CATEGORIA LAVORATIVA DEI TAXISTI
FLAVIO GIACINTI*, GIAMPIETRO MEINERO**
* INAIL - SEDE DISAVONA
** CO.CO.PRO. INAIL
L’associazione fra esposizione ad amine aromatiche e cancro della vescica è cosa nota anche se parte del mondo scientifico tende a ridimensionare il fenomeno ritenendo la clas-sificazione IARC non esaustiva della reale cancerogenicità dei composti chimici interessa-ti: Gli autori, disponendo di una realtà industriale che ha utilizzato per anni amine aro-matiche, hanno effettuato una mappatura dell’azienda cercando un’associazione caso/lavorazione dalla quale si possa accettare o escludere la cancerogenicità per la vesci-ca delle sostanze e degli intermedi di lavorazione.
Nella valle che unisce la Provincia di Savona con la Provincia di Cuneo, nel Comune di Cengio, apparve sul finire del 1800 una azienda che produceva esplosivi (Société Continentale Glycerines et Dynamites fino al 1906 e poi Società Italiana Prodotti Esplodenti - SIPE), attiva fino alla fine della Grande guerra, dopodiché entrò in profonda crisi. La scelta della località ove impiantare questo scomodo insediamento fu favorita dalla vicinanza con la sede stradale e con la linea ferroviaria, la presenza di un corso d’acqua (il fiume Bormida) ed il terreno costituito da una conca appartata entro vaste aree boschive. Non furono estranei il basso costo dei terreni, la scarsa entità della popolazione e il modesto valore delle colture agricole presenti. Dopo la guerra quindi, iniziò una riconversione dell’azienda che culminò nella fusione della SIPE con la Società di Coloranti Italica di Rho e di Cesano Maderno a formare le “Aziende Chimiche Nazionali Associate” con acronimo ACNA. La produzione comprendeva acido nitrico, fenolo ed intermedi per coloranti in genere.
Pochi anni dopo, nel 1931, l’azienda fallisce e viene ricostituita con lo stesso acronimo come “Aziende colori nazionali ed affini” sotto la proprietà della Montecatini.
Lo Stabilimento posizionato sul confine fra la Liguria e il Piemonte si estendeva per una superficie di 505335 mq (praticamente poco più di mezzo Kmq.) e nel corso di 15-20 anni viene strutturato in una serie di piccoli impianti situati in più edifici dislocati nella zona Nord dello stabilimento.
Alcuni Reparti erano utilizzati per produzioni specifiche altri erano considerati “poli-valenti” e venivano utilizzati a “campagne” per piu di una produzione. Altre produ-zioni saltuarie o meno importanti venivano realizzate utilizzando gli impianti di più reparti.
Questo dato permette intuitivamente di comprendere come il ciclo di lavoro non preve-desse reparti più o meno a rischio, ma preve-desse luogo ad una commistione di produzioni che rendevano ubiquitario l’eventuale rischio chimico.
A regime, negli anni 50, erano in funzione i seguenti Impianti e reparti:
Una delle maggiori difficoltà nel lavoro di associazione caso/prodotto è consistita nel fatto che solo in pochi casi il nome del reparto richiamava il prodotto finale o intermedio.
Questo fatto non permette una intuitiva collocazione del rischio lavorativo. È stato per-tanto necessario, ed è la ratio di questo contributo, andare a verificare reparto per repar-to quali furono le sostanze impiegate, gli intermedi di lavorazione ed i prodotti finali, al fine di determinare se nello stabilimento vi fossero “isole” di minore o assente rischio.
