pari di penna e codici. Oltre a strumento di difesa contro le intemperie, difatti, l’abito assolve una precisa funzione sociale, influendo più o meno subconsciamente, sulle asimmetrie informative.

di totale asimmetria informativa, come accade tra avvocato e cliente turlupinato. Vd. AKERLOF, George A., The Market for 'Lemons', Quality Uncertainty and the Market Mechanism". Quarterly Journal of Economics. The MIT Press. 84, 1970; COOTER R.D., RUBINFELD D.L.. Economic Analysis of Legal Disputes and their Resolution, in Journal of Economic Literature 27(3), 1067-1097,1989; COFFEE J., Understanding the Plaintiff’s Attorney: The Implication of Economic Theory for Private Enforcement of the Law Through Class and Derivative Actions, in Columbia Law Review 86(4), 669-727, 1986.

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Secondo la teoria economica l’abbigliamento permette il Signalling183, ossia di segnalare al mercato una certa qualità per via indiretta. Anzitutto il modo in cui un individuo si veste segnala l’appartenenza ad un certo gruppo, dunque l’abito sarebbe letteralmente vestigio della primordiale segregazione della società in clan e tribù. Ma soprattutto, il costo dell’abito è indice del tenore di vita di chi lo porta e, indirettamente, del successo dello stesso soggetto nella società. Così si spiegherebbe l’altrimenti inspiegabile presenza su un mercato di soggetti razionali di vestiti di lusso184. Allora è suggerito che il modo di vestire dell’Avvocato, tipicamente formale ed elegante, sia appunto effetto e prova della descritta asimmetria informativa. Il professionista, mettendo in mostra capi costosi e raffinati, “segnala” di aver guadagnato abbastanza in passato da poterseli permettere e dunque offre prova a potenziali clienti, incapaci di una valutazione sostanziale, del proprio successo sul mercato.

D’altra parte, seppure la teoria del signalling rappresenta un paradigma consolidato nel settore dell’economia, è lecito dubitare

183 Su cui si veda SPENCE, cit. 1973; AKERLOF, G. A., cit. 1970; Fudenberg,

Drew; TIROLE, Jean, Game Theory. MIT Press, 1991; LEWIS, Gregory. Asymmetric Information, Adverse Selection and Online Disclosure: The Case of eBay Motors. American Economic Review.

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Per un discorso più ampio si veda WALDFOGEL, Joel; CHEN, L. Does Information Undermine Brand? Information Intermediary Use and Preference for Branded Web Retailers. Journal of Industrial Economic, 2006

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della sua efficacia quale panacea ai problemi dell’asimmetria informativa, almeno per quanto riguarda i tempi moderni185.

In passato, forse, poteva ritenersi plausibile l’inferenza: avvocato ben vestito ergo discreto successo professionale, poiché effettivamente l’abito di fine fattura era un privilegio per pochi. Ad oggi, d’altronde, anche il mondo dell’abbigliamento è irrimediabilmente affetto da problemi di asimmetria informativa, essendo accessibili a tutti capi e accessori a basso costo che, in assenza di una qualche competenza di sartoria, non possono facilmente distinguersi dai capi di lusso. Dunque, semmai la teoria del signalling fosse vera e dunque, effettivamente, il cliente medio si lasci travisare da abito e cravatta, dovremmo concludere che oggi, data l’ampia disponibilità anche ai più miseri legulei di suppellettili di falso sfarzo, l’asimmetria informativa che voleva correggersi tramite l’abbigliamento finisce per essere rinforzata, in quanto anche l’azzeccagarbugli è ben vestito, peggiorando così il “mercato dei limoni”.

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Complice nel congegnare la riportata teoria è stata l’atavica rivalità tra avvocati ed economisti, i quali, nella topica divisa jeans e camicia da college americano, forse volevano rivendicare una dignità intellettuale cristallina ed immediatamente riconoscibile anche ai non addetti ai lavori, mentre l’acume giuridico non potrebbe trasparire dietro la torba di articoli, commi e cavilli se non addobbato a festa. Probabilmente l’avvocato deve il proprio attaccamento all’abito anche a ragioni culturali d’inerenza professionale, ove il rigore formale dell’atto corrisponde al rigore nel portamento e nella figura. Il formalismo del vestiario si è sviluppato presso la stessa corte, ove appunto si indossa la toga ed in alcune giurisdizioni persino la parrucca. Con la progressiva degiurisdizionalizzazione dell’attività del legale, è venuta meno l’esigenza della toga, rimpiazzata con quanto di più formale fosse a disposizione nell’armadio borghese, abito e cravatta.

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Il che, in sincerità, non può che rammaricare. Difatti, se mi si consente una riflessione tra il serio ed il faceto, la spiegazione economica del modo di vestire avvocatesco non risulta affatto antipatica e anzi rassicurante. L’attaccamento alla divisa e la cura all’immagine per alcuni avvocati, che rimangono, per propria volontà o imposizione costumaria, in giacca e cravatta anche se passano 12 ore consecutive seduti davanti al proprio computer in un ufficio o, per il sesso femminile, su impervi trampoli mascherati da scarpe col tacco, risulta ossessivo, al punto che una qualsiasi spiegazione sociale dotata pure di una parvenza di ragionevolezza, comunque va accolta con favore, almeno riscatta la categoria dall’altrimenti inevitabile diagnosi di patologico fanatismo modaiolo.

Ad ogni modo, vestito o non vestito, resta un dato di fatto. L’asimmetria informativa sul mercato dell’avvocatura è pervasiva e si rende necessario prenderla in attenta considerazione. L’asimmetria informativa difatti è la principale ragione per cui tradizionalmente si legittima la dichiarazione di un “fallimento del mercato”, che giustifica, nel pensiero neo-liberista, un intervento statale di tipo regolamentare nell’economia, con finalità correttive.

Caratteristiche Strutturali del Mercato Legale: le

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