mercato concede ad ogni individuo di contribuire o non contribuire alla società, come e quanto ritiene più opportuno, preservando financo la libertà della società di accogliere o meno il contributo o il non contributo dell’individuo. L’amministrazione pubblica delle controversie, in Italia, non si è dimostrata all’altezza delle aspettative di giustizia. L’amministrazione pubblica, come abbiamo poc’anzi ampiamente illustrato, è intervenuta per risolvere un fallimento di mercato, ma, seppure dove fallisce il mercato lo Stato può intervenire, non è detto che tale intervento sia risolutivo, non è detto che lo Stato riesca a ricreare una condizione migliore di quella di mercato, per
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quanto fallimentare che fosse. Si parla in questi casi di fallimento dello Stato, che è ben più frequente del fallimento del mercato218. In Italia, non può essere l’alto tasso di litigiosità il problema, non ha alcun senso economico puntare il dito nei confronti di una domanda di giustizia troppo alta, quanto non avrebbe senso dedurre che il mercato degli smartphones è inefficiente, perché c’è un’elevata domanda per
smartphones. In ottica di mercato un eccesso di domanda induce, in
modo fisiologico, un aumento corrispondente nell’offerta. Dunque il problema risiede unicamente sul lato dell’offerta, nel difetto di funzionamento del sistema giustizia.
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Sulla questione, ancora molto dibattuta, le teorie ed i modelli proposti dagli economisti sono molteplici (facendo riferimento a note problematiche relative alal gestione della cosa pubblica, quali il rent seeking, la tragedy of the commons, etc) su cui si rimanda, senza pretese di esaustività, a Aidt, Toke S. Economic Analysis of Corruption: A Survey, Economic Journal, 113(491), 2003, pp. F632-F652; Becker, Gary, Competition and Democracy, Journal of Law and Economics, 1, 1958, pp. 105-109.; ID. A Theory of Competition among Pressure Groups for Political Influence, Quarterly Journal of Economics, 98(3), 1983, pp. 371–400; Dollery, Brian, and Andrew Worthington The Evaluation of Public Policy: Normative Economic Theories of Government Failure, Journal of Interdisciplinary Economics, 1996, pp. 27-39.; Grier, Robin M. and, Kevin B. Grier Political cycles in nontraditional settings: theory and evidence from the case of Mexico, JLE vol. XLIII, 2000, p. 239; Kolko, Gabriel, The Triumph of Conservatism, The Free Press, 1977; ID. Railroads and Regulation, 1877-1916, Greenwood Publishing Company; Roger E. Backhouse Steven G. Medema laissez-faire, economists e Susanne Lohmann Rational choice and political science, in The New Palgrave Dictionary of Economics 2008, Ed. II; Niskanen, William, The Peculiar Economics of Bureaucracy, Institute for Defense Analyses, Program Analysis Division 1967.
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La teoria del fallimento di mercato non basta per legittimare una completa gestione accentrata della giustizia, in quanto l’intervento pubblico, in virtù dei medesimi principi che fanno ritenere l’esistenza di un fallimento di mercato, applicati mutatis mutandis, conduce parimenti ad un fallimento del non-mercato. Certo, il problema dell’asimmetria informativa permane, tuttavia non sembra che l’amministrazione pubblica sia in grado di risolverlo, avendolo piuttosto esacerbato, impedendo al mercato di sviluppare meccanismi correttivi.
D’altra parte, il problema dell’asimmetria informativa, sicuramente era particolarmente sentito nel passato, in cui l’educazione era un lusso ed il tasso di alfabetizzazione era incredibilmente più alto rispetto a quanto si possa immaginare vivendo la modernità. Le serie storiche Istat ricordano che nel 1867 circa il 70% degli individui non erano nemmeno in grado di scrivere il proprio nome, come si evince dal numero di persone che non hanno firmato il proprio certificato di nozze (dato che sale al 79% nel caso in cui si considerino le sole donne)219. Non si parla di leggere e scrivere, ma di siglare con il proprio nome. Un laureato in legge, evidentemente, avrebbe potuto turlupinare un elevato numero di clienti.
Oggi miliardi di persone acquistano quotidianamente prodotti di una complessità tale che nemmeno un laureato in ingegneria, se non specializzato in quel settore, saprebbe descrivere nel dettaglio. La complessità dell’era moderna è tale che anche i prodotti più semplici come frutta e verdura, prodotti per i quali bastava un colpo d’occhio al
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mercato a rivelarne qualità e freschezza, rappresentano oggi una sfida di valutazione insormontabile per il semplice consumatore. Quali fertilizzanti sono stati impiegati, quali diserbanti e antiparassitari, quanto era inquinato il terreno, sono stati utilizzati conservanti, sono state usate piante geneticamente modificate, queste sono domande cui è impossibile dare una risposta mentre ci si aggira per le file di un supermercato. Eppure il mercato degli ortaggi, come il mercato di prodotti molto più complessi e per i quali l’asimmetria informativa è ancora più accentuata, funzionano in mercati ben più liberi che quello della giustizia. La regolamentazione interviene obbligando la pubblicità di alcune informazioni essenziali sulle etichette, quindi gli operatori sul mercato si sono organizzati per risolvere i problemi informativi (così nascono le “recensioni” sulle reti ovvero i marchi certificatori “fair trade” o di commercio equo e solidale).
Nel mondo dell’avvocatura, invece di compulsare un regime di trasparenza e lasciare alle dinamiche di mercato l’efficientamento del sistema, si è adottata una politica dirigista, con obbligo di superare vari esami per accedere al mercato e successivo controllo sulle tariffe applicabili. D’altra parte, anche l’assoluta trasparenza non sembrerebbe in grado di risolvere il problema dell’asimmetria. Immaginiamo che ogni avvocato sia tenuto a pubblicare l’esito di tutti i giudizi da patrocinati in passato. Il dato non darebbe una chiara indicazione della qualità dell’Avvocato per l’ovvia ragione che le sorti del processo non dipendono interamente dall’opera dello stesso.
Il problema da risolvere dunque per migliorare il sistema della giustizia è quello dell’asimmetria informativa, senza però ricorrere