Al fine di una migliore sintesi abbiamo anche qui cercato di riassumere i dati in una tabella:
Tabella 1: individuazione degli impianti e dei reparti di lavoro
Impianti Reparti Attivazione Chiusura
Cloridrati Basi 1940 1972
Riduzioni minorii Betanaftilamina 1938 1962
Naftoli Anilina 1930 1977
Riduzioni Nitral toluolo 1937 1972
Amminazioni Rodamine 1937 1972
Nitrazioni continue Amminazioni 1938 1970
Clorurazioni Naftoli 1918 1956 (1990)
Acido formico 1966
Nitrotoluoli 1965
Fenolo 1930 1965
Bleu 1940 1972
m-AF 1957
Fenolbetanaftilamina 1966
Antarchinone tecnico 1966
Acido benzolbenzoico 1967
Benzaldeide 1970
Benzantrone 1971
5-cloro-2-toluidina 1976
Tabella 2: individuazione delle sostanze e dei prodotti nei diversi reparti di lavoro (in grassetto le amine aromatiche)
Reparti Prodotti Sostanze (in grassetto le amine aromatiche) Basi 3NT p-toluidina - acido acetico - acido nitrico
5NT o-toluidina - benzensolfocloruro - acido nitrico - clorobenzolo 3NA p-anisidina - anidride acetica - acido nitrico - alcool metilico 5NA o-anisidina - anidride acetica - acido nitrico - nitrato di sodio SS o-nitroanisolo - tricloruro di fosforo - cloridrina solfato - sodio solfuro Scarlatto T o-toluidina - miscuglio solfonitrico - acido solfonico
Fenilbetanaftilamina betanaftolo - anilina - acido solfanilico
Segue: tabella 2
Negli anni ‘70 salì un’attenzione specifica sul rischio chimico e sulla pericolosità poten-ziale delle sostanze chimiche trattate e manipolate.
Questa attenzione non risparmiò ovviamente l’ACNA di Cengio dove peraltro erano già cessate alcune produzioni ed erano stati smantellati alcuni reparti.
In questi anni all’Università di Pavia vennero commissionate indagini ambientali in alcuni reparti ed in particolare nel Reparto Riduzioni. Queste indagini vennero eseguite in condizioni climatiche “fredde” e quindi decisamente “favorevoli”, in quanto, essen-do le sostanze molto volatili, quanto minore è la temperatura tanto minore sono le
Reparti Prodotti Sostanze (in grassetto le amine aromatiche) 6CT 6-cloro-2-toluidina - acido cloridrico Base arancio MC m-cloroanilina - acido cloridrico Base DS 2-5-dicloroanilina - acido solforico Base OC o-cloroanilina - acido cloridrico 4NA 4-nitro-2-anisidina - acido cloridrico
5CT o-toluidina - cloruro di solforile - anidride acetica - monoclorobenzolo Naftoli Naftolo D Betanaftilamina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo
Naftolo C Anilina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Naftolo BG 2-5 dimetilossianilina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo
- toluolo
Naftolo SS 5-cloro-2-4 dimetilossianilina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo
NaftoloT 5cloro2toluidina acido betaossinaftoico tricloruro di fosforo -toluolo
Naftolo O o-anisidina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Naftolo R p-anisidina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Naftolo PT p-toluidina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Naftolo CA Alfanaftilamina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Naftolo PC p-cloroanilina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Naftolo E 6-toluidina - acido betaossinaftoico - tricloruro di fosforo - toluolo Riduzioni Amonoderivati del para-nitrofenolo parafenitidina
minori benzolo e naftalina 4-cloro-2-nitrotoluolo 4-cloro-2-toluidina 6-cloro-2-nitrotoluolo 6-cloro-2-toluidina Anilina Aminoderivati del Anilina - o-toluidina
benzolo
o-cloroanilina o-cloronitrobenzolo - ghisa - acido cloridrico p-cloroanilina p-cloronitrobenzolo - ghisa - acido cloridrico 3-4-dicloroanilina 3-4-dicloronitrobenzolo - ghisa - acido cloridrico 2-4-5-tricloroanilina 3-4-5-nitrotricloronitrobenzolo - ghisa - acido cloridrico o-toluidina o-nitrotoluolo - ghisa - acido cloridrico
p-toluidina p-nitrotoluolo - ghisa - acido cloridrico 2-5-dicloroanilina 2-5-dicloronitrobenzolo - ghisa - acido cloridrico p-anisidina p.niroanisolo - ghisa - acido cloridrico
o-anisidina o-nitroanisolo- ghisa - acido cloridrico
sostanze “volatili” presenti. Sono pertanto condizioni “ideali” in quanto la presenza di sostanze volatili rende certezza che in condizioni ambientali “normali” le concentrazio-ni siano assolutamente dimostrate. Ebbene in queste condizioconcentrazio-ni apparvero superati i valori massimi di concentrazione di o-anisidina, o-anisolo, 1-5-dicloroanilina e 2-5-dicloronitrobenzolo.
Contemporaneamente iniziarono le prime denunce sulla stampa che portarono a cono-scenza dell’opinione pubblica le condizioni di lavoro in ACNA e le conseguenze sulla salute dei lavoratori.
Negli stessi anni, sull’onda di questa campagna di ricerca e di stampa, avvengono le prime denunce all’INAIL delle neoplasie vescicali ed i primi riconoscimenti di questa malattia professionale (peraltro tabellata come MP34).
Negli anni ‘80 si registrò un aumento dei casi denunciati fino a che, nel 1988, il Ministero della Sanità affidarono all’ISPESL un’indagine tecnico ambientale negli ambienti di lavoro dell’ACNA di Cengio.
Nel frattempo l’azienda cambia ragione sociale e ancora la cambierà fino ai giorni nostri, pur rimanendo di proprietà Montedison, e questo vorticoso ma sicuramente legittimo cambio di ragione sociale rende e renderà problematica la raccolta di infor-mazioni riguardanti l’attività lavorativa dei singoli addetti, in quanto ogni nuova ragio-ne sociale porta alla pratica impossibilità di ricostruire gli spostamenti da reparto a reparto dei dipendenti o ex dipendenti interessati al riconoscimento di tecnopatia, lasciata solo alle aspecifiche annotazioni rilevabili dal libretto di lavoro e dall’anamnesi lavorativa degli assicurati..
All’epoca dell’indagine ISPESL erano in funzione dieci reparti, due dei quali (Naftoli e Metaaminofenolo), fermi per manutenzione.
Reparto Prodotto 1 Prodotto 2
Reparto 8 - Acido Tobias Acido 2-naftalamino-1-solfonico Reparto 9 - Acido BON Acido beta ossi naftoico Reparto 10 - Beta naftolo
Reparto 31 B - Acido BON Acido beta ossi naftoico Ac. 2-naftol-6-solfonico (Schaeffer)
Reparto 50 - Ftalocianine
Reparto 71 - Amminazioni Alfa amino antrachinone Reparto 77 - Acido metanilico Acido metaaminobenzensolfonico Reparto 83 - Naftoli Acido 2-ossi-3-naftoico
Reparto 88 - Nitrazioni continue Mononitrobenzene Monocloronitrobenzene Reparto 142 - Sale alfa Acido antrachinone - solfonico Ac. 2-amino-8-idrossinafta
Reparto 142 -Ac. gamma lin-6- solfonico
Le indagini ISPESL (eseguite in due campagne il 13 e 14 giugno 1988 e dal 22 al 24 giu-gno 1988) rilevarono
• che il lavoro avveniva prevalentemente a ciclo chiuso con trasporto automatico delle materie prime, degli intermedi e dei prodotti finiti, con confezionamento finale per insaccamento o infustaggio;
• che gli impianti non prevedevano posti di lavoro fissi ma un’attività di controllo e manutenzione ordinaria su tutti i settori dell’impianto ed all’occorrenza anche atti-vità di manutenzione straordinaria nelle stesse condizioni
• che in queste condizioni la presenza di sostanze inquinanti è provocata in genere da imperfezioni della tenuta dei particolari dell’impianto quali guarnizioni, flange, val-volame a causa di improvvise perdite o normale degrado
• che le operazioni in cui si può concretizzare un’esposizione continuativa sono quelle di carico manuale delle materie prime e l’insaccamento delle materie finite.
• che esisteva una tipologia di inquinamento caratterizzato dalla costante presenza in ogni punto non solo degli inquinanti prodotti dalla lavorazione in esame, ma anche da tracce di altri inquinanti provenienti dalle altre lavorazioni
Dal 1974 ad oggi sono state denunciate e riconosciute 42 neoplasie vescicali di cui 27 negli ultimi dieci anni e 20 negli ultimi 5.
Se compariamo l’andamento delle neoplasie riconosciute con l’andamento produttivo dell’ACNA è possibile notare come l’impennata delle denunce corrisponda alla cessazio-ne dell’andamento produttivo dell’azienda a dimostraziocessazio-ne che, anche in questo caso, considerato il necessario periodo di latenza per poter riconoscere la dipendenza causale dall’esposizione professionale, dovremo attendere un incremento delle denunce di neo-plasia vescicale per un tempo stimabile fra i dieci e i quindici anni prossimi venturi.
Sulla base di queste considerazioni sono stati riconosciuti praticamente tutti i casi di neoplasia vescicale denunciati da lavoratori ex ACNA, in base alla comune conoscenza che il cancro della vescica riconosce quale fattore etiologico l’esposizione ad amine aro-matiche così come appare dalla declaratoria della tabella delle malattie professionali allegata al Testo Unico D.P.R. 1124/1965 ed al D.P.R. 336/1994 (“Lavorazioni che espongono all’azione delle amine alifatiche e aromatiche - primarie, secondarie, terziarie ed eterocicliche - e delle idrazine aromatiche; loro derivati alogenati, fenolici, nitrosi, nitrati e solfonati”), benché recenti prese di posizione della comunità scientifica italiana tendano a ridurre la cancerogenicità per la vescica alla sola betanaftilamina.
Lo scopo di questo lavoro è stato, ove possibile, quello di tentare una “mappatura” di un insediamento produttivo certamente a rischio per valutare se vi fosse la possibilità di individuare “isole” di maggiore, minore o assente rischio.
I risultati per quanto riguarda la distribuzione degli impianti non ha consentito questo riconoscimento in quanto si è visto, in questo confortati anche dall’indagine ISPESL, come:
• non esistesse una netta suddivisione dei reparti nei diversi impianti
• non esistesse un posto di lavoro fisso
• vi fosse in ogni prodotto o intermedio almeno una sostanza appartenente o associa-bile alle amine aromatiche ed ai loro derivati
E neppure la suddivisione per mansioni può venirci in aiuto in quanto risulta che su cento operai 65 erano addetti alla produzione, 19 alla manutenzione, 9 ai laboratori e 7 alla logistica.
Ebbene se risulta intuitiva l’esposizione per la produzione ed il laboratorio (ove si effet-tuavano i controlli di qualità e la ricerca di sviluppi futuri) meno intuitivo appare il rischio per la manutenzione e per la logistica.
In proposito in manutenzione si andavano a verificare e riparare disfunzioni sulla linea di produzione che, se non riparabili in loco costringevano allo smontaggio del pezzo da ripa-rare che veniva trasportato in officina, rimesso in efficienza e rimontato sulla linea di pro-duzione, mentre in logistica si trovavano tutti gli operai addetti alla movimentazione delle materie prime, degli intermedi e dei prodotti, che già l’ISPESL aveva definito a rischio.
In conclusione ci siamo interessati di un’attività produttiva che ha operato dall’inizio del secolo fino agli albori degli anni ‘90 in condizioni organizzative e logistiche di gran-de precarietà igienico-preventiva, ove l’esposizione ad amine aromatiche era ubiquita-ria e indipendente dalla mansione espletata, attesoché, dalla lettura dei libretti di lavoro appare che un lavoratore ACNA, di norma, nell’ambito della trentennale permanenza in azienda era solito passare più volte da una mansione all’altra e da un reparto all’altro
In questa azienda si sono verificati diversi casi di neoplasia della vescica, in accordo con la voce 34 della tabella delle malattie professionali. Tali neoplasie sono state rico-nosciute come meritevoli di tutela INAIL nella quasi totalità dei casi.
Alla luce della ricerca effettuata riteniamo tuttora corretta la metodologia di lavoro applicata, basata:
• sull’anamnesi lavorativa,
• sulla disamina della documentazione iniziale nei casi in cui è stata messa a disposi-zione,
• sull’accertamento della reale patologia
• sulla concordanza dei dati raccolti con la voce tabellare di riferimento, nel rispetto del criterio medico legale della “presunzione legale” che ne discende.
Diverse impostazioni patogenetiche e carcinogenetiche hanno un interesse speculativo di notevole importanza, ma dal punto di vista del riconoscimento medico legale della causalità materiale necessitano di una revisione critica della legislazione, in assenza della quale riteniamo nessuno possa sentirsi autorizzato a derogare dai rigidi criteri esposti ed universalmente riconosciuti.
Infine, a margine, dalle numerose anamnesi lavorative eseguite, si è potuto rilevare come i “particolari” degli impianti citati dall’ISPESL fossero componenti in amianto per lo più autocostruiti o adattati dai lavoratori nei reparti logistica (magazzino) e manutenzione.
Ma questa è un’altra storia.
BIBLIOGRAFIA
1. Amadori F., Bezza B.: Montecatini 1888/1966. Capitoli di storia di una grande impresa - Il Mulino, Bologna, 1966.
2. Cerisola N.: Storia dell’industria savonese - Unione Industriali Savona, 1974.
3. Dotta A.: La chimica a Cengio: storie di battaglie e conflitti dentro e fuori i cancelli -Cooperativa Tipograf Savona, 1997.
4. IARC: Monografie IARC per la valutazione del rischio cancerogeno per l’uomo.
5. Poggio P.P.: Una storia ad alto rischio. L’Acna e la Valle Bormida. Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1996.
6. Tombesi U.: Acna: storia di una fabbrica e del suo territorio. Provincia di Savona, 2001.
L’ENTRATA IN VIGORE DEL DL 38.2000. LORO EVOLUZIONE IN RELAZIONE ALLA RIABILITAZIONE ADOTTATA CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA DURATA DI INABILITÀ TEMPORANEA
G. GRIGNOLA, A.A PALOMBELLA, C. LOVERCI, M. CACCIABUE INAIL- SEDE DITORINO CENTRO
Sono stati esaminati i casi di infortuni di gioco denunciati all’INAIL dalle due maggio-ri società calcistiche tomaggio-rinesi, con particolare maggio-riguardo alla durata di inabilità tempora-nea ed alla sussistenza di eventuale danno biologico permanente.
La casistica si riferisce al periodo compreso tra il 25.9.2002 ed il 15.5.2004. Risultano essere stati denunciati 69 casi complessivamente da parte delle due Società: 32 dalla
‘squadra A’; 37 dalla ‘squadra B’.
Relativamente ad essi 55 sono stati trattati dalla sede di Torino Centro (27 per la ‘squa-dra A’; 28 per la ‘squa‘squa-dra B’).
Gli altri 14 casi sono stati denunciati presso sede INAIL di Residenza dei singoli calcia-tori, per cui non sono stati presi in considerazione in quanto non reperite in tempo utile le relative pratiche.
Dei 27 infortuni denunciati dalla ‘squadra A’, la tipologia di lesioni è così risultata distribuita:
- 1 trauma cranico NON commotivo
- 1 contusione cranio-facciale con edema retinico - 1 contusione dorso lombare
- 1 lussazione I° acromion-claveare spalla sx - 1 sublussazione scapolo-omerale sx
- 4 distorsioni tibiotarsiche , di cui 3 a dx e 1 a sx;
- 4 distorsioni ginocchio*, di cui 3 a dx e 1 a sx - 2 fratture di V metatarso piede sx
- 12 lesioni muscolo-tendinee aa. inferiori, di cui 7 a dx e 5 a sx, così distribuite:
-m. piriforme dx -m. retto femorale dx -m. tensore fascia lata dx -m. semimembranoso sx -m. semitendinoso sx (2) -m. bicipite femorale sx
-m. gemello mediale (1 a dx; 1 a sx) -m. adduttore coscia dx (3).
* Per quanto attiene le distorsioni di ginocchio, in 2 casi è stata strumentalmente riscontrata lesione menisca-le esterna, poi trattata chirurgicamente in artroscopia; in 1 caso la distrazione di LCM.
Dei 28 casi denunciati dalla ‘squadra B’, la tipologia di lesioni è così risultata distribuita:
- 1 contusione lombare
- 1 protrusione discale L5S1 RNM documentata (di cui è stata respinta la regolarità) - 1 frattura IX costa sx
- 6 distorsioni ginocchio (3 a dx e 3 a sx) - 4 distorsioni tibiotarsica (1 a dx; 3 a sx) - 1 frattura F2 alluce sx
- 1 flc gamba sx
- 13 lesioni muscolo-tendinee aa. Inferiori, di cui 5 a dx e 8 a sx, così distribuite:
- m. bicipite femorale (4), di cui 1 a dx; 3 a sx;
- m. retto femorale (2), 1 a dx; 1 a sx;
- m. semitendinoso (2), 1 a dx; 1 a sx.
- m.adduttore coscia (3), 1 a dx e 2 a sx;
- m. gemello mediale (2), 1 a dx e 1 a sx.
In sintesi risultano essere stati denunciati presso la sede INAIL di Torino Centro 55 casi complessivamente, di cui 54 giudicati regolari sia sotto il profilo amministrativo che medico legale, ed 1 solo caso respinto sotto il profilo medico legale, trattandosi di patologia degenerativa erniaria discale a livello L5S1, non correlabile causalmente e/o concausalmente con eziopatogenesi traumatica.
Nei 54 infortuni suddetti risultano essere state riportate le seguenti lesioni:
- 2 traumi cranio facciali
- 2 contusioni rachide dorso lombare - 2 sublussazioni spalla sx
- 1 frattura costale sx - 2 fratture metatarsali a sx - 1 frattura F2 alluce sx
- 10 distorsioni ginocchio (6 a dx; 4 a sx) - 8 distorsioni Tibio-tarsica (4 a dx e 4 a sx) - 1 Flc gamba sx
- 25 lesioni muscolo-tendinee aa. Inferiori (12 a dx; 13 a sx).
Relativamente alle lesioni muscolo-tendinee, i distretti interessati sono stati i seguenti:
- m. piriforme 1 - m. retto femorale 3 - m. adduttore coscia 6 - m. semimembranoso 1 - m. tensore fascia lata 1 - m. semitendinoso 4 - m. gemello mediale 4 - m. bicipite femorale 5
Per i suddetti 54 infortuni denunciati e regolarmente ammessi all’indennizzo, sono stati riconosciuti complessivamente 1607 giorni di inabilità temporanea totale, con una media di gg. 29,759.
Analizzando le più importanti tipologie di lesioni, la durata di ITT è risultata così distribuita:
- 25 lesioni muscolo tendinee aa. Inferiori: 649 giorni, con una media di gg. 25,96.
In particolare:
314 gg. per le 12 lesioni muscolo-tendinee diagnosticate a tesserati della ‘squadra A’, con una media di gg. 26,166.
335 gg per le 13 lesioni muscolo-tendinee diagnosticate a tesserati della ‘squadra B’, con una media di gg. 25,76.
8 distorsioni tibiotarsiche: gg. 290, con una media di gg. 36,25 gg.
In particolare:
gg. 75 per le 4 distorsioni TT diagnosticate a tesserati della ‘squadra A’, con una media di gg. 18,75.
gg. 215 per le 4 distorsioni TT diagnosticate a tesserati della ‘squadra B’, con una media di gg. 53,75.**
10 traumi distorsivi ginocchia: gg. 414, con una media di gg. 41,4.
In particolare:
gg.129 per le 4 distorsioni diagnosticate a tesserati della ‘squadra A’, con una media di gg. 32,25.
gg.285 per le 6 distorsioni diagnosticate a tesserati della ‘squadra B’, con una media di 47,5, gg. ***
2 fratture V metatarso: gg. 124, con una media di 62 gg.
- 9 altre lesioni: gg. 130, con una media di gg. 14,44.
Per quanto attiene l’evoluzione dei traumi sportivi considerati, soltanto in un caso su 55 è stata riconosciuta sussistenza di ‘danno biologico permanente parziale’, in base a quanto previsto dalle tabelle D.Lgs. n.38/2000.
Per un tesserato di una delle due squadre è stato riconosciuto grado di IPP pari al 6%
(sei percento) in relazione ad “esiti di grave distorsione TT sx con lesione capsulo-lega-mentosa (PAA e PC)”, dopo trattamento chirurgico ricostruttivo.
All’esame obiettivo di caviglia sx è stato rilevato quanto segue: cicatrice chirurgica peri-malleolare esterna di 9 cm, esito di ricostruzione capsulo-legamentosa. Plus bimalleola-re di circa 2 cm per modica emolinfostasi. Dolorabilità alla pbimalleola-ressione sul seno trasale e lungo il decorso di PAA. Stento terminale di TPA. Pronazione del piede su SA limitata di 1.3. Supinazione stentata in fase terminale. Ipotonomiotrofia surale con minus di 1 cm. Deambulazione libera. (Codice di menomazione 294.1).
NON sono stati riconosciuti postumi permanenti indennizzabili per gli altri 54 casi denunciati.
Per quanto attiene la maggior parte degli infortuni denunciati, i tesserati sono stati sot-toposti agli accertamenti strumentali necessari per una corretta diagnosi; in particolare RX per le soluzioni di continuità ossea (3 casi); RNM per i traumi distorsivi di ginoc-chia (8 casi su 10), caviglie (4 casi su 8) e spalle (1 su 2); indagini ecografiche (20 su 25) per le lesioni muscolo tendinee; TAC cranio-encefalica per 1 caso di trauma cranico.
Quando necessari ed opportuni, da parte dei fisioterapisti delle due società calcistiche, sotto scrupolosa ed attenta direttiva dei Medici Sociali e dei Fisiatri, sono stati adottati protocolli di FKT intensiva e proporzionata alla tipologia di lesione, nonché alla strut-tura atletica del tesserato, tenendo conto dei tempi di recupero necessari per un com-pleto impiego agonistico (chinesi attiva e passiva; propriocettiva; elettrostimolazioni;
ionoforesi; ultrasuonoterapia).
** Occorre rilevare però che in un caso il trauma distorsivo articolare è risultato di particolare gravità compor-tando lesione di PAA e PC con successiva necessità di trattamento chirurgico ricostruttivo capsulo-legamentoso, con inabilità temporanea totale protrattasi per 142 gg: ciò rende ragione di una media ITT superiore a quella rilevata per l’altra compagine.
*** Occorre rilevare che in due casi è stata accertata strumentalmente lesione meniscale esterna, per cui si è reso necessario trattamento chirurgico artroscopico di meniscectomia selettiva con successiva convalescenza di durata maggiore: ciò rende ragione di una media di ITT superiore a quella rilevata per l’altra compagine